Capitolo 11 - GIORNO 10

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<<Ho incontrato di nuovo quella ragazza...>>iniziò Ace.
<<Continua>>disse inespressivo il chirurgo.
<<Si è fatta seguire fino ad arrivare in una casa in mezzo al bosco... là c'era una cantina e...delle carte strane, su di una scrivania, su di un foglio vi era scritto: "Virus dell'Apocalisse"...si, lo so che è assurdo e sicuramente non mi creaderai ma...>>distolse lo sguardoz bloccando la frase.
<<In verità mi piacerebbe vedere quel posto, ma porteremo con noi il secondo parere>> Ace alzò un sopracciglio.
<<Intendi il medico del paese? Non credo sia un problema, lui stesso si è offerto, no?>> Law annuì.
Dopo circa un'ora, i tre stavano percorrendo il centro del bosco.
<<Siamo quasi arrivati>> Ace indicò con il dito la direzione dell'abitazione.
<<Sembra una specie di baita>>commentò il dottor Adam.
<<Dobbiamo scendere in cantina>> percorsero lo stesso sentiero di Ace, ed arrivarono alla botola, mentre Law si guardava intorno.
<<Ehi, cosa succede?>>chiese l'altro medico.
<<Niente>>borbottò Law, quindi scese le scale per primo. Tutto era rimasto uguale, comprese le pagine lasciate sparse sulla scrivania. Law si avvicinò ad essa, prendendo un foglio nella propria mano.
<<Cosa rappresenta questo posto?>>domandò il dottor Adam, guardando anche lui le carte.
<<Portoguese - ya, hai detto che la ragazza ti ha condotto qui?>>
<<Si, esatto, poi quando sono uscito lei era sparita nel nulla>> quelle parole impensierirono il chirurgo della morte.
<<Lei sapeva...aveva capito cosa le stava succedendo...per questo ti ha portato qui>>esclamò Law.
<<Per farlo comprendere>> terminarono i due medici all'unisono.
<<Cosa mi sta succedendo?>>chiese ancora il moro.
<<Su una cosa aveva ragione, Portoguese- ya...si tratta di un virus...sicuramente creato in laboratorio, ovvero questo posto. Questa stanza, sulle pareti, possiede delle aperture d'aria per filtrare le scorie e la porta blindata è molto spessa...non poi così normale per un'innocente casa nel bosco>>commentò.
All'improvviso, Ace si inginocchiò a terra a causa di un forte colpo di tosse, con le mani con le quali si era coperto la bocca, sporche di sangue.
<<Portoguese - ya!>> Law si avvicinò al malato, quando qualcuno lo colpì alle spalle con un colpo dietro la nuca, facendolo cadere sul pavimento sporco della stanza, con una ferita alla tempia e il naso sanguinante.
<<Sapevo che non dovevo farti continuare...sei sveglio...hai capito quasi tutto>>disse serio il dottor Adam, con un piede di porco tra le mani.
<<Ma...cosa sta facendo?>>chiese debolmente Ace.
<<È lui, Portoguese - ya!>>rispose alla domanda Law, con fatica.
<<Lui ha prodotto il virus!>>
Ace lo guardò sconvolto.
<<Cosa?!...brutto bastardo!>>
<<Ah no, questa l'hai sbagliata, chirurgo della morte...ma non è questo l'importante>> voltò lo sguardo su di Ace.
<<Tu...tu, ragazzo, dovevi essere il vero inizio di tutto...doveva partire tutto da te...>>camminò lentamente verso il moro.
<<Da me? Perché?>>continuò a tossire.
<<Tutto il mondo doveva essere infettato...e quale modo migliore per dare il via a tutto, se non con un pirata che fa il giro del mondo?>>sghignazzò divertito.
<<Ma, ahimè, le cose non sono andate come volevo che andassero...non saresti dovuto venire qui...saresti dovuto salpare normalmente, Ace, lasciare l'isola, e invece...>>il comandante ringhiò contro di lui, non riuscendo a parlare per il troppo dolore, mentre lo guardava tirare fuori una pistola.
<<Mi costringi a scegliere un altro pirata, a questo punto...mi dispiace davvero, davvero tanto, iniziavi a starmi simpatico>>mirò alla sua testa, con un dito sul grilletto.
<<Una cosa, non capisco>> parlò Law.
<<Sei stato a contatto con Ace dall'inizio, quando non sospettava di avere nulla di grave...e sicuramente sei entrato in contatto con quella ragazza prima di lui...>>
<<Esattamente>>.
<<E allora... com'è possibile che tu non abbia sintomi?... Io ho usato da subito delle precauzioni, ma non credo tu abbia fatto lo stesso...>>
<<Ahahaha...Si, infatti, ottima domanda, chirurgo>>mise la mano in tasca e tirò fuori una boccetta con all'interno un liquido grigiastro.
<<La verità è che...io, a questo tipo di virus...sono immune! I sintomi non attecchiscono al mio sangue>> si vantò.
<<Tramite esso sono riuscito a creare una...cura, possiamo dire, e questa>>la indicò. <<È l'unica e sola boccetta esistente< hihihi>>ridacchiò nuovamente con malignità.
D'un tratto, nascosta nell'ombra, Ace vide un'ombra dietro al pazzo e e capì immediatamente di chi si trattasse.
<<Sei un folle!>>gridò per distrarlo.
<<L'essere umano è folle dal principio...l'uomo dev'essere sempre il migliore in tutto, non importa il prezzo...>il medico guardò in basso per qualche secondo, per poi mirare nuovamente alla testa di Ace e Law, alternandosi.
<<Eh, si, mi dispiace proprio...>>
La figura scura si accanì alle spalle del dottore armato, tenendolo fermo con l'aiuto delle braccia, con una presa salda.
La ragazzo affondò i denti nel collo dell'uomo e ne strappo via un pezzo. Ma in quel momento, lui , con la pistola, la colpì sul volto ripetutamente, fino a ridurla in una nauseante poltiglia sanguinolenta, facendola cadere esanime  a terra.
Si tenne una mano sulla gola, nel vano tentativo di fermare l'emorragia.
<<S-sciocchi! N-non po-potrete g-guarirlo!>>si sforzò di dire, mentre il dolore lo dilaniava e il respiro gli veniva meno. Lasciò cadere la boccetta che teneva ancora tra le dita.
<<Room...Shambles!>>con i suoi poteri, Law prese la sua pistola, ma non gliela puntò contro. Ormai, per lui,era troppo tardi. In uno scatto, afferrò l'oggetto in vetro poco prima che si frantumasse a terra in migliaia di pezzi e riuscì, con una spallata, a farlo cadere a terra, approfittando dell'evidente instabilità delle gambe.
<<Io credo di sì>>affermò, mostrandogli entrambi gli oggetti che tentava fra le dita.
Con la gola squarciata, si dimenò agonizzante, mentre soffocava nel suo stesso sangue. Trafalgar rimise in piedi Ace e gli porse la boccetta.
<<Andiamocene e bruciamo tutto...qui non c'è più niente>>si guardò attorno un'ultima volta.
<<Si, va bene>> Ace si fece aiutare per camminare ma, prima di uscire, fissò la ragazza distesa a faccia in giù che, nonostante tutto, aveva voluto aiutarli e, senza la quale, sarebbero forse stati perduti.
<<Mi dispiace...avrei dovuto aiutarti>>strinse i pugni, colmo di rammarico per non aver fatto niente per lei, ed insieme a Law, andò fuori da quel luogo di morte.
Una volta all'aperto, il chirurgo prese una siringa dal kit di pronto soccorso che portava con sé, nella quale inserì il liquido grigiastro.
<<Questa è l'unica boccetta. Te l'ho iniettata tutta e vediamo se fa effetto...in questo modo, dovresti avere gli anticorpi necessari per combattere questo tipo di virus>> mise una piccola fasciatura sul braccio di Ace
Law gettò la siringa vuota in un sacchetto poi, con un po' d'acqua,gli pulì la ferita sul petto.
<<Grazie per avermi aiutato>> disse Ace sincero.
<<È il mio compito>>ribatté Law, privo di emozione.
<<Se l'antidoto funziona, dovresti tornare quello di un tempo nel giro di qualche giorno>>spiegò, rimettendo al proprio posto gli strumenti utilizzati per poi voltargli le spalle e allontanarsi.
<<Immagino che sia un arrivederci>>disse Ace.
<<Questo dipenderà dall'esito della cura, ma avrò modo di accertarmene se mai ci incontreremo per mare>>ribatté, scomparendo tra la vegetazione.
Ace si voltò verso la casa di legno, con occhi ancora pieni di domande senza risposta. Ma senza badare più a niente, allungò le braccia verso di essa e, tramite il suo frutto del mare, la diede in pasto ale fiamme.

Dopo una settimana, il comandante della seconda flotta di Barbabianca, si ritrovò finalmente a partire.
Si specchiò in bagno dopo essersi lavato e non poté fare a meno di sorridere, vedendo il suo viso nuovamente pulito e sano, senza ferite e con la pelle del giusto colore.
Salì sul ponte, si avviò sulla polena per ammirare il blu dell'oceano e sentire il vento sulla pelle.
<<Sono felice che tu stia bene, Ace>> Marco si appoggiò ad un trave, accanto al moro.
<<Si, mi sento benone!>>alzò le braccia verso il cielo, per poi incrociarle dietro la nuca.
<<Mi dirai, prima o poi, cosa ti è successo?>>chiese.
Ace chiuse gli occhi.
<<Lasciamo perdere, è tutto finito...non ne voglio parlare più>>concluse.

UNA SETTIMANA PRIMA
Tutto era perduto, pensò disteso a terra con lo sguardo sul soffitto, mentre il fuoco inghiottiva ogni cosa, anche se pareva che il calore non lo scalfisse affatto. Ormai non sentiva più niente.
<<Quindi...finisce così...>>sussurrò, o quanto meno credette di averlo fatto.
D'un tratto, la porta si aprì lentamente e il medico nonostante stesse morendo per dissanguamento, riuscì a ruotare la testa verso di essa e bisbigliare: <<Anna...Susan...>>poi, il buio più nero, regnò sovrano.
<<Sei il mio eroe, papà>>.

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