Il dolore soffocante mi squarciò il petto, facendomi urlare così forte che la gola prese a bruciarmi. Un giovane ragazzo stava di fronte a me con una frusta di pelle che lasciava riscaldare sul fuoco. Avrei tanto voluto congelarlo, ma avevo le dita ustionate e sanguinanti.
Era la prima cosa che mi aveva fatto.
Trentotto frustate dopo, sul petto nudo e braccia, fui totalmente fuori combattimento.
Mi accasciai contro il muro dove ero incatenato, lasciandomi cadere nell'angolo. Respirare mi faceva male, ero incapace persino di parlare, eppure, appena la guardia se ne fu andata, raccolsi le ultime forze che mi rimanevano e urlai il suo nome, prima di svenire.
POV'S REBEL
Minuscole fatine e creature misteriosamente piccole mi giravano intorno applicando nastri e nastrini al mio vestito fin troppo pesante, nonostante avessi cercato di alleggerirlo tagliando via le numerose sotto gonne con un coltello.
Completamente inutile. Ma il peso del mio vestito non era neanche paragonabile a quello che alloggiava comodamente nel mio petto.
Avevo perso Jack.
Più volte avevo chiesto do un ragazzo coi capelli bianchi, a corte, alle fatine, persino in mensa, ma niente. Sembrava come se non fosse mai esistito. Sembrava tutto un assurdo sogno: cambiare mondo, essere considerata una specie di divinità per delle persone che neanche mi conoscevano, tutto questo per uno stupido difetto che non sapevo di avere finché non l'ho incontrato. Il fuoco.
Il senso di colpa per non averlo a fianco si faceva spazio nella mia mente soprattutto di notte, quando incubi potenti si impossessavano della mia mente, facendomi sentire la sua voce che urlava di dolore, o la sua faccia sporca di lacrime. Arrivai al punto di non dormire più, soffermandomi spesso con le orecchie poggiate vicino alle porte per sentire la sua voce, ma non la trovavo mai, ed era sempre più insopportabile ad ogni porta che trovavo chiusa.
Ma quella mattina fu diverso.
Dopo aver cacciato, letteralmente, quelle cose scintillanti dalla mia camera, incominciai a camminare per i grandi corridoi regali, facendo il mio giro mattutino porta a porta. Avevo controllato solo tre camere quando lo notai. Dietro una delle pesanti tende in velluto era visibile la forma di un alto bastone dalla forma familiare. Lo riconobbi subito, correndogli incontro. Era come se il mio cuore avesse ripreso a battere, sentivo con gioia l'aria ritornarmi nei polmoni dopo aver passato un tempo che mi sembrava infinito sott'acqua. Scostai con forza il tessuto damascato.
-Jack- urlai, ma non era veramente lui. Fu come essere fucilata ripetutamente, al suo posto c'era un bambino con il viso sporco e le guance secche dopo aver piano tanto. Nel vedermi si rannicchiò a terra, portandosi le mani sopra la testa e lasciando cadere il bastone. Ci fu un tonfo che risuonò pesantemente per tutto il corridoio. Mi corrucciai, spinsi con forza le lacrime che minacciavano di scendere, bloccandole dietro gli occhi. Non dovevo crollare, non dovevo crollare...eppure mi sembrava di sentire il cuore sgretolarsi ogni minuto che passava nel pensare che tutto ciò che stava accadendo a Jack era colpa mia. Mi posizionai accanto al ragazzo, con la gonna adagiata intorno a me e la schiena perfettamente dritta, come mi avevano insegnato quelle cosine.
Da quanto tempo sono chiusa in questo palazzo di vetro? non facevo altro che chiedermi.
-Dove hai preso quel bastone?- domandai, sorprendendomi di quanto risultasse calma la mia voce.
Il ragazzo si scoprì un occhio, fissandomi attentamente.
-Lei è la principessa di fuoco?- sorrisi per quel nomignolo.
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La Luna Mi Ha Scelto
FantasyMi chiamo Jack Frost, l'unica cosa che ricordo mentre l'acqua scura mi circonda, avvolgendomi nel suo mantello congelato. Eppure, mentre anche la morte sta per abbracciarmi, la Luna mi sussurra all'orecchio di essere forte, di non mollare, mentre il...