𝟏𝟗 | 𝗌𝗍𝖺𝗋 𝖻𝗅𝗈𝗌𝗌𝗈𝗆

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𝐒𝐓𝐀𝐑𝐑𝐘 𝐄𝐘𝐄𝐒

𝗰𝗵𝗮𝗽𝘁𝗲𝗿 𝗻𝗶𝗻𝗲𝘁𝗲𝗲𝗻𝗌𝗍𝖺𝗋 𝖻𝗅𝗈𝗌𝗌𝗈𝗆

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𝗰𝗵𝗮𝗽𝘁𝗲𝗿 𝗻𝗶𝗻𝗲𝘁𝗲𝗲𝗻
𝗌𝗍𝖺𝗋 𝖻𝗅𝗈𝗌𝗌𝗈𝗆


Il sole luminescente si celava timidamente dietro una candida coltre di nuvole, indeciso se sparpagliare i suoi calorosi raggi sulla città sudcoreana, in quel momento caratterizzata da un lieve brusio che ravvivava le strade asfaltate e vivificava i palazzi, oppure rimanere semi-nascosto dalle nubi spumeggianti.

La tranquillità che distingueva quel giovedì pomeriggio aleggiava ovunque su Seoul, anche all'interno delle quattro pareti immacolate della cameretta di Jeongguk. Nonostante si trovasse nel mezzo di una ponderata decisione, i suoi movimenti erano flemmatici e contraddistinti da una placida consapevolezza che preparare le valigie con la mente lucida avrebbe portato a una più meditata soluzione.

Al momento, si trovava davanti al suo armadio straripante di felpe tinteggiate di colori pastello e camicie eleganti mai utilizzate. Le sue iridi stellate vagavano lungo i capi d'abbigliamento variopinti, scannerizzandone i minimi dettagli e giungendo a veloci conclusioni.

Il suo bagaglio giaceva dimenticato sulle mattonelle candide della stanza e al suo interno non vi era ancora riposto nulla. L'indecisione gli fece tremolare le falangi nel mentre che accarezzavano pensierose i suoi vestiti ancora aggrappati alle grucce.

Il suo corpo sobbalzò quando, con la coda dell'occhio, notò la figura rilassata di sua zia poggiata comodamente contro lo stipite della porta. I suoi lunghi capelli castani erano tenuti insieme da un logoro elastico che li teneva stretti in uno chignon disordinato, mentre le sue iridi scure erano incastrate sul corpo emaciato del suo adorabile nipote. «Hai bisogno di una mano?»

Jeongguk, ancora scosso dopo essersi spaventato per un fatto così minimo, fece un timido cenno d'assenso con il capo. Osservò Sunhee avvicinarglisi lentamente, prendendo posto al suo fianco e incastonando le sue orbite sulla distesa policroma davanti a sé.

«In quanto a Tokyo il clima è praticamente uguale al nostro, ti consiglio di prendere un paio di felpe, nel caso dovesse fare un po' di freddo» suggerì ella, facendo vagare le sue dita affusolate sui soffici tessuti prima di estrarne un paio e, dopo averli mostrati frettolosamente al ragazzino, piegarli con estrema cura per poterli inserire nella valigia ancora vuota.

Il castano annuì distrattamente, osservando con occhi attenti la donna che trafficava nel suo armadio. Notò che inserì nella valigia diverse felpe dai colori tenui, un paio di pantaloni che gli fasciavano largamente le gambe e non gli sfuggì nemmeno il fatto che inserì una camicia completamente nuova insieme agli altri vestiti. Il suo gesto mal celato, infatti, non passò inosservato alle iridi del più piccolo. «Perché una camicia? Sai che non le indosso, zietta.»

La donna sorrise colpevole e, scrollando le spalle, rispose con sincerità. «Lo so, tesoro, ma essendo il tuo primo viaggio così lontano da casa ho pensato che magari ritaglierai del tempo anche per divertirti un po' con i tuoi nuovi amici.»

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