𝐗𝐗 [𝐬𝐜𝐨𝐫𝐩𝐢𝐮𝐬] - 𝐦𝐫𝐬 𝐚𝐥𝐥 𝐚𝐦𝐞𝐫𝐢𝐜𝐚𝐧

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«It's not like we planned this getting out of hand
And now we're gonna go there»

^^

New York, aprile 2025

Scorpius Malfoy aveva due borsoni sulle spalle e le chiavi del suo appartamento in mano, e stava fuggendo.

Sembrerà un'esagerazione, ma la sua era una vera e propria fuga: non aveva intenzione di rimanere in quella città, in quello Stato, in quella parte del mondo, neanche un minuto di più. Aveva prenotato il suo volo, parlato con la Divisione Auror Statunitense, e deciso che non sarebbe tornato in quel luogo nemmeno da morto.

Avrebbe voluto dire di essere mosso da chissà quale nobile intenzione, o dall'affetto che lo legava al padre, al fratello, ai suoi migliori amici—ma la verità era che in mente aveva lei, solo e soltanto lei, dall'istante in cui era partito. Non ne era stupito, né gli dispiaceva, eppure i pensieri riguardo la ragazza gli affollavano la testa in modo costante.

In principio aveva pensato a quanto l'avesse fatta soffrire, al fatto che lei non si meritasse la sua comparsa improvvisa, non quando era ancora in lutto per lui. In seguito la nostalgia aveva minato anche la sua stabilità mentale, e adesso erano i piccoli gesti a tenergli compagnia nella sua vita solitaria. Rifletteva sulla maniera di gesticolare di lei, sul movimento delle sue mani, piccole, pallide, forti; sulla tenerezza che sapeva infondere con un solo sorriso, sulla pelle d'oca che le veniva ogni volta che lui le puntava gli occhi addosso; sul sentimento di completezza, appartenenza, che lo avvolgeva quando i loro corpi si univano e le stelle riempivano i loro sguardi.

Lui doveva andare. Avrebbe mosso mari e monti per farsi perdonare, per farle vedere che era stupido, ma perdutamente innamorato di lei. Non avrebbe più perso occasioni, non avrebbe sprecato un singolo istante che avrebbe potuto trascorrere in sua compagnia.

Lei, lei, pensava solo a lei, esisteva solo lei, la sua vita girava intorno a lei, non c'era altro che lei: ormai non aveva più la forza di tenersi lontano, di pensare al suo bene e a quello della sua famiglia quando in realtà l'unica cosa che voleva era rivedere il suo bel volto.

La convinzione di quel ragazzo era tanta che quando aprì la porta del suo monolocale, pronto a lasciarsi alle spalle la vita da newyorkese, si dovette arrestare con tale forza che le suole delle scarpe stridettero sul pavimento. Di fronte a lui c'era una ragazza, i lunghi capelli biondi sciolti sulle spalle, il tatuaggio di una fenice sul braccio magro e abbronzato e gli occhi castani animati da un fuoco spaventoso. Quasi ringhiò nel dire:

"Devi aiutarmi!"

Scorpius ebbe la vaga idea che fosse una bella donna, ma aveva perso l'abitudine di guardare in quel senso le persone da più tempo di quanto si ricordasse, e l'unica reazione che ebbe fu quella di sollevare le sopracciglia in un'espressione sarcastica e poco colpita. "Ti dovrei chiedere chi saresti, ma la verità è che non mi interessa. Sparisci," disse, indifferente, prima di voltarsi e fare per chiudere la porta.

La ragazza, testarda, infilò un piede tra la porta e la soglia e impedì che lui riuscisse nel suo intento. "Forse non ci siamo capiti bene. Tu devi aiutarmi."

Scorpius provò un profondo moto di fastidio. Quella sconosciuta era l'unica cosa che si frapponeva tra lui e la sua vecchia vita, che gli mancava come l'ossigeno quando sott'acqua. Non aveva la minima intenzione di fare ritardo o, Salazar Serpeverde non volesse mai, perdere il volo.

Lover of Mine // Scorose Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora