7. Anything could happen

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Durante la caduta, Jennifer ha cercato di proteggere in qualche modo il bambino, tenendo le braccia strette a sé. La ragazza, rannicchiata a terra, apre lentamente gli occhi. Tenta di rialzarsi piano piano ma il dolore che ha al basso ventre è talmente forte da non potersi muovere più di tanto. Solo portandosi una mano vicino al volto, per spostare una ciocca di capelli, la ragazza nota le dita sporche di sangue. Rimane qualche secondo a fissarle, con lo sguardo terrorizzato e la bocca semiaperta, prima che una delle tante lacrime le righi il viso.
"O ... Ommioddio ..." riesce a dire con un filo di voce rotto dal singhiozzo.
Jennifer, ancora con le lacrime agli occhi, si guarda attorno, cercando il cellulare per chiamare qualcuno. L'iPhone è sul mobile dove lo aveva lasciato quando era rientrata a casa, a pochi metri da lei. Facendo il meno sforzo possibile, striscia lentamente fino ai piedi del mobile prima di voltarsi e vedere la scia di sangue che ha appena creato. Appoggiando tutto il suo peso sull'avambraccio destro, porta la mano libera verso l'alto e tasta la superficie del mobile in cerca del cellulare che trova quasi subito.
Ancora a terra, apre la rubrica e prova a chiamare Laura "Siamo spiacenti, l'utente da lei chiamato al momento non è raggiungibile la preghiam- ..." "D ... Dannazione Lau!" sbotta la ragazza, premendo il tasto rosso. "Dovrò disturbare Josh" pensa, cercando il numero tra i contatti.

Josh e il suo manager sono impegnati in una specie di riunione per definire gli ultimi dettagli per un ruolo quando al ragazzo squilla il telefono "Oh, scusatemi ..." interrompe l'attore, prendendo dalla tasca il cellulare e uscendo dalla stanza per rispondere " ... ci vorrà solo un momento." informa prima di chiudersi la porta alle spalle. Vedendo il nome di Jennifer sul display, Josh si preoccupa un po' dato che la ragazza non l'avrebbe mai disturbato durante una riunione se la cosa non fosse davvero importante. "Hey amore tutt-" al sentire l'amata piangere, il ragazzo si ferma di colpo "Josh ... so che non ... dovrei disturbare ... s-sono a casa ... Josh aiutami ... t-ti prego ..." supplica Jennifer piangendo, tra una fitta di dolore e l'altra "OKAY, RESTA FERMA, ARRIVO SUBITO" rassicura il ragazzo, correndo il più velocemente possibile verso l'uscita dell'edificio non curandosi della riunione ancora in corso. Sale in moto ed indossa il casco prima di partire spedito come un razzo verso casa. Percorre la strada più corta e in meno di 20 minuti si ritrova davanti alla porta d'ingresso. Cerca di entrare in casa sbagliando la chiave per due volte prima di riuscirci.
Jennifer non si è mossa, proprio come le aveva detto Josh: è ancora rannicchiata a terra vicino al mobile. "Oddio amore, che è successo?!" chiede turbato il ragazzo, avvicinandosi all'amata e chinandosi per starle vicino, guardando la pozza di sangue con gli occhi spalancati e cercando di asciugarle qualche lacrima con il dorso della mano "Sono caduta e ... h-ho paura Josh ... tutto questo sangue ... io ..." "Riesci a muoverti?" chiede il ragazzo ma la ragazza nega scuotendo leggermente la testa.
Josh la aiuta ad alzarsi e delicatamente la solleva, prendendola in braccio. Jennifer si aggrappa alla camicia bianca del ragazzo sporcandola di sangue e appoggia la testa al petto, nascondendo così il viso bagnato dalle lacrime. "Non ti preoccupare, ora andiamo in clinica ..." le dice Josh, cercando di non far trasparire la sua ovvia preoccupazione.
Il ragazzo varca la porta di casa con l'amata in braccio e i paparazzi, che prima non c'erano, iniziano a travolgerli con migliaia di flash.
Josh non fa niente: è troppo occupato a prendersi cura della sua famiglia per badare ai fotografi.
Apre a stento lo sportello dell'auto e delicatamente fa sedere Jen, allacciandole la cintura in modo che non le prema contro il ventre. Sale poi a bordo e parte, non curandosi di schivare i paparazzi, che nel frattempo si erano avvicinati alla macchina per ottenere foto migliori.
Josh non molla mai la mano di Jennifer e durante il viaggio la rassicura come meglio può "Hey sshhh, Jen ... Jen, siamo quasi arrivati, okay? Vedrai che passerà tutto ..." tranquillizza il ragazzo mentre una lacrima gli riga il viso, preoccupato per quello che potrà succedere da lì a poco.

Arrivati in clinica parcheggiano l'auto vicino all'entrata. Josh scende e corre dall'altra parte del veicolo per aiutare Jennifer e con la ragazza in braccio si reca verso l'ingresso della struttura cercando di fare il più velocemente e delicatamente possibile.
"Mi scusi, stiamo cercando il dottor Webber! È ... è caduta e ... t-tutto questo sangue ..." balbetta Josh alla signora del bancone che subito richiede una barella per Jennifer che non ha mai smesso di piangere e sta perdendo i sensi "Portiamola in sala 2, non c'è più tempo da perdere!" ordina la donna "Scusi ma lei, per il momento, non può entrare" informa, iniziando a spingere la lettiga verso la sala, lasciando così Josh nell'atrio, in piedi, con la maglietta sporca di sangue e lo sguardo assente.

Jennifer si risveglia in una stanza della clinica, le pareti e i mobili sono di un bianco freddo. Josh è seduto su una sedia scomoda accanto a lei, le tiene la mano e ha la testa appoggiata al bordo del letto. Appena la ragazza si porta la mano libera verso il volto, per riportare una ciocca di capelli dietro l'orecchio, si accorge della flebo attaccata al braccio, ormai pieno di lividi a causa della caduta.
Josh sente Jen muoversi e alza il volto, posando il suo sguardo assente su di lei prima di avvisare il personale medico del suo risveglio premendo l'apposito pulsante. "J-Josh, che è successo?" chiede Jennifer, notando l'espressione del suo Josh che prima di iniziare a parlare prende un respiro profondo "Jen, non ricordi?" domanda il ragazzo con tono sorpreso "Jennifer, sei caduta dalle scale e-" non fa in tempo a concludere la frase che il dottor Webber entra nella stanza e si avvicina alla paziente per controllare il riflesso pupillare puntandole contro gli occhi una luce.
Josh non molla nemmeno per un secondo la mano della ragazza tenendo però lo sguardo basso.
Jennifer si ricorda della caduta di quel pomeriggio e della corsa in clinica. Sul suo volto appare quell'espressione di terrore e i suoi occhi si riempiono di lacrime. "Il ... il bambino" farfuglia con la mano libera davanti alla bocca. Il dottore annota i risultati sulla cartella clinica prima di togliersi gli occhiali e metterli nella tasca del camice bianco "Appena arrivata in clinica le abbiamo fatto tutti gli esami possibili." mette al corrente l'uomo "Mi rincresce dirlo ma, a causa della caduta, ha perso molto sangue e c'è stato un distacco placentare tale da non poter far nulla per salvare il bambino. Abbiamo dovuto procedere subito con il raschiamento del feto... Mi dispiace molto signorina Lawrence." informa il dottor Webber con un tono di voce freddo e deciso, prima di lasciare la stanza.
Jennifer scoppia in lacrime e porta entrambe le mani sul ventre, dove fino a qualche ora fa c'era il suo piccolo.

Worth a thousand words || JoshiferDove le storie prendono vita. Scoprilo ora