"Questo mondo...è estremamente crudele"
Disse il ragazzo che sedeva al mio fianco tenendo una colomba tra le mani. Le prese il collo con due dita e glielo torse, spezzandolo e mettendo finalmente fine alle sofferenze di quel piccolo essere.
Io mi limitavo ad osservare il fumo della sigaretta, ancora vanamente accesa, che stringevo fra l'indice ed il medio, salire sempre più in alto nel rosso cielo del tramonto e poi sparire confondendosi con l'aria. Voltai il capo verso il mio compagno di avventure, e di letto. Shigaraki Tomura. Un tipo dall'aspetto eccentrico e il carattere particolarmente infantile. Ma anche il primo ed unico uomo che io riesca ad amare.
"Mi piacerebbe sapere come mai hai ucciso quel povero essere"
Chiesi sinceramente curioso di sapere la sua risposta, sperando non iniziasse con uno dei suoi soliti discorsi sul mondo che fa schifo. Non perchè non mi piaccia sentirlo parlare, anzi, ma solo perchè non sarebbe utile a dare una risposta alla mia domanda.
"Non l'hai vista? Stava soffrendo...io l'ho solo aiutata"
Mi rispose con tono calmo e la sua voce mi attraversava le orecchie, passava per la gola e mi squagliava il cuore. Anche se trattandosi di Shigaraki il termine corretto sarebbe "sgretolava", ma così darei l'impressione che lui mi stesse spezzando il cuore. Quando invece è esattamente l'opposto.
"Dah, pensala pure come ti pare. Anche perchè io non sarei dovuto a rivolgerti la parola"
Potrei descriverlo come un "dah", ma l'espressione iniziale suonava più come un sonoro sbuffo.
"Uh? E come mai?"
Si voltò verso la mia direzione, intrecciando i nostri sguardi.
"Non vuoi farmi partecipare alla missione di domani"
Ammisi guardandolo con una finta espressione arrabbiata.
"Te l'ho già detto, tu sei il pezzo forte. Una sorta di boss finale. Dovrai metterti in gioco solo alla fine, va bene?"
Stava mentendo. Glielo leggevo negli occhi. Poi era evidente che volesse proteggermi, ma non capiva che sono perfettamente in grado di difendermi da solo.
"E va bene, anche se in questi giorni sei talmente preso che non mi dai più attenzioni"
Avevo ragione e lui lo sapeva.
"Beh allora..."
Si avvicinò a me mettendosi sopra il mio corpo stradiato sul pavimento del tetto dove eravamo.
"Stanotte di dedicherò tutte le attenzioni che desideri, mio caro"
Mi sussurrò a pochi millimetri dalle labbra.
"Speriamo"
Mi limitai a dire con sufficienza.
Per convincermi, mi lasciò un piccolo e casto bacio sulle labbra con un leggero tocco di lingua. Nonostante le sue labbra fossero aride e screpolate riuscii a sentire la loro consistenza.
Si alzò da sopra di me accarezzandomi il petto magro ricoperto da una maglia nera. Prese la mano che portava sempre in viso e se la poggiò sul volto facendo spazio per il suo rubino occhio sinistro.
"Devo ripassare il piano"
E lo vidi ritornare dentro l'edificio sparendo dalla mia vista. Posai lo sguardo sulla sigaretta ormai consumata e che non avevo voglia di finire.
Gettai via la causa della mia morte precoce e mi alzai ricomponendo i passi del mio amato.