Capitolo V- Mercoledì mattino

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Piccolo avviso importante: si sono buggati i capitoli e da qui in poi sono in ordine sbagliato e non riesco a sistemarli. Per favore, controllate sempre il numero prima di leggere.
Mi dispiace per il disagio, spero di riuscire a sistemare.

Nikita
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Reki's pov

Qualcosa si mosse, al mio fianco. Avevo gli occhi chiusi, stavo dormendo. Quello spostamento improvviso, non calcolato e tantomeno aspettato, provocato da chissà cosa, mi fece spaventare. Dato che secondo il mio cervello ero ancora sulla panchina, temetti che uno zingaro volesse rapirmi o derubarmi. 

Mi alzai di botto, terrorizzato, ed andai pure a sbattere contro un'altra cosa non ben definita; un peso all'altezza del ventre o poco più su. Sbarrai gli occhi, disorientato ed un po' perso, ma mi resi conto di essere semplicemente in camera mia, nel mio letto, sotto le lenzuola. Mi stropicciai gli occhi, rintontito. L'ultima cosa che mi ricordavo ero semplicemente io che parlavo rivolto al palo della luce che mi ascoltava meglio di Langa, sdraiato sulla panchina, e non avevo la benché minima idea di come fossi giunto a casa nel letto. Per di più, avevo anche addosso il mio pigiama. 

Abbassai il capo verso ciò che mi pesava addosso, e vidi una mano lunga e pallida, le dita pallide, il polso ancora avvolto nel lenzuolo. Aveva qualche piccolo graffio, le unghie corte e ben curate. 

Era la mano di Langa. Non ebbi bisogno di voltarmi a guardare per sapere che il mio amico giappo-canadese era sdraiato al mio fianco, probabilmente ancora addormentato. Orientai lo sguardo verso la mia destra, e vi trovai infatti il viso del mio amico poggiato sul guanciale. Dormiva sereno, rilassato, i capelli spettinati e sparsi tutt'attorno. Fu strano vederlo così, ma di certo non mi dispiacque. Illuminato dalla flebile luce di quel mattino tardo autunnale, Langa era bello di una bellezza per lui insolita; da che era l'incarnazione della perfezione stessa, da addormentato assumeva un bellezza fatta di semplicità, quotidianità, molto più umana e focolare. 

Feci attenzione a non svegliarlo e con dolcezza gli spostai una ciocca di capelli azzurri da sopra gli occhi. 

<<Che ci fai tu qui..?>> sussurrai piano a me stesso, cercando di non svegliarlo. Non sapevo che cosa ci facesse lui là o perché avesse dormito a casa mia, nel mio letto, quando poteva tranquillamente mettersi nel futon degli ospiti o accomodarsi sul divano. Né tantomeno potei riuscire a immaginare perché mia mamma non glielo avesse proposto, o perché lui non avesse accettato. Forse era solo troppo stanco per fare qualunque cosa ed era crollato al mio fianco..? Nessuna risposta aveva davvero senso nel mio cervello, quindi mi imposi di non farmi altre domande. Avrei atteso il suo risveglio e poi ne avremmo parlato insieme. Intanto, non potevo far altro che essere grato di aver passato una notte con lui, anche se da bravo babbo qual ero non me n'ero neanche reso conto. 

Afferrai il cellulare, fortunatamente posato abbastanza vicino a me da poterlo recuperare senza sforzo, allungando poco il braccio. Attento a non muovermi e svegliare Langa, attesi il suo risveglio leggendo le ultime notizie e mandando un velocissimo messaggio a Nanjo Kojiro, ovvero Joe, chiedendogli se avesse una decina di minuti da dedicarmi quel pomeriggio, prima che arrivassero i primi clienti al suo locale. Avevo bisogno di chiedergli un piccolo favore. 

Verso le nove, Langa sbadigliò. Si strofinò gli occhi, mormorò qualcosa che non compresi e, solo dopo un altro sbadiglio, mi salutò. <<Ehilà!>> esclamò. Per essersi appena svegliato, era abbastanza allegro, tanto che mi regalò un sorriso per iniziare la giornata come si deve. 

<<Buongiorno.>> gli dissi io, ricambiando quel piccolo sorriso così carino, anche se il mio in confronto doveva essere poco più di una smorfia. <<Hai dormito bene?>>

<<Meglio del solito.>> confermò. Fu una risposta semplice, forse buttata là solo per essere gentile e cortese, ma tanto bastò per far risvegliare anche lo sciame di farfalle nel mio stomaco il quale, molto simpaticamente, iniziò a solleticarmi gli organi interni.  

Mi grattai un angolino del volto, giusto davanti alla basetta sinistra, gesto che facevo sempre quando pensavo od ero a disagio. <<Ehm, Langa...>> iniziai a dire, imbarazzato dal porre quella domanda. <<Non che io ti stia rimproverando o che mi dia fastidio, naturalmente, ma... ecco... come mai sei nel mio letto?>>

Mi sentii arrossire, ma mi sforzai di chiederglielo. 

Il ragazzo dai capelli azzurri si tirò su a sedere, e così feci anche io. Quasi mi dispiacque quando la sua mano, da che era all'altezza del fegato, scivolò via e mi lasciò libero dalla sua presenza. Sedutosi, la coperta seguì la corretta gravità e non lo seguì oltre i confini del materasso. Fu così che ebbi modo di constatare che si fosse infilato uno dei miei pigiami, una t-shirt giallo scolorito che non usavo più per uscire; di che cosa avesse messo sotto, al momento non avevo idea. 

<<Ieri ti sei addormentato in piazzetta.>> spiegò, scrocchiandosi le dita delle mani ed anche le ossa del collo. Queste ultime fecero un rumore molto secco che mi fece quasi spaventare. <<Ti ho riportato a casa io, e dato che era tardi tua mamma mi ha più o meno obbligato a restare... no, okay, senza il "più o meno" Mi ha obbligato a restare qua da voi.>> 

<<Mi sembra giusto, si era fatto tardissimo.>> convenni. Era un discorso effettivamente molto sensato, il tipo di cosa che mia mamma farebbe senza troppi problemi. <<Grazie.>>

<<Ah, basta ringraziarmi.>> fece lui, liquidando la questione con un cenno. <<Mi è bastata tua madre, ieri sera... deve avermi detto grazie almeno una decina di volte.>>

Sorrisi. <<Già, è fatta così.>>

Seguì un momento di silenzio piuttosto imbarazzante. 

<<Colazione?>> proposi. 

<<Colazione.>> Langa accettò con un sorriso. 

Si alzò dal letto prima di me e scoprii che pantalone il mio amico avesse adibito a pigiama: nessuno. Sotto la mia maglietta, v'era solo un paio di boxer blu. Rimasi un po' sconvolto alla vista di quel suo semplice e banale paio di mutande. E aveva anche un gran bel paio di gambe, ma non erano quelle il mio pensiero principale al momento.

Io avevo dormito nello stesso letto insieme con Langa. E non solo avevo dormito nello stesso letto insieme con Langa, avevo dormito nello stesso letto insieme con Langa in intimo. Mi portai una mano sulla bocca e spalancai gli occhi. Avevo fatto tutto questo e non me ne ero neanche reso conto..! "Sono deficiente!" mi dissi, e scossi il capo.

Fu la voce del mio amico a riportarmi nel mondo reale. <<Reki... Reki, ma mi stai fissando il culo?>>

<<Eh?!>> esclamai, arrossendo. Il mio sguardo, da quando avevo visto in che outfit si trovasse Langa, effettivamente non si era mosso di un nanometro. <<No, no, stavo pensando, ti giuro, io non..! Ero perso nel vuoto, non nel..!>>

Fui interrotto dalla sua risata. 

<<Tranquillo, non mi da nessun fastidio>> disse, ridacchiando. <<Anzi, la mia mamma sostiene che io abbia un bel culetto.>>

Arrossii. <<Sì, emh... ha ragione.>> confermai. 

Langa rise ancora di più. <<Grazie, dato che lei non me l'ha mai detto>>

Se possibile arrossii ancora più di prima, ma a Langa ciò non parve recare disturbo, tutt'altro. Accettò di buon grado quella parvenza di complimento e senza soffermarvisi più di tanto mi porse la mano, invitandomi a seguirlo in cucina. Io gliela strinsi e lui mi tirò a sé, costringendomi ad abbandonare il mio comodo e caldo materasso. Lo seguii di buon grado. 

Ci spostammo in cucina, ma fu molto strano. Le nostre mani restarono intrecciate l'una all'altra. Fu come se entrambi, inconsciamente, ci scordammo di dover lasciare l'altro o, per meglio dire, evitammo del tutto di dovercelo ricordare. 

Impossibile ~LangaxRekiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora