Capitolo 2: Fate.

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Accetto.

Con quella parola scritta per messaggio aveva dato inizio ad una storia pericolosa, accettato una scommessa pericolosa con una persona pericolosa di cui, tuttavia, non si sarebbe mai pentita, né l'avrebbe rinnegata.

Il gioco era strutturato in modo tale da consentire a chi veniva sfidato di scegliere il primo argomento: un piccolo vantaggio, insomma.
Kuroo Tetsurō scelse come prima opzione la scienza.

Y/N sorrise di fronte al telefono: di solito la prima domanda era per sondare il terreno di gioco, venivano scelti più frequentemente argomenti come spettacolo o sport, considerati più abbordabili per tutti, ma lui aveva optato per il mondo scientifico.
Probabilmente, in quella folta testa di capelli neri, credette di aver fatto una scelta furba, forse pensava che lei non fosse preparata e che avrebbe così ottenuto il primo punto facilmente: non avrebbe potuto sbagliarsi di più.
Y/N non era solo una brillante e studiosa studentessa, motivo per cui era difficile che non conoscesse la risposta ad una qualsiasi domanda, ma per di più le materie scientifiche erano da sempre le sue preferite e quando vide che, inoltre, la domanda era sulla chimica, la sua favorita, il suo sorriso si allargò: era un punto sicuro.

Selezionò la risposta senza pensarci due volte e fece per posare il telefono in attesa che anche lui concludesse il turno, ma la stupì constatare che Kuroo Tetsurō aveva risposto più in fretta di lei e che, per giunta, avesse risposto correttamente.
Il primo turno si concluse con un'onesta parità: entrambi, pensarono che sarebbe stata una sfida senza dubbio interessante.

RoosterHead
Devo ammettere che pensavo l'avresti sbagliata.
22.31

Dopo la lettura di quel messaggio, sul volto di lei comparve un mezzo sorriso sghembo: al ragazzo piaceva provocare.

Y/N
Finiscila di scrivermi e continua a giocare.
22.31

Per il secondo turno era la sua volta di scegliere e il gioco le propose quattro opzioni tra storia, geografia, sport e attualità.
"La storia è maestra di vita": così dicevano i latini e lei, da brava studentessa, ammiratrice e perseguitrice di quel saggio e antico popolo, non ci pensò due volte a scegliere proprio quella.
Come molti la potessero considerare una materia noiosa, lei proprio non lo capiva: la storia è un racconto lungo miliardi di anni, è come leggere un libro infinito che ogni volta insegna e stupisce, per non parlare degli infiniti personaggi, poi, che magari portano lo stesso nome del lettore e ritrovano in lui qualche tratto del carattere in comune.
Con gli occhi che le brillavano di sicurezza e orgoglio, Y/N premette il dito sull'argomento e poi, come nel turno precedente, andò fiduciosa su una delle quattro risposte.

Se qualcuno, al contrario, avesse potuto osservare Kuroo Tetsurō nel momento in cui vide comparire la scritta "storia" sulla schermata di quel maledettissimo gioco, sarebbe riuscito a scorgere l'esatto istante in cui tutte le sue assolute certezze di vittoria scomparvero dalla sua mente e dal suo animo superbo.

Il corvino era disteso sul suo letto, si portò entrambe le mani tra i folti capelli neri e spettinati, lasciando cadere il telefono sul petto e maledicendosi per non aver mai seguito quella seccante materia troppo attentamente.
Era un ragazzo sveglio e capace, glielo ripetevano fin da quando aveva memoria, ma aveva pochissima voglia di applicarsi: finché si trattava di materie in cui la sua sola mente brillante bastava i giochi erano fatti, ma quando era necessario un impegno costante di studio lui proprio non ce la faceva a passare intere giornate tra ingiallite pagine di avvenimenti passati.

Imprecò un paio di volte quando, ripreso il cellulare tra le dita, si rese conto che avrebbe dovuto tentare la fortuna per rispondere al quesito, dato che era indeciso tra due risposte: aveva il cinquanta percento di possibilità.
Naturalmente, il gioco era strutturato in modo tale che ci fosse un limite di tempo entro il quale poter rispondere ai quesiti, per evitare che il giocatore potesse ricercare la risposta corretta da qualche altra fonte che non fosse il suo bagaglio culturale: mancavano solo una manciata di secondi, in cui Kuroo Tetsurō serrò le palpebre e posizionò il dito indice casualmente su una delle due papabili risposte.
Chissà se la dea bendata avrebbe apprezzato quel gesto.

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