cap. 12

116 10 6
                                    

Contigo aprendí
Que existen nuevas y mejores emociones
Contigo aprendí
A conocer un mundo nuevo de ilusiones
Aprendí
Que la semana tiene más de siete días
A hacer mayores mis contadas alegrías
Y a ser dichoso, yo contigo lo aprendí
Contigo aprendí
A ver la luz del otro lado de la luna
Contigo aprendí
Que tu presencia no la cambio por ninguna
Aprendí
Que puede un beso ser más dulce y más profundo
Que puedo irme mañana mismo de este mundo
Las cosas buenas ya contigo las viví
Y contigo aprendí
Que yo nací el día en que te conocí


Le parole della canzone cantata da Saray, risuonavano continuamente nella mia testa. Avevamo appena salutato per sempre Sole. Le ho visto chiudere gli occhi sempre di più, fino ad addormentarsi del tutto. La presa che aveva sulla mia mano si allentava ogni secondo in cui il cuscino premeva sul suo viso.
Era stata la cosa giusta da fare, per lei. Non sopportava di dimenticare tutto, comprese noi. Era sempre stata l'ancora su cui aggrapparsi.
Ricordo quando uno dei primi giorni in cui ero qui, aveva cercato di convincermi nel buttare quella sim, diceva che avrebbe portato tanto male e aveva ragione. Se solo l'avessi ascoltata. È stato come pentirsi di non aver ascoltato la propria madre quando ti avvisava sul conto di una persona che consideravi tua amica e poi rimanevi completamente fregata.
Dopo la morte dei miei genitori si sedeva a fianco a me nel letto, senza parlare. Mi bastava la sua presenza.
Quando iniziai ad allontanare tutti e diventai una stronza insopportabile, lei cercava sempre di addolcirmi e in parte ci riusciva. È sempre stata una persona gioiosa e serena, il sorriso non le mancava mai sul viso.
Il suo unico peccato era stato di uccidere l'uomo che la maltrattava da anni, era da ammirare. Tutti meritavano una seconda possibilità, lei l'ottenne con quel Fernando. Parlando di lui le si illuminavano gli occhi, aveva una luce diversa. Passava ore a guardarsi allo specchio prima di andare ad una visita con lui, sembrava una ragazzina alla sua prima cotta.
La loro storia non era durata molto, in parte me ne sentivo colpevole per la storia di Anabel. Mi piace pensare che ora si siano ricongiunti finalmente, la loro storia non era stata facile fin dall'inizio.
Aveva deciso come e quando morire, era stata una morte degna.

Le lacrime ormai erano asciutte sui nostri visi e avevamo tutte un sorriso in volto, stavamo ricordando tutte i momenti migliori con lei.
Eravamo tutte sedute nella cella in cui c'era il suo corpo senza vita, circondato dalle lenzuola bianche appese alla struttura di ferro dei letti.
Nessuna parlava, ognuna era immersa nei propri pensieri. Saray si sedette dietro di me, con lo sguardo basso e continuava a dondolare sul posto nervosamente. Aveva avuto il compito più difficile di tutte in questa situazione. Possedeva un enorme coraggio e forza d'animo, si sarebbe ripresa come tutte noi.
Ad interrompere il momento fu una ragazzina rossa con un ricetrasmettitore legato al collo, ricordai fosse la ragazza di Goya.
"Mensa" disse soltanto, dando un colpo alle sbarre e se ne andò senza darci il tempo di replicare. Era arrivato il momento più atteso di tutta la rivolta.
Ci guardammo tutte negli occhi, sapendo già cosa sarebbe accaduto.
"Vado a chiamare Zulema allora" replicò veloce, alzandosi e correndo fuori dalla cella come se volesse scappare da quello che era appena successo. Non potevo biasimarla.
Era stato un brutto colpo per tutte, soprattutto per lei.

absence-zurenaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora