Prologo

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PROLOGO

"La magia è tanto un falso sistema di leggi naturali quanto una guida fallace della condotta."
(James Frazer)

Oggi, febbraio, Chicago
La biblioteca dell'università era il luogo preferito di Artemis. Era enorme, decorato da stucchi dorati sul soffitto che risalivano all'epoca barocca, e file chilometriche di scaffali ricolmi di libri. Insomma, per una studiosa come lei era il Paese delle Meraviglie. La biblioteca era piena quel pomeriggio poiché era la settimana prima dell'inizio delle lezioni e tutti cercavano di recuperare i libri di testo necessari. Artemis si era riunita con Lauren e Noah per fare alcune ricerche di storia della manifattura inglese.
"Incredibile." Borbottò Lauren.
Artemis la ignorò, era troppo concentrata a trascrivere un passaggio per dar retta all'amica che scrollava la home di Instagram.
"Super incredibile." Ripeté Lauren.
Noah sollevò gli occhi verso la ragazza con il sopracciglio inarcato.
"Lauren, che hai da borbottare?"
"Madame Marie dice che una strana congiunzione astrale causerà catastrofi."
Artemis mise da parte la penna per rivolgere uno sguardo scettico all'amica.
"Madame Marie è quella che legge i tarocchi in televisione?"
"Ora ha anche aperto un canale YouTube e una pagina Instagram." Rispose Lauren.
"Quella è una bugiarda. Le sue previsioni sono sciocchezze." Disse Noah.
"Artemis sa leggere le carte." Fece notare Lauren.
Noah guardò Artemis, che intanto era arrossita per la vergogna. Una sola volta aveva letto i tarocchi e Lauren la tormentava ancora con quella storia. Però, a differenza di quella ciarlatana di Madame Marie, Artemis sapeva davvero scorgere la magia delle carte.
"Davvero sai leggere le carte?"
"Più o meno, ma comunque non interessa a nessuno. Siamo noi gli artefici del nostro destino."
Lauren ridacchiò e tornò a scorrere la home del social con estrema attenzione.
"Anche Sir Walter dice che il pianeta Venere è troppo vicino a Giove."
"Chi è Sir Walter?" domandò Noah.
"Un astrologo molto in gamba."
"Un altro ciarlatano." Disse Artemis.
Lauren bloccò lo schermo e incrociò le braccia al petto, poi diede una leggera gomitata ad Artemis.
"Sir Walter dice che questo è il weekend fortunato per l'amore."
Noah fece rimbalzare lo sguardo fra le due ragazze con bizzarra curiosità.
"Artemis ha un ragazzo?"
"No." Disse Artemis.
"Sì." Disse Lauren.
"Lui non è il mio ragazzo. Smettila, Lauren."
"Lui chi sarebbe?" chiese Noah.
"Artemis la scorsa primavera è stata a New Orleans e ha conosciuto un bel tipo. Si chiama Niklaus, fa il pittore ed è ricco sfondato. Secondo me ha anche uno yacht."
Artemis sbuffò, odiava parlare di Klaus con i suoi amici. Anzi, odiava parlare di sentimenti con chiunque.
"Niklaus non è il mio ragazzo."
"Solo perché non avete ancora D-t-r." Precisò Lauren.
"D-t-r?" fece Noah.
"Definire Tipo Relazione. Artemis e Niklaus fanno questo giochetto da mesi ormai."
"Parli del diavolo..." sussurrò Artemis.
Lo schermo del cellulare si illuminò all'arrivo di una notifica. Era il centesimo messaggio che Klaus le mandava quella mattina. C'erano anche una decina di chiamate perse da parte sua.
"Magari non avete definito la vostra relazione perché tu non sei interessata." Disse Noah.
Lauren gli tirò un calcio sotto il tavolo e lui fece spallucce.
"Non parliamo di Niklaus e di relazioni. Pensiamo a questa ricerca." Disse Artemis.

Nello stesso momento, New Orleans
"Artemis, è il quinto messaggio in segreteria che ti lascio. Rispondimi. Ti prego."
Klaus chiuse la segreteria con un sospiro. Cercava di contattare Artemis da ore ma lei si ostinava a non rispondere.
"Novità?" esordì Freya.
"Nessuna. Sei sicura che stia bene?"
Freya controllò di nuovo la cartina di Chicago e vide il sangue di Artemis spostarsi dall'università verso la metropolitana.
"Posso dirti che è viva e che si sta muovendo, ma non posso sapere quanto stia bene o male."
"Non capisco perché non risponda." Disse Klaus.
"Perché la stai tartassando. Sei ossessivo." Replicò Freya.
"Non sono ossessivo. Sono semplicemente preoccupato considerati gli ultimi eventi."
Freya richiuse la cartina e si morse le labbra per non ridere. Klaus sembrava un cane bastonato, il che lo rendeva uno spettacolo divertente.
"Diventi insopportabile quando ti piace qualcuno."
Klaus roteò gli occhi, non gli piaceva essere deriso per i suoi sentimenti.
"E' insopportabile voler proteggere la figlia della mia amica Yvette?"
Freya arricciò il naso ma non disse nulla, represse i commenti sarcastici per non infastidire il fratello più del dovuto.
"Artemis blocca anche i miei messaggi magici."
"Sta mettendo a dura prova la mia pazienza già di per sé scarsa." Disse Klaus.
Le cose fra lui e Artemis non andavano bene da mesi. Dopo capodanno i loro rapporti erano giunti ai ferri corti e avevano smesso di parlarsi, dunque era comprensibile la diffidenza della ragazza.
"Oppure le hai fatto qualcosa e ora lei è arrabbiata con te."
"Ti sbagli, sorella."
"Allora che cosa è successo a Vienna?" domandò Freya, curiosa.
Klaus sospirò e si passò una mano sulla fronte. I ricordi di quel viaggio erano sigillati in un cassetto della sua mente che non voleva riaprire.
"Vienna è stato un grande errore."

Tre mesi prima, 31 gennaio, Vienna
Il Concerto di Capodanno era da sempre l'evento culmine di Vienna. Ogni anno il 31 di gennaio l'Orchestra Filarmonica si esibiva al Musikverein per celebrare la fine dell'anno nella maestosa sala da concerto. Alla musica si accompagnavano balletti eseguiti dai migliori danzatori del Paese. Ottenere i biglietti era quasi impossibile, o si prenotava un anno prima oppure si sborsava una grande somma di denaro per accaparrarsi gli ultimi.
Klaus Mikaelson ogni anno si recava a Vienna per il concerto, era una tradizione a cui non sapeva rinunciare. La musica, la danza, l'atmosfera carica di emozione lo incantavano da anni. Era un personaggio noto, perciò a lui i biglietti venivano regalati proprio dall'Orchestra.
"Sei mai stata a Vienna?" domandò Klaus.
"Io e mamma non avevamo abbastanza soldi per viaggiare." Rispose Artemis.
Pochi giorni prima Klaus si era presentato da lei con due biglietti aerei e le aveva proposto di passare insieme la festa di capodanno. Artemis, che altrimenti sarebbe rimasta sul divano fino al conto alla rovescia, aveva accettato subito. Vienna era la città perfetta per una studiosa di storia.
"Allora è un onore per me presentarti questa magnifica città."
"Vienna ti piace proprio, eh?"
Klaus le offrì il braccio e insieme si incamminarono verso l'entrata del Musikverein.
"Io adoro Vienna. Ero qui nel 1814, quando sono iniziati i lavori del Congresso per la Restaurazione."
"Hai incontrato qualcuno?"
"Ho bevuto un tè con lo zar Alessandro I." disse Klaus sorridendo.
Artemis spalancò la bocca per la sorpresa. Klaus era un pozzo di conoscenze storiche, era come una enciclopedia vivente da cui attingere informazioni.
"Napoleone definiva Alessandro I come un 'bizantino'. Era vero? Lo zar aveva questo alone di oriente che lo avvolgeva?"
Klaus ghignò, soltanto la storia poteva distrarre Artemis dalla bellezza della città.
"Sì, Alessandro amava molto la Grecia e la cultura bizantina. Nella sua biblioteca personale conservava molti testi in greco."
"Che meraviglia!" esclamò Artemis.
Si fermarono all'ingresso per mostrare gli inviti, dopodiché furono scortati ai loro posti. Un valletto li guidò all'interno dell'edificio attraverso un lungo corridoio illuminato da candelabri antichi. Dietro una tenda di velluto rosso si apriva l'immensa sala del concerto
"Questa è la Goldener Saal, la Sala Dorata." sussurrò Klaus.
Artemis sentì uno sfarfallio allo stomaco. Davanti a lei si allargava uno spazio rettangolare completamente rivestito in oro. La sala era coperta da un elaborato soffitto a cassettoni intagliato e dipinto. Lungo le pareti correva un ballatoio con balaustra scolpita correva lungo le pareti ed era sorretto da cariatidi dorate. Le poltrone erano imbottite e racchiuse in assi di legno. Dal soffitto pendevano lampadari di cristallo che riflettevano la luce sui muri.
"Sono senza parole." Disse Artemis.
Mentre intorno a loro la gente si affrettava a prendere posto, lei restava ferma a osservare ogni dettaglio scintillante della sala. Klaus la guardava con un sorriso compiaciuto.
"Ho prenotato i posti in prima fila. L'Orchestra suonerà 'Viene la sera' da 'Madama Butterfly' di Puccini."
Klaus aiutò Artemis a togliersi il soprabito e lo ripiegò sul bracciolo della poltrona. Si sbottonò la giacca e si sedette accanto a lei. La ragazza indossava un semplice abito nero e un paio di stivaletti col tacco, ma si sentiva a disagio in mezzo a quelle persone tanto eleganti e raffinate.
"Di cosa parla il brano?"
"Di solitudine, ombre e quiete." Disse Klaus.
Pochi minuti dopo le luci si spensero e il sipario si aprì. Artemis sorrise quando la cantante intonò le prime note.

Artemis era esausta dopo una giornata così intensa che era iniziata con un tour della città e si era conclusa con il concerto. Mancava mezz'ora alla fine dell'anno e loro avevano deciso di tornare in hotel a piedi. Le strade pullulavano di gente in festa, alcune persone erano già ubriache e altre andavano in giro con le bottiglie sotto braccio.
"Propositi per il nuovo anno?" esordì Klaus.
Sotto le luci che decoravano la strada i suoi capelli sembravano più biondi del solito. Artemis notò che un riccio gli ricadeva perfettamente sulla fronte; era bello senza doversi impegnare.
"Superare gli ultimi esami e laurearmi. Propositi banali, eh?"
"Propositi umani, oserei dire." Commentò Klaus sorridendo.
"E tu, millenario ibrido, hai ancora propositi per il nuovo anno?"
Klaus si mise le mani dietro la schiena e sollevò il mento per osservare il cielo.
"Sebbene io abbia vissuto a lungo, ci sono ancora centinaia di propositi che non ho soddisfatto. La mia vita sa essere spesso incostante."
"Cosa vorresti fare quest'anno?" domandò Artemis, curiosa.
"Vorrei passare più tempo con mia figlia. Vorrei dipingere di più. Vorrei provare sentimenti forti."
"Sei un vampiro, provi sentimenti forti da sempre."
Klaus ridacchiò e le scoccò un'occhiata di traverso. Artemis adesso aveva i capelli più lunghi che le sfioravano le scapole e i riflessi ramati erano come linee di sangue fra le ciocche castane.
"Il vampirismo non è l'unica ragione per provare sentimenti di una certa portata."
Artemis si irrigidì all'istante. Aveva capito a cosa si riferisse Klaus, e non ne era affatto contenta.
"E' questo che ti aspetti da me? Pensi che un bel viaggio in una bella città mi convinca a stare con te?"
Klaus inarcò le sopracciglia, colto alla sprovvista da quella reazione.
"Artemis, non voglio rovinare la serata con un litigio. Siamo stati troppo bene oggi per litigare."
"Okay."
La passeggiata proseguì in silenzio e con la tensione al massimo. Artemis camminava a passo di marcia, voleva tornare in hotel il prima possibile per stare da sola.

Mancavano due minuti alla mezzanotte. Artemis si era già messa a letto, troppo stanca per continuare i festeggiamenti. Era di cattivo umore e questo peggiorava la situazione. Stava per addormentarsi quando qualcuno bussò alla porta.
Sulla soglia c'era Klaus ancora vestito, a eccezione della giacca e della cravatta.
"Che vuoi?"
Klaus si appoggiò allo stipite della porta e fece tintinnare due calici di champagne.
"Tre, due, uno... buon anno, mia cara Artemis."
Artemis arraffò il calice e lo tracannò in un colpo solo, pentendosene subito dopo quando l'alcol le bruciò la gola.
"Buon anno e buona notte."
"Artemis, parliamone. Non tenermi fuori." La pregò Klaus.
"Non c'è niente da dire. Tu mi hai portata a Vienna per conquistarmi, giusto?"
L'ibrido abbassò lo sguardo con fare colpevole. Il suo piano era andato in fumo per colpa sua.
"Speravo che tu capissi quanto sono interessato. Ci tengo a te, Artemis. Volevo solo che la magia di Vienna fosse un impulso a stare insieme."
"Ma io ti ho chiaramente detto che non sono pronta. Ho bisogno di tempo."
"Io ho ancora mille vite a disposizione. Tu, invece, sei mortale e la tua vita ha breve durata. Non voglio sprecare tempo."
Artemis sospirò e si passò una mano fra i capelli. Si sentiva soffocare come quando era a New Orleans.
"Io non voglio stare con te, Klaus. Ho bisogno di pensare a me stessa. Devo sistemare tutto ciò che non va nella mia vita."
"Possiamo farlo insieme!"
"No. Devo farlo da sola."
Artemis cercò di chiudere la porta ma Klaus riuscì a intrufolarsi nella stanza.
"Artemis, per favore..."
"Vattene. Se non sparisci subito sarò costretta a usare la magia."
Klaus annuì e alzò le mani in segno di resa. Quella era una battaglia persa. Intrappolare Artemis in una relazione che non voleva era come rinchiuderla in gabbia, e lui aveva imparato a mollare la presa.
"Ti aspetterò."
"Potrei non arrivare mai." Disse Artemis.
"L'immortalità mi ha concesso un dono: l'eternità per aspettare."

Oggi, febbraio, Chicago
Artemis si stavano scaldando la voce in attesa del pubblico. Il padre di Lauren aveva da poco acquistato un pub e aveva chiesto ad Artemis di cantare ogni venerdì sera. La ragazza, che aveva bisogno di soldi per ripagare la banca, accettava ogni offerta di lavoro possibile.
"Ehilà!" la salutò Lauren.
"Tuo padre è un vero patito della musica country." Disse Artemis.
Il pub era in stile country dal bancone ai tavoli, dalle travi di legno del soffitto alle chitarre appese alle pareti come ornamento.
"Mio padre odia lo stile country, però mia madre lo adora e lui ha arredato il locale per lei."
"Lo avevo dedotto dalla scaletta delle canzoni."
Lauren si chinò sul foglio della scaletta e si mise a ridere per le scelte smielate del padre.
"I miei genitori sono schifosamente sdolcinati. Pensa che ogni sabato sera ballano in salotto con la loro canzone in sottofondo."
Artemis per un secondo ripensò a quando aveva ballato con Klaus alla festa di Miriam. Un brivido le attraversò la schiena al ricordo delle mani dell'ibrido, al suo sorriso e al suo profumo.
"Beati loro che hanno trovato la giusta sintonia."
"Tu e il riccone di New Orleans avete rotto?" indagò Lauren.
"Diciamo così. Lui vuole qualcosa che io non posso dargli."
La conversazione fra le amiche fu interrotta dal sonaglio all'ingresso che annunciava l'arrivo di un cliente.
"Ciao, ragazze!" disse Noah.
Lauren lo salutò con un cenno della mano e tornò a spolverare i tavoli prima dell'inizio della serata.
"Hai trovato i libri che ti ho chiesto?" gli domandò Artemis.
Noah depose a terra il pesante zaino e tirò fuori due grossi tomi di storia europea.
"Ecco a te il carico prezioso. Ti servono per la tesi?"
"Non ho ancora scelto l'argomento per la tesi. Fra le lezioni e gli esami non ho molto tempo per riflettere."
Artemis aveva una vita frenetica: dal lunedì al giovedì cantava all'hotel Viceroy, il venerdì sera ora lavorava al pub di Lauren e la domenica mattina spesso era impegnata in un centro per anziani. A stento dormiva e mangiava poiché le ore libere era dedicate allo studio.
"Sono sicuro che ce la farai. Sei in gamba, Artemis."
Lauren alle spalle di Noah fece un cuoricino con le mani e Artemis la fulminò con lo sguardo.
"Lo spero. Tu hai già scelto l'argomento?"
"I processi giudiziari del Seicento in America." Disse Noah.
"Intendi i processi alle streghe?"
"Le streghe non esistono. A me interessa solo la parte storica e giuridica dei processi."
Artemis finse una risatina per smorzare l'atmosfera. Per un momento le si era accapponata la pelle. Nessuno doveva sospettare che esistessero le streghe, altrimenti lei sarebbe stata in pericoloso.
"Già, le streghe non esistono."
"Esistono solo nelle favole e sono brutte, vecchie e volano sulle scope." Rise Noah.
Artemis avrebbe voluto dirgli che in verità streghe e sciamani non avevano mai volato sulle scope e che il loro aspetto fisico era identico a quello degli umani. Però quelle puntualizzazioni avrebbero portato a domande e poi a risposte scomode.
"Mmh, sì."

"Artemis, è tutto pronto." L'avvertì il padre di Lauren.
Artemis recuperò la chitarra e il microfono, dopodiché uscì sul palco. La stanza era semibuia, un occhio di bue illuminava il centro per puntare l'attenzione su di lei. La folla era numerosa, dovevano esserci almeno un centinaio di persone.
Artemis si sedette sullo sgabello con la gamba destra piegata e sistemò il microfono alla giusta altezza. Chiuse gli occhi, fece un respiro e mosse le dita sulle corde della chitarra.
La prima canzone in scaletta era 'I Fall To Pieces' che Patsy Cline aveva cantato per la prima volta nel 1961.
"I fall to pieces each time I see you again. I fall to pieces; how can I be just your friend? You want me to act like we've never kissed. You want me to forget, pretend we've never met. And I've tried and I've tried but I haven't yet. You walk by and I fall to pieces."
Klaus si era messo in un cantuccio del pub al riparo dal palco per non farsi vedere da Artemis. Era atterrato a Chicago da un'ora e aveva seguito le indicazioni di Freya per trovare la ragazza. Era arrabbiato da giorni perché lei lo ignorava, pensava di farle una ramanzina con i fiocchi e sull'aereo aveva addirittura meditato su come farla sentire in colpa. Poi tutto era cambiato quando l'aveva sentita cantare. Artemis era seduta al centro del palco, illuminata da un faro, cantava ad occhi chiusi mentre le sue mani sfioravano lo strumento.
"...I fall to pieces each time someone speaks your name. I fall to pieces time only adds to the flame. You tell me to find someone else to love. Someone who'll love me, too, the way you used to do but each time I go out with someone new. You walk by and I fall to pieces. You walk by and I fall to pieces."
Quella canzone sembrava scritta per loro due. Era così che Klaus si sentiva: andava in mille pezzi ogni volta che Artemis gli stava accanto; tutto in lui si frantumava quando qualcuno pronunciava il suo nome, quando fingevano di non essersi mai baciati, quando fingevano di essere sconosciuti.
Quando riportò l'attenzione sul palco, vide che Artemis lo stava guardando. Klaus inclinò la testa e le fece un cenno con il mento.
"Grazie. Grazie a tutti! Tornerò dopo una breve pausa." Disse Artemis.
Si inchinò agli applausi e sorrise a tutti, poi lasciò il palco in fretta per raggiungere l'uscita sul retro. Faceva freddo e lei aveva addosso soltanto una camicetta nera di velo. Era sgusciata fuori di corsa senza prendere la giacca.
Sussultò quando sentì qualcosa scivolarle sulle spalle. Klaus si era tolto il cappotto per darlo a lei e non farla tremare di freddo.
"Voi umani avete la cattiva propensione al raffreddore."
Artemis si strinse nel cappotto, inalando il profumo di pittura e bourbon che impregnava la stoffa.
"Che ci fai qui?"
"Sei stata eccezionale prima. Sei un animale da palcoscenico."
"Niklaus, non tergiversare. Non ho molto tempo. Che vuoi?"
"Sono venuto a controllare se stessi bene. Non rispondi alle mie chiamate e ai miei messaggi, ignori anche i messaggi magici di Freya."
Klaus la guardava con severità, benché nel suo sguardo vi fosse anche una buona dose di preoccupazione.
"Non avevo voglia di sentire voi Mikaelson. E' successo qualcosa?"
"Artemis, dove sei? Devi tornare sul palco!" gridò Lauren dall'interno.
Artemis si tolse il cappotto di dosso e lo restituì a Klaus. Le loro dita si sfiorarono per un breve secondo e lei si ritrasse come se si fosse scottata.
"Devo tornare sul palco. Dove ti trovo?"
"Alloggio al Four Seasons, stanza 313. Ti aspetto." Disse Klaus.
Lauren sbucò alle spalle di Artemis e trovò l'amica a fissare il vuoto. L'Originale si era già dileguato.
"Artemis, tutto okay? Stavi parlando da sola?"
"Ehm... stavo ripetendo la prossima canzone. Sai che ho una pessima memoria."
Lauren rise e la trascinò di nuovo dentro il locale.

L'orologio digitale segnava le due del mattino. Klaus si era scolato una bottiglia di bourbon e aveva anche bevuto il sangue del facchino. Il ragazzo era poi tornato a lavorare con la mente offuscata dal soggiogamento.
L'ibrido era irrequieto. Il ritardo di Artemis poteva essere causato da svariati motivi, molti fra i quali anche la morte. Sobbalzò quando bussarono un paio di volte.
"Apri, Mikaelson."
Un sospiro di sollievo sfuggì dalle labbra di Klaus. Artemis stava bene, e stava decisamente una favola con gli anfibi e la giacca di pelle borchiata.
"Sono felice che tu sia qui."
La ragazza si sedette sul letto e si mise a braccia conserte. Indossava così tanti bracciali che i polsi non si vedevano.
"Dunque? Parla, su."
"Ti è successo qualcosa di strano ultimamente?"
Artemis aggrottò la fronte, un senso di disagio le serrava lo stomaco.
"Perché questa domanda? Deduco che a New Orleans sia successo qualcosa di strano."
Klaus bevve un altro sorso di bourbon dalla seconda bottiglia che aveva ordinato. Era nervoso, aveva fame, ma almeno l'alcol riusciva a lenire i nervi irritati.
"Miriam è morta."
Artemis sgranò gli occhi. Lo shock quasi le mozzò il fiato. Certo, Miriam aveva tentato di strapparle il cuore e sacrificarla, ma era pur sempre una vita ormai stroncata.
"Come è possibile? Le congreghe l'hanno isolata."
"A quanto pare è un suicidio." Rispose Klaus, incerto.
"Una come Miriam non si toglie la vita senza una ragione reale. Davvero credono che si sia ammazzata?"
"E' l'unica spiegazione plausibile. Del resto il luogo dell'isolamento è accessibile solo alle streghe."
Artemis colse l'allusione nella voce di Klaus. Anche lei era giunta alla stessa conclusione.
"Qualcuno potrebbe averla uccisa."
"Esatto. Ecco perché ti cercavo. Miriam era tua sorella, ho temuto che anche tu fossi in pericolo."
Klaus sentì il cuore della ragazza accelerare. Avrebbe voluto sorridere ma le tristi circostanze lo obbligarono a restare serio.
"Nathaniel sta bene, l'ho sentito l'altro giorno per telefono. Non credo che stiano dando la caccia a noi."
"Volevo esserne comunque certo. Ho fatto una promessa a tua madre." Ribatté Klaus.
"Una promessa da cui posso liberarti. Ho ventitré anni e sono una strega, me la so cavare da sola."
"E' a questo che siamo arrivati, Artemis?"
Artemis sostenne lo sguardo dell'ibrido con alterigia. Non aveva bisogno del bel tenebroso che la salvasse ogni volta.
"Hai fatto una promessa a una donna morta. Mia madre non c'è più e il tuo voto si è spezzato."
"Tu proprio non mi vuoi fra i piedi." Disse Klaus.
"Mi soffochi, Klaus. Vuoi esercitare il tuo controllo anche su di me. Non ti basta sorvegliare la tua famiglia?"
Klaus rimase ferito da quelle accuse. Lasciò il bicchiere sul tavolino e si affacciò alla finestra per non mostrare la propria delusione.
"Non voglio controllarti. Non sono più quell'uomo."
"Ora sei un padre diligente che vive in una casa con lo steccato bianco?" lo pungolò Artemis.
Klaus si voltò con un sorriso diabolico, uno di quelli che per secoli aveva terrorizzato interi villaggi.
"Sono un padre che ama sua figlia e che vive in un palazzo centenario. Nel tempo libero mi diletto a dipingere e occasionalmente a spargere il sangue dei miei nemici."
"Parli di spargere sangue e pensi di essere cambiato. Non noti la discrepanza fra le tue parole e le tue azioni?"
"Neanche tu sei una santa." Disse Klaus.
Artemis strinse le mani a pugno, trattenendo la magia che voleva esplodere e dare fuoco alla stanza.
"Non mi sono mai proclamata una santa."
Klaus si avvicinò a lei in un baleno. Le sollevò il mento con le dita e la scrutò negli occhi scuri in cerca di qualcosa.
"Oh, lo so. Riesco a scorgere il fuoco della tua anima, mia cara. Le fiamme sono dense, nere e mortali. Sei una creatura incantevole."
Artemis ebbe l'impulso di baciarlo. Non resisteva quando lui usava quel tono di voce suadente. Ma aveva paura che un solo tocco avrebbe potuto cambiare tutto. Si rifiutava di toccarlo e di manipolare le sue emozioni, pertanto si allontanò con uno scatto.
"Torna a New Orleans, Mikaelson."

Artemis soffocò un urlo nel cuscino. Non riusciva a dormire, aveva la mente affollata di pensieri. Scostò le coperte e andò in cucina a preparare un infuso di camomilla. Mentre aspettava che l'acqua bollisse, si perse a fissare il computer.
"Al diavolo!"
Accese il portatile e in rete cercò l'articolo che Lauren le aveva letto quella mattina. Stando alla notizia, quella sera il pianeta Venere si era posizionato in parallelo al pianeta Giove. Sin da bambina alle streghe e agli sciamani venivano impartire lezioni di astronomia per conoscere gli eventi celesti e sfruttarli come fonte di potere. Ecco perché Artemis fu insospettita da quella vicinanza fra pianeti.
"E' strano. Troppo strano." Mormorò fra sé.
Decise di indagare più a fondo e cercò gli eventi celesti che erano avvenuti nelle ultime settimane. Scoprì che soltanto due giorni prima la Luna e Saturno erano entrati in congiunzione. Un altro articolo riportava che dieci giorni prima era stato segnalato un picco di Liridi, ovvero stelle cadenti derivanti dalle polveri della cometa Thatcher.
Tornò in camera per prendere il cellulare e compose l'unico numero utile.
"Ti mancavo?" disse Klaus.
"Vieni subito a casa mia. C'è qualcosa che non va."

L'ultima volta che Klaus era stato in quel bilocale loro due erano finiti a fare l'amore. Invece, con suo disappunto, adesso Artemis aveva l'espressione cupa.
"E' successo qualcosa, vero?"
"Non ci avevo fatto in caso fino ad ora. Lauren mi ha parlato per settimane di bizzarri eventi celesti a cui non ho mai dato peso."
"Ma stasera hai cambiato idea." Aggiunse Klaus.
Artemis, con addosso un pigiama di pile di Lisa Simpson e un paio di ciabatte a forma di dinosauro, annuì e gli indicò lo schermo luminoso del computer.
"Si sono verificati eventi celesti insoliti con un estremo anticipo. Vieni, ti faccio vedere."
Klaus si accomodò al suo fianco e si sporse per leggere gli articoli che lei gli stava mostrando.
"Sono congiunzioni astrali?"
"Sì. Dieci giorni fa le Liridi erano visibili, banalmente sono le stelle cadenti." Disse Artemis.
"Ed è insolito?"
"Un tale picco di Liridi è visibile solo intorno a metà aprile. Inoltre, due giorni fa la Luna e Saturno erano in congiunzione, evento che accade solo il dieci marzo."
"Altri eventi anticipati?" domandò Klaus.
"Purtroppo sì. Stamattina Venere e Giove erano congiunti, il che si verifica solo l'11 febbraio."
"Tre eventi celesti che non dovrebbero ancora verificarsi ma che si sono verificati."
Artemis chiuse il pc con uno sbuffo di irritazione.
"Klaus, sai quanto me che il tre è un numero mistico. Tre rappresenta uno schema."
"Cosa credi possa essere?"
"Proviamo a leggere il sale." Disse Artemis.
Klaus spostò in computer in modo che lei distribuisse il sale sulla superficie del tavolo. Era una magia che lui conosceva grazie a Yvette.
"Il sale formerà un'immagine, giusto?"
"Giusto. E speriamo che l'immagine sia tanto chiara da essere interpretata nel modo corretto."
Artemis spense la luce e accese una candela che depose all'angolo del tavolo. Immerse le dita nel mucchio di sale e fece un respiro profondo.
"Mostrāre simulacrum tuum. Mostrāre simulacrum tuum. Mostrāre simulacrum tuum."
La candela si rovesciò e la fiammella bruciò il sale. I granelli bianchi svanirono mentre un simbolo prendeva forma dal sale che non era evaporato.
Klaus non riconobbe l'immagine ma il cuore rumoroso di Artemis batteva troppo all'impazzata per non essere allarmante.
"Che simbolo è?"
"E un Trishula. E' un simbolo di distruzione."
"Tu verrai a New Orleans con me. Non si discute!"
Artemis incrociò le braccia al petto e fece una smorfia.
"Non se ne parla! Io devo lavorare, lo sai che ho una marea di debiti. E poi cosa dovrei venire a fare in Louisiana? Freya e Vincent possono cavarsela."
"Tu non capisci quanto siano incrinati i rapporti della mia famiglia con le streghe. Non ci permettono di vedere il corpo di Miriam, pertanto Freya non può fare nessuna analisi di tipo magico. Tu sei la sorella di Nathaniel e sono sicuro che a te sarà permesso vedere la salma."
"Vuoi usarmi come addetta alle pompe funebri." Asserì Artemis.
Klaus fece un respiro per ingoiare un commento perfido. Artemis era una persona difficile e lui aveva bisogno del suo aiuto.
"Miriam è morta e un simbolo di distruzione preannuncia una catastrofe. Dobbiamo agire prima che sia troppo tardi."
"Klaus..."
"Hope è una strega, capirai bene le mie ansie. Non posso rischiare di nuovo la vita di mia figlia."
Artemis avrebbe voluto sbatterlo fuori di casa con uno schiocco di dita, ma l'apprensione di Klaus per Hope era un punto debole.
"D'accordo. Lo faccio per Hope."
"Ti ringrazio davvero." Disse Klaus.
"Tre giorni ti concedo, dopodiché tornerò alla mia vita."
"Tre giorni."

Salve a tutti! 🥰❤🧡
Scusate il ritardo nella pubblicazione ma l'università non mi ha dato tregua.
Eccomi tornata con la seconda parte che inizia già con botto.
Miriam ne combina sempre una, anche quando muore!
Fatemi sapere cosa ne pensate.
Alla prossima, un bacio.

Ps. Tutti gli incantesimi che troverete nella storia sono stati inventati da me e presi da internet, quindi potrebbero anche essere sbagliati.

BLOODY WAR 2 || Klaus Mikaelson Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora