Capitolo 5

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Ciao!
Scusate il tremendo ritardo, ma sto avendo un periodo un po' particolare, per cui a volte scrivere non è facile, e non solo per il tempo
Spero comunque che ciò che ho scritto vi piaccia!
Sperando di sentirci presto, buona lettura.

La mattina dopo Merlin si svegliò presto, a giudicare dal cielo fuori dalla finestra appena illuminato dall’alba, ma si alzò comunque dal letto per prendere un bicchiere d’acqua.
Arthur era già lì, vestito e con i capelli leggermente umidi, appoggiato sulla penisola della cucina e guardando fuori dalla finestra mentre sorseggiava un caffè.
Merlin restò per un attimo a osservarlo, per poi far notare la sua presenza schiarendosi la gola.
Il biondo trasalì e si rovesciò addosso quel poco che restava del suo caffè, facendo ridere Merlin.
<< Merlin, non è divertente! E poi che diavolo ci fai sveglio a quest’ora? >>
<< Oh sì che è divertente. Comunque, potrei farti la stessa domanda. >>
<< Devo andare a lavorare tra due ore circa, ma volevo prima andare a correre. Vuoi venire con me? >>
<< Va bene. >>

Quando Merlin viveva a Londra, era una sua abitudine uscire all’alba per correre in un parco vicino casa, lo aiutava a rilassarsi e talvolta dopo aver corso gli veniva voglia di scrivere o disegnare.
A volte Will lo accompagnava, ma di solito non parlavano, si godevano la reciproca compagnia e la calma attorno a loro, prima che la città si svegliasse e i londinesi iniziassero a muoversi come api impazzite mentre raggiungevano i posti di lavoro o le scuole.
Anche Glastonbury all’alba era silenziosa, in giro si vedevano poche persone e quasi nessuno parlava.
Arthur e Merlin raggiunsero un parco vicino casa Pendragon, avvolti nella calma e nell’aria fresca del mattino, e corsero in silenzio, lanciandosi uno sguardo di tanto in tanto e sorridendosi leggermente.
Sembrava che lo avessero fatto altre mille volte, quotidianamente.
In realtà però Merlin non correva ormai da mesi, per cui dopo meno di mezz’ora aveva i polmoni che bruciavano e le gambe che chiedevano pietà.
Arthur rideva guardando Merlin appoggiato ad un muro mentre si asciugava il sudore dalla fronte.
<< Gaius, alla veneranda età di 60 anni, riesce a correre più tempo di te e più velocemente. >>
<< Stai zitto, persino ascoltarti mi sembra che richieda troppa energia. >>

Quando tornarono a casa Arthur rideva ancora e Merlin si malediceva per non essere rimasto a letto quella mattina.
Morgana li aspettava in cucina mentre preparava dei pancake, e anche lei rise sentendo il racconto della mattinata.
Poi Arthur andò a farsi la doccia e prepararsi per andare al lavoro, e prese due pancake al volo mentre usciva di casa.
Merlin e Morgana invece li mangiarono comodamente seduti sul divano in un confortevole silenzio, prima che il cellulare idi Morgana, abbandonato sul tavolino da caffè poco lontano da loro, iniziasse a squillare.
Lei lo guardò, vide che si trattava di Leon, e staccò.
<< Dovreste parlare. >> le disse dolcemente Merlin.
<< Lo so. Ma non ora. Non oggi. Forse neanche domani. >>
<< Prima parlate, meglio è. Urlagli contro, digli quanto lo odi, ma non lasciare che un domani tu ti penta di ciò che non hai detto o fatto. Non c’è niente di peggio del restare per sempre con il rimpianto di non aver parlato o agito quando potevi. >>
<< Lo dici per esperienza personale, vero? >>
Merlin sospirò, non contento di dove fosse finito il discorso ma capendo che non poteva evitarlo.
<< Prima di morire, io e mio fratello abbiamo avuto un grande litigio, ed io invece di provare a riappacificarci ho fatto le valigie e me ne sono andato. Lui ha provato più volte a chiamarmi, mi ha mandato messaggi, ma io non ho mai risposto. Giorni dopo ho provato a chiamarlo io, il suo telefono però era spento. Due ore dopo mi hanno chiamato dall’ospedale per dirmi che avevano trovato mio fratello morto. Non c’è giorno in cui io non mi penta di non avergli risposto al telefono quando mi chiamava, di aver cancellato i suoi messaggi senza neanche leggerli, di non aver chiarito quando potevo. >> raccontò con voce grave e sempre più instabile verso la fine. << Non fare il mio stesso errore, chiama Leon adesso che ne hai la possibilità. Dopo, se sei certa che sia ciò che vuoi, chiudi i rapporti e vai per la tua strada. >>
<< Merlin... Mi dispiace davvero tanto, e non posso neanche immaginare quanto tu abbia sofferto, o quanto tu soffri ancora. >>
<< Adesso è solo un dolore sordo che si fa sentire ogni tanto durante il giorno, un rumore in sottofondo che cattura l’attenzione. Non fa meno male, però è più facile conviverci. >> rispose sorridendole tristemente.
Più tardi la sentì parlare al telefono e talvolta urlare, ma quando finì la chiamata andò sorridendo da Merlin e lo abbracciò.
<< Grazie. >> gli disse con gli occhi lucidi << Non sarà facile, però abbiamo deciso di riprovarci, stavolta sul serio. >>

Quando Arthur tornò a casa aveva un occhio nero ma sorrideva raggiante.
<< Che cavolo hai combinato? >> gli chiese Morgana mentre apriva il freezer cercando dei legumi surgelati.
<< Noi ragazzi abbiamo chiarito: io e Leon ci siamo chiariti, Gwaine e Percival hanno finalmente parlato dei loro sentimenti, o perlomeno è quello che hanno detto quando sono arrivati assieme stamattina, e Gaius ha detto che dovremo fare il turno di notte per le prossime due settimane. >>
<< Cosa c’entra Gaius? >> chiese Merlin.
<< Non ha gradito molto che ci prendessimo a pugni durante l’orario di lavoro. >>
<< Non posso che dargli ragione! >> rispose ridendo Morgana mentre gli poggiava la busta dei surgelati sull’occhio.

Merlin se ne andò poco dopo, e raccontò tutto a Freya.
<< Tutto è bene quel che finisce bene, no? >> commentò lei.
<< Decisamente. Arthur dice che ancora i rapporti sono un po’ incerti, giustamente, ma tutto andrà bene. Intanto però per due settimane non potremo uscire tutti assieme la sera. >>
<< Potresti uscire a pranzo con il tuo bel pompiere. >>
<< Arthur non è il mio bel pompiere. >>
<< Eppure hai pensato subito a lui. >>
<< A chi altro potevi riferirti? A Gaius? Ha un paio di anni di troppo! >>
<< Oh Dio non mettermi in testa queste immagini orrende! >>
<< L’hai voluto tu! >>
Risero a lungo, per poi ordinare una pizza e mangiarla davanti alla TV.
Mentre Freya mangiava l'ultima fetta di pizza, Merlin controllò il suo cellulare e vide che c’era un messaggio di Arthur.
“Grazie per essere rimasto con Morgana quando io non c’ero, e soprattutto per averla convinta a parlare con Leon.”
Merlin sorrise, catturando l’attenzione di Freya.
<< Chi ti ha scritto? >>
<< Arthur. >>
<< Che carini che siete! Un’adorabile coppietta di piccioncini! >> squittì lei stringendogli anche le guance.
<< Ma smettila! >> rispose ridacchiando lui.
<< Non dirmi che non ti piacerebbe! >>
Il corvino arrossì.
<< Siamo solo amici. >>
<< Finora. Ma a giudicare da quello che mi ha detto Gwaine... >> mormorò Freya sovrappensiero.

- La sera prima

<< Odiavo quel vaso, ma non gli avrei mai augurato di fare una fine così poco... dignitosa. >> disse Freya dopo aver portato il vaso di fiori che prima abbelliva il salotto e che era stato usato da Gwaine come secchio del vomito.
<< Era un vaso orrendo, però ha fatto una fine davvero brutta. >> commentò biascicando le parole.
<< Menomale che Merlin non è qua a vederlo. >>
<< Dov’è, a proposito? >>
<< È uscito con Arthur a quello che lui si ostina a non chiamare “appuntamento”, e ora è a casa sua, ho il presentimento che si fermerà lì stanotte. >>
<< Sono felice per loro, Merlin piace parecchio ad Arthur, ne parla sempre a lavoro, anche se sempre prendendolo in giro, è il modo di fare di Arthur. Ma pendeva dalle sue labbra già dalla serata al pub, probabilmente senza neanche accorgersene. E alla festa? Lo guardava continuamente. >>
<< Dici? >>
<< Lo dico sì. Arthur non mi sembrava così colpito dai tempi del suo ex pazzo, Cedric. >>
<< E chi sarebbe questo Cedric? >>
<< Fa parte dell’altra squadra in centrale, Arthur si era preso una sbandata colossale per lui, prima di trovarlo a letto con un altro nostro collega, Cornelius. >>
<< Che razza di nome è Cornelius? >>
<< Il nome di un idiota. È a capo dell’altra squadra, ma non ha neanche la metà del fascino e del carisma di Arthur. Sai che ci sono andato a letto? >>
<< Con Cornelius? >>
<< No! Mio Dio che orrore! Con Arthur! >>
<< Con Arthur?! >>
<< Si, sono stato il responsabile della sua epifania! Certo, il giorno dopo è stato imbarazzante, ma ne è valsa la pena! Che strana parola “pena”! È così simile a “pene”! >> disse ridacchiando, per poi borbottare continuamente “pena” e “pene” finché non si addormentò.
Freya decise che aveva bisogno di bere qualcosa di forte, presa ovviamente dal minibar di Merlin.
Poi guardò Gwaine, e decise invece che per un po’ avrebbe evitato l’alcool.

- Presente

<< Cosa ti ha detto Gwaine? >>
<< Mi spiace, ma io non rivelo i segreti da ubriachi degli altri. Inoltre il film è appena finito ed io sono parecchio stanca, vado a dormire. >>
<< Prima o poi me lo dirai. >> le urlò Merlin mentre lei saliva le scale.
Lui invece rimase a guardare distrattamente la TV, finendo per addormentarsi sul divano.

Le fiamme erano alte e il fumo gli faceva bruciare gli occhi.
Vedeva solo piccoli dettagli per volta, che però gli fecero capire che si trovava nella sua stanza.
Solo che le pareti sembravano avvicinarsi sempre di più, fino a intrappolarlo.
Improvvisamente la porta si aprì, facendo entrare una grande luce, e anche se Merlin non poteva vederlo bene, riconobbe Arthur che gli si avvicinava, incurante del fuoco che gli lambiva la pelle.
Una trave cadde tra loro, impedendogli di vedere Arthur ma sentendo la sua voce chiamare il suo nome.
<< Vai via Arthur, lasciami andare! >> gli urlò.
Una mano gli si appoggiò sulla spalla, facendolo sobbalzare.
<< Will. >> sussurrò Merlin guardando suo fratello accanto a lui che gli sorrideva.
Intanto Arthur aveva superato la trave e tendeva la mano verso Merlin, gridandogli di andare con lui. Le lacrime creavano dei sentieri chiari sulla sua pelle sporca di fuliggine, e Merlin avrebbe voluto accarezzarlo e farlo smettere di piangere, andò verso di lui ma Will invece non lo seguiva.
<< Will, dobbiamo andarcene. >> gli disse prendendogli la mano.
Suo fratello gli sorrise maggiormente, scuotendo la testa.
<< Devi andare avanti Merlin, devi lasciarmi andare. >>
<< Non posso Will, non posso! Devi venire con me! >>
<< Merlin! >> continuava a gridare Arthur, con le fiamme che iniziavano a bruciargli i vestiti.
<< Merlin, devi andare avanti, lasciami andare! >>
<< Merlin! >>
<< Merlin! >>

<< Merlin! >>
Il corvino aprì gli occhi e vide Freya che lo scuoteva.
<< Era solo un incubo. >>
<< Ma era così vivido. C’era Arthur, e Will, e la mia casa bruciava, e... >>
<< Respira Merlin, stai andando in iperventilazione. >>
<< Will era lì! Era con me, e mi sorrideva nonostante fossimo circondati dalle fiamme. >>
<< Merlin >> disse con fermezza Freya << Era solo un incubo. Respira con me e torna alla realtà. >>
Dopo alcuni minuti, Merlin tornò a respirare normalmente.
<< Non succedeva da tanto. Ho avuto altri incubi, ma mai così vividi e mai con Will vicino a me. Di solito è lontano, e per quanto io corri non lo raggiungo mai. L’ultima volta che l’ho sognato vicino a me è stata la notte del litigio. Mi parlava anche. >>
<< E cosa diceva? >>
<< Ripeteva la frase “Devi andare avanti Merlin, devi lasciarmi andare”. >>
Freya non disse altro, ma le parole non dette rimasero sospese nell’aria.


******


<< Un uccellino mi ha detto che qualcuno qui ha avuto un appuntamento con Merlin. >>
Arthur stava facendo un controllo dell’inventario e Gwaine, che avrebbe dovuto aiutarlo, stava sdraiato su una panca a blaterare di diversi argomenti.
<< Devi aver preso della roba forte per sentire un uccellino parlare. >>
<< Io prendo solo roba forte, quella leggera la lascio ai debolucci come te. Comunque, com’è andata? >>
<< Non era un appuntamento, ma è andata bene. Tutto sommato è stata una bella serata. >>
<< E alla fine Merlin è rimasto a dormire da te. >>
<< Nella stanza degli ospiti. >>
<< Quella accanto alla tua camera? >>
<< Quale altra stanza degli ospiti ci sarebbe a casa mia? >>
<< Oh non lo so, è tua la casa. E poi, perché è rimasto da te? >>
<< Perché si era fatto tardi. >>
<< E come mai avete fatto tardi? >>
<< Abbiamo guardato un film con Morgana! So dove vuoi andare a parare, Gwaine, smettila! >>
<< Ti piace Merlin, vero? >>
<< È simpatico. >>
<< Anche io sono simpatico, stasera ti andrebbe un appuntamento con me? >>
<< Non era un appuntamento! >>
<< Sii sincero con zio Gwaine. Lui ti piace, e tanto anche. >>
<< Lo trovo simpatico, e ha un aspetto vagamente bello. >>
<< Vagamente bello? Quel ragazzo è magnifico! Se non fossi ormai bloccato su Percival, potrei anche passarci una notte. >>
Arthur gli lanciò un’occhiataccia.
<< Sei geloso, Principessa? >>
<< Non sono geloso, però tu cerca di scherzare di meno. >>
<< Altrimenti cosa fai, Pendragon? >> rispose scherzando Gwaine, e gli si avvicinò fingendo di voler iniziare una rissa.
<< Altrimenti prendo a calci il tuo culo flaccido, Jefferson! >>
I due scoppiarono a ridere, mentre in sottofondo si sentiva un cellulare squillare.
<< Credo che sia il mio. >> disse Arthur, per poi accigliarsi leggendo il nome sul display.
<< Pronto, Merlin? >>
“Ehm... Ciao Arthur. Scusa se ti disturbo a lavoro.”
<< Tranquillo. Che succede? >>
L'orologio alla parete segnava le 4 di notte.
“In realtà niente. Scusa se ho chiamato, stacco.”
<< Appena finisco il turno vengo da te e mi racconti tutto, ok? >>
“Io... Ok, allora non so, pranziamo assieme?”
<< Con piacere. Ora vai a dormire, o domani sarai scontroso. >>
“Va bene. Però...”
<< Però? >>
“Ecco... Stai attento, ok?”
<< Stai tranquillo, sto sempre attento. >>
“Promesso?”
<< Promesso. Buonanotte Merlin, riposati. >>
“Grazie, a più tardi.”
<< A più tardi. >>

Arthur posò il telefono in tasca, perplesso.
Gwaine lo guardò sorridendo.
<< E questo è il secondo appuntamento. >>
<< Gwaine! >>


*****


Quando ore dopo Arthur andò a casa di Merlin, fu Freya ad aprirgli la porta e farlo entrare.
<< Io sto uscendo, vado a pranzo con George, Merlin invece sta ancora dormendo, non ha riposato bene stanotte, ma sono certa che se sarai tu a svegliarlo sarà felice. >>
<< Stanotte mi ha telefonato. È successo qualcosa? Sembrava scosso. >>
<< Non sapevo che ti avesse chiamato. Comunque se vorrà, te lo dirà lui. >>
<< Ma sta bene? >>
Freya fece un mezzo sorriso.
<< È sulla buona strada per stare davvero bene. La tua vicinanza lo sta aiutando molto, sai? E il fatto che tu sia qui e che ti interessi così a lui, mi fa pensare che andrà sempre meglio. >>
Arthur arrossì e spostò il suo peso da un piede all’altro.
<< Ehm... Grazie, immagino. >>
<< Freya, smettila di mettere in imbarazzo Arthur! >> esclamò Merlin scendendo dalle scale.
Aveva ancora il pigiama addosso (e Arthur notò che si trattava del pigiama che gli aveva dato lui) e un cardigan rosso.
<< Sto andando, fate i bravi! >> li salutò Freya uscendo di casa.
Merlin andò verso la cucina e Arthur lo seguì.
<< Sono passato da un locale che fa delle buone lasagne e uno squisito pollo con patate. Spero che non ti dispiaccia. >>
<< Assolutamente no! Adoro fare colazione con le lasagne! >>
Arthur rise a pieni polmoni, la sua risata riempiva la casa, e Merlin pensò che sarebbe stato bello sentirlo ridere così più spesso.

Mangiarono chiacchierando del più e del meno, per poi uscire nella veranda e sdraiarsi sulle sdraio a prendere il sole.
Merlin osservava di sottecchi Arthur, che sembrava un modello in posa con i suoi capelli biondi, le guance rosate dal sole e gli occhi chiusi, rilassato.
<< Riguardo a stanotte... >>
Arthur aprì gli occhi e li puntò nei suoi, facendo un cenno con la testa per farlo continuare.
<< Ho avuto un incubo. Lo so che detto così sembra che io sia un bambino impaurito, però era davvero vivido, e strano. C’erano delle fiamme alte, la mia camera stava bruciando, il fumo non mi faceva vedere nulla, e... >> iniziò a raccontare Merlin, ed era così concentrato sui ricordi del sogno che non notò Arthur che gli si sedeva accanto e gli prendeva la mano.
<< Calmati Merlin, siamo qui, nella tua veranda. >>
<< Nel sogno c’era Will. E c’eri anche tu. >>
<< Io? >>
<< Si. Volevi salvarmi, ed io volevo raggiungerti, ma Will non mi seguiva, ed io non poteva andare senza di lui. Tu invece di andartene e lasciarmi restavi lì, mentre le fiamme iniziavano a bruciarti. A quel punto mi sono svegliato. >>
<< Se può consolarti, sappi che di solito se qualcuno si oppone ad abbandonare una stanza in fiamme abbiamo il permesso di prenderla in braccio e portarla noi stessi fuori prima che la situazione peggiori. >>
<< E se non c’è modo di raggiungerla? >>
<< Cerchiamo un'altra via. Inoltre, evitiamo di metterci in pericolo noi stessi, per non dover essere soccorsi a nostra volta e permettere la totale attenzione sui civili. >>
<< Quindi il mio incubo è irrealizzabile? >>
<< Non irrealizzabile, ma molto difficile. >>
<< Era da tanto che non sognavo Will. Forse anche questo mi ha destabilizzato. Ti chiedo ancora scusa per averti disturbato a lavoro. >>
<< Tu non disturbi mai. >>
<< Avresti potuto essere impegnato nel salvataggio di una signora anziana. >>
<< In questo periodo dell’anno qui a Glastonbury al massimo dobbiamo salvare il gatto di tua zia dalla cantina. A proposito, l’abbiamo vista stamattina, ti saluta. >>
<< Devo fargli cambiare quella porta! >>
<< Già, dovresti davvero. >>

Rimasero sdraiati al sole per circa un’ora, e quando Merlin si stava per appisolare Arthur si alzò e si stiracchiò (a Merlin ricordò Astolfo dopo uno dei suoi tanti pisolini).
<< Scusami, devo tornare a casa prima di prepararmi per tornare di nuovo in servizio. Non farti problemi a chiamarmi se ne hai bisogno. >>
<< Potresti essere impegnato a salvare qualcuno. >>
<< In quel caso ti passerei subito quel qualcuno, cioè tua zia. >>
Merlin lo accompagnò alla porta mentre continuavano a ridacchiare.
<< Allora ciao. >>
<< Ciao. E grazie per essere venuto. >>
Arthur gli scompigliò i capelli ridendo raggiante per poi salire in macchina e partire.
Merlin chiuse la porta e salì nella sua camera. Aprì un cassetto del comodino, uscì un pacchetto di sigarette, ne accese una e la fumò appoggiato alla finestra.
Nonostante le rassicurazioni di Arthur, si sentiva ancora profondamente angosciato dall’incubo.


Cercò nella rubrica un numero che non chiamava da tanto tempo. Dopo tre squilli, una voce femminile rispose.
" Signor Emrys! Era da tanto tempo che non la sentivo. "
<< Era da tanto tempo che non sentivo il bisogno di chiamarla, dottor Kilgharrah. >>
“Vedo che non ha perso il suo carattere combattivo. Perché mi ha chiamato se non seguirà i miei consigli?”
<< Perché da uno psicologo non voglio dei consigli, voglio solo che mi spieghi la natura dei miei problemi. >>
“Lei sa già qual è la natura dei suoi problemi. Adesso deve solo risolverli. Ed evitare che se ne creino di altri. Ha già visto cosa succede ad ignorare i problemi.”
<< Io non sto ignorando i problemi, semplicemente non c’è niente che io possa fare per riparare il rapporto con mio padre se lui per primo non cambia le sue opinioni. >>
L'altro uomo al telefono prese un respiro per poi abbandonare il loro modo di parlare fintamente formale.
“Merlin, io e tuo padre abbiamo avuto un’educazione d’altri tempi, con idee retrograde e assolutamente insensate.”
<< Eppure tu sei andato oltre a quelle idee e hai una mente aperta. >>
“E in cambio quando nostra madre è morta, nostro padre non mi ha permesso di sedermi accanto a lui e mio fratello.”
<< E mio padre non ha detto né fatto niente, immagino. >>
“Era nostro padre.”
<< Era vostra madre. >>
“Merlin, non mi aspetto che tu perdoni Balinor come se niente fosse, ma ti consiglio di provare almeno a parlargli.”
<< Per quale motivo dovrei parlargli? Per sentirmi insultare ancora una volta? No grazie. >>
“Le persone cambiano. Anche tuo padre, con il giusto aiuto, può cambiare.”
<< Lui non vuole essere aiutato, lui non vuole cambiare. Ed io non voglio essere ferito di nuovo. >>

Merlin staccò la chiamata e buttò il telefono sul letto. Schiacciò la sigaretta ormai spenta nel posacenere e uscì di casa nonostante le nuvole avessero ormai coperto il sole.

Ma il cielo se ne frega di noiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora