Parte 3: Il tragico congresso ha inizio

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-Perché sono qui....cosa si vuole ancora da questo misero...- La sua voce, un rantolo, tradiva la sofferenza per le pene già patite. Visto il catafalco subito comprese a quale prova lo si voleva sottoporre. Tento', trascinandosi, di arrivare al capezzale del padre ma la catena a cui era legato lo trattenne e s'accascio' sconfitto. -Padre mio, mio saggio, mio amore, mio unico bene morto per mano infame. Perché il male si accanisce dopo ti te, su di me...perché questo destino...ah, perché? Padre mio " fiore del mio giardino" mi chiamavi. Adoravi il tuo disgraziato figlio e oggi lo vedi qui più disgraziato ancora per averti perso. Vorrei abbracciarti padre mio perfetto che mai negasti amore e affetto per un figlio indegno. Eppure non posso, sono un animale, legato a una catena in mezzo ad altri animali tali e quali a me..... – Questo farabutto recita la parte, sono giorni che piange. – pensava Sala – Uno come lui che ha fatto della dissolutezza una religione...ascoltiamolo tuttavia, è il nostro dovere- È questo tuo figlio, quello che generasti e amavi?- riprese quello- È questo essere senza più nome, dignità, che del suo futuro può decidere solamente morte e vorrebbe vivere invece, testimoniare la sua innocenza e rendere grazie alla giustizia...padre mio diletto perdona la mia nullità, difendimi ti prego da questa umiliazione estrema...- Si volse come avvedendosi solo allora della oscura presenza dell'uomo a lato che sicuramente lo osservava e ne misurava ogni respiro.- E tu? Un altro interrogatorio? Ho detto mille volte come fu che mi trovai nei pressi della casa di mio padre quella maledetta sera. Sono innocente, non voglio dire altro, fate il vostro dovere da me non avrete altro.- La vista di quell'uomo nell'ombra aveva ridato un barlume di energia a quel corpo disfatto ma subito si spense. Non venne risposta. Nella mente di Sala si affollavano sensazioni, tentativi di ipotesi ma tutto era confuso. Il disgraziato davanti a lui forse stavolta era sincero; sapeva dell' amore di quel padre per il figlio degenerato e non vedeva motivazioni sufficienti ad uccidere. Non appena lo sfogo del poveraccio ebbe fine un lieve profumo riempi' la stanza, almeno così parse a Sala. Il suo stomaco si contrasse, una vertigine lo colse ed ebbe la certezza che "quel" sogno non era stato solo un sogno. Non ebbe la forza di guardare al morto e continuò ad osservare il figlio. Giaceva a terra, girato su un fianco, il gomito a sostenere il busto. Quello che vide poi lo agghiaccio'. L'uomo caccio' gli occhi fuori dalle orbite, parlò ma dalla sua bocca non usci' suono, guardava il vuoto avanti a se, si mosse come per sottrarsi a un fuoco e gridò a voce spenta con tutta la forza che aveva in corpo. Fu colto da un convulso moto che sembrava portargli via la testa e alla fine vomito' un urlo disumano che fece tremare i polsi del già provato giudice, uno dei ceri intorno al catafalco si spense e il giovane cadde come un sacco di ossa e rimase immobile. Al profumo seguì il fetore, la conferma! Sala per un momento desiderò di essere morto, oddio non proprio, ma perlomeno di non essere lì. Nessun soccorso fu prestato al giovane, nessuna misericordia, nessuna possibile spiegazione di quel che capitava. Solo la donna per un attimo girò lo sguardo verso di lui ma i lunghi capelli, i lividi e la poca luce che c'era negarono la sua espressione a chi la volesse cercare. Seguirono momenti di vuoto, come in un trapasso: i tre, i quattro, sembravano davvero tra vita e morte, in un limbo limaccioso carico di angoscia. -Io ti ho visto! Ho visto – Disse la donna- quella sera che fuggivi dalla casa di tuo padre. Lo avevi ammazzato, che Dio ti benedica, e scappavi come scappa un assassino. Era la casa di tuo padre! Perché fuggire allora, animale, se non per mettere fra te e il tuo delitto più distanza possibile...- nel dire questo la sua voce si spense come vinta dal peso di mille penose prove sostenute e la sua domanda non sembrò nemmeno una domanda a Sala che tentava di ascoltare tutto nonostante lo sgomento. Sembrava, e lo era, una affermazione. La donna aveva dunque visto fuggire l'uomo, ora lo ammetteva e ammettendolo confessava di trovarsi a sua volta accanto alla casa del Moro quella maledetta sera. -Questa volta abbiamo inchiodato questo infame parricida. Sia messo a verbale che era là. È un pazzo. Avete visto cosa fa, è un indiavolato, perché tenerci alla portata di una simile bestia?- Rantolo' rabbioso, a sua volta, il secondo uomo, lo scalpellino, come scosso dal torpore. -Ha fretta di concludere il tomo!- pensò Sala. -Sono giorni che trascino il mio fagotto di disgrazie in mezzo a questi assassini. Io volevo solo essere pagato il giusto per il giusto lavoro fatto. Che ci guadagno dalla tua morte- si voltò verso il cadavere- Che me ne viene? Ho sempre solo lavorato e detto " sissignore". Ora ripagato a bastonate, mi si vorrebbe morto per colpa di un cane che morde suo padre- Quest' ultima frase, sembrò sincera a Sala distratto da un grosso topo di passaggio.

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