Inizialmente io e Rebel ridemmo in faccia alla piccola fatina, che cambiò colore da un giallo pallido ad un viola plumbeo. Fece un fischio acuto e lungo, constringendoci a portare le mani alle orecchie, ma lei non stava urlando per la rabbia, o forse anche per quello, ma il suo grido serviva ad altro. Man mano che scorrevano i secondi, la mia lucidità mentale si fece sempre più fiocca, fino a che tutte le persone, le cose e i colori diventarono una macchia scura e informe e persi i sensi.
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Il freddo non mi era sgradito, io lo genero, quindi il fatto sarebbe stato comico. Ma il freddo con cui ero in contatto non era semplicemente una temperatura troppo bassa o una finestra lasciata aperta per tutta la notte, no, era qualcosa di molto più potente. Mi svegliai in una piccola camera scura e striminzita, e annaspai un po' toccando tutto quello che mi circondava per orientarmi, non trovavo Rebel, cosa abbastanza preoccupante, il freddo non le faceva troppo bene. Sussurrai il suo nome con la voce abbastanza alta da farmi sentire solo da lei e non dagli altri. Ci fu una specie di rantolo, un lamento quasi assonnato, e poi qualcosa che si strusciava a terra. Dall'altra parte della mia cella, quella dove c'erano le sbarre che comunicavano con le altre camere, spuntò una minuscola manina pallida che graffiò la terra come per prendere qualcosa. Annaspai nella mia cella per adattarmi al buio che mi circondava, afferrai quella manina sperando che fosse lei, ma era fin troppo piccola per una sedicenne. Sembrava quasi la manina paffuta di un neonato, con le ditina sporche di terra e le unghie spezzate e insanguinate. Il mio primo impulso fu quello di lasciarla e rannicchiarmi nhell'angolo più lontano da lei, o da lui. Chi mai avrebbe potuto rinchiudere un bambino in una prigione? Mi avvicinai ancora di più alle sbarre, un po' impaurito ma deciso a scoprire chi fosse il mio compagno, ma la figura doveva avere più paura di me, perchè gattonò via nel buio, soffocando un singhiozzo.
-Hei, dove sei?- bisbigliai, ma la figura rimase immobile, sembrava quasi che trattenessi il respiro, così mi accostai di più alle sbarre gelate. Non potevo neanche immaginare il freddo che stesse provando quella piccola creatura.
-Non devi avere paura di me- lo rassicurai porgendogli di nuovo la mano. Il bambino, un po' titubante, sporse a sua volta la mano, ma non per stringere la mia. Con il piccolo ditino indicava qualcosa nella mia cella, con un insistenza tale da farmi girare a guardarmi intorno.
La mia camera era spoglia, c'era soltanto un sacco con della paglia umida dove avevo dormito fino ad ora, una porta di ferro massiccio e, in basso, un povero vassoio con una ciotola di riso bianco e appiccicoso, una mela acerba e un pezzo di pane duro. Mentre lo guardavo, il ruggito di uno stomaco affamato spezzo il silenzio. Ecco cosa voleva prima, cercava di prendere il vassoio mentre dormivo! Ma non me la sentii di arrabbiarmi con lui, sembrava davvero affamato, io no. Presi quel cibo e lo feci passare sotto la sua cella. Ci fu un attimo di esitazione da parte sua, ma poi si fiondò sulla ciotola di riso raccogliendola con le mani sporche: giusto, niente forchette o altro, forse pensavano che avremmo potuto usarle come armi. In un attimo la ciotola diventò vuota, e il bambino prese a raccogliere gli ultimi chicchi con il pezzo di pane.
-Ascolta- gli dissi in tono pacato. -c'era una ragazza con me, quando mi hanno portato qui...tu l'hai vista. Per un momento avei paura che il ragazzo non sapesse parlare, ma poi si accostò di nuovo a me. Aveva i capelli scuri e lunghi appiccicati alla fronte, la faccia sporcha di polevere ma i suoi occhi verdi si riuscivano a vedere anche al buio, ed erano vispi e accesi di paura. Indossava degli abiti smessi e rotti, con numerosi buchi sia sui gomiti che sulle ginocchia. Aveva un'aria estremamente familiare.
-L'hanno portata in cima al castello, con la famiglia reale. Ho sentito dire che sia una dea con i poteri magici, e che sa crerare fiori di fuoco con i quali incanta le persone. Poi hanno detto che ha gli occhi che fulminano le persone e la lingua biforcuta e...- la sua vocina era flebile ma decisa. Ridacchia della sua descrizione di Rebel, magari avesse avuto tutte quelle caratteristiche, almeno non sarebbe stata così noiosa.
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La Luna Mi Ha Scelto
FantasyMi chiamo Jack Frost, l'unica cosa che ricordo mentre l'acqua scura mi circonda, avvolgendomi nel suo mantello congelato. Eppure, mentre anche la morte sta per abbracciarmi, la Luna mi sussurra all'orecchio di essere forte, di non mollare, mentre il...