It's been a long day without you, my friend
And I'll tell you all about it when I see you again
We've come a long way from where we began
Oh, I'll tell you all about it when I see you again
I giorni passavano e avevo cominciato con la fisioterapia. Stavo riprendendo il movimento, ma non ero ancora in grado di camminare senza mantenermi. Erano passate circa due settimane e la dottoressa Griffin veniva a visitarmi ogni giorno. Mi aggiornava della mia situazione e dei miei progressi, ma parlavamo anche di altro, mi raccontava alcuni episodi divertenti della sua vita, di sua figlia adolescente e alla fine finiva per trattenersi più del dovuto nella mia stanza. Non mi dispiaceva parlare con lei, era una donna simpatica e anche molto forte a livello morale, era di una buona compagnia e alla fine potevo parlare con poche persone.Erano le 9 in punto e qualcuno bussò alla porta che subito dopo si aprì rivelando la figura del fisioterapista che mi stava seguendo. Era un ragazzo molto giovane, occhi scuri e capelli chiari, non aspettava mai che rispondessi prima di entrare ma ormai mi stavo abituando.
"Buongiorno anche a te Rasmus, come sempre aspettare una risposta prima di entrare è un optional per te giusto? " gli dissi ironica. Stavo imparando a conoscere un po' di persone qui, almeno quelle che mi seguivano e posso dire di star facendo nuove conoscenze.
"Dai Maca, lo sai che ogni mattina vengo a prenderti sempre a quest'ora, dovresti esserti abituata" mi rispose sorridendo. Era un tipo simpatico, anche molto carino, ma soprattutto era lui che mi risollevava un po' il morale qui. Mi aiutò a sistemarmi sulla sedia a rotelle e mi portò nella sala in cui di solito facevamo terapia. Iniziò così la stessa routine che mi accompagnava da qualche settimana, completamente diversa da quella del carcere ovviamente.
"Stai facendo dei grandi progressi Maca, di questo passo una settimana e sei fuori" mi avvisò Rasmus soddisfatto dei miei risultati.
"Beh non so se dirti finalmente o che preferirei finire di nuovo in coma per un po' " gli risposi con un leggero sorriso.
È vero vorrei tornare per rivedere le altre ragazze, vendicarmi contro le cinesi e sapere cosa mi sono persa in questi 8 mesi, ma ogni posto sarebbe migliore di quel carcere.Si fece sera e come ogni altro giorno, la cena arrivò puntuale alle 18:30. I pasti qui non erano molto diversi da quelli in carcere e neanche gli orari in cui venivano serviti, ma almeno qui potevo fare una doccia quando volevo senza aspettare turni o file e soprattutto non c'era nessun altro in bagno. Passavo la maggior parte del tempo da sola dopo la mattinata con Rasmus, non mi dispiaceva passare del tempo in solitudine. Sapevo di dovermi godere quei momenti da sola perché non sarebbero durati a lungo e quando sarei ritornata lì non avrei avuto il minimo della privacy. Dopo il mio risveglio dal coma portarono anche una televisione in camera così da poter guardare qualcosa e non annoiarmi tutto il tempo. Il cielo stava diventando sempre più scuro segno che la notte stava arrivando.
Entrarono, erano in tre. Io ero con lei.
"Maca" mi richiamò, con una voce flebile quasi non udibile.
Mi guardava scrutandomi anche l'anima, ma la mia attenzione non era rivolta a lei ma al gruppo che avevamo di fronte. Una delle tre parlò, ricordo ancora le parole che disse, risuonano ancora nella mia testa.
"Ferreiro, ti aspetta in lavanderia"
"Chi?"
"Il tuo destino" scandì con tono glaciale.
Mi girai verso di lei, non aveva smesso di guardarmi. Non riuscivo a leggere i suoi occhi troppo enigmatici, troppo profondi. Distolse lo sguardo dal mio e si avviò verso la porta. Riuscì a cogliere il suo attimo di esitazione arrivata al cancello della cella, ma non alzò lo sguardo verso di me. Se ne andò.
Subito mi ritrovai in lavanderia, lei era lì immobile. Mi guardava e mi sorrise. Mentre mi misero nella lavatrice continuava a guardarmi, sorridendo, non faceva nulla per evitarlo. Poi la sua figura sparì, lasciandomi da sola un'altra volta.Mi svegliai di soprassalto, il cuore mi batteva talmente forte che pensavo potesse uscirmi dal petto da un momento all'altro. Era successo di nuovo, l'avevo sognato di nuovo. Era notte fonda e come ogni sera sognai la stessa identica cosa. Erano due settimane che non riuscivo a sognare altro, lei che mi abbandonava e mi lasciava da sola lì. Non so perché mi sarei aspettata altro da lei, non avrei dovuto farmi molte aspettative. Aveva giurato di uccidermi, allora perché continuo a riporre fiducia in lei, come se volessi che mi salvasse. Le parole di una delle cinesi continuano a ronzarmi nella testa.
"Ti aspetta in lavanderia, il tuo destino"
Faccio fatica a dormire, ormai il mio pensiero è costantemente su quel sogno. Mi alzo e vado verso la finestra della stanza. Senza rendermene conto sto camminando senza mantenermi a nulla, ho ripreso completamente le mie forze. Un sorriso si fa spazio tra le mie labbra. Resto ancora lì alla finestra per un po', il cielo scuro della notte sta lasciando spazio ad una leggera nota di rosso dell'alba. Da lontano si sente il cinguettio degli uccellini, segno che un nuovo giorno è arrivato, uno degli ultimi qui dentro.ciao a tuttx macarena sta per tornare in carcere, sto più in ansia di lei HAHAHHA. Ne è passato di tempo, cosa sarà cambiato in questi 8 mesi?
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absence-zurena
Romance"Un gorno, tre autunni". Un proverbio cinese usato quando ti manca qualcuno così tanto, che un giorno pesa come fossero tre anni. L'assenza. Un vuoto dalle dimensioni esatte. Inutile riempirlo di altra roba: si colma solo con quel pezzo che s'inca...