La mattina seguente, non fu una delle più semplici. Alle sei in punto, i quattro amici si dovettero svegliare, ed era molto prima del dovuto, per preparare il materiale necessario, ma senza farlo notare ai genitori, cosa molto difficile per loro, soprattutto per la giovane rossa che sedeva sulla sua nuova sedia a rotelle. "Se potessi esprimere un desiderio, sarebbe quello di poter camminare" pensò ogni volta che non riusciva a raggiungere un determinato oggetto. Per sua fortuna, ci fu Kimiko, anche quella mattina, che l'aiutò con i preparativi. – Voglio delle gambe – sussurrò la giovane alla sua amica. Lei rise leggermente e continuarono a scegliere i vestiti. – Che ne dici di questi, per me? – chiese la castana con un lieve rossore. Ebbe in mano una maglietta corta rossa corallo, con un motivo a spirale di tre colori: avorio, bianco porcellana e blu; dei pinocchietto leggermente a zampa (detto anche con la fine più larga) neri mezzanotte; le scarpe erano da ginnastica di un bellissimo blu pavone che le si intonavano con gli occhi. Akane li guardò per un attimo. – Sì – le disse poi. Kimiko sorrise e si diresse in bagno a cambiarsi. Intanto, la rossa, rovistava nei cassetti (fin dove poteva guardare) e trovò degli abiti giusti per lei. Prese una maglietta a collo alto, senza maniche, verde veronese, come i suoi occhi; dei jeans zaffiro, molto comodi e leggeri; e infine, prese anche delle scarpe da ginnastica ribes nero, comprate per il suo sedicesimo compleanno. Strinse gli occhi e la bocca, poi buttò a peso morto la testa indietro e li aprì nuovamente. "Questa stupida malattia" pensò sull'orlo del pianto. Si mise nuovamente bene e si cambiò la maglia. "Credo sia una delle poche cose che posso fare da sola" pensò posando la maglia del pigiama sulla scrivania. Uscì Kimiko dal bagno, indossava gli abiti scelti qualche minuto prima e si era acconciata una coda alta per evitare di soffrire il caldo. – Ti serve una mano? – le chiese appena vide l'amica con dei jeans in mano. – Beh, sì – rispose lei con un leggero rossore in volto. La castana prese in braccio la rossa e la stese sul letto, le cambiò i pantaloni e la rimise sulla sedia. Ci fu un quarto d'ora di silenzio, di imbarazzo, fra entrambe le ragazze, che avevano le guance color ciliegio.
Intanto, Hideo si era ritrovato a dormire a casa di Kazuo per questioni di comodità, il problema gli fu causato dai suoi sentimenti. – Hey, Inoue-kun ti senti bene? – sussurrò Kazuo preoccupato vedendo le guance rosse dell'amico. – Con me puoi rompere quella maschera da duro eh – disse con un tono tanto dolce che il giovane azzurro abbassò la testa per nascondere l'imbarazzo. – L-Lo s-so – rispose con un filo di voce. Il viola lo abbracciò d'impulso e l'altro ricambiò. – Tu e Hisako siete i miei unici amici – disse staccandosi dalle braccia di Kazuo. – Sei te, che hai creato questo "muro" per il koukou – gli ribatté l'altro alzandosi. Si diresse all'armadio e cercò qualcosa da mettersi. – Scegli dei miei vestiti – disse. Hideo si alzò e si mise accanto alla sua cotta a scegliere dei vestiti. "Non riesco a ricordarmi di dimenticarti" pensò l'azzurro mentre guardava l'altro. Kazuo si sporse leggermente e prese una maglia per lui e una per il ragazzo che aveva dormito da lui. Poi prese dei pantaloncini e delle scarpe per entrambi. L'outfit di Kazuo era costituito da una maglietta color caffè, dei pantaloncini perla e delle scarpe verde veronese. Quello di Hideo, invece era costituito da una maglietta zaffiro, dei pantaloncini tortora e delle scarpe ciliegio. Kazuo, incurante dei sentimenti dell'altro (che ovviamente non sapeva), si tolse la maglia per cambiarla e Hideo non fece altro che arrossire per poi notare una cicatrice sulla schiena. – Questa cicatrice? – chiese con tono preoccupato. – Me la sono fatta l'anno scorso sugli scogli, in Italia – rispose lui con un po' di nostalgia. – Sei stato in Italia? E dove? – chiese il celeste. – In Sicilia – rispose il viola mettendosi la maglietta. – Se non sbaglio poco tempo fa è stato il compleanno di Hisako – disse soddisfatto Hideo mentre si cambiava la maglietta. – Sull'agenda ho scritto un po' di compleanni, se vuoi guardali - disse spensierato l'altro. Hideo, appena si mise i pantaloni, prese l'agenda dell'amico e cominciò a leggere. 16 aprile: Hisako Nakagawa; 14 agosto: Akane Gotou; 25 gennaio: Hideo Inoue; 10 ottobre: il mio compleanno (nel caso me lo scordassi); 7 agosto: Kimiko Endou; 20 febbraio: Rin Tsurikimi (scritto perché mi ha torturato per un mese). Il giovane rimase sorpreso di trovare alcuni nomi sul calendario, hi se lo aspettava e chi no, ma infondo era lo strambo del suo migliore amico. – Il prossimo è di Endou-chan – commentò appena chiuse l'agenda. Il viola annuì. Alzò lo sguardo e incrociò gli occhi di Kazuo. "Sono bellissimi... quel viola notte lo rende misterioso e lui lo è... chissà se un giorno l'avrò vinta" pensò il "bullo" in quel piccolo lasso di tempo. Si misero entrambi le scarpe e scesero al piano di sotto per prendere e rifornire gli zaini. Presero giusto qualcosa da mangiare e delle borracce con dell'acqua, che potevano riempire su dei fiumi. Uscirono di casa, Kazuo prese il suo telefono e digitò un numero. _ Endou-chan, come state messe? – chiese lui. – Stiamo andando al parco, sbrigatevi – rispose lei. Attaccò e prese il suo amico per il polso e corsero verso il luogo.
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𝑰 𝒄𝒂𝒏'𝒕 𝒓𝒆𝒎𝒆𝒃𝒆𝒓 𝒇𝒐𝒓𝒈𝒆𝒕 𝒚𝒐𝒖
PrzygodoweQuei dannatissimi sedici anni. Hisako Nakagawa capì cosa le tennero nascosto: suo padre e la sua scomparsa; non lo scoprì da sola, ma ebbe la fortuna di nascere in un paesino in Giappone, Shirakawa-go nella prefettura di Gifu, dove fu riconosciuto p...