Quello in cui vivevo era un paese in cui non esistevano segreti. Tutti sapevano di tutto e di tutti, quindi sapevano anche della separazione dei miei. Mamma diceva che era stata colpa mia se papà se n'era andato, ma sapeva che non era così. Papà se n'era andato perché aveva un'altra. Quando passeggiavo sul corso o a scuola tutti mi osservavano e sparlavano di me e della mia famiglia. Da quando papà non c'era, mamma aveva iniziato a dare i numeri. Non ragionava, sfogava la sua rabbia su me o sui mobili oppure su di me tramite i mobili e gli oggetti. A scuola iniziai ad andare male. Ormai studiavo poco e niente. Erano settimane che vomitavo, che stavo male. A scuola nessuno mi rivolgeva la parola, se non per insultarmi. Ma un giorno Jacopo mi disse:"Hey..", pensavo volesse dirmi qualcosa di brutto, anche se lui mi osservava soltanto e non si limitava mai a parlarmi, così aumentai il passo. "Hey aspetta, non scappare.." Mi raggiunse. "Volevo solo chiederti se sei dimagrita, perché stai bene così" disse.
Mi limitai ad osservarlo. Mi aveva detto che stavo bene. Ma io non stavo facendo nessuna dieta, non mangiavo da due settimane. Così capii. Era grazie al vomito se i mesi successivi tutti iniziarono a guardarmi diversamente, sotto un'altro aspetto. Così continuai. Mamma se ne accorse e impazzí letteralmente. Non aspettai altro, solo il college per allontanarmi dalle continua grida e botte e occhiate e sparlate. Io e Anna dovevamo trasferirci. Anche lei in famiglia aveva problemi. I suoi erano separati ma vivevano sotto lo stesso tetto. Il padre picchiava la madre, e lei diceva che andava tutto bene, ma un giorno andò in ospedale, aveva un livido sotto l'occhio e uno sul fianco. Disse che era caduta dalle scale. È anche per questo che Anna mi sta vicino, mi capisce e io faccio lo stesso con lei. Quindi ce ne andammo al college, in un posto in cui nessuno ci conosceva, in cui potevamo iniziare tutto daccapo.
