1. Faccio a botte con mia sorella

53 10 23
                                    

"Muovetevi!" disse mia madre mentre camminavamo a passo svelto verso l'uscita del supermercato, "Se Jessica mi desse una mano andrei molto più veloce", mia sorella mi passò di fianco dandomi una spallata, "Sta zitta Slenderman" presi un lungo respiro cercando di non tirarle in testa la borsa con le bottiglie dacqua.

Perché Slenderman? Ero molto magra e più pallida del bianco stesso, mi mancava solo l'altezza, "Perché mi cambiano sempre i turni in ultima?" borbottò mia madre mentre il caldo afoso tipico di Agosto si faceva sempre più forte, ho sempre odiato qualunque cosa calda che non fosse cibo.

L'auto blu in lontananza sembrava un miraggio, ero fuori da pochi minuti e già sudavo, mia madre rallentò sempre di più il passo fino a trovarsi accanto a me "Jade, aspetta.." disse a voce bassa mentre mettevo le borse di plastica nel baule, "Dimmi" aprì la bocca più volte senza parlare, "Domani ti porto da un nutrizionista", questa volta quella a bocca aperta ero io, "Sprechi soldi" dissi andando verso lo sportello, mia madre mi prese per un polso costringendomi a guardarla negli occhi alzandomi il mento con l'altra mano, "Spenderei una barca di soldi per te". Mi liberai dalla sua presa con uno strattone e andai nel sedile posteriore dellauto.

L'interno puzzava di sigarette e caffè, come la macchina di una tipica famiglia Newyorkese quale eravamo, solo che noi non ci curavamo tanto di pulirla, o almeno non così spesso cancellare gli odori.

Mia madre inserì la chiave nella fessura, girò e l'auto fece un mezzo rombo senza partire, lo fece una seconda volta e niente, alla terza con un po di fatica l'auto si accese.

Fece retromarcia e in men che non si dica eravamo in una delle strade più desolate di New York, conosceva la città da cima a fondo grazie alle gare di corsa clandestine dove incontrò mio padre, deceduto pochi giorni prima della mia nascita, non ero neanche nata e già mandavo tutto a puttane.

C'era più caldo dentro l'auto che fuori, la cosa non fece che innervosirmi ulteriormente quindi decisi di aprire un po il finestrino, sospirai godendomi l'aria che mi veniva addosso.

"Chiudi il finestrino deficiente" disse mia sorella qualche secondo dopo, "No" avevo gli occhi chiusi ma con lo strisciare dei suoi capelli biondo platino contro il sedile capii che mi stava guardando, "Ti ho detto di chiuderlo" sibilò facendosi avanti con le braccia, "E tu mi hai sentita" mi voltai di nuovo verso il getto d'aria e chiusi gli occhi, "Devo fare una foto per Instagram" era sempre attaccata e quel telefono, non lo mollava un secondo.

"A nessuno che abbia una vita sociale interessa vedere un cesso con le gambe" mia madre fece uno strano grugnito, sapevo che era una risata trattenuta, di solito non rispondevo alle provocazioni di Jessica per più di qualche secondo, ma quella volta avevo voglia di zittirla.

"Eppure tu non vuoi vederlo" schiusi appena gli occhi, "Perché vedo te tutti i giorni" lei scoppiò a ridere e saltò nei sedili dietro, "Che fai?" chiesi divertita e impaurita al tempo stesso mentre mi tirava verso di sé.

Mentre mi faceva il solletico, per liberarmi le diedi una sberla violenta sulla faccia, "Scus..." un dolore acuto al fianco mi fece mancare il respiro, le cose si stavano scaldando.

Montai sopra di lei e iniziai a tirare pugni alla cieca mentre con l'altra mano prendevo il telefono, "Te la faccio io una bella foto" andai su fotocamera e premetti il pulsante bianco sul display.

"Hashtag yolo, hashtag labellavita, hashtag xoxogossipgirl.." dissi mentre scrivevo la descrizione per postarla in Instagram, Jessica mi morse la mano stringendo sempre di più la presa, saltai dal dolore e il telefono balzò via dalla mano cadendo fuori dal finestrino.

"Merda" sussurrai guardando il telefono che continuava a rotolare dietro di noi, "O mio dio, cazzo!, Mamma ha fatto cadere il telefono fuori dall'auto", Jessica mi fissava con sguardo assassino, "Jade!" mi aggredì mia madre, spalancai gli occhi per la sorpresa, eravamo sulla curva quando la macchina frenò bruscamente facendomi quasi sbattere la testa sul sedile davanti, "Perché lo hai buttat.."-"Mamma!" gridò Jessica alzando il braccio davanti a se, guardai verso il parabrezza e vidi un grosso Tir con rimorchio che veniva verso di noi, era pieno giorno come faceva a non vederci, ma domanda più importante, da dove era sbucato, qualche secondo prima non c'era e dopo era a pochi metri di noi.

Mia madre schizzò all'indietro ma era troppo tardi, il camion ci prese in pieno facendo crepare i vetri creando così un rumore cristallino tutto intorno a noi. Protessi i miei occhi con il braccio, ma battei la testa sul bordo dello sportello della macchina e iniziai a sentire tutto intorno a me come un'eco distante, l'auto si sbilanciò cominciando a rotolare, iniziammo tutte gridare come galline, a ricordare questa parte mi viene da ridere.

Dopo qualche secondo la vista tornò normale, e vidi Jessica che era buttata sul tetto, ero a testa in giù con i capelli impastati dal sangue, quando l'auto si rigirò facendo cadere Jessica proprio sulla mia mano spingendola verso il sedile andò a infilzarsi nel palmo un grosso pezzo di vetro, il sangue schizzò addosso alla camicetta bianca di mia madre, gridai scuotendo la mano, ero l'unica sveglia, Jessica svenuta veniva sballottata di qua e di là e la testa di mia madre continuava a dondolare come se fosse morta.

Guardai il camion che continuava ad andare avanti come se nulla fosse e cercando di sforzare di più la vista offuscata dal dolore e dalla paura, mi sembrò che l'uomo all'interno fosse sveglissimo e che non faceva nulla per fermarsi.

Battei violentemente la testa sul tetto e sentii qualcosa di caldo scorrermi tra i capelli, cercai di tenere gli occhi aperti ma diventarono sempre più pesanti finché non ebbero la meglio e svenni.

Da lì fino al risveglio tutti i ricordi sono solo dei frammenti di quei pochi momenti di semi-lucidità in cui il mio cervello era riuscito a elaborare ciò che vedevo e sentivo.

Io che gattonavo a fatica fuori dall'auto, l'esplosione, le ambulanze, i pompieri, ma la cosa peggiore era mia sorella che andava a fuoco, le sue urla di dolore e io che non riuscivo ad alzarmi per fare qualunque cosa.

La barella nell'ambulanza tremava facendomi provare dolore ovunque, cercavo di muovere le braccia insanguinate che erano legate da una cintura di cuoio, come le gambe e il busto.

Improvvisamente sentii le viscere calde e qualche secondo dopo stavo vomitando in modo incontrollabile, soffocavo nel mio stesso sangue, "Non morire" disse a denti stretti una donna liberandomi le braccia, mi piegai subito oltre la barella facendo uscire una marea di liquido rosso, presi un profondo respiro.

"Non morirà" parlò una voce maschile, non capivo da dove arrivava ma improvvisamente senti qualcosa infilarsi nella pelle del mio braccio sinistro arrivando al muscolo, inizialmente sentii il dolore affievolirsi, ma man mano che spariva un fuoco bollente si espandeva dal petto arrivando al cervello, e quel dolore era peggio di mille incidenti d'auto.

In quel momento ero certa solo di una cosa, quel dolore non mi avrebbe fatta morire.

Jade Johnson (Pt. 1): The end project Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora