Capitolo 2

30 3 0
                                    

-3 anni prima 

La casa era esattamente come l’aveva lasciata pochi giorni prima. 
C’era una tazza nel lavandino, un pacco di biscotti sul tavolo, dei vestiti gettati un po' ovunque, il posacenere con dei mozziconi di sigarette abbandonato sul davanzale della finestra.  
C’erano delle ricevute poggiate distrattamente su un mobile all’entrata, delle foto sul comodino, i resti di un pasto dentro il frigo, delle camicie buttate distrattamente sull’asse da stiro. 
C’era un quadro incompleto in mezzo al soggiorno, dei giornali sparsi per casa, un maglione sulla cruccia appesa fuori dall’armadio.  
C’era l’albero di Natale con le luci arcobaleno a disegnare strane ombre sulle pareti; c’erano dei regali sul pavimento, su uno c’era attaccato un biglietto con scritto “Per Merlin”.  
Ciò che non c’era, che non ci sarebbe più stato, era la voce di Will che lo chiamava dal bagno perché aveva dimenticato per l’ennesima volta l’accappatoio fuori, la musica di Will a tutto volume mentre dipingeva, il profumo di Will che restava per ore in ogni stanza, la risata di Will mentre guardava un film stupido. 
Ciò che non c’era e non ci sarebbe più stato era… Will.  
E Merlin ne sentiva disperatamente la mancanza. 

Era da poco tornato dall’ospedale, dove aveva dovuto confermare che si, quel corpo senza vita, ritrovato in un vicolo buio, era di suo fratello. 
Quel fratello che lo abbracciava quando a scuola lo prendevano in giro, che gli faceva il solletico quando lo vedeva piangere, che gli preparava i suoi piatti preferiti dopo aver preso un brutto voto per confortarlo o dopo averne preso uno buono per festeggiare.  
Quel fratello con cui aveva litigato furiosamente due settimane prima, tanto che Merlin aveva sbattuto la porta di casa e Will non lo aveva fermato, sapendo che aveva bisogno di tempo per sé.  
Quel fratello che invece aveva disperatamente bisogno di lui, quel fratello per cui non c’era stato proprio nel momento peggiore, nonostante avesse promesso che ci sarebbe stato sempre. 
Perché quel fratello che per lui faceva di tutto era in realtà il più fragile dei due, ma diventava forte per entrambi. 
Merlin si era sempre chiesto come facesse. Quando poi l’aveva scoperto gli aveva urlato contro, e Will non aveva risposto, non si era difeso, non si era giustificato, era rimasto ad ascoltare e incassare la pioggia di insulti con cui Merlin lo stava ricoprendo.  
Anche allora Merlin gli aveva sbattuto la porta in faccia, ed era tornato a casa solo la sera. Aveva trovato Will seduto sul divano, in silenzio, con le luci spente, gli si era seduto accanto e aveva detto “Ne usciremo assieme, te lo prometto”, e lui gli aveva poggiato un braccio sulle spalle, confortandolo anche in quel momento.  
Sapevano entrambi che quella era una promessa pericolosa da fare.  

Merlin si sedette nello stesso punto e scartò il pacco regalo con il suo nome. C’era una sciarpa rossa dentro e Merlin sorrise brevemente: lui ne aveva comprata una identica a Will, ma blu.  
Poi realizzò che suo fratello non l’avrebbe mai vista. 
Si prese la testa tra le mani e sapeva che, da quel momento in poi, nessun braccio sarebbe arrivato a circondargli le spalle.  
Pianse e urlò fino ad avere male alla gola, tenendosi le gambe strette al petto mentre tremava.  
Il giorno dopo si era svegliato sul divano e come se nulla fosse era andato nella stanza di Will, aveva preso il suo completo preferito (“Questo lo metterò quando troverai qualcuno così idiota da sposarti” aveva detto suo fratello quando lo aveva comprato) ed era uscito, diretto alla stazione dove sua madre e Freya lo stavano probabilmente già aspettando.  

Probabilmente senza Freya non ce l’avrebbe fatta a superare quei giorni. 
Freya fu al suo fianco quando dovette chiamare i vari parenti, conoscenti e amici per comunicargli la data e l’ora del funerale.  
Fu al suo fianco mentre sceglievano la chiesa, la bara e i fiori.  
Fu al suo fianco quando alla fine della messa cadde in ginocchio piangendo e invocando il nome di suo fratello, davanti agli occhi freddi di suo padre e quelli impietositi di sua madre. 
Fu al suo fianco mentre firmava il contratto di vendita della casa per tornare a vivere dai suoi per due mesi. 
Fu al suo fianco quando una notte piangendo le suonò alla porta per farsi ospitare. 
Fu al suo fianco quando prese il treno per andare a Glastonbury, volendo cambiare definitivamente città.  
 
Rimase con lui per più di una settimana, lo aiutò ad aprire gli scatoloni del trasloco e a sistemare la casa vicino al lago dove Merlin avrebbe vissuto.  
All'inizio aveva dovuto costringerlo a mangiare, a dormire, a lavarsi, lo aveva assistito durante gli attacchi di panico e gli aveva tenuto la fronte mentre vomitava anche l’anima. 
Solo quando Merlin riprese il controllo di sé e le disse di poter restare da solo era tornata a casa sua facendogli promettere di sentirsi una volta al giorno. 
Aveva sempre rispettato quella promessa. 

Ma il cielo se ne frega di noiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora