Capitolo I‐ Martedì

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Reki's pov

Ai miei occhi, Langa era un piccolo miracolo della natura. Non solo era bello, simpatico, gentile; riusciva ad andare sullo skateboard dopo pochi mesi di allenamento come se fosse nato con i piedi incollati alla tavola. Era eccezionale, secondo me ancor più talentuoso di Cherry o Joe, per quanto quindici anni di snowboard debbano aver fatto gran parte del lavoro. Ciò non toglie che, proprio come in quel momento in cui lo stavo ammirando, possedesse uno stile unico ed un modo di fare che andava ben oltre le banali leggi della fisica.

Non fraintendetemi, sono una schiappa in fisica, ma sono più che certo che a volte questa si pieghi al volere di Langa e dello skate che gli ho costruito. È un qualcosa di... wow. Semplicemente wow. Non sono bravo con le parole, scusatemi.
Per intenderci, da quando Langa ha tolto lo scotch, è migliorato ad un ritmo pazzesco e ha raggiunto altissimi livelli. Non so se sia, a livello tecnico, migliore di Adam, ma ha tutte le carte in regola per superarlo.

Quel ragazzo dai capelli azzurri riusciva a saltare, fare giravolte, piegarsi ed atterrare quasi sempre in piedi con la stessa naturalezza con cui avrebbe camminato. Lui era un gatto, altro che quel presuntuoso di Miya. 

Langa poteva far tutto. Non doveva neanche provarci una volta per riuscirci. Bastava pensasse che si potesse fare e l'avrebbe fatto, anche se chiunque avrebbe detto il contrario; se Langa decideva di potercela fare, Langa ce la faceva. Sempre. Se avesse deciso che voleva farsi un caffè mentre era in skateboard, sarebbe riuscito a fare pure quello. 
Magari sarebbe caduto, si sarebbe sbucciato il ginocchio o strappato i pantaloni, ci avrebbe messo più o meno tempo del previsto, ma prima o poi ci sarebbe riuscito. Ce l'avrebbe fatta senza ombra di dubbio, indipendentemente da quanto arduo fosse raggiungere il traguardo.

Il giorno prima, Miya aveva proposto una sfida. Se avesse imparato ad eseguire uno dei trick considerati più difficili, denominato per l'appunto "Impossibile", entro quella domenica, gli avrebbe regalato cinquemila yen (circa quaranta euro).
Io, al posto suo, vi avrei rinunciato già prima di cominciare. L'Impossible non era veramente impossibile, ma impararlo in meno di sette giorni era roba da pazzi. Io dopo anni non c'ero ancora mai riuscito, e Miya aveva da poco imparato ad eseguirlo e solo perché Cherry aveva deciso di insegnarglielo, e ci aveva comunque messo quasi un mese.
Langa era da solo con i video di un americano su YouTube. Talentuoso e fortunato per quanto potesse essere, purtroppo pensavo che il mio amico mezzo canadese non ce l'avrebbe fatta. Gli sarebbe davvero servito un miracolo, ma non eravamo religiosi abbastanza da sperarci sul serio.

Stavo osservandolo da un intero pomeriggio. Ancora non era nemmeno riuscito a capire come dovesse fare il movimento corretto per sollevarsi da terra. Io a livello teorico sapevo cosa dovesse fare e provai a spiegarglielo, ma il cervello della ragazzo dai capelli azzurri non afferrò bene il concetto. Si trattava di un trick ai limiti delle capacità umane: saltando, lo skateboard doveva roteare su se stesso di trecentosessanta gradi praticamente in verticale e lo skater, ovviamente, doveva poterci atterrare in piedi senza cadere. Roba da professionisti che si allenano da anni, non da diciassetteni che hanno tanto talento ma poca esperienza.

Quando vidi per l'ennesima volta la tavola volare via da sotto i piedi di Langa per schiantarsi sul cemento di diversi metri più in là, presi un sorso dalla bibita energetica che avevo di fianco. Si stava facendo tardi.

Alzai un braccio per richiamare la sua attenzione e gli dissi: <<Sono le otto. Sicuro di voler continuare?>> domandai, quando si fu avvicinato.

Il sole, all'orizzonte, stava già svanendo sotto il confine del mare, ed il mio stomaco reclamava il proprio diritto a mangiare qualcosa.

Langa annuì. <<Non ho ancora fame>> rispose, gli occhi ora incollati allo schermo ed intento a studiare ogni millimetrico movimento dello skater nel video. 

<<Sono già due giorni che ti alleni senza sosta>> obiettai. <<Mangia qualcosa, dai. Che ne dici di andare al barbecue coreano?>>

Scosse la testa. <<Ci metterei troppo tempo.>>

<<Un panino?>>

<<Ti ho detto di no, mi devo allenare.>> 

<<Nemmeno se te lo offrissi io?>> lo tentai, sperando che l'idea del cibo gratis potesse convincerlo. <<Dai, mangi e poi torniamo subito qua.>> 

Langa saltò giù dallo skateboard e fu al mio fianco nel giro di un nonnulla. <<Andiamo>> accettò, gioioso all'idea di non pagare. 

Trattenni un sorriso, poi gli feci strada verso una piccola panineria in zona.

Il Perdigiorno, questo il nome del locale, era grande quanto un buco e sempre pieno come un formicaio. I panini fatti da loro erano buonissimi, gli ingredienti affettati sul momento e mettevano a disposizione del cliente un'ampia gamma di prodotti stranieri. Ordiniamo due panini con formaggio e salumi, ed aspettammo pazientemente il nostro ordine seduti su un panchina di fianco l'ingresso. Dentro c'era sempre così tanta confusione che era a mala pena possibile ordinare, pagare e sentirsi dire dalla vecchia alla cassa di attendere fuori.

<<Dici che potrei farcela?>> chiese lui ad un certo punto, spezzando il silenzio.

<<Dici a fare l'Impossibile entro domenica?>> domandai di rimando, giusto per conferma, anche se ero ben certo che la domanda fosse quella.

Langa infatti annuì.

<<Non lo so>> ammisi. <<Tu sai fare cose straordinarie, ma... vedi, l'Impossibile si chiama così per un motivo. Se non dovessi riuscirci non restarci male. Non dare una tale soddisfazione a quello stronzetto.>>

<<Ma io voglio i miei cinquemila yen>> obiettò. <<Dici che è così difficile?>>

<<Tu sei tu, potresti farcela>> mi strinsi nelle spalle. <<Ma non sperarci troppo.>>

<<Niente yen>> sospirò. <<Peccato, li volevo. Avevo già in mente come spenderli...>>

 Gli diedi una pacca sula spalla per consolarlo. <<Io avrei voluto vedere la faccia di Miya dopo averteli pagati. Sarei morto dal ridere.>>

Non so esattamente per quale ragione, ma Langa annuì. <<Vedrò di farcela, allora.>>

Storsi un sopracciglio. <<Eh? Perché? Hai così bisogno di quegli yen?>>

<<No, lo farò per te>> mi corresse, e mi fece arrossire. <<È da tanto che non ti vedo ridere a crepapelle. Se la faccia di Miya sarà così divertente, allora cercherò di fartela vedere.>>

Sbattei le palpebre più volte, sconvolto. Le mie guance divennero del colore dei miei capelli; il mio stomaco iniziò a popolarsi di un fastidioso sciame di farfalle svolazzanti.
Fu difficile rispondere alla sua ultima affermazione, e difatti rimasi zitto con la bocca spalancata. Riuscii a mormorare solo una specie di ringraziamento, ma non capii nemmeno se mi avesse sentito.
Proprio mentre parlavo, uscì il cameriere del locale per informarci che il nostro ordine era pronto.
Langa si alzò e lo andò a prendere senza fiatare, come se non avesse appena fatto un discorso che nulla aveva da invidiare ad una grandissima dichiarazione d'amore.

Per me che avevo una cotta per lui, cavolo, fu micidiale. 

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Spazio me

Rieccoci con una nuova storia!
Ho voluto provare a cambiare la punteggiatura da – a << e >>. Volevo vedere come andava.
Uscirà tutti i mercoledì a quest'ora finché non finisce.
E niente, spero che la storia possa piacervi. Commentate e fatemi sapere.

Nikita

Impossibile ~LangaxRekiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora