Capitolo Uno

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Harry sta leggendo un libro, steso su un divano color crema che non è quello della sua suite, mentre con l'altra mano si gratta lo stomaco da sotto la t-shirt bianca. E' un talento, essere un principe e non rabbrividire di disgusto se si indossa una tuta Adidas.

In televisione c'è Eggs With Elsie, il programma di gossip più seguito di Genovia, che ha messo più come sottofondo per leggere Virginia Woolf che altro, anche perché è fondamentalmente questa donna bionda piena di crema idratante che cucina uova mentre parla di qualsiasi cosa, sembra sapere tutto di chiunque ed è presente in ogni luogo possibile. Harry ne ha un po' paura, ma crede sia innocua. Mentre il suo gatto Flaubert (si, gli piace Madame Bovary, è triste e affascinante ed Harry è un melodrammatico, va bene?) gli lecca la caviglia nuda, Elsie sta giusto dicendo:

''E l'argomento di oggi è il nostro principe Harry...''

Il che, no. Il ragazzo spegne subito la televisione. Troppo giovane per sentire di sé stesso in diretta di prima mattina e fregarsene sul serio qualcosa. Anche perché, e lo nota con la coda dell'occhio, due donne sono appena entrate dalle doppie porte aperte, e si stanno inchinando con dei sorrisi identici. Sono anche uguali, solo che una è bionda e l'altra è corvina. Si mette a sedere mentre chiude il libro:

''Oh, ciao'' dice gentilmente, guardando i suoi abiti mentre si alza ''Perdonatemi, credevo di essere solo.''

''No, Altezza'' la bionda sorride ''Siamo le vostre cameriere. I sono Brigitta, lei è Brigitte. Al vostro servizio.''

Quindi loro- Oh, okay. Harry quadra i loro sorrisi perfetti prima di tentarne uno: ''Io sono Harry. Uhm, siete nuove e non lo sapete, però- Non salutatemi con l'inchino, va bene?''

''Non vi piace? Ne volete un altro? Magari così?'' dice velocemente quella che dovrebbe essere Brigitte, tentandone uno più elaborato. Harry prova a fermarla (è esattamente quello che non intendeva) ma Brigitta ha rilanciato, con uno ancora più sfarzoso, che insieme alla compagna fa a ripetizione: ''Oppure così, Altezza?''

Mentre Harry spiega in balbettii confusi che no, lui non vuole che si inchinino e basta, l'enorme barboncino di sua nonna, Maurice, fa il suo ingresso e passa oltre lui, con al seguito Charlotte, in gonna nera al ginocchio e camicetta azzurra. Ha un rossetto marroncino.

''Buongiorno, Sua Altezza. Vostra nonna vi dà il buongiorno, anche se attualmente è in Parlamento. Vedo che ha conosciuto le cameriere.''

''Come le fermo?'' domanda a bassa voce, dato che le donne si stanno ancora inchinando. Charlotte schiude le labbra in una 'o' e reclinando il capo ordina gentilmente:

''Basta inchini, ragazze, adesso tornate a lavoro.'' mentre li lasciano soli. Charlotte continua: ''Mi dispiace che la sua suite non sia ancora pronta, speravamo il contrario entro il suo ritorno ma-''

''Tranquilla, Lottie. Qui sto benissimo'' sorride affettuosamente, prendendo un sorso di caffè e porgendo un'altra tazzina alla segretaria, nonostante le sue proteste. Il fatto è che sua nonna ha deciso di ristrutturare il loro castello, ed Harry, in Inghilterra per un anno per il suo master, non è stato molto affetto dal trambusto dei lavori che, dato che sua nonna era persino più puntigliosa di lui, sarebbero culminati nella sua stanza. Il fatto che non fossero ancora terminati per il suo rientro e il suo compleanno, dato che ne erano il regalo, aveva mandato la Regina fuori di testa, ma ad Harry non cambiava molto dove alloggiava. Preferiva il giardino.

''Posso vedere un po' il palazzo e le modifiche che mi sono perso?'' chiede, prendendo un bicchiere di succo d'arancia. La segretaria guarda appena sulla cartelletta che sta reggendo contro il petto:

''Certo, Altezza.''

Harry, con il suo bicchiere in mano, esplora i corridoi di cui ricordava gli stucchi leggermente rovinati: sono perfetti, adesso, di un morbido colore rosa. Sembra una distesa liscia di panna alla fragola, accentuata da colonne bianche. Il pavimento è stato lucidato e sistemato dai graffi, e adesso ci si può vagamente specchiare. Conta le stanze e si diverte a ricordare chi ha ospitato ognuna di esse, finché non arriva a una porta defilata, in una curva, che fissa con la testa inclinata, scavando nella memoria per provare a ricordare che duca o barone vi ha dormito. Stringendosi al maglione che ha infilato (siamo comunque a febbraio) poggia il bicchiere vuoto su un piedistallo del suo pro-pro-pro prozio Ivan e apre la porta, rilevando un ambiente chiuso, piccolo, con due sedie e una minuscola fessura di luce sulla parete opposta all'entrata.

Prince Diaries ||L.S.||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora