Agárrame del pelo, traspasemos la barrear
Que lo que me das, no lo tenga que pedir
Que gozar es parecido a sufrir
Dame sin herir, dame sin herir
Abro la boca, tú cierra el pico
Ya no hay nada que decir, nada que decir
Tú y yo sabemos si es que vamos a morir, vamos a morir
Le luci spente del carcere non danno un'intera visuale della cella in cui mi trovo. I ricordi e le sue parole scorrono impetuose nella mia mente, impedendomi di dormire. È la prima notte in carcere dopo 8 mesi di coma e il sonno sembra completamente sparito, nonostante la stanchezza. Un solo giorno e tutte le informazioni ricevute sembrano così irreali.
Essere salvata dalla persona che dovresti più odiare in tutta la tua vita dovrebbe darti una sensazione di ribrezzo immagino, magari avrei dovuto sperare di morire in quel modo piuttosto che essere salvata da lei. Invece no, non è così, mi sento sollevata, come se non aspettassi altro. Odio questa sensazione provata con lei, per lei. Odio ammettere che la felicità che provo sia dovuta al fatto che sia stata proprio lei a sottrarmi dalla morte. Devo essere diventata completamente stupida per pensarlo.
Vari flashback ritornano ad invadere i miei pensieri."Sorpresa di questo gesto Macarena? Anche noi lo siamo stati, soprattutto il suo comportamento mentre non c'eri. Per un periodo entrò in uno stato di negazione sai? Non accettava la realtà, la tua assenza. Superato quel momento voleva uscire a tutti i costi, sembrava quasi pazza"
Uno stato di negazione. Un meccanismo di autodifesa, per proteggere la mente dalle esperienze troppo dolorose e traumatiche.
Zulema in stato di negazione?
Sembrava più uno scherzo.
Non credevo del tutto a Sandoval, era un uomo spregevole, capace di fare di tutto per ottenere quello che voleva. Mai fidarsi. Poteva rendere la vita qui più difficile di quello che è già, un inferno. Come direttore di questa prigione aveva il potere in mano, tutto gli era lecito.
E qui, in questo carcere, era successo qualcosa più grande delle aspettative, aveva travolto le vite di tutte, soprattutto la sua. La odiavo per tutto quello che ci siamo fatte a vicenda, uccisioni, torti, tentati omicidi.
Quello che la rendeva così lo meritava, si meritava tutto il male, tutto il dolore del mondo. Meritava di avere delle perdite importanti anche lei, di sentirsi terribilmente in colpa, di provare talmente tanta sofferenza da sentire dolore fisico, di sentirsi morire dentro.
Avrei voluto pensarlo per davvero, sarebbe stato liberatorio.
Mi girai nella sua direzione, aveva il letto affianco al mio, anche lei quello in alto. Aveva gli occhi chiusi, sembrava così rilassata, ma non lo sarebbe stata mai. Non muoveva un muscolo e la osservai per qualche secondo, godendomi quella visuale che non mi sarebbe stata concessa se fosse sveglia. Mi voltai nuovamente, cercando di prendere sonno e chiusi gli occhi.Avevo parlato con Saray in cortile. Era la stessa di prima, mi raccontò di Sole e della sua malattia. Brutta bestia l'Alzheimer. Una lacrima percorse la mia guancia, sembrava bruciare al contatto. Non avrei voluto perdere anche lei, era stato un tassello troppo importante della mia vita, ma le era lecito. Nessuno avrebbe voluto condurre una vita senza ricordi e scappatoie in un passato forse migliore.
Cambiò argomento aggiornandomi sulla riccia e cosa aveva fatto in questi mesi. Fuga, spaccio, stava per prostituirsi. Passò più tempo in isolamento che in cella.
Accennò brevemente la fuga e di come erano state coinvolte anche Altagracia e Antonia, facendo finire di nuovo dentro quest'ultima e portando alla morte Altagracia. Mi raccontò di come era stata uccisa la moglie di Sandoval, che sarebbe stata risparmiata se avessero fatto uscire la regina araba. Parlò di come partorì prematuramente e come tornarono qui di nuovo. Mi riferì di sua figlia Estrella e che era stata data in affidamento qualche giorno prima del mio arrivo, disse che non era per niente simile a suo padre. Sorrisi immaginandola.
Non parlò molto di Zulema e quando lo faceva sembrava voler cambiare subito argomento, ma io volevo sapere.
"Cosa è successo a Zulema?" le chiesi di getto. Non si aspettava questa domanda, forse invadente. Abbassò lo sguardo cercando di trovare le parole giuste.
"Troppo, le è successo troppo" disse solamente. Si alzò, ma prima di andarsene mi rivolse delle ultime parole.
"Sarà lei stessa a parlartene bionda, ma ricorda che l'orgoglio sembra mangiarla viva. Ogni cosa ha il suo tempo, anche voi"
Se ne andò accennandomi un lieve sorriso, quasi speranzoso. Non capivo le sue parole, noi avevamo un tempo. Un tempo per cosa?
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absence-zurena
Romance"Un gorno, tre autunni". Un proverbio cinese usato quando ti manca qualcuno così tanto, che un giorno pesa come fossero tre anni. L'assenza. Un vuoto dalle dimensioni esatte. Inutile riempirlo di altra roba: si colma solo con quel pezzo che s'inca...