Capitolo 5

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Il suo seno contro la mia schiena, il mio corpo incastrato nel suo, le sue labbra sulla mia spalla, i nostri polpastrelli caldi che giocano infantili non nutrendo alcuna vergogna della nudità. I suoi polpastrelli che solleticano il mio corpo che si dimena isterico sotto le nostre risate che si confondono finché non riesco a bloccarla e allora guardandola con la coda dell'occhio le bacio le mani mentre lei avvolge la sua gamba sopra le mie imprimendo le sue labbra umide sulla mia pelle.

«Il primo bacio?»

«A Filippo, il mio primo ragazzo – se così possiamo definirlo.»

«Perché?»

Mi stringo nelle spalle «Non lo so, un rapporto dovrebbe essere diverso da quello che avevamo noi.»

«Quanti anni avevi?»

«Quindici, ma il punto è che a me non piaceva stare con lui; ogni volta che lui mi baciava io volevo smettesse e quando mi abbracciava volevo mi lasciasse andare. Non dovresti sentirti così quando stai insieme al tuo primo ragazzo, no? Voglio dire, dovresti sentire le farfalle nello stomaco, contare i minuti che ti separano da lui e non vedere l'ora di poterlo baciare. Non è così che dovrebbe essere?»

«C'è stato qualcun altro dopo di lui?»

«Gabriele. Gli ho spezzato il cuore. Sono stata una stronza.» Ho ancora impressi nella mente i suoi occhi gonfi e rossi mentre lo lascio salire sul treno senza provare alcun dispiacere. «Siamo andati avanti due anni, lui sempre più innamorato e io... Alla fine l'ho lasciato e nessuno ha capito perché, nemmeno lui, neanche ora a distanza di tanti anni.»

Strofina il naso contro il mio collo provando a rimuovere quel senso di inadeguatezza e io sospiro assaporando il calore delle sue braccia attorno alla mia vita.

«C'è mai stata una ragazza?»

La punta della sua lingua stuzzica il lobo del mio orecchio prima di prenderlo dolcemente fra i denti, mi volto e porto sopra di lei, pronta a baciarla, ma lei con un solo movimento mi fa cadere dall'altra parte del letto - sotto al suo corpo. Ridiamo e rotoliamo da un angolo all'altro del letto, difendendoci e colpendoci in una passionale lotta libera, saltando in piedi sul letto e tendendo i nostri muscoli per vedere chi sarà la prima delle due a cedere. I suoi muscoli poi si fanno più forti, si tendono e mi trascinano verso di lei: mi incastra tra le sue braccia. Appoggia la sua fronte contro la mia e ci sorridiamo.

«Ho paura di cadere.»

«Non puoi, ti tengo io.»

«E se tu lasciassi la presa?»

«E se facessi così?» Ricomincia a farmi il solletico e io a dimenarmi tra le risate che si confondono con le sue. Oscilliamo da una parte all'altra, scomposte e tese, e solo quando mi accorgo che stiamo per perdere l'equilibrio, prendo le sue braccia portandola verso di me, attutendo la sua caduta col mio corpo.

«Stai bene? Non dovevi tenermi, io non mi sarei fatta male.»

«Non volevo lasciare la presa.»

Lei si abbassa lentamente su di me accennando a un bacio che lascia le mie labbra aperte nell'attesa poi ride e io rido con lei spostandole una ciocca di capelli dagli occhi. «Sei tremenda.»

Scorre l'indice sulle mie clavicole «Tre anni fa, pensavi che tutto questo sarebbe successo?»

«Non pensavo neanche tu mi avessi vista.»

«Poi hai starnutito e io ti ho detto Bless you, e tu allora mi hai ringraziata. Sembravi così impacciata, mi guardavi come se venissi da un altro pianeta.» Abbassa lo sguardo per un istante e sorridendo ricorda «Indossavi quella ridicola maglietta verde con scritto 1.21 gigawatts

«Ridicola? Quella maglietta è stupenda!»

«1.21 gigawatts

«E' la potenza necessaria per poter viaggiare nel tempo. In Ritorno al futuro. Ricordi il film di Zemeckis? E' un regista piuttosto bravino, sai?»

«Roads? Where we're going, we don't need roads .» Spalanco la bocca e lei continua «Non avrai davvero creduto che non lo conoscessi.»

«Fai pure, prendimi in giro.»

Cerco di svincolarmi da lei, ma finiamo soltanto per rotolarci tra le lenzuola ridendo. Ci ritroviamo ancora l'una stretta all'altra, una sull'altra, e lei dice «Quando sono entrata nel bar, tu eri di spalle, stavi sistemando dei bicchieri mentre parlavi con un uomo. Ti sei stretta il laccio dei capelli e hai riso di qualcosa, credo una sua battuta. Poi ti sei asciugata le mani e sei venuta al mio tavolo. Eri nervosa. Ricordo di averti guardata camminare verso di me e di aver capito che dovevo conoscerti, tu mi hai sorriso perché lo sapevi.»

La bacio. Sento le sue labbra sorridere mentre sono un tutt'uno con le mie e aprendo gli occhi ridiamo. Si china sulla mia bocca per baciarla e poi si adagia sul mio corpo, lenta «Cosa stiamo facendo, cosa siamo?»

«Pensi a Dan?»

«Dovrei.»

«Se quella non fosse la felicità?»

«E se lo fosse?»

«E se fosse qui la felicità?»

«E se non fosse per sempre?»

«E se lo fosse?»

«Cosa ti rimane se è tutto lì?»

«Hai paura di essere felice?»

«E se cadi quando credevi di essere felice?»


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Foto di Ketut Subiyanto da Pexels

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