32. Le notizie corrono veloci - parte 1

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Non abbiamo ancora detto niente alle nostre famiglie riguardo alla mia gravidanza, un po' perché dobbiamo ancora riprenderci noi da questa notizia meravigliosa, un po' perché stavamo aspettando il momento giusto. Probabilmente non esiste il momento perfetto per informare i propri genitori che diventeranno nonni, abbiamo soltanto deciso che sarà oggi. Mia madre mi assilla per sapere qualcosa: mi chiama tutti i giorni chiedendomi come sto e se so qualcosa. Io tutte le volte cerco di glissare sulle risposte, girando intorno alla questione. Ora, però, non possiamo più farlo. È in ansia per me e non la biasimo. Conoscendola starà già pensando che io abbia un brutto male, perciò credo sia giunto il momento di informarla sulle novità.

«Amore, mi ha appena chiamato mio padre. Devo andare urgentemente in azienda». Mi informa Marco facendo capolino alla porta del bagno.

«Oh, è successo qualcosa di grave?», chiedo preoccupata. Non vorrei mai che il signor Rossini si sia sentito nuovamente male.

«No, niente di grave, ma hanno fatto un casino con delle consegne e mio padre vuole che gestisca tutto quel marasma, prima di fare una strage», risponde scuotendo la testa. «Sai che mio padre diventa una belva quando si incazza».

«Assomiglia molto a una persona di mia conoscenza», commento divertita.

«Che donna insolente!». Mi raggiunge e mi tappa la bocca con la sua, stordendomi.

«Rimandiamo?», domando una volta ripreso a respirare normalmente.

Lui sembra pensarci un attimo. «Non ha senso rimandare. E se tu lo dicessi ai tuoi e io ai miei? Almeno così ottimizziamo il tempo e non ci pensiamo più».

La sua non è una brutta idea, anche se non ho alcuna intenzione di presentarmi da sola a casa dei miei genitori. Ho bisogno di un diversivo, qualcuno che possa distrarli un po' e credo anche di sapere su chi fare affidamento.

«Prima lo facciamo, meglio è», gli dico con un sorriso.

«Ci vediamo dopo la partita?». Posa la fronte sulla mia e mi stringe a sé.

«Non mancherò». Gli bacio delicatamente le labbra. Mi saluta con un bacio sul ventre: da quando abbiamo scoperto di aspettare un figlio, non fa altro che sussurrare parole dolci a quell'ammasso informe di cellule. Gli ho fatto notare che è un pochino presto per farlo, ma lui con una scrollata di spalle mi ha detto che non gli importa, ama già follemente nostro figlio.

Una volta sola, mi lascio andare tra i cuscini del divano: ho una fiacchezza addosso che me ne tornerei a dormire, altro che andare dai miei. Non ho per niente voglia di uscire, mi sta tornando pure la nausea. Diablo mi raggiunge e si acciambella sulle mie gambe per la sua razione di coccole, non mi lascia mai sola un attimo quando sono a casa, è peggio della mia ombra. Gli accarezzo il pelo distrattamente, mentre con l'altra mano mando un messaggio alla mia ancora di salvezza che mi passa a prendere venti minuti dopo l'invio.

«Come sta la mia figlioccia?». Sollevo in aria Eleonora che mi sorride felice. «Ma quanto sei bella con questo vestitino rosa».

Le bacio la punta del naso, prima di stringermela al petto. Lei è la mia piccolina, la coccolo e vizio senza alcun ritegno. Marco è pazzo di lei, la strapazza di baci tutte le volte che può.

«Mia figlia riesce a comprare chiunque con quel suo bel faccino», commenta Stella divertita.

«Appunto per questo ti ho chiesto di venire con me dai miei, da sola non potrei mai farcela», le dico restituendole la bimba per poterla mettere sul suo seggiolino. «Ho bisogno di un diversivo, non voglio che l'attenzione sia tutta per me, non vorrei soffocare».

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