Capitolo 3

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Plopt, plopt, plopt.

Cosa, stava piovendo? Una minuscola goccia mi cadde sulla guancia, simulando una lacrima e alzai a fatica la mano per asciugarla.  Era ghiacciata, probabilmente evrebbe nevicato più tardi. Con un lamento di dolore, mi misi a sedere: la testa mi pulsava come se avessi bevuto, e avevo le dita delle mani insensibili. Mi guardai intorno, non capendo come e dove ero finito. Era uno spiazzato consparso di neve caduda da poco, pochi fili d'erba attraversavano indisturbati il soffice strato bianco e lì in mezzo, semi nascosta da una grossa pietra ricoperta di muschio, una chioma scura faceva contrasto con il bianco accecante della neve. Incapace di restare in piedi, strisciai fino a lei, non ricordando cosa fosse successo in precedenza. Era come se avessi una macchia scura e irritante d'avanti agli occhi, un buco nella mia memoria che mi impediva di ricordare. Allungai la mano per girare la testa della ragazza, sperando che il suo volto mi avrebbe aiutato a ricordare, ma niente. Era estremamente pallida, le labbra violacee e alcuni fiocchi di neve intrecciati nei capelli. Le passai una mano sulla guancia, sperando di trovarci anche un minimo di calore ma niente, era fredda come il ghiaccio. Disperato le pigiai le dita sulla gola e sul cuore, spaventato dall'idea che quell'estranea fosse morta a causa mia. Spevo di cosa ero capace...

Un minuscolo sobblazo sotto i miei polpastrerri mi fece tirare un sospiro di sollievo e, trascinandomi in ginocchio, l'afferrai per le ascelle come fanno con i neonati e la strinsi a me, cercado di trasmetterle quel poco di calore che poteva dare un essere fatto di ghiaccio, ma non funzionò. Il battito della ragazza continuava ad indebolirsi, mentre i ricordi cominciavano a riaffiorare: una stretta di mano, del fuoco che arde, l'attraversare un portale...

Da quanto tempo eravamo lì, stesi a terra? Dove ci trovavamo? Eravamo abbastanza vicini da poter chiamare aiuto? Le domande che mi si affollavano nella mente erano uno strazio, ma mai quanto stare fermi a guardare una ragazza che muore. Se solo si fosse svegliata avrebbe potuto accendere un fuoco, ma perchè non apriva gli occhi? Aveva una ferita sulla fronte, ma il ghiaccio doveva aver fermato il gonfiore e il sangue che le scorreva su una guancia come un nastro di raso rosso. Probabilmente doveva aver battuto la testa contro il masso dove l'avevo trovata. Dovevamo andarcene da lì, o quanto meno trovare un posto più asciutto. Così l'appoggiai a terra, dove la neve sembrava più sottile, e provai ad alzarmi per vedere se le mie gambe riuscivano a sostenermi, un po' inferme ma sempre meglio di niente. Presi la ragazza di slancio barcollando un po', e mi avviati dove sembrava ci fosse un bosco. Man mano che ci allontanavano la neve scemava, fino a diventare nulla, ed ebbi finalmente l'occasione di stenderla sull'erba fresca, che non era certo un bel letto con delle coperte pesanti, ma ci si poteva accontentare. La posizionai sotto un pino, sperando che gli aghi secchi trattenessero il calore, poi, aspettai.

Le labbra erano quasi diventate di un colore non allarmante quando sentii qualcosa tirarmi i capelli. Mi portai la mano alla nuca sfregandola, e mi guardai intorno per capire chi fosse stato, ma non c'era nessuno. Sbuffai e mi avvicinai a Rebel, mi sembra che si chiamasse così, facevo ancora confusione con la macchia, per toccarle la guancia sperando che la sua temperatura si stesse stabilendo, ma appena la toccai la sua guancia si raffreddò di nuovo.

-Maledizione!- imprecai sbattendo i piedi a terra. I miei stupidi maledetti poteri che non mi permettevano di fare niente senza prima congelarlo.

Qualcosa mi tirò di nuovo i capelli, ma con più insistenza e strappandone una ciocca bianca come il latte. Ora la vidi, la cosa che mi aveva toccato. Una minuscola fatina con la carnagione rossa strinse la ciocca dei miei capelli al petto, con la paura che me la rubassi.

-Non si riprenderà-sbiascicò con una vocina tanto sottile che inizialmente non la capii.

-È troppo fredda, e tu non sei d'aiuto- disse indicamdomi -però i tuoi capelli sono buoni. L'inverno è alle porte, devo pur inventarmi qualcosa per tenermi al caldo...-

-Tu puoi aiutarla?!- la implorai. Lei mi guardò con un aria di disprezzo tale che per un momento pensai che se ne sarebbe andata, ma era troppo orgoiosa.

-Ovvio, sono una fata, per chi mi hai preso? Ma non faccio niente in cambio di niente- continuò con aria di chi la sa lunga.

-Se ti do un altra ciocca dei miei capelli tu l'aiuti- lei ci pensò per un attimo.

-Ne voglio due-

-Okay, affare fatto, ma ora aiutala!-

La fata poggiò i miei capelli a terra e si avvicinò a Rebel, poggiando la sua piccola manina sul suo cuore. Un caldo bagliore si irradiò dal suo petto in tutto il corpo, come una ramificazione. Poi, la fatina si avvicinò alla testa della ragazza e le strappò una ciocca. Il dolore fece sobbalzare Rebel, che aprì gli occhi di scatto inspirando l'aria gelida. Intanto la fata contemplava i suoi lunghi capelli. Piccola avida bastarda pensai tra me e me. Lei si girò come se mi avesse sentito, raccolse i capelli che aveva poggiato a terra e alzò il mento in tono di sfida. Per essere un esserino grande quanto il mignolo di un bambino aveva un insolita superbia e sfacciataggine.

-Voglio il mio compenso, subito- sbraitò con quella sua flebile voce. Chinai la testa rassegnato.

-Si serva pure sua maestà- feci ironico mentre la fata strattonava la mia povera testa dolorante. Intanto Rebel si affannava a mettersi in piedi.

-Dove siamo?- chiese infinita quanto me, ma a rispondere fu la fata.

-Sull'Isola che non c'è, piccola Wendy. E tu che ne dici Peter Pan, eh?- ora a fare l'ironica era quella minuscola disgraziata. Umiliati da quella insulsa...

-Dove siamo, dico sul serio- disse Rebel arrabbiata. Con un ultimo strattone, la fata prese ciò che le spettava, e con sfacciata acidità rispose.

-Nel Mondo di Cristallo, e dove sennò?-

Sentii il mio cuore perdere un battito.

-Mi sa che voi non siete di qui...- concluse la fata. Ma tu guarda, solo ora se ne era accorta. Guardò accigliata i due ragazzi, sempre più seria.

-Mi sa che è ora di portarvi da Ginevra.- disse afona.

-Come scusa? Noi non andiamo da nessuna parte- vidi la rabbia ribollire in Rebel.

-Sta attenta piccola mocciosa, come ti ho salvato la vita così posso privartene, e se verrete con me comunque non ci sarà molta scelta. La morte non vi attenderà a lungo se non farete le tre prove imposte da sua altezza reale la Regina Ginevra. E credetemi quando vi dico che io sarò al suo fianco quando imporrà la vostra decapitazione.-

La Luna Mi Ha SceltoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora