Presto, i due fratelli, si trovarono in un posto del corridoio molto freddo e silenzioso, tanto tale che si udivano i cinguettii degli uccelli e dei passi molto sinistri ma lenti, il che non li preoccupò molto. – D-Dove siamo? – chiese la ragazza che le si stava congelando il cuore. Eiji la guardò e alzò le spalle. Si accostarono al muro ma un manico, se non due fecero gelare la schiena di Hisako. – Credo siamo giunti al cimitero – disse Eiji. Prese la fiamma più vicina e fece luce. Si intravidero dei nomi sui "cassetti" dietro di loro ma si vedevano tutti i manici, che la torcia riuscisse a illuminare, brillare d'oro. – Andiamo – disse con tono rassicurante. Poco più avanti notarono del rosso su due "cassetti" ma non si soffermarono al lungo, nemmeno a leggere di chi fossero, perché ebbero di meglio da fare. – Mi dai il tuo giacchetto? – chiese Hisako che stava seriamente morendo di freddo. – Perché non hai portato il tuo? – chiese Eiji mentre le passò il giacchetto. – Non mi immaginavo tutto questo freddo ad aprile – rispose infilando la giacca che le stava due volte larga. Non dissero nulla e continuarono a camminare; finché, pochi metri da loro, non si intravide una luce molto forte. "L'uscita!" pensò il maggiore con molta speranza. – Senti Hisako – disse Eiji. – Dimmi fratellone – appizzò le orecchie l'altra. – Riguardo a quei quattro ragazzi, che mi puoi dire? – chiese lui con un sorriso. Quel sorriso. – Beh, il migliore di tutti è Kazuo Noyaka! Ha una sorella gemella, ma da un mese e mezzo – circa – nessuno ha più notizie di lei o della sua classe. Poi c'è Hideo Inoue, alle superiori si sta rivelando un bullo ma lo fa solo perché vuole nascondersi dalla crudele realtà. Dopo c'è Kimiko Endou, ha una sorella più piccola ma ha una grandissima passione per la magia/stregoneria. Infine, c'è a capoclasse, Akane Gotou, ha una malattia che la costringe a stare su di una sedia a rotelle – rispose lei con molta nostalgia dei compagni. In fondo, lo dovette ammettere anche lei stessa, gli mancavano i suoi amici, la sua classe, sua madre, gli abbracci e i sorrisi; però era in una missione mortale e tutto quel benessere poté essere anche l'ultimo. – Ma guarda un po', dei giovani avventurieri – disse una voce alquanto sinistra. – Prego accomodatevi – disse un'altra. Giunti fuori quel tunnel infinito si trovarono in un altro luogo. Fu molto alto, spazioso, ci furono delle colonne e pilastri per sorreggere il peso e dei mattoni ricoperti di arbusti spinosi e di rose. – Chi siete? – chiese Eiji senza abbassare la guardia. – Non vi dovrebbe importare molto – disse un uomo molto alto con degli occhiali da sole. – Preoccupatevi di voi stessi – disse l'alto che era un po' più basso e portò un cappello semplice nero. – Riformulo la domanda. Che cosa volete da noi? – chiese nuovamente il ragazzo di appena ventiquattro o venticinque anni. – Vedo che sei svelto – disse uno. – Vogliamo combattere – concluse l'altro. – A che scopo? – chiese Hisako con sguardo serio. – Vincere e uccidervi, sporchi Nakagawa – disse quello con il cappello. – E se vinciamo? – chiese nuovamente la nera. – Impossibile – disse sempre lui. – Avrete nuovamente la persona che cercate – aggiunse l'occhialuto. I fratelli si guardarono per un istante, poi Hisako lanciò la giacca lontano per dar segno di sfida. I due sorrisero e partirono a mirare due persone differenti. La ragazza scorse un arco con delle frecce e lo afferrò immediatamente. Eiji, invece, prese un martello. Tese l'arco e scoccò la freccia che con un sibilo sfrecciò a fianco del nano e colpisce l'occhialuto al collo. Probabilmente colpì un'arteria, infatti un enorme zampillo di sangue partì dalla gola che stramazzò al suolo accasciandosi. Ben presto, il bianco volto dell'uomo venne macchiato dal suo stesso sangue che si espanse velocemente in una pozza sul terreno che non ne volle sapere nulla di fermarsi. Nemmeno l'uomo riuscì a compiere un azione di senso compiuto, fu colpito in punto vitale, il che rese i suoi movimenti molto complicati e la sua morte molto più veloce di quanto pensasse il suo amico con il berretto, che giaceva a terra, con il tessuto ricoperto di rosso. Nel mentre, il fratello sferrò un potente colpo col martello, l'uomo già ferito d'innanzi a lui a causa della veloce morte del compagno, il latrato di dolore muore in gola all'essere quando gli colpì il cranio spaccandolo e facendone uscire le cervella. La bestia nana si accasciò al suolo in un movimento fluido, anche se morta alcuni spasmi muscolari gli fanno muovere gli arti posteriori. "In fondo, quei libri gialli e quel corso di tiro con l'arco si sono rivelati utili" pensò la ragazza asciugandosi la fronte. Eiji sorrise nel vedere i suoi progressi, poi corse dalla sorella che svenne tra le sue braccia. – Non ora... - disse facendole aria con le mani. Non ebbe la minima voglia di correre a prendere la giacca e farle vento/aria con quella. Pochi minuti dopo si svegliò di scatto. – Ora? – chiese Hisako. Alzò le spalle e si sedettero sul pavimento sporco di sudore e sangue. Si sentirono dei passi. – Chi va là?! – urlò il ragazzo. – Calma figlioli, sono io – disse una voce maschile dalla porta perpendicolare a quella da qui erano entrati. La luce gli cecava gli occhi e non capirono chi li stesse chiamando. Fece altri due passi, così che la sua figura potesse essere più visibile. Uomo alto, capelli neri, occhi scuri, cicatrici sul volto, maglia grigia, pantaloni vecchi marroni, scarpe da campeggio, un buffo cappello... al notare di questi particolari, Eiji, corse in contro a quella figura. – Papà! – urlò ricolmo di gioia. Le braccia dell'uomo si avvolsero intorno al ventre del figlio che gli mise le mani al collo e la testa nascosta che piangeva come un bambino. Hisako rimase ferma, seduta, immobile, su quel pavimento che le ghiacciò lentamente le ginocchia ricolme di vene ben visibili. – Mi sei mancato molto, Eiji – disse l'uomo. – Anche tu – disse immediatamente. Mollò la presa e piano piano si avviarono verso Hisako. – Pa...pà? – chiese guardando l'uomo che gli tese la mano. – Piacere di conoscerti figliola, sono tuo padre – le disse aiutandola ad alzarsi. – Sai come mi chiamo? – gli chiese con tono amaro che le portò ancora più delusioni. – Tua madre detestò il fatto che ti battezzai con il nome di Hisako, che non ha nulla di male, ma a lei non piacque per nulla la mia idea e afferma, ancora oggi, di avertici chiamato io così... poco degnamente – rispose a sguardo basso. Le si ghiacciò il cuore a quelle parole, ma l'abbraccio comandò il suo corpo e si attaccò al padre. – Non pensavo che mi ci avessi chiamato tu in questo modo favolo... - confessò facendo unire anche il fratello all'abbraccio di famiglia. – Tranquilli. Siamo di nuovo insieme – disse il padre. Cominciarono a dialogare, giusto per rivedere un po' quanto indietro fossero rimasti con i tempi o quanto poco sapessero l'uno dell'altro. Eiji parlò, soprattutto, della sorella che ebbe riconciliato giusto pochi giorni prima e del suo 'fantastico' motorino che alla fine li lasciò a piedi a Takayama. Hisako parlò della scuola, dei suoi compagni, degli amici, di come avesse trovato Eiji, di come l'avesse presa 'a bene' la madre e di come fossero partiti senza preavviso ma, comunque, seguiti da qualcuno. Il padre, invece, decise di raccontare delle esperienze prima di essere rapito, di quando nacquero i suoi figli, del viaggio di nozze, del matrimonio e di come avesse conosciuto la moglie. Non stavano parlando di tutti i piccoli particolari che vi fossero nella loro vita ma si stavano conoscendo, anche se erano una famiglia. – Quanto siete maturati – commentò il genitore con un sorriso a trentadue denti. – Grazie papà – rispose Hisako un po' turbata. Il padre aveva visto crescere più il fratello che lei. – Rimedierò a tutti i miei errori appena torneremo a Tokyo – disse. I due annuirono con un sorriso caloroso seguito da un abbraccio. – Interrompo qualcosa? – disse una voce molto familiare ad Hisako. – No, non tu... -.
Angolo di colxi che scrive
Mi sento molto stronzx ad aver finito così il capitolo e di non aver parlato delle "Fantastiche avventure di Kazuo" dove c'è un'Akanemonca, una Kimiko morta ma viva, Hideo che invoca Satana e Kazuo stesso che vuole decrepitare...
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𝑰 𝒄𝒂𝒏'𝒕 𝒓𝒆𝒎𝒆𝒃𝒆𝒓 𝒇𝒐𝒓𝒈𝒆𝒕 𝒚𝒐𝒖
AdventureQuei dannatissimi sedici anni. Hisako Nakagawa capì cosa le tennero nascosto: suo padre e la sua scomparsa; non lo scoprì da sola, ma ebbe la fortuna di nascere in un paesino in Giappone, Shirakawa-go nella prefettura di Gifu, dove fu riconosciuto p...