• u n o •

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Seduto al bancone di un anonimo pub di periferia si guarda intorno, cercando di capire quanto più possibile dell'ambiente che che lo circonda grazie ad un unico sguardo attento e prolungato.

Gli è sempre piaciuto starsene in un angolo in silenzio, ad osservare il mondo che gli si muove attorno, inesorabile, totalmente non curante del suo stato d'animo.

Continua a scorrere il tempo, ignorando completamente chiunque voglia invertirne in corso, cambiarne la velocità, rallentarlo, o, come in questo caso Sangiovanni, accelerarlo.

Vorrebbe avere un telecomando a disposizione mentre si trova su uno sgabello particolarmente scomodo a sorseggiare un drink eccessivamente annacquato per la quantità di denaro che ha pagato per ottenerlo.

Vorrebbe poter premere quel pulsante, sempre poco utilizzato da chi come lui tende a non avere mai fretta, finchè le immagini che si trova a scorgere non inizino a scorrere davanti ai suoi occhi a velocità ×10.

Ed è strano per lui, che di dettagli nella sua vita non ha mai voluto perdersene neanche uno, ma trova che in quella serata di fine estate non ci sia effettivamente nulla che possa in qualche bizzarro modo attirare la sua attenzione.

Gente ubriaca, corpi che si dimenano accaldati, la musica che copre qualcosiasi altro suono, un continuo via vai che dalla fine del bancone si dirige verso quello che presume essere il bagno.

Presume, sì, perchè non ha la minima intenzione di avvicinarsi per poterne avere quanto meno la certezza.

Ed è tutto ad un tratto, come la più improvvisa delle epifanie, o come il più scontato dei cliché, che il suo sguardo viene catturato da qualcosa di completamente diverso, di un'eleganza tale da cozzare quasi con l'ambiente più rozzo che la ospita.

Nella baraonda di pelli che si sfregano, lì, al centro della pista, apparentemente ignara di ciò che la circonda, una ragazza segue il ritmo che domina la sala in maniera completamente diversa dal resto della folla.

È leggera, stretta in un abito bianco che la fa brillare al di sotto di quelle luci forti, e che le conferisce un aspetto quasi etereo.

Tiene gli occhi chiusi, il capo leggermente reclinato all'indietro, le labbra contornate da un rossetto scuro appena socchiuse.

Attorno a lei si è formato un piccolo vuoto, come se la sua anima sprigionata da quel ballo impovvisato avesse spinto lontano tutti coloro che non avrebbero fatto altro che intralciare quella fuoriuscita così violenta di arte.

Ed improvvisamente Sangiovanni sembra aver trovato qualcosa per la quale valga la pena fermare il tempo

Quel telecomando però lui non lo ha, così la traccia cambia, e la bolla scoppia.

Malgrado ciò, non può fare a meno di continuare ad osservarla mentre, aperti gli occhi, si lascia andare ad uno sguardo un po' spaesato, come se si fosse appena risvegliata da un sogno fin troppo reale, mentre cerca di districarsi da quelle persone che si muovono in modo così diverso dal suo.

Nel tragitto un paio di ragazzi la urtano accidentalmente, ma lei rivolge comunque a tutti un sorriso radioso, che non può fare a meno di contagiare ogni destinatario e, inevitabilmente anche lui stesso, ancora accomodato sullo sgabello.

La sta ancora seguendo con lo sguardo nel momento in cui si avvina al punto in cui lui stesso si trova.
Si appoggia al bancone e, malgrado la distanza, la sente chiaramente mentre attira l'attenzione dello stesso barman che ha servito lui poco prima con un "ei Marcellus, che me la fai una Caipiroska per favore? Sto tipo morendo dal caldo".

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