3. Demolisco il mio bagno

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Il mio quartiere non era il posto più bello di New York anzi, diciamo che non lo consiglierei ai turisti oltre oceano.

La nostra auto spiccava tra le altre tutte di colori classici come nero e grigio metallizzato, il palazzo in qui vivevamo sembrava un orfanotrofio, aveva un'aria grigia, noiosa e triste.

Una parte del recinto che sembrava più il filo spinato che contornava le prigioni era piagato, la luce giallastra dell'atrio illuminava appena l'esterno buio e freddo.

"La cara e vecchia Brooklyn.." borbottai mentre salivo le scale in marmo logorate da non so che cosa, mia madre stava un gradino sopra a me ondeggiando i fianchi senza farlo apposta, era la sua camminata naturale, sensuale e femminile. Era molto giovane rispetto alle madri delle ragazze della mia età, era rimasta incinta di Jessica a diciassette anni, inizialmente voleva abortire ma poi parlando con mio padre decisero di sposarsi e crescere mia sorella insieme, poi è andata come sapete.

Il nostro appartamento era il numero dodici che si trovava al sesto piano, l'ascensore si era rotto mesi prima e ancora non lo avevano aggiustato, ero alla quarta rampa di scale e non ero per niente stanca, cosa strana dal momento che ero quel tipo di persona che se la vedi correre era perché stava scappando da un branco di lupi o c'era una catastrofe naturale in corso, "Ma come fa?" chiese mia madre deglutendo col fiatone.

Misi il piede sull'ultimo gradino e infondo al corridoio si poteva vedere la porta in legno scuro con sopra scritto 12, mi fermai stringendo il bordo della tromba delle scale, non mi piaceva lidea di tornare a casa senza mia sorella, scacciai subito quel pensiero dalla testa, "è stupido" dissi a me stessa con severità.

"Hai fame?" mi chiese mia madre mettendomi un braccio attorno alle spalle, "Molta" mi sorrise mentre infilava le chiavi nella serratura, "Beh sei fortunata, ho tutto l'occorrente per fare i cheesburgher, i tuoi preferiti!" si stava sforzando di essere forte per me, ma sapevo che era triste per Jessica e non volevo far leva sulle sue emozioni per via del mio umore.

Entrai nell'appartamento, tutto sembrava uguale a cinque mesi prima, le tende bianche erano al loro posto, così come il divano, il tavolino, la televisione, era tutto così stranamente uguale, mi aspettavo di trovare uno sfracello.

Andai verso la mia stanza fermandomi davanti alla porta di Jessica, era lilla e una grande J rosa si trovava nel centro, stavo per entrare ma ritrassi la mano.

Andai invece nella mia camera, anche quella la stessa di sempre, scarsamente arredata e in ordine come l'avevo lasciata.

La gigantesca libreria sul fondo della stanza era piena di libri da cima a fondo, gli altri erano negli scatoloni sotto al letto.

Le pareti blu si intonavano al resto, la scrivania di solito piena dei compiti di scienze, portava solo il portatile e un porta penne con dentro molto materiale.

D'istinto mi misi la mano in tasca in cerca del telefono, non trovandolo nulla mi buttai sul letto, lo stomaco brontolava insistente, trovai la sensazione ambigua, di solito non avevo mai fame.

Mia sorella era morta ma non potevo pensarci in quel momento, mia madre mi stava nascondendo qualcosa e io dovevo scoprire di cosa.

Stavo per iniziare a indagare quando mia madre bussò, strano, di solito non lo faceva mai, "È pronto" annunciò ancora prima che andassi ad aprire.

Non c'era nulla che separasse realmente la cucina dal salotto, ma il tavolo in mezzo era un buon confine tra i due posti, i panini col formaggio colante erano su un piatto, mi ci fiondai sopra come se fossi stata per mesi su un'isola deserta.

"Mamma, dove tirerai fuori i soldi per le spese mediche?" chiesi guardandola, si pulì la bocca con un pezzo di carta, "Questo è imbarazzante, i genitori di Leane si sono offerti di pagarne la metà" addentai con poca grazia il mio panino e masticai buttandolo giù, "Non lo è, loro sono ricchi sfondati e spendere qualche soldo non gli nuocerà, più che altro è strano mica stravedono per me" mia madre alzò gli occhi al cielo.

Jade Johnson (Pt. 1): The end project Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora