Capitolo 2.

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Theo, Leone.

Mi avvicino al piccolo tavolino nel quale è seduta Savannah, intenta a consumare un semplice succo d'arancia. Si guarda minuziosamente in giro e quando mi nota alza leggermente la mano in segno di saluto, invitandomi a sbrigarmi.

«Dobbiamo programmare le nostre prossime mosse.» commenta appena mi getto sulla sedia posta di fronte a lei.

Annuisco allungando le mani per prendere un generoso sorso di quello che stava bevendo. Lei - in risposta - assottiglia i vispi occhi verdi lanciandomi un'occhiataccia, ma non commenta.

«Siamo in centro città, non è un luogo molto grande, non sarà difficile riconoscere gli altri ologrammi.» commento finendo di bere avidamente gli ultimi residui del succo, per poi abbandonare malamente il bicchiere di vetro sul tavolino facendo irritare visibilmente Savannah, ma provocandomi un ghigno.

«Però è un luogo affollato.» ribatte piccata.

«Touchè.»

«Ci siamo già divisi e si sta facendo tardi, sarebbe meglio iniziare a cercare un luogo in cui riposare la notte.»

«Riposare? Savannah, mi deludi. Potrei fare il giro di questo luogo altre venti volte senza stancarmi, e tu dopo un paio di ore hai bisogno di un letto?» domando lanciandole uno sguardo di sfida.

«Dobbiamo approffitarne finché il campo di battaglia è il centro città, ad ogni angolo trovi un posto per dormire e riposarti. E se domani mattina il campo cambiasse e ci ritrovassimo nel bel mezzo del deserto, dove dormiresti? Sotto un cactus?» controbatte con un pizzico di acidità nella voce. «Theo, vedi di non rovinare i miei piani. Ho già deciso tutto.»

Quindi è questo che la infastidisce? Che i suoi piani perfetti vengano intaccati?

È una ragazza molto tranquilla, ma tende a perdere la pazienza quando gli altri non rasentano la perfezione da lei ricercata: spesso cerca di modificare i “difetti” degli altri.

«Tu e la tua mania della precisione da Vergine.» bisbiglio, non curante del fatto che mi abbia sentito o meno.

«Ha parlato il segno più egocentrico!» sospira alzando le braccia al cielo, in segno di disperazione.

«Invidiosa perché vorresti essere come me? Chi non lo vorrebbe.» il mio ennesimo ghigno la fa sbuffare rumorosamente, per poi farle coprire il viso con le mani.

«Che succede?» la voce di Ace interrompe il nostro battibecco, facendo incentrare la nostra attenzione su di lui.

«Succede che Theo non vuole seguire il mio piano. Vuole passare tutta la notte alla ricerca degli altri segni.» commenta Savannah avvicinando una sedia vuota attorno al nostro tavolino per fare spazio al moro, che in cambio ringrazia gentilmente.

«Cosa hai in mente?» domanda quest'ultimo alla rossa.

«Voglio trovare un hotel in cui passare la nottata, ci sveglieremo domani mattina all'alba per proseguire con la ricerca, ma il ragazzo qui presente» allude a me «si crede tanto instancabile da voler continuare a camminare per tutta la città.»

«Theo, ne abbiamo già parlato» la voce di Ace esce come un sospiro stanco «assecondala o ti ucciderà nel sonno con una penna stilografica.»

Scoppiamo entrambi in una fragorosa risata, facendo spalancare leggermente la bocca a Savannah, convinta che Ace l'avrebbe difesa.

«Perfetto, voi fate come volete. Non sarò io ad uccidervi, ma saranno gli altri segni a farlo se continuate a non prendere sul serio tutto questo.» la risposta della rossa non tarda ad arrivare.

OFIUCO - Il Segno DimenticatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora