L'accordo

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Quando si svegliò era tutto buio,
si dimenò, urlò, cercò di liberarsi, ma chi l'aveva legata era molto esperto.
Si sentì traballare, era dentro ad una macchina, o meglio: ad un porta bagagli.
Chi guidava dev'essersi accorto che lei si era svegliata, perché la macchina si fermò e poco dopo qualcuno aprí lo sportello, ma faceva così tanto caldo e la luce era così forte che non vide chi le stava conficcando un'altra siringa nel collo, facendola svenire...

Quando riaprí gli occhi era nel divano di un piccolo appartamento.
Un motel?
Non aveva più le mani e piedi legati, ma sentiva che era più in pericolo di prima.
La luce era debole, riuscì a guardarsi un po' intorno prima che una figura comparisse davanti a lei.

Dalla parte destra del divano c'era una finestra enorme, coperta da le solite tende color lava fiorite dei motel tre stelle.
Affianco alla finestra c'era una porta in legno chiaro, con un cartello scritto "46".
Davanti al divano c'era una grossa tv 70 pollici.
Affianco, dalla parte sinistra c'era un lungo balcone, che dietro dava alla cucina, sempre di colori caldi.

Da dietro il divano spuntò una figura alta, un uomo, di almeno 1.90, con una camicia bianca abbottonata fino al petto, dei pantaloni blu, e un bicchiere di scotch in mano; pertanto non riuscì a vedere oltre la sua figura.
Aveva un ciuffo moro e alcuni residui di barba.
Non poteva avere meno di 25 anni.
Ma lei ne ha 17, quindi ha paura.

"Leilani, giusto?"
Non rispose, non se la sentiva di dire che poteva chiamarla solo Leila, non le usciva la voce.
"Che succede? Il gatto ti ha morso la lingua? Non devi temermi, sappi che ti ho solo portato via da persone che non ti consideravano, se proprio pensi che i tuoi siano dei santi".
Non rispose
"Non parlerò con qualcuno che non mi risponde, vuoi risposte? Bene, allora di qualcosa."
"Sono Leila"
Bah, ridicolo! Avanti Leila, l'unica cosa che sai dire è questo?
"Ok Leila, io sono Aron"
"Cosa vuoi da me?"
Leila inizia a piacermi.
"Beh, volevo una ragazza con cui divertirmi, -se mi intendi-" Bleah, che schifo Aron.
"Quando i tuoi genitori mi dissero che avevano una bellissima figlia -cosa che non nego- non potevo negare una proposta simile"
"Quindi devo essere la tua ninfetta del sesso?"
"No piccola, vedi...io sono un Dom, sai cos'è un Dom?"
Fa di no con la testa.
"Bene allora, un Dom è un dominatore, prende il controllo durante una relazione, sia sessuale che amorosa, un Doma può fare tutto quello che vuole alla sua Sub (subdola), dai giochi di ruolo alle vere torture sessuali. Voglio una sub, tutto qui, e i tuoi carissimi genitori sono stati così gentili da offrirmi il loro angioletto in cambio di qualche spicciolo. Non farò niente che ti faccia sentire a disagio, per questo esistono le Safe-Word: una Sub la può scegliere e usare quando per lei il gioco va oltre i suoi limiti, non ti limiterò dalla tua Safe-Word. Hai capito cosa voglio ora?"
"...Non credo di volerlo..."
"Sono un uomo ricco, non un mafioso, un criminale o altro.
Ti darò tutto quello che ti serve: un alloggio, una camera, dei vestiti, scarpe, soldi...
Ma in cambio devi sottometterti a me.
Diciamo che non hai tanta scelta, sei di mia proprietà ora, ma sarei contento che tu acconsentissi di scelta tua, sarebbe più facile"
"Io...ho bisogno di tempo"
"Nessun problema. Ora uscirò dalla porta d'ingresso, tu raggiungi quella porta lì, la vedi? Ti porterà in camera, puoi riposare fino alle 8:00, una sveglia suonerà a quell'orario, troverai un vestito nell'armadio, mettilo. Alle 8:30 dovrai uscire dalla porta d'ingresso dove un'auto ti starà aspettando, stasera uscirai a cena con me, e avrai tutto il tempo per pensare alla mia richiesta.
Non provare a scappare, questo posto è circondato, ti troverebbero e ti riporterebbero da me. A dopo!"
E uscì dalla porta, lasciandola sola.

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