La luce in fondo al tunnel - Capitolo 1

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City of Monza - The Westin Palace

E' sempre difficile poter affrontare quell'argomento... Sono qui, stesa sul letto a guardare i post in cui sono stata taggata dalle page dei fans che mostrano tutte le foto con i piloti che da piccola ho scattato, il primo giorno in cui ho guidato un kart, il mio primo allenamento, il contratto con le squadre che mi sceglievano come pilota... Tutte emozioni che sono contenute in una bolla che non so se lanciare nel vuoto e dimenticare o costudirle come fossero la cosa più importante che possiedo.

Una lacrima scivola silenziosa sulla guancia quando i miei occhi leggono il titolo del giornale riportato da una page sulla f1: "Grave incidente per la leonessa della Mercedes"... Le immagini dello schianto di due anni fa si mostrano vive nella mia mente: il botto, le urla, il dolore alla gamba destra e il frastuono, Matteo, il mio ingegnere di pista, che cercava una qualsiasi comunicazione con me, ma l'unica cosa a cui riuscivo a pensare in quel momento era la mia famiglia. 

In pochi secondi mi era passata davanti tutta la mia vita, tutte le persone importanti per me, mamma, papà, Lewis, Christina ... . Il fiato corto, l'assenza di ossigeno sempre più opprimente e poi il nulla. 

Mi sono risvegliata in una stanza bianca, con i raggi che si facevano insistenti sulle mie palpebre e delle voci soffuse ed indistinte, che solo dopo qualche minuto riuscii a riconoscere come quelle dei miei genitori che si informavano sulle mie condizioni con il medico che mi ha assistita sin da quando sono arrivata in ospedale.

E non solo, la riabilitazione che mi ha tenuta lontana dalla Formula 1 per nove mesi... Nove e lunghi interminabili mesi che si alternavano tra le visite in ospedale, la psicologa che non ho mai accettato e con la quale non ho mai collaborato, la riabilitazione e gli allenamenti. Odiavo quella vita e sono contenta di essere tornata alla mia routine, o almeno alla maggior parte delle cose che ero solita fare prima. 

Dopo ventiquattro mesi, 730 giorni, proprio oggi i miei genitori hanno deciso di mettere fine alle mie paure riportandomi nei paddock e in quello che sin da piccola era casa.

<<Emma, sono la mamma. Io e papà siamo pronti. Ti aspettiamo di sotto nella hall>>

<<Sì mamma. Metto le scarpe e vi raggiungo>>

<<Amore, so quanto ti costi tutto ciò. Ma voglio che tu sappia che io e papà ci saremo sempre e che siamo molto fieri di te>>

Una seconda lacrima si fa spazio sul mio viso, seguita da un'altra ed un'altra ancora. Un pianto soffocato e silenzioso, con i singhiozzi che si fanno sempre più insistenti e che non riesco più a trattenere, ma non posso farmi sentire. Non da lei almeno, la donna che ha fatto di tutto per farmi uscire da quel tunnel oscuro nel quale ero entrata.

Prendo un respiro profondo e ascolto attentamente i miei battiti, mettendo una mano sul petto e premendo con forza per riuscire a regolarizzare il respiro. Non un altro attacco di panico, non riuscirei a gestirlo, non ora. Devo concentrarmi e per una volta ascoltare ciò che la psicologa mi ripete ogni volta che entro in quella maledetta stanza dove aleggia un profumo alla vaniglia: crea un treno di ricordi felici e ripercorrili con calma, in ogni loro minimo dettaglio.

Ed è esattamente ciò che ho fatto, mentre un orecchio era teso per accertarsi che la mamma si stesse allontanando.

Appena ebbi ripreso un po' di forze, mi alzai dal letto e mi diressi in bagno dove mi diedi una rinfrescata, poi tornai in camera e mi misi le scarpe. Presi la chiave della stanza e guardai la porta, feci per muovere un passo, ma mi fermai guardando la porta in mogano davanti a me... Esitai, ma afferrai la maniglia e uscii dalla stanza prima di essere investita nuovamente dall'ansia e demordere nel mio intento.

Scesi nella hall dell'hotel nel quale avremmo pernottato per il gran premio d'Italia, al The Westin Palace, vidi i miei genitori che appena si accorsero di me mi sorrisero, ma vidi nei loro occhi quel lampo di tensione che li accompagna ogni qual volta qualcuno cerchi di intavolare con me l'argomento "Incidente disastroso in Bahrain".

Hanno paura della mia reazione, ma ormai ho imparato a nascondere i miei sentimenti e a mostrare solo ciò che voglio.

<<Amore eccoti. Andiamo che Lewis e Christina ci stanno aspettando al paddock>>

Giusto, perdonatemi non vi avevo ancora presentato Christina, la mia migliore amica. Una ragazza fantastica alta più o meno quanto me, con dei bellissimi capelli biondi e degli occhi azzurri che sembrano un cielo terso. E' una ragazza fantastica, con un caratterino non semplice, ma che mi è sempre stata accanto, anche nel periodo più difficile per me. Inoltre è anche la fidanzata di Lewis... Da quando si sono incontrati quel giorno a casa mia quando entrambi erano venuti a farmi visita dopo l'operazione, è stato amore a prima vista, un colpo di fulmine o in qual modo lo si voglia chiamare, ma insomma da quel momento hanno iniziato a parlare e ad uscire insieme e ormai da un anno sono una coppietta felice. Anzi, a detta di "PaddockGossip", una delle coppie più affiatate del momento.

Ma devo ammettere, anche se davanti a loro non lo dichiarerò mia, che anche io sono una loro grande fan, sono così carini quando lei lo aspetta sotto al podio per festeggiare con lui oppure quando lo bacia prima che salga sulla monoposto... Insomma mi sento un po' la nonna con i nipoti, anche se non credo molto a queste cose. Da dopo l'incidente mi sono chiusa in me stessa e allontano tutte le persone, ho paura che una mia qualsiasi azione, avventata o non, possa distruggerle, proprio come quel sorpasso e il mio successivo incidente ha distrutto i miei genitori...

Anche se non sapevo che anche per me la vita aveva in serbo un'amore ...

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