L'orologio che portavo al polso segnava le due e mezza. Avevo così urgenza di mettere del cibo tra i denti che il mio stomaco brontolante si stava restringendo a tal punto da indurmi a pensare di dover vomitare. Quindi mi diressi verso una pizzeria, situata in fondo al corso principale. Appena entrata il profumo che proveniva dal forno mi invase, e la differenza di temperatura mi fece accapponare la pelle. Osservai per pochi secondi il luogo, poiché nonostante ci fossi andata più di una volta con i miei compagni di classe, ora mi sembrava molto più sobrio e distaccato. Alla mia sinistra si trovava il bancone di legno con una parte verticale in vetro, ove erano state esposte almeno una decina di pizze disposte fino a riempire lo spazio che offriva il ripiano. Poco più avanti, il distributore delle bibite che regnava imponente, alto e nero com'era. Dietro di esso si intravedeva una porta socchiusa, che portava ai bagni. Spostando lo sguardo verso destra notai dei quadri astratti appesi alla parete, poi un mobile anch'esso di legno con appoggiati i menu, e infine una finestra che dava su una stradina. Lo spazio restante era occupato da tavoli già apparecchiati, e su uno di questi sedevano due clienti, probabilmente stranieri.
Feci un cenno con la testa al pizzaiolo e mi diressi in bagno. Chiusi la porta a chiave, e come una barca in balia delle onde, appoggiai barcollante le mani sul lavandino, sospirando. Non avevo la forza di alzare la testa e guardarmi allo specchio, provavo vergogna anche solo a pensarci. Codarda, Lily. Provai a vedere cosa mi rimaneva nello zaino che mi sarebbe potuto essere utile. Libri di fisica, storia dell'arte, letteratura, francese, quaderni con gli angoli stropicciati, il libro "Demoni" di Dostoevskij, astuccio, diario, post-it colorati, pezza per pulire gli occhiali, fazzoletti, assorbenti, burro di cacao, portafoglio, chiavi di casa, pacchetto di biscotti ancora chiuso, bottiglietta d'acqua, elastici per capelli, caricabatterie del telefono. Sospirai di nuovo, ora in modo quasi sarcastico: cosa mi sarebbe davvero servito, come un phon, dei vestiti puliti, una coperta, non poteva di certo trovarsi lì dentro. Ma non mi lamentai, non si piange sul latte versato, si sprecano solo energie.
In quel momento trovai un po' di coraggio in me e alzai la testa: la mia immagine riflessa sembrava però molto più spaventata dell'originale. I capelli ricci di un castano scuro, lunghi fino alle spalle, erano ancora umidi e gonfi, gli occhi anch'essi marroni lasciavano presagire lo stato di confusione della mia anima, le labbra rosee non accennavano al solito sorriso luminoso; infine la mia pelle, di carnagione scura, pareva esser stata strofinata con la candeggina, poiché appariva pallida e smunta. Indossavo una maglietta color panna a maniche corte che lasciava scoperto il mio addome, una felpa della marca adidas, dei jeans neri a palazzo e un paio di scarpe bianche. Almeno gli indumenti s'erano asciugati.
Mi legai i capelli come serpenti che dovevano essere domati con un elastico, mi rimisi lo zaino sulle spalle e uscii. Al bancone chiesi due pezzi di pizza margherita e una bottiglia d'acqua, pagai e mi misi a sedere per mangiare con calma e intanto pensare a dove passare la notte. Scartai l'idea dell'hotel: non mi sarei potuta permettere una camera per il prezzo, e avrei dovuto chiedere alloggio anche per i giorni successivi. Non era accettabile neanche l'idea di andare da un'amica, visto che non sarei stata riconosciuta. Ad un certo punto pensai di andare dal parroco della città, ma non ero a conoscenza di un eventuale "rifugio per i senzatetto". Quindi mi rimanevano due opzioni: vagare per la città domandando ospitalità per un paio di giorni oppur dormire sulle panchine nel parco giochi. In realtà la seconda scelta sarebbe stata la conseguenza più ovvia se non avessi trovato qualcuno disposto ad aiutarmi. Nel frattempo avevo finito il mio spuntino, e prima di alzarmi contai i soldi che mi rimanevano nelle tasche; 34 euro in totale. Decisi di prendere un altro pezzo di pizza talvolta avessi avuto bisogno di sfamare il mio stomaco, e lo misi nello zaino insieme alla bottiglietta d'acqua. Ringraziai e, una volta uscita, mi diressi verso il parco, dove mi sarei riposata per un po'.

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𝘈𝘮𝘯𝘦𝘴𝘪𝘢 | 𝘓𝘪𝘭𝘪𝘣𝘦𝘵𝘩'𝘴 𝘴𝘵𝘰𝘳𝘺
Teen Fiction𝘪𝘴 𝘵𝘩𝘦𝘳𝘦 𝘢𝘯𝘺 𝘭𝘪𝘧𝘦 Lilibeth's story ʚ amnesia or ... # tw ! delicate contents .ıllı.ılı. 𝙤𝙣 𝙈𝙖𝙧𝙨? ˚✧ .