Capitolo 1.

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Questa mattina mi svegliai troppo presto per i miei standard, che oscillavano dalle undici alle due del pomeriggio, poiché tra l'insonnia che mi avvolgeva e i pensieri che mi tormentavano ogni notte la passavo in bianco, finendo per addormentarmi tra le tre e le quattro del mattino. E quel giorno, quasi come tutti i giorni, il mio sonno venne disturbato dalle voci di mio fratello e di quello stupido del suo migliore amico che ogni giorno rompeva già di prima mattina. Sbuffai al solo pensiero di dovermi alzare per affrontare la giornata, mi rigirai sul letto un paio di volte, osservando punti indistinti della stanza riempiendomi gli occhi di un azzurro tenue del colore delle pareti che mi circondavano, senza pensare in realtà a nulla; ormai avevo capito che riaddormentarmi sarebbe stato impossibile, quando mi svegliavo era raro che riuscivo a riaddormentarmi. Presi coraggio e scostai le lenzuola dal mio corpo, rabbrividì qualche secondo a causa della pelle coperta solamente da un intimo piuttosto striminzito ma comodo, mi alzai e camminai a piedi scalzi fuori dalla stanza.

Mi ritrovai in corridoio, non curante delle mie condizioni da appena sveglia e già incazzata, "come non iniziare meglio la giornata?" Me lo chiedo anch'io. Incamminandomi verso la fonte di quel chiasso che mi aveva disturbata, mentre mi stropicciavo gli occhi assonnati non mi ero resa conto di star camminando a vuoto e quindi presto di sbattere contro qualcosa o qualcuno. Non era difficile immaginare di chi fosse quel petto muscoloso contro cui avevo sbattuto, infatti presto sentì una risatina e quel petto vibrare, la situazione non era delle migliori visto che mi trovavo in intimo davanti a quel pezzo di manzo mentre avevo le mani poggiate sul suo petto, coperto da una leggera magliettina di cotone, e gli occhi di lui che mi squadravano dall'alto. Ero così imbarazzata che non riuscivo nemmeno a spostare la testa dal suo petto per guardarlo negli occhi. <Puoi anche spostarti adesso piccola, o se preferisci possiamo stare così quanto vuoi, sai la vista del tuo culo non è male> disse Thomas tenendomi per i fianchi e abbassandosi per sussurrarmi ad un orecchio. Mi spostai immediatamente da quella fonte di calore arrossendo, <Sei tu che mi sei venuto addosso> dissi osservandolo in tutta la sua fregnaggine: 190 centimetri di muscoli, stronzaggine e perversione. Quei fottuti occhi grigi mi stavano squadrando da capo a piedi e ultimamente scoprì che stranamente mi piaceva essere guardata da quegli occhi. <Rose...> sospirò <...ho capito che sei in astinenza, ma questi doppi sensi di prima mattina non fanno altro che farmi venire voglia di portarti dinuovo su quel letto e farti vedere come "ti vengo addosso"> disse maliziosamente mangiandomi con gli occhi. Ogni volta mi sentivo impotente davanti a lui, al suo sguardo, e la cosa mi eccitava tremendamente, tanto da portarmi a stringere le gambe. <Beh...buongiorno anche a te> risposi a bassa voce facendo finta di niente, sorpassandolo per andare nella stanza di mio fratello... come se questo incontro con lui di prima mattina non avesse fatto altro che scombussolare ancora di più la mia poca sanità mentale. Presi un bel respiro; ultimamente la tensione sessuale tra di noi era alle stelle e se solo mio fratello avesse scoperto come si comportavano il suo migliore amico e sua sorella, sono certa che avrebbe messo presto fine alle nostre miserabili vite da adolescenti arrapati a dir poco.

Pensavo di potermela scampare facilmente, ma Thomas era così cocciuto quando si fissava in mente di voler qualcosa ed usciva fuori di testa quando lo ignoravo in quel modo, eppure era il primo a trattarmi con sufficienza quando non eravamo da soli. Mi venne dietro senza pensarci due volte, con lo sguardo fisso sulle mie forme, mi prese da un fianco, lo strinse e mi fece voltare sbattendomi al muro alle sue spalle, mi incastrò in quello spazietto, poggiando le mani sopra la mia testa. Non disse niente, mi guardò e basta; ero pietrificata, la sua presenza mi metteva a disagio ma allo stesso tempo mi faceva sentire al sicuro e questo mi destabilizzava. Lui era assorto a guardarmi e sembrava perso nei suoi pensieri, mentre io mi perdevo in quegli occhi di un colore grigio scuro che sembrava quasi che mi penetrassero l'anima.
<Thomas...> esclamò mio fratello Kyle interrompendo il loro gioco di sguardi, all'udire della sua voce che si avvicinava ci distanziammo velocemente, io con ancora le guance rosse ero rimasta appoggiata con il corpo al muro e Thomas mi si trovava di fronte <...ho trovato quella canzone che-> iniziò a dire, ma si fermò non appena ci vide insieme, il suo viso assunse un espressione corruciata <che state facendo?> chiese all'uscio del corridoio, con lo sguardo assonnato e la voce rauca <nulla> rispose tranquillamente Thomas buttando un'occhiata verso di me, al che Kyle mi guardò aspettando una risposta anche da parte mia <i-io...> mi schiarì la voce <io stavo venendo in camera tua per dirvi di smettere di fare tutto quel chiasso> dissi acquisendo la mia sicurezza <ora però vado a fare una doccia e poi scendo.> continuai per poi dirigermi frettolosamente in camera mia con le gambe molli, sentendomi addosso quegli occhi fissi sulla mia schiena... o poco giù. Entrai e mi chiusi la porta alle spalle, chiusi gli occhi e presi un respiro profondo.

Andai davanti all'armadio, presi un paio di pantaloncini neri comodi e una maglia a maniche corte, grigia, che mi arrivava sotto il sedere; mi piaceva stare comoda in casa, presi anche l'intimo pulito e mi spostai nel piccolo bagno della mia camera, posai i vestiti nel ripiano, mi spogliai definitivamente e entrai in doccia aprendo l'acqua tiepida; decisi di farmi anche uno shampoo veloce, così massaggiai la cute con il mio shampoo al miele e mi insaponai il corpo con un bagnoschiuma allo zucchero filato che faceva profumare la mia pelle per tutto il giorno. Lì dentro mi rilassai quanto abbastanza che nemmeno per un secondo pensai a Thomas, mi liberai per qualche minuto di tutti i pensieri e semplicemente lasciavo scorrere l'acqua sul mio corpo, sentendomi stranamente leggera. Presto finì, così chiusi l'acqua, mi strizzai i capelli per liberarmi dell'acqua in eccesso, uscì gocciolante dalla doccia e mi avvolsi il corpo in un asciugamano che mi corpiva fino alle ginocchia, con un asciugamano più piccolo tamponai i capelli bagnati, dopo di che mi mise i vestiti che avevo scelto e guardandomi allo specchio notai le leggere occhiaie viola sotto gli occhi color nocciola, feci una smorfia, raggruppai i capelli castani ancora bagnati in una crocchia disordinata sopra la testa e sistemai quello che avevo lasciato in giro. Uscì dal bagno sospirando e mi diressi al piano di sotto per fare colazione.

Scesi al piano di sotto e trovai i due ragazzi seduti sul divano intenti a giocare con la playstation, tra urla e imprecazioni; sembravano due bambini. Li guardai sorridendo e scuotendo la testa, ormai loro due erano la mia famiglia e ne ero più che contenta di questo. Mi affacciai alla porta del salotto, comunicante con la cucina, ed esclamai <preparo i pancakes, li volete?> facendoli subito girare verso di me, con un sorriso sornione di chi non avrebbe mai potuto rifiutare una proposta del genere <va bene, va bene, ho capito> dissi nuovamente per poi dirigermi in cucina a preparare i pancakes. Come al solito seguì la mia ricetta, aggiungendo all'interno delle gocce di cioccolato; mischiai tutti gli ingredienti e in pochi minuti furono pronti. <è pronto> gridai dalla cucina e in men che non si dica mi ritrovai quei due colossi seduti a tavola, misi i pancakes in un piatto al centro e distribuì dei piattini così che ognuno potesse prenderne quanti ne volesse, prendendo anche la nutella e lo sciroppo d'acero; non persero tempo ad ingozzarsi, riempiendoli di nutella, e a farmi i complimenti per quanto fossero venuti buoni come al solito, ringraziai fiera di me stessa. Mi sedette anch'io e mi gustai ben tre pancakes pieni di nutella mentre Kyle di fretta e furia finì presto, gettò il piatto sporco dentro al lavandino e andò nuovamente nel salotto gridando <ti aspetto per la rivincita> rivolto all'amico, Thomas stranamente perse più tempo del solito a finire, si trovava seduto proprio di fronte a me osservandomi, osservandoci; io come al solito venni subito catturata dai suoi profondi occhi mentre lui aveva lo sguardo fisso sulle mie labbra sporche di nutella <aspetta un attimo> le sussurrò Thomas avvicinando la mano al mio viso, con il pollice mi accarezzò le labbra per poterle pulire dalla nutella e rimase qualche secondo in più a delineare i bordi delle mie labbra carnose, mentre io fremetti, senza fiato, restando a fissarlo e ad aspettare la sua prossima mossa <eri un po' sporca di nutella> mormorò corruciato mentre ritirava la mano e scuotendo la testa se ne andò nel salone di fretta, senza dire nulla, lasciandomi ancora nella posizione in cui mi aveva lasciata, immaginando come sarebbe stato se a toccare le mie labbra non fossero state le sue dita, ma qualcos'altro.

Al limite dell'ignoto piacereDove le storie prendono vita. Scoprilo ora