Capitolo 13. Dolore

872 27 16
                                    

Da quanto tempo sono qui? Non lo so più con certezza, forse solo un giorno o forse una settimana intera, non lo so.
Sono ancora appesa come un salame per i polsi, la schiena ridotta ad una massa sanguinolenta per le frustrate micidiali che quel pezzo di merda si è così divertito ad infliggermi, la maglietta che indossavo ovviamente adesso non esiste più, il volto tumefatto laddove i suoi pugni lo hanno raggiunto, su tutto il corpo lividi violacei vanno a formare una macabra tela.
Il legame con Lucifero si è spezzato chissà quanto tempo fa, e provo costantemente a crearne uno nuovo ma sono troppo debole per usare qualsiasi potere, e probabilmente Lucifero è ancora troppo lontano o forse tutto il sangue che ho perso rende inefficace qualsiasi sforzo.
Non so per quale sadico motivo mi ha concesso una pausa dal dolore continuo e intenso, né tanto meno perché mai si ostina a tenermi in vita quando il suo scopo è palesemente quello di prendersi la mia vita.
A quanto pare colui che mi ha catturata in un modo così vigliacco non è altri che il fratello di uno degli angeli che ho ucciso giorni fa, e questa non è altro che la sua vendetta.
Una vendetta maledettamente sadica e lunga, dannatamente lunga. . . Ho provato a farlo parlare, a provocarlo in qualsiasi modo per farlo tradire - l'ira fa commettere stupidi errori, ma purtroppo non è il suo caso - ho usato persino il fratello defunto per fargli perdere il controllo ma non è servito a niente.
Ha sempre tenuto sotto controllo ogni tipo di emozione, solamente sentirmi urlare preda del dolore ha fatto trasparire una profonda e sadica soddisfazione nel suo sguardo così gelido e letale.
Neanche ricordargli le conseguenze di questo folle gesto lo ha fatto vacillare per un solo istante, anzi credo di poter affermare che è pronto a morire pur di portare a termine la sua missione personale: farmi soffrire fino a quando si sarà stancato ed infine togliermi la mia miserabile vita come l'ha definita egli stesso.
Ho un solo vantaggio su di lui e prima di rivelarlo la morte è la prima scelta: quel verme non sa che sono riuscita ad avvertire Lucifero, non sa che gli ho trasmesso ogni singola immagine fino a quando ho potuto, non sa che il mio Re conosce la sua identità e forse con un briciolo di fortuna saprà identificare questo dannato maneggio o qualunque cosa sia.

Conoscendolo la sua furia sarà percepibile da chilometri. . .

Un sorriso appena accennato mi si dipinge sulle labbra solamente a pensare a un Lucifero furioso, sicuramente partito immediatamente da New Orleans con Astaroth per mettersi sulle mie tracce.
Preoccupazione, rabbia e chissà che altro nei suoi occhi straordinari; il suo corpo teso per mantenere una parvenza di controllo; mi sembra ancora di udire i suoi ruggiti nella mia mente e questo mi strappa un altro debole sorriso.
Sciocco da parte mia - soprattutto in una situazione del genere - ma immaginarlo a seguire le mie tracce con una furia spaventosa mi conforta, è come se avessi capito solo in questo momento che lui tiene veramente a me, si preoccupa per me e infine che farà di tutto per riportarmi a casa con lui.
Non so definire il forte legame che ci unisce e al momento non mi interessa più di tanto capire, no. . . Quello che mi importa invece è poterlo rivedere al più presto, sentire nuovamente il meraviglioso calore - il suo calore - avvolgermi il cuore, sentire ancora una volta la fortissima sensazione di protezione che la sua mano riesce a trasmettermi.
É proprio pensando a Lucifero che mi ritornano in mente le parole pronunciate da Simeon chissà quanto tempo fa, mi riecheggiano nella mente come un disco rotto; sembrava così sicuro di ciò che ha affermato e felice che ancora adesso ne rimango in un certo senso sconvolta.
Eppure una parte di me sapeva già quanto detto da Simeon, in cuor mio sapevo che Lucifero non si comporta così con tutti, sapevo che con me non ha mai indossato maschere né tanto meno recitato il ruolo che riveste. . . Con me è sempre e solo stato Lucifero come io sono sempre stata la Josephine che nessuno ha mai potuto vedere.
Lo sapevo eppure lo negavo anche a me stessa per paura di farmi del male, il dubbio che potessi illudermi da sola mi ha impedito di vedere chiaramente, di pensare lucidamente ottenendo come risultato solo un enorme spreco di energie e di tempo.

Et lux in tenebris: infernumDove le storie prendono vita. Scoprilo ora