Posso spiegare

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"Guarda che Mirko ha perfettamente ragione, hai 24 anni Viola! È arrivata l'ora di svegliarsi e buttarsi nel mondo", rispose Valentina una volta finito il mio breve riassunto della serata precedente.
"Non ce la faccio, non ci riesco e lo sai bene"
"Oh ma finiscila un po'! Non sono tutti uguali a quel deficiente di Marco e tu ti stai aggrappando alla notorietà di Mirko come scusa per evitarlo. Te lo dico io"
"Guarda che quella che studia le menti criminali qui sono io", risposi con un sorriso appena accennato.
Passarono secondi di silenzio, poi Valentina riprese a parlare con più delicatezza.
"Siete stati a fissarvi per una notte intera, lui non si è mosso da quel muretto fuori casa tua e tu non ti sei mossa da dietro la tenda. Siete due idioti, scusatemi"
"Mi manca il coraggio, io non voglio prenderlo in giro"
"E allora parlane con lui! Apriti per una volta, fagli capire che hai un cuore gigante che è capace di stravolgere le vite delle persone a cui tieni. Sei straordinaria Vì, ed è arrivato il momento che te ne renda conto anche tu"
"E se passassi in studio da lui stamattina?"
"Vai, ottimo! Ma devi essere decisa, niente ripensamenti. Vai lì e gli dici chiaro e tondo che ti sei presa una bella sbandata anche tu per lui e che se non fosse per la tua testardaggine ieri sera te lo saresti continuato a limonare"
La guardai perplessa
"Magari l'ultima parte la evitiamo, che dici?" le dissi colpendola con un cuscino vicino
"Come se non l'avessi pensato, suvvia", ammiccò.
"Sei incredibile", dissi scuotendo la testa.

Nel tragitto della strada ripensai alle parole di Vale.
Era vero che le poche persone che mi circondavano si sentivano fortunate ad avermi come amica? Valevo davvero così tanto come diceva?
Penso sia arrivato il momento di trovare una risposta a queste domande, devo solo prendere la mia vita in mano con coraggio e vivermela.
Ero un fremito unico, avevo così tante cose per la testa che probabilmente Mirko sarebbe rimasto sorpreso sia dal gesto che dalla quantità di cose che gli avrei detto.
Non vedevo l'ora di arrivare e svuotarmi di quel peso, volevo giocarmi fino all'ultimo l'occasione che mi si era presentata e fare di questa il punto di partenza per una nuova vita.

Salii le scale dello studio volando, quasi inciampai negli ultimi gradini e con un tocco tremante bussai alla porta della sua saletta.
Continuai a bussare per un po' senza ricevere risposta e a quel punto mi chiedo dove fosse, solitamente al mattino era qui.
Incontrai Simone sulle scale che stava portando su un vassoio due caffè e due brioches.
"Scusa Simo, sai per caso dov'è Mirko?"
"Vi guarda che è proprio in saletta, gli sto portando la colazione dato che ci siamo svegliati prestissimo stamattina per darci appuntamento qui"
"Strano, ho appena bussato ma non mi ha aperto"
"Aspetta, magari non sente. Tienimi un attimo il vassoio che apro con le mie chiavi"

Appena la porta si aprì, il vassoio mi cadde letteralmente di mano provocando un rumore assordante.
In quel momento avrei voluto solo sprofondare sotto terra.
L'immagine che mi si presentò davanti fu piuttosto pesante, ma molto chiara.
Una ragazza con i capelli scuri era avvinghiata alle labbra di lui che, confuso dalla nostra entrata, ci guardò in silenzio allontanandola di poco per poi scattare verso la mia direzione.
Simone, a lato, fissava la scena senza dire una parola forse più scioccato di me.
Io mi allontanai da quella stanza iniziando a correre giù per le scale per raggiungere l'uscita il prima possibile.
"Viola aspetta un secondo, ti posso spiegare", sentii ripetere più volte dalla voce di Mirko dietro le mie spalle.
Non mi fermai neanche fuori dallo studio, iniziai a vagare per la strada camminando il più veloce possibile
"Fermati, un attimo Viola"
La sua mano mi afferrò il braccio prepotentemente.
Non era lucido, lo vedevo.
I suoi occhi erano incavati e sapeva di alcool puro.
"Viola ti prego, non è come pensi"
Cercai di evitare il suo sguardo in tutti i modi dimenandomi dalla sua presa senza successo.
Sentii le guance bagnate dalle lacrime.
Perfetto, l'ultima cosa che volevo era piangere davanti a lui, ottimo.
"Non è successo niente, ero..cioè sono..un po' ubriaco, ma, io non l'ho nemmeno sfiorata. È capitato solo perché non sono in me, ma non ti farei mai questo. Può sembrarti confuso come discorso, ma so di essere un coglione. Però so anche che non ti tradirei mai"
Lo guardai senza commentare, poi mi ricordai del discorso che mi feci mentalmente prima di arrivare in studio.

Volevo cambiare la mia vita? Volevo far capire agli altri che valevo qualcosa? Allora non mi sarei fatta mettere i piedi in testa da quella ragazza. Era ciò che voleva lui? Perfetto così.
"Ma quale tradire? L'unica cosa che hai fatto è stata confermare i miei dubbi su di te. Ottimo lavoro, devo dire che ci stavo cascando all'inizio, pensa te che sono venuta qui per dirti che mi sarebbe piaciuto costruire qualcosa con te e non era assolutamente mia intenzione prendermi gioco di te..curioso, vero?
Ma evidentemente mi sbagliavo, tu non sei pronto a costruire un bel niente. La tua fortuna è che sai usare bene le parole, d'altronde è il tuo lavoro e capisco. Hai solamente sbagliato persona, divertiti pure con chi ti pare e piace e continua la tua vita come hai sempre fatto. Però ti chiedo un favore, scordati completamente di me. Ti ringrazio del lavoro che mi hai offerto, ma da oggi informerò che lascio e, chi lo sa, magari proseguirò da sola con la musica. Ti auguro tutto il successo che ti meriti, ma non voglio mai più rivederti in vita mia"
Dopo quella spiazzata senza fiato, mi girai, respirai a pieni polmoni la brezza autunnale e, rannicchiandomi nel mio cappotto, mi voltai incamminandosi verso la mia macchina

Piansi per quasi tutto il tragitto fino a casa, scesi trascinandomi con le poche forze rimaste in casa sotto lo sguardo preoccupato di mia madre.
Mi stette vicino per giorni, capii la situazione e mi faceva incazzare il fatto di saperla in pena per me.
Ed effettivamente mi facevo pena anche io, in quei due/tre giorni passati rinchiusa nella mia stanza a sorseggiare solamente del tè, evitai le chiamate di Valentina, i messaggi di Mirko e le notifiche di ogni genere.
Mi esiliai dal mondo.
Sentivo dall'altro capo della stanza mia madre e Valentina parlare tra di loro, così ne approfittai per uscire e scambiare due chiacchiere con le uniche due persone che ancora sembravano tenerci a me.

"Vi, accetta la cosa e vai avanti. Io non posso accettare che tu voglia buttare all'aria la possibilità di un futuro musicale per colpa di una cazzata di Mirko fatta da ubriaco. Quel ragazzo è difficile, ancora più di Teo fidati. So per certo, però, che ha un cuore d'oro. È colpa sua se si è giocato la sua possibilità con te, non tua. Prenditi del tempo, ma non lasciare lo studio...hai talento"
Ad ogni sua parola vidi il viso di mia madre riempirsi di approvazione, anche lei sosteneva che dovessi continuare in questo campo.
"Lasciatemi del tempo per rifletterci, entro fine settimana farò sapere a Simone il da farsi...per il momento non me la sento"

Rimasi al telefono con Simone tutto il pomeriggio.
Credeva anche lui che non dovessi mollare la presa nel business musicale e in un qualche modo riuscì a convincermi a tornare in studio per approfondire il progetto che aveva in mente per me.
Avrei avuto la possibilità di fare carriera, in un qualche modo il mio obiettivo iniziale sembrava prendere una piega positiva e sarei stata pronta a impegnarmi in tutto ciò fino in fondo.

Ora potevo dimostrare davvero chi ero.

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