Capitolo 1: Sei ragazze e tre ragazzi un po'speciali. Nuovi guai in vista.

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A Domino, Elis guardò il cielo stellato sopra di sé, come per rassicurarsi. Non sapeva perché, ma il fatto di andare a una nuova scuola, in un pianeta sconosciuto, dove non avrebbe saputo come orientarsi e dove avrebbe dovuto ricominciare a fare altre amicizie, perché non di altri pianeti  non conosceva  ancora  nessuno. Aveva solo qualche amico lì ad Domino:il fratello, Flamme e Costrard, suoi cugini. Poi c'era stata lei, lei che non voleva ricordare.  Il padre aveva sempre preferito rinchiudere i figli  in quella torre d'avorio, impendo a lei e al fratello di soltanto incontrare altri esseri umani, a parte i figli della sorella di sua madre. Si voltò verso il fratello, Aquerium. Lui non sembrava in ansia come lei nel dover andare presto a scuola. Forse  perché  andare a Fonte Rossa, la scuola degli specialisti non era emozionante come andare ad Alfea, la scuola delle fate. Poi a lui non importava fare amicizia. Aveva sempre detto che gli bastavano le poche persone che gli stavano intorno. Lo guardò ancora una volta. Per la prima in tredici  anni della sua vita si sarebbe separata dal fratello. Non le era mai successo prima. Scosse la testa. Non importava. Lei ce l'avrebbe fatta ad ogni costo! Sorrise. Era davvero fortunata ad andare in quella scuola così speciale! Forse lì avrebbe finalmente scoperto quel potere, che, per ora, non era mai riuscita. Alcune volte era incontrollabile. Il fuoco le usciva dalle mani senza che volesse, soprattutto se era arrabbiata e colpiva cose a caso, alcune volte anche persone, come in quella volta.... Scosse la testa. Non doveva ricordare. Non era successo niente! Non era successo niente. Sentì il cuore accelerare i battiti. Cercò di calmarsi. <<Non devi preoccuparti, ti sei speciale!>> disse una voce. Elis si calmò. Si voltò verso il fratello e gli sorrise. Lui c'era sempre al suo fianco, pronto a calmarla. Le sarebbe mancato a scuola. Alcune volte anche lei aveva bisogno di un aiuto e Aquerium era sempre la stampella su cui si appoggiava quando ne aveva bisogno e suo fratello faceva lo stesso. Lui la guardò un attimo stupito, poi rispose al suo sorriso. Elis voltò lo sguardo.   Sbuffò. Come era possibile che alla scuola delle fate di Domino, tutte fosse riuscite a controllare benissimo  il loro potere tranne lei, la loro principessa! Alcune volte il destino faceva davvero brutti scherzi. L'unica cosa che era riuscita a  controllare era il fuoco con cui aveva bruciato  il banco di una compagna, con cui si era arrabbiata poco prima,  senza nemmeno farlo apposta! Era riuscita a controllare il fuoco, ma non le sue emozioni.  Ma questa volta era sicura che avrebbe controllato il proprio potere. Non era possibile che non riuscisse a controllarlo. Poi non sapeva nemmeno di preciso cosa fosse! Lei era la figlia di Bloom, famosa fata custode della fiamma del Drago, leader del gruppo delle famose Winx. Non poteva non avere alcun potere controllabile. Doveva essere una fata per forza! Non poteva essere una strega! Solo le streghe avevano un potere incontrabile! Lei non poteva essere una di loro! Sarebbe sicuramente riuscita a controllarlo! Si voltò verso il fratello. Almeno lui era fortunato! Non doveva riuscire a controllare un potere per forza, lui e non doveva scoprire nemmeno quale fosse! Sbuffò. Chissà chi avrebbe incontrato alla scuola. Non vedeva l'ora di conoscere qualche nuova ragazza e magari ... qualche bel ragazzo! Anche se il padre sembrava non accorgersene, lei , ormai, aveva tredici anni. Il seno si era ingrossato, diventando di almeno una taglia e mezzo superiore, rispetto a quello della madre e aveva iniziato ad avere il ciclo. Era pronta per un ragazzo, no? Aquerium stava osservando la sorella. Qualcosa gli diceva che doveva tenerla d'occhio. Non sapeva perché, ma sentiva qualcosa di sinistro alleggiare nell'aria, qualcosa che voleva farle del male e che non si sarebbe fermato davanti a nulla, nemmeno davanti alla sua giovane età. All'improvviso il suo vestito  di Elis e quello di lui si illuminarono di una luce strana, di un colore tra il rosso e il blu, anzi sembrava che in quella luce i due colori si intrecciassero, senza però combaciare mai. Si tolsero  la maglietta  all'unisono. Aquerium vide la sorella togliersi anche il reggino e guardarsi. Lui fece lo stesso.  Il simbolo, che accumunava entrambi e  che rappresentava due draghi, uno rosso e uno blu, con le code e parte del corpo  intrecciati tra loro, si era, misteriosamente illuminato. Forse non voleva dire niente o forse, invece ... Aquerium cercò di non pensarci e si sdraiò sulla poltrona, addormentandosi così,  con il petto nudo che si alzava e si abbassava. L'ultima cosa che sentì fu la sorella sbuffare e rimproverarlo.  Intanto Jackson stava provando una battuta davanti alla sorella, Vegha, annoiata. <<Il gabinetto dei ministri è strano e lo sai il perché?>> Jackson vide la ragazza scuotere la testa. Sbuffò. Lui cercava di rassicurarla e di diminuire la sua tensione e invece lei non faceva altro che sbuffare. Bah, nonostante questo, avrebbe continuato lo stesso la sua battuta. Forse, tra le ragazze di Alfea, avrebbe trovata, finalmente, qualcuno che apprezzava le sue battute. Quella sì che sarebbe stato il sogno, la sua ragazza ideale! Se poi fosse stata l'esatto opposto della sorella, cioè una persona che odiava  la moda e non desiderava essere perfetta, allora sarebbe stata il top! Continuò la battuta:<<Perché come fanno a fare i loro bisogni davanti a tutti?>> Ecco l'aveva detta. Sentì le guardie del palazzo sghignazzare. Loro sì che capivano le sue battute. Erano gli unici a capirle. Vide la sorella sbuffare e dire:<<Guarda che il termine riguarda la procedura in
cui dei ministri si riuniscano per discutere di problemi importanti e non per fare bisogni. E adesso, scusami, ma devo andare a controllare se i vestiti che ho scelto sono perfetti per domani!>> La vide allontanarsi. Sentì una rabbia crescergli dentro. Come si permetteva di non ridere delle sue battute! Lo aveva trattato anche come se fosse stato uno stupido, senza capire che la sua fosse una battuta! Che andasse a controllare se i vestiti erano giusti, a lui non importava nulla di lei! La prossima volta non gli avrebbe fatto più il favore di distrarla. Non se la meritava propria la sua compassione! Mentre pensava questo una luce arancione inondò di colore la sua maglietta. Il ragazzo se la tolse e si guardò il petto. La forte luce, che adesso quasi lo abbagliava, proveniva dalla voglia a forma di stella, che aveva al centro  del petto. Scosse la testa e si rimise la maglia. Forse era solo frutto della sua immaginazione. Una voglia non si illuminava di certo!Vegha stava guardando i suoi vestiti. Non ne trovava uno giusto per incantare un uomo! Li guardò tutti di nuovo uno a uno. Era troppo infantili per una ragazza della sua età. Non poteva indossare ancora quei vestiti da bambina. Aveva tredici anni per l'amor del Sole, non era più una bambina ormai, ma sembrava che, né suo padre, né sua madre se ne accorgessero e continuava a comprargli quei vestiti. Li gettò tutti su una sedia. Doveva andare subito a comprarne altri. Non poteva perdere tempo. La scuola sarebbe iniziata solo l'indomani. Prese un vestito dalla sedia, dopo averlo accuratamente scelto, e uscì.
Mentre si stava allontanando dal castello una luce di colore giallo  si fece vedere dalla maglietta, al altezza del seno, proprio nel punto in cui la ragazza aveva la voglia a forma di stella (voglia che aveva in comune con il fratello). Lei cercò di ignorarla e continuò a camminare, come se niente fosse.  Intanto in un altro luogo Lilith stava guardando il mare  cristallino di Andros. Non poteva credere che presto sarebbe andata su un pianeta in cui non conosceva nessuno. Quasi, quasi sperava di incontrare una delle figlie delle amiche della madre. Guardò un attimo la fotografia che la madre teneva sulla mensola. Era loro da giovani, quando avevano all'incirca la loro stessa età. Secondo lei la più bella dopo la madre era la rossa, che la madre aveva detto che si chiamava Bloom. Sì, di tutte e sei avrebbe preferito conoscere la figlia della regina di Dominio. Guardò la fotografia che la madre le  aveva fatto avere della principessa di Dominio. Dalla foto sembrava una ragazza dolce e sicura di sé. Probabilmente sarebbe stato simile a lei. Non vedeva l'ora di conoscerla. Aveva bisogno di qualcuno che riuscisse a stare al passo con i suoi allenamenti. Decise di uscire a prendere un po'd'aria fresca e a tuffarsi per l'ultima volta nelle limpide acque del suo pianeta con le sirene. L'attimo dopo era in acqua completamente senza vestiti. Sentire l'acqua gelida intorno ai seni e alle gambe era fantastico. La faceva sentire libera, libera da ogni disciplina, libera di fare ciò che più le aggradava, libera di sognare ad occhi aperti, libera di allenarsi. Alzò lo sguardo e vide la madre che la stava osservando con Nex, il marito di lei. Lilith appena vide l'uomo si inabissò. Non poteva credere che la madre gli permettesse di vederla in quello stato. La vide mettere una mano sul petto del marito e fargli il cenno di allontanarsi. Era sposati da cinque anni, ma Lilith non si era ancora abituata alla sua presenza. Preferiva i giorni che passava con la madre in libertà, quando lui non era presente. La voce dolce della madre la richiamò a vestirsi:<<Dai esci dall'acqua, Lilith, non vorrai prendere un malanno, spero.>> Avrebbe voluto ribattere che non prendeva nessuno malanno, ma dall'espressione preoccupata della madre, decise di non dire niente e andò su per rivestirsi. Si rimise le mutande e  i pantaloni. Mentre stava per rimettersi il reggiseno si bloccò a guardare lo strano simbolo a forma di goccia che aveva nel mezzo tra i seni. La madre non le aveva spiegato il perché, ma sembrava che quel simbolo ce lo avesse avuto fin dalla nascita ed da allora era rimasto senza lasciarla. Lei l'aveva sempre scambiata per una voglia, ma adesso si era illuminata ed emanava sulle rocce circostanti una strana luce blu. Lilith cercò di ignorare quel evento e si rimise i vestiti, cercando di pensare ad Alfea e alla nuova amica.  Su Zenit, Stayl stava cercando di  costruire la propria ennesima invenzione insieme al fratello, Tommy. Era sicura che quella sarebbe piaciuta a Software, il principe di Zenit. Arrossì, pensando a lui. Era innamorata di quel ragazzo da quando bambina lo aveva conosciuto per sbaglio, mentre la madre presentava dei nuovi brevetti a re. Per tutta la mattina lei e Tommy avevano giocato insieme a  lui e a Ciclyn, la figlia del re, per tutta la giornata. Da allora lei aveva cercato di conquistare quel ragazzo in tutti i modi possibili, ma niente aveva  veramente funzionato. Lui aveva continuato a considerarla un'amica o, in certi giorni, persino ad  ignorarla e ad evitarla. Si voltò verso il fratello, chiedendosi cosa invece provasse lui per Ciclyn. Probabilmente non la sua stessa emozione quando vedeva Software. No, il fratello non era innamorato di quella ragazza. Glielo si leggeva in faccia quando si incontravano. Non arrossiva, non balbettava come succedeva a lei, continuava ad essere sé stesso. Quelle cose le faceva Ciclyn, piuttosto spesso.  Sospirò. Avrebbe voluto non essersi mai innamorata di quel ragazzo. L'amore portava solo guai. Tommy si voltò verso la sorella. Era la decima volta in quella settimana che costruivano qualcosa per il principe. Va bene che la sorella ne era innamorata, ma non esagerava un po'. Ripensò un attimo al ragazzo biondo e dagli occhi verdi, che veniva loro incontro, quando andavano al palazzo. Poi riguardò la sorella. Che cosa ci trovava lei in quel tipo, proprio non riusciva a capirlo! Per lui era un ragazzo normale, come tutti gli altri. Certo forse un po' più carino, ma niente di più. Sorrise. Da quanto batteva il cuore nel petto, alla sorella si era persino illuminato il petto di un colore vicino al viola. Quest'ultima cosa lo stupì. Come era possibile che alla sorella si illuminasse il petto? Guardò verso il proprio e lo vide illuminato dello stesso colore. Che fosse la voglia,  a forma di globo d'energia,  a causare quell'effetto cromatico? Decise di non dirlo alla sorella per preoccuparla inutilmente e di tornare con i pensieri al robot che stavano costruendo insieme. Intanto a Linphea,  Orchidea stava raccogliendo i fiori. Guardò il luogo intorno a sé. Per diversi mesi sarebbe stata  l'ultima volta che avrebbe visto il suo pianeta. Una coccinella che i suoi sudditi usavano come mezzo di teletrasporto atterrò vicino a lei. Orchidea la accarezzò. Il fratello Naobichi  che si era seduto sopra all'animale le fece la linguaccia. Lei scoppiò a ridere e disse:<<Scusa, adesso accarezzò anche te, contento?>> Vide il bambino annuire, come se avesse  appena detto  la cosa giusta. Accarezzò e arruffò la matassa di capelli lunghi neri che il fratello aveva sulla testa. Lo sentì ridere e poi piangere. Lei lo guardò dolcemente e lo sollevò dalla coccinella, stringendolo a sé. Sapeva il motivo per cui lui piangeva. L'indomani lei sarebbe andata ad Alfea, la scuola delle fate, e per mesi non si sarebbero più visti. Doveva rassicurarlo in qualche modo, calibrando però le parole da usare. <<Non ti preoccupare, ci rivedremo molto presto. Quando è la festa della rosa, tornerò, d'accordo? E faremo insieme un grande regalo alla mamma, d'accordo?>> Lo vide annuire e asciugarsi le lacrime e poi aprire la bocca stupito. La ragazza si chinò sul fratello e vide che indicava con il piccolo dito il  centro  tra i sui seni. Lei ci guardò e vide una luce rosa inondare la parte superiore del suo vestito rosa a fiori. Senza rifletterci tanto, capì all'istante che proveniva dalla voglia a forma di  fiore che si trovava in mezzo ai suoi seni. Si voltò verso il fratello e gli sorrise. Forse era meglio non pensarci e passare la giornata con lui. Intanto a Melodi Nota  stava provando una nuova canzone. Non vedeva l'ora di cantarle ad Alfea. Sarebbe stato il suo omaggio alla scuola. Si voltò e vide il fratello che stava al telefono con la sua ennesima fiamma, Sidorea, la principessa di Melodi.  Per lui andare a Magix non sarebbe stata affatto una novità.  Era già due anni che andava a Fonte rossa, la scuola degli specialisti, e ,da come ne aveva parlato, doveva essere  molto felice di frequentarla. Si era anche vantato di essere il migliore del suo corso, no? Mentre lo  guardava,  aveva fermato la canzone che stava cantando. Non aveva più voglia di cantare. Era troppo emozionata  per quello che l'attendeva il giorno dopo per farlo. Il fratello la guardò un attimo e poi disse, semplicemente, come se non stesse nemmeno parlando a lei,:<<L'ho mollata!>> Nota lo guardò di nuovo, senza capire.<<Chi avresti mollato, scusa?>> Lui la guardò e poi scoppiò a ridere:<<Ma come chi? Sidorea, no? Ero fidanzato con lei, giusto?>> Lei lo guardò come se fosse un cricetone a otto teste o peggio, un mostro. Come si era permesso di mollare quella ragazza. Andava bene che mollasse le altre ragazze, ma perché mollare anche lei? Era la principessa di un pianeta, anche se povero, chiunque l'avrebbe voluta come fidanzata. Che cosa gli saltava nella testa? Fece per chiediglielo, quando il ragazzo la zittì, mettendole sulla bocca la mano destra e disse:<<L'ho lasciata semplicemente perché era diventata noiosa!  Mi seguiva dappertutto e voleva sapere tutti i luoghi in cui andassi! Non ne potevo più! E' per questo che l'ho lasciata. Essendo donna, tu mi puoi capire!>> La ragazza scosse la testa e voltò il volto dall'altra parte, offesa. Il fatto che lo annoiasse, non era una buona scusa per mollare una ragazza, soprattutto una sensibile come Sidorea. Lei e la principessa di Melodi erano amiche da sempre e Nota sapeva benissimo che la ragazza amava il fratello da sempre, da quando erano piccoli. No, non si meritava un simile trattamento, soprattutto dopo essere stata al settimo cielo per una settimana, quando lui le aveva chiesto un appuntamento. Quando le aveva detto che suo fratello e lei si erano fidanzati aveva fatto i balzi di gioia. Lei era stata felicissima per lei. Avevano anche festeggiata per tutta la sera quel giorno e lui la lasciva cosi? Sbuffò e vide il fratello che indica il suo seno. Cos'era,  si metteva a fare il maniaco anche con lei? Aveva forse la camicetta abbassata, a mostrare il piccolo seno che si stava sviluppando? Guardò il punto, indicato dal fratello e vide il petto avvolto da una strana luce bianca. In quell'istante capì. Si volse verso il fratello e li fece il segno di uscire immediatamente dalla sua camera. Il ragazzo sbuffò, ma fece ciò che gli era stato chiesto. Appena il ragazzo ebbe chiuso la porta, Nota si tolse la maglia insieme al   il reggiseno e controllò. La strana voglia, che si trovava in mezzo ai seni,  a forma di nota, avvolta dal vento, stava emettendo una luce bianca. La ragazza impallidì e si accasciò sul letto , che, causalmente, si trovava dietro di lei. Quella luce improvvisa non presagiva niente di buono.  A Domino Elis si ritrovò sul letto. Doveva essersi addormentata, senza accorgersene. Guardò in basso e vide che il suo seno era ancora nudo. Non si era rimessa la maglietta. Un brivido le percorse la nuda schiena.  Si sentiva spiata.  Non era la prima volta che le succedeva. Era ormai da un anno che aveva quella sensazione. A pensarci bene da quando era successo quell'  incidente ..... Si affacciò alla finestra così com'era e lo vide. Era un ragazzo dagli occhi grigi ammaliatori e  con lunghi capelli blu racchiusi in un codino. I tratti erano belli e perfetti. Sembravano quelli di un demone ammaliatore.  Il suo sguardo scese sul suo corpo. Era molto muscoloso,  il più muscoloso ragazzo che avesse mai visto. Forse persino più muscolo del padre.   Lui alzò lo sguardo verso di lei e i loro occhi si incrociarono. Era penetranti e sicuri di sé. Sentì il volto arrossire e iniziò a provare caldo. Il ragazzo abbassò gli occhi  e li puntò contro il suo seno. Elis cercò di coprirlo. Lo vide sorridere. Sulla bocca si aprì un sorriso ammaliante. La ragazza sentì il proprio cuore battere all'impazzata.  Quando vide che la stava guardando come se volesse spogliarla, decise di tornare indietro e rimettersi la maglietta, per poi uscire e vedere chi fosse quel maniaco.  Se la rimise e guardò di nuovo fuori.  Lui era ancora lì e stava osservando ogni suo movimento. Aveva ancora quello sguardo da maniaco. Che avesse qualcosa che le apparteneva? Guardò un attimo per terra e vide che il reggiseno era scomparso, come se fosse svanito nel nulla. Si volse verso il ragazzo e vide che, inspiegabilmente,  ce lo aveva in mano lui. A questo punto decise di non uscire dalla porta. Avrebbe perso troppo tempo. Guardò la finestra della sua camera e decise di osare, Si sarebbe calata da lì. Con un gesto atletico si arrampicò fino alla finestra e, quando mise il sedere sopra agli stipiti, si buttò di sotto. Vide il terreno farsi sempre più vicino davanti ai suoi occhi. Si sarebbe forse spiaccicata? Era forse quella la fine? Era stata una sciocca. Non sapeva ancora trasformarsi in una fata e aveva voluto tentare la sorte. E poi non sapeva nemmeno se quel tipo ci sarebbe ancora stato sotto, quando lei fosse atterrata. Si ritrovò a terra, incolume. Si guardò intorno. C'è l'aveva fatta. Era davvero uscita dalla finestra. A differenza di quanto si aspettasse, quando si ritrovò giù, lui era ancora lì e la stava osservando, come se lei fosse un gelato o qualche altro dolce buono  da mangiare. Le venne incontro, tenendo sempre in mano il suo reggiseno<<Chi sei? Che cosa vuoi da me? Come hai fatto a rubare il mio reggiseno?>>gli  chiese lei, afferrando istintivamente il ragazzo per il braccio. Lui non le rispose, ma si mise a guardarla negli occhi, come se volesse leggerle l'anima. D'istinto Elis voltò il viso per evitare quello sguardo così affascinante e allo stesso tempo malinconico. Sentì le mani del ragazzo penetrare nella sua gonna e toccarle gambe. A quel tocco la ragazza fece un salto all'indietro. Come si permetteva quel tipo di metterle le mani addosso? Non sapeva che lei era la principessa di Domino?  Gli tirò uno schiaffo. Lo vide sorridere. <<Sei ancora più bella e sexy da vicino, lo sai?>> La voce del ragazzo le diede una fitta al cuore. Era la stessa voce che aveva sentito in tutti quei giorni. Che lui l'avesse spiata per tutto quel tempo. Bloccò la mano di lui. Lo sentì ridere. <<Non puoi resistermi, Elis!>> Sentì il petto di lui che premeva contro il suo. Lasciò andare la mano del ragazzo. Lui la bloccò con il corpo contro un muro. <<Sei mia!>> Elis non riusciva a liberarsi da quella stretta. Era la prima volta che le succedeva. Era sempre riuscita a difendersi da chiunque ci provasse, si era difesa persino dagli adulti. Quel ragazzo l'attirava troppo. Il suo corpo non le obbediva. Non voleva colpirlo. Sentì la sua mano che si infilava sotto la gonna e le stringeva di nuovo le gambe. Doveva intervenire. Non poteva farsi usare. Alzò la gamba e lo colpì allo stomaco. Il ragazzo cadde a terra.  Si voltò e chiamò le guardie. I gendarmi della truppa regale, che difendevano lei e la famiglia, accorsero subito al suo richiamo, ma quando arrivarono lì, il ragazzo era svanito, come volatilizzato. Elis guardò lo spazio vuoto, che, poco prima, era occupato dallo strano ragazzo. Che si fosse immaginata tutto?! Non era possibile. Lei quelle mani le aveva sentite e poi  lo aveva colpito! E poi il suo reggiseno era stato veramente rubato, no? Si volse verso i gendarmi e fece segno loro di non preoccuparsi e di tornare pure al loro posto. Scosse di nuovo la testa. Sì, si doveva essere immaginata tutto. D'altronde era ancora mezza addormentata, no? E poi, in ogni caso, era meglio non pensarci. Se anche quel ragazzo fosse stato vero e non frutto della propria immaginazione, non lo avrebbe certo più incontrato, no? All'improvviso le apparve alla memoria la sua voce. Forse lo avrebbe incontrato ancora. Sperava di no. Non voleva essere costretta a ucciderlo. L'attraeva troppo.  Vide la madre venirle incontro e indicarle qualcosa davanti a sé. Elis voltò lo sguardo e vide  al posto dei territori che si trovavano vicino al castello una landa ghiacciata. Rimase di sasso. Prima il ragazzo che la importunava e adesso questo. Che cosa stava succedendo? Vegha stava comprando dei vestiti. Non sapeva che scegliere. Era meglio la camicetta a fiori o quella a quadretti rosa e bianchi? I pantaloni alla zuava o la mini- gonna rosa scintillante? Finalmente si decise e uscì dal negozio. Una volta fuori sentì delle gocciole d'acqua cadere. Stava piovendo, lì a Solaria. Come era possibile! Che stesse succedendo qualcosa di irreparabile al suo Sole? Si voltò e vide le persone intorno a lei sconvolte. Doveva muoversi e tornare a casa il più presto possibile. Non poteva perdere alto tempo. Intanto a Zenit Stayl era uscita da casa e si era diretta verso il palazzo reale. Non vedeva l'ora di mostrare il nuovo regalo al principe! Si guardò intorno. L'aria quel giorno era strana, come se mancasse qualcosa. Vide il re venirle incontro tutto trafelato. <<Chiama subito tua madre, siamo nei guai!>> Lei lo guardò un attimo e poi disse:<<Che genere di guai?>> L'uomo la guardò come se fosse la ragazza meno dotata di capacità intellettive dell' intera  galassia magica. <<I robot e tutti i computer hanno smesso di funzionare!>> Lei lo guardò un attimo e poi capì. Era una tragedia, una tragedia al quadrato, anzi al cubo. Senza computer o robot come avrebbero potuto vivere loro a Zenit. Doveva subito tornare a casa e avvertire la madre. Doveva risolvere con tutti gli stratagemmi possibili quella situazione! Intanto a Linphea Orchidea guardava le piante davanti a lei. Erano chiaramente appassite e quella era una cosa che non succedeva molto spesso lì, sul suo pianeta. Le guardò di nuovo. Era la prima volta che succedeva una cosa simile. Sua madre le aveva spiegato che, se le piante avessero iniziato a seccarsi, per qualsiasi strano motivo, era sintomo che stava per avvenire un disastro. Si voltò verso la madre e la vide scuotere la testa:<<Non preoccuparti! Me ne occuperò io. Tu pensa a domani. Per te sarà un giorno importante, no?>> Orchidea annuì e, prima di tornare nella sua stanza, si voltò a guardare un attimo dietro di sé. Adesso stavano appassendo anche i fiori. La ragazza sospirò. Non poteva avvenire niente di peggio! Lilith guardò il mare dietro di sé. Quella sera era misteriosamente agitato, come lo era lei del resto. Non sapeva perché, ma aveva una strana inquietudine che non la voleva lasciare, un'inquietudine che le diceva che stava per succedere qualcosa, qualcosa di molto brutto. Vide le sirene che venivano buttate sulla riva dal mare in tempesta. La ragazza impallidì. Il mare non era mai stato così agitato. Doveva esserlo al massimo, dato che, nemmeno le sirene, che di solito ci vivevano e riuscivano a resistere a qualsiasi onda. Quel giorno no. Sembrava solo che le più testarde riuscissero a resistere, però per poi ritornare verso la riva e essere riscegliate lì. Lilith si chiese per un attimo se quelle cose stessero succedendo anche sugli altri pianeti? A Melodi Nota stava provando una nuovo canzone, quando la madre, accompagnata dal padre, entrarono di getto nella sua stanza. La ragazza si voltò verso i due e li vide affannosi e con il fiato corto, come se avessero appena corso. Li guardò. Doveva essere successo qualcosa a Xilophon o forse a Sidorea. Al quel pensiero impallidì. Non se lo sarebbe perdonato! Avrebbe dovuta andare da loro subito! Il pensiero che al ragazzo potesse essere successo qualcosa le distruggeva il cuore.

TRIFIX:avventure mitiche. Libro n°1 Il segreto del codiceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora