3. DANZANO LE STREGHE
"La magia è come se fosse naturalmente presente in noi. Tendiamo a nutrirci di quella magia gratuita e non ci sforziamo neanche per crearla."
(Tom Robbins)
Artemis grugnì e si voltò dall'altra parte, le gambe avvinghiate alle calde coperte. Aprì lentamente un occhio e vide che la stanza era invasa dalla luce, dunque aprì anche l'altro occhio. Aveva un atroce mal di testa ed era accaldata. Si mise sulla schiena e osservò il soffitto mentre un odore di caffè aleggiava nell'aria.
"Ma che diamine." Borbottò fra sé.
"Noto che sei già di buon umore."
Artemis si sedette sul materasso e vide che Klaus se ne stava accanto alla toilette con un vassoio pieno di cibo. Sebbene facesse freddo, lui indossava una camicia di lino nero con i primi bottoni aperti. Una parte del tatuaggio della piuma era appena visibile.
"Un incantesimo del sonno. Siete una famiglia di psicopatici."
"E' uno dei tanti modi per definire la mia famiglia." Disse Klaus sorridendo.
La ragazza appoggiò i piedi a terra e notò che indossava ancora i vestiti del giorno prima, per fortuna nessuno aveva osato spogliarla per metterle il pigiama. Solo gli stivali erano stipati sotto la sedia della toilette.
"Passami lo zaino."
"Cerchi questa?"
Klaus allungò il braccio e nella sua mano vi era una aspirina. Artemis imprecò a bassa voce, si infilò la medicina in bocca e la ingoiò con l'acqua sul comodino.
"Che ore sono? Sono in tempo per il volo?"
"Sono le sette e un quarto, sei in perfetto orario." Rispose Klaus.
Artemis si alzò e dovette reggersi alla spalliera del letto a causa di un capogiro. Gli incantesimi del sonno riuscivano a farti dormire per ore ma al risveglio il cervello sembrava sul punto di esplodere.
"Posso andarmene oppure mi fermerete un'altra volta?"
"Lo abbiamo fatto solo per precauzione." Disse Klaus.
"Precauzione è un eufemismo."
L'Originale diede un'occhiata alla strada e, malgrado fosse tutto nella norma, i suoi sensi gli suggerivano che il pericolo era dietro l'angolo.
"Partire di notte era un rischio. Brenda ti ha puntata, ciò significa che vuole catturarti e scoprire dove si trova suo fratello. Partire in pieno giorno ti dà un vantaggio, non oserebbe mai attaccarti alla luce del sole."
Intanto Artemis stava frugando nel borsone in cerca di abiti puliti, ogni tanto chiudeva gli occhi per il dolore che le pungolava la nuca.
"O magari potresti confessare che sei stato tu a rapire Oscar. Non puoi semplicemente restituirle il fratello?"
"Confessare di aver rapito Oscar vuol dire innescare una guerra. Anche se glielo restituissi, Brenda vorrebbe comunque la mia testa su un piatto d'argento."
"Non sarebbe male come prospettiva." Commentò Artemis.
Klaus si portò una mano sul petto con un'espressione di finta offesa.
"Ti ricordo che l'ho rapito solo per te."
"Ma nessuno te lo ha chiesto, Klaus!" sbottò Artemis.
"Quindi adesso sono io il cattivo?"
La ragazza si passò le mani fra i capelli e sospirò per la frustrazione.
"Ti atteggi a padrone del mondo, ma non lo sei. Io non ti ho mai chiesto di rapire Oscar per capire il mio potere, è stata una tua stupida iniziativa. Perché lo hai fatto?"
"Perché ci tengo a te! Perché voglio che tu impari a gestire il tuo potere!" disse Klaus.
"Io gestisco alla grande il mio potere quando sono lontana da te!" gridò Artemis.
L'ibrido rimase zitto, immobile accanto alla finestra che tingeva di luce fredda i suoi riccioli biondi.
"Allora ti conviene prendere le distanze da me. Buon viaggio, Artemis."
Venti minuti dopo Artemis sgattaiolò dal palazzo tramite la porta della cucina. Klaus era uscito dopo la loro discussione, Elijah e Freya sorseggiavano tè e parlavano degli ultimi avvenimenti. Raggiunse a piedi il Rousseau e salì a bordo del taxi che aveva prenotato via telefono.
"Dove la porto, signorina?" chiese il taxista dai lunghi baffi.
In quel momento Joaquin, il veggente che aveva incontrato il girono prima, passò accanto all'auto e le fece un sorriso dai denti spezzati.
"Danzano! Le streghe danzano! Sciagura!" strillò il veggente fra le risate.
"Dove la porto?" ripeté il tassista.
"Alla Tulane University, per favore."
La biblioteca della Tulane University era piena di studenti che passavano ore e ore sui libri in vista della sessione invernale degli esami. Anche Artemis avrebbe dovuto prepararsi per l'esame di Storia delle Istituzioni Politiche anziché bighellonare per New Orleans in cerca di chissà cosa.
"Buongiorno. Posso esserle d'aiuto?" l'accolse la bibliotecaria.
"Sto cercando la sezione dedicata ai processi di Salem. E' per la tesi di laurea."
"Intende i processi oppure la caccia alle streghe?"
Artemis non sapeva da dove iniziare, sapeva solo che Joaquin le aveva fatto una certa pressione con la sua previsione e lei non avrebbe lasciato la città senza indagare.
"Entrambi gli argomenti."
"Allora le sezioni dedicate sono due: il 3C e 1D. Le consiglio anche di leggere qualcosa sul folcrore, non si sa mai!"
"La ringrazio."
Artemis andò dritta verso i corridoi indicati e passò in rassegna ogni scaffale per trovare i testi più adatti.
"Freya aveva ragione."
La ragazza trasalì per lo spavento e fece cadere a terra un tomo di legislazione seicentesca. Si girò e riconobbe Keelin che avanzava fra gli scaffali.
"Che ci fai qui?"
"Freya voleva essere sicura che tu stessi bene, quindi ti ha localizzata e ha scoperto che eri venuta qui. Perché non hai preso il volo per Chicago?"
"Perché un veggente mi ha detto delle cose che mi fanno preoccupare."
Keelin si avvicinò a lei per dare uno sguardo ai libri. Aggrottò le sopracciglia per gli assurdi titoli che parlavano di leggi, condanne e di streghe.
"Quale veggente?"
"Joaquin, il vecchio sdentato nei pressi di Jackson Square. Mi ha parlato di una sciagura. Ha menzionato dei numeri e una specie di filastrocca. I veggenti vaticinano spesso le previsioni tramite parole in rima."
"I numeri quali sono?" chiese Keelin.
"1-6-9-2. La filastrocca, invece, fa riferimento alle fiamme e alle streghe che danzano."
"Questo ti ha condotta alla Tulane in cerca di libri su processi e punizioni?"
Artemis prese un libro dallo scaffale dietro l'amica e le mostrò il titolo a caratteri cubitali: In the devil's snare : the Salem witchcraft crisis of 1692, scritto da Mary-Beth Norton.
"I numeri insieme compongono una annata: 1692, l'anno in cui a Salem iniziano i processi alle streghe. L'anno in cui Mary Walcott è considerata una delle streghe più pericolose delle colonie."
Keelin prima guardò il libro e poi guardò Artemis, leggendo nei suoi occhi una forte convinzione.
"Non vedo ancora il quadro completo."
"Ti basta mettere in fila i dati: eventi celesti anticipati, due streghe morte, il Trishula che appare sui cadaveri e nel sale. Coincidenze? Non credo proprio."
"Uno schema di tre. Uno schema magico." Disse Keelin.
Artemis aspettò che una coppia di ragazzi le superò per parlare.
"Qualcuno sta uccidendo le streghe."
"Hai altre informazioni utili per me oggi? Non vorrei sporcare questa bella giacca di sangue."
Oscar Cooper sibilò fra i denti quando Klaus entrò nella cella. Per mesi era stato confinato sotto il palazzo dei Mikaelson in un cerchio magico che gli impediva di uscire, mentre due giorni prima era stato trasferito in quello che un tempo era il cosiddetto 'Giardino' di Marcel Gerard.
"Artemis lo sa che mi tieni prigioniero?"
Klaus si appoggiò alla parete e incrociò le braccia, il ginocchio destro piegato per reggersi. Sorrise e si guardò le unghie con fare disinteressato.
"Lo sa e non le importa. Non mi ha di certo pregato perché ti liberassi. Tu non conti nulla per lei."
"La capisco. Non mi conosce come suo padre." Mormorò Oscar.
"Tu non capisci. Ad Artemis non importa di avere un padre. Tu non sei mai esistito, non ha mai sentito la necessità di cercarti. Yvette ha fatto un ottimo lavoro con lei. L'ha cresciuta bene."
"Le ha insegnato a odiarmi."
Klaus alzò gli occhi al cielo e si grattò la nuca, dopodiché si inginocchiò davanti al suo prigioniero.
"Artemis è più di questo. E' estremamente intelligente e sagace. E' appassionata. E' determinata. Lotta per le sue idee. E' tutto ciò che tu non sei stato e mai sarai. Tua figlia è migliore di te."
Oscar assottigliò gli occhi e l'attimo dopo si mise a ridere, era così ovvio che non ci aveva fatto caso.
"Tu sei innamorato di lei!"
"E anche se fosse?" lo rimbeccò Klaus.
"Artemis non può stare con nessuno. Il suo potere glielo impedisce."
"Di che stai parlando?"
Oscar sospirò e si mise comodo, sebbene la breccia e la terra dura gli avevano intorpidito gambe e schiena.
"Rispondi a questa semplice domanda: Artemis ti tocca?"
Klaus, che non ne poteva più di quella irriverenza, afferrò Oscar per la gola e lo spinse contro la parete rocciosa.
"Ora mi dirai tutto quello che sai senza tralasciare nessun dettaglio. Ti suggerisco di cominciare a parlare prima che io ti strappi le corde vocali e che te le faccia ingurgitare."
Oscar sbatté le palpebre e annuì. Anche se era impossibile soggiogare uno sciamano, gli occhi gialli e i canini dell'ibrido lo indussero a parlare.
"Il potere di Artemis si chiama 'trasferimento empatico', ossia riesce a trasferire agli altri delle emozioni manipolando le loro menti. E' un potere enorme e magmatico poiché è nata dall'unione di due potenti congreghe. Quando una tale energia non viene gestita bene può capitare di fare pasticci con le emozioni. Artemis è sola, nessuno le insegna come imparare a usare il suo potere e questo la rende instabile. Quando tocca qualcuno, potrebbe manipolare le loro emozioni per sbaglio."
"Mi stai dicendo che Artemis non mi tocca perché potrebbe alterare le mie emozioni?"
"Sì. Se ti toccasse, se ti baciasse, potrebbe farti provare emozioni indotte dalla magia. Nulla potrebbe essere reale fra di voi, tutto potrebbe essere frutto del suo potere."
Klaus adesso capiva le reticenze di Artemis. Ogni volta che aveva provato a sfiorarla lei aveva reagito male. Era così sfuggente per colpa di un potere che non sapeva come usare.
"Tu la puoi aiutare? Puoi insegnarle a gestirsi?"
"Io non sono in grado. Nessuna strega o sciamano è in grado di aiutarla." Disse Oscar.
"Dovrà pur esserci qualcuno con la stessa abilità di Artemis!" sbottò Klaus.
"Non esiste una cura alla tua malattia, ibrido."
Gli occhi di Klaus baluginarono di giallo, vene nere circondavano i bulbi. Afferrò Oscar per il collo e lo sbatté contro la parete.
"Un giorno smetterai di essere utile e allora potrò ucciderti."
"Lei non sarà mai tua."
Elijah rimase stupito quando Klaus entrò in cortile come una furia. Rebekah, che era andata a trovare la famiglia, depose la tazza di tè sul tavolino e accavallò le gambe.
"Che cosa ti tormenta adesso, Nik?"
"Devo andare a Chicago immediatamente. Devo parlare con Artemis."
"Sono qui."
Klaus si voltò con gli occhi sbarrati per la sorpresa. Artemis, con la sua solita salopette di jeans e un maglioncino viola, lo salutò con la mano.
"Credevo fossi su un aereo. Stai bene?"
"Artemis ha scoperto qualcosa degno di nota, fratello." disse Elijah.
Klaus si accorse che c'era una pila di libri sul tavolo della cucina. Freya ne stava sfogliando uno mentre indicava delle figure a Keelin.
"Deduco si tratti di presagi funesti." Disse Klaus.
Artemis gli tese un libro con la copertina in pelle che faceva parte di un catalogo di legislazione americana.
"Ritengo che qualcuno stia dando la caccia alle streghe. Apri il libro al capitolo dodici."
L'ibrido eseguì l'ordine e lesse il titolo del capitolo che faceva riferimento ai processi di Salem.
"Qualcuno dà la caccia alle streghe come a Salem?"
"Ascolta l'ipotesi di Artemis, è interessante." Lo invitò Rebekah.
Klaus si sedette sul divano e si versò del bourbon, dopodiché focalizzò l'attenzione sulla ragazza. Artemis si schiarì la voce, non era facile parlare ad un pubblico di vampiri antichi.
"Il veggente Joaquin mi ha dato dei numeri che all'inizio mi sembravano casuali e sconnessi, poi ho capito che formavano un anno: il 1692, l'anno in cui a Salem Mary Walcott viene accusata di stregoneria e vengono avviati i processi."
"Questo non significa niente, potrebbe essere il delirio di un vecchio." Obiettò Klaus.
"Il veggente ha anche declamato i versi di una filastrocca: Danzano le streghe intorno alla fiamma. La loro danza sembra un diagramma, nasconde in fondo un segreto profondo. La loro danza è l'arcano del mondo."
"Streghe e fiamme, gli ingredienti base per un processo." Chiosò Rebekah.
"Già. Le streghe bruciavano su roghi di fiamme." Aggiunse Elijah.
Artemis frugò nella galleria del cellulare e mostrò un'immagine a Klaus, si trattava di un dipinto che raffigurava donne volanti intorno ad un fuoco.
"Durante i processi le streghe erano accusate di riunirsi a notte fonda nei boschi e di volare su delle scope attorno ad un fuoco per invocare i demoni."
"Dunque il Trishula preannuncia la caccia alle streghe?" domandò Klaus.
"Penso di sì. Comunque, non sono segnali da ignorare." Rispose Artemis.
Rebekah si versò un goccio di bourbon nel tè e lo bevve con il mignolino alzato come una nobildonna.
"Perché qualcuno vorrebbe uccidere le streghe proprio adesso? Sono passati secoli!"
"Ci sono mille ragioni per odiare le streghe di questa città." Disse Elijah.
Un fruscìo interruppe la conversazione. Dai cancelli entrò Gabriel a passo baldanzoso con addosso una ridicola camicia hawaiana.
"Hola, amigos!"
"Sei qui perché hai delle soffiate o per darci fastidio?" lo attaccò Klaus.
"Sono venuto in pace. E comunque ambasciator non porta pena!"
Artemis sbuffò, era irritante il fatto che Gabriel trovasse tutto divertente anche quando non lo era affatto.
"Hai visto il corpo di Emilie?"
"Sì, la mia bella faccia apre tutte le porte." Disse Gabriel ammiccando.
Elijah si toccò il ponte del naso con un sospiro, alle volte quel giovane vampiro era ingestibile.
"Ebbene, qual è il verdetto?"
"Emilie ha uno strano simbolo sul polso. Un tris...trisha... insomma, quel coso di cui parlava Artemis."
"Un Trishula." Lo corresse Rebekah con stizza.
"Sì, proprio quello!"
"Anche la seconda vittima è una strega e anche lei ha il Trishula sul polso." Disse Artemis.
"Dobbiamo preoccuparci?" volle sapere Klaus.
"Sì. Decisamente sì."
Klaus scarabocchiava su un album mentre aspettavano che Vincent si presentasse. Freya lo aveva avvisato che in città qualcuno dava la caccia alle streghe e lui aveva promesso che sarebbe arrivato il prima possibile.
"A cosa stai pensando, fratello?"
Elijah si accomodò sulla poltrona con un calice di sangue che sembrava vino rosso alla fioca luce della stanza.
"Che New Orleans non smette di meravigliarmi con le sue costanti minacce."
"E' una città particolarmente oscura, e lo sapevamo quando l'abbiamo aiutata a emergere."
"Ma questa oscurità si accanisce sulla nostra famiglia. Una caccia alle streghe mette in serio pericolo Hope, Freya e Artemis."
Elijah nascose un ghigno dietro il bordo del bicchiere. Klaus aveva guardato Artemis con gli occhi da cucciolo bastonato, faceva così quando provava immenso affetto per qualcuno.
"Artemis è rimasta, suppongo che tu ne sia felice."
"Non provocarmi, fratello." lo ammonì Klaus.
Il volto di Artemis fece capolino dalla porta dello studio, la sua frangetta colorata tendeva al blu nell'ombra della luce.
"Ehi, Vincent è arrivato."
Klaus chiuse l'album da disegno e si alzò, stiracchiandosi le dita delle mani e la schiena.
"Andiamo a sentire il nostro petulante amico."
Vincent era in cortile insieme a Freya, Keelin e una Rebekah che stava svuotando un bicchiere di sangue. Lo sciamano li salutò con un cenno del capo.
"Freya mi ha aggiornato. Davvero vogliamo pensare ad una caccia alle streghe?"
Artemis irrigidì la mascella, odiava essere messa in dubbio come le sue teorie fosse esagerate.
"Altrimenti come le spieghi due streghe morte con un simbolo di distruzione sul polso?"
"Potrebbe essere magia sacrificale." Disse Vincent.
"Ammesso che sia così, perché qualcuno dovrebbe fare sacrifici?" chiese Klaus.
"A New Orleans tutti fanno sacrifici, questa volta il colpevole è stato solo più sbadato a lasciare le prove."
Elijah si mise le mani in tasca e camminò avanti e indietro, riflettendo sulle parole dello sciamano.
"Abbiamo sottovalutato il Vuoto e siamo stati quasi spazzati via tutti quanti. Questa volta dobbiamo essere più furbi e vigilare meglio."
Artemis non capiva la riluttanza di Vincent. In una città malvagia come New Orleans, dove sanguinari omicidi magici avvenivano all'ordine del giorno, un killer di streghe non era poi una fantasia tanto surreale.
"Vincent, che cosa ci nascondi?"
Vincent si ritrovò gli occhi di tutti addosso e fece un passo indietro, andando a sbattere contro la colonna che gli impedì di scappare.
"Oppure preferisci essere torturato?" disse Klaus sorridendo.
Lo sciamano gli scoccò un'occhiataccia, eppure la sua espressione era deformata dalla delusione.
"Chi ha ucciso Miriam è una strega o uno sciamano. Solo chi ha il sangue magico poteva entrare nel luogo dove Miriam era prigioniera."
"Avete idea di chi sia?" domandò Keelin.
"Purtroppo no. Abbiamo analizzato la scia magica all'interno della cella ma non abbiamo scoperto nulla. Era come se la scia non esistesse."
Freya corrugò la fronte, le dita serrate intorno al ciondolo a forma di mezza luna appeso al collo.
"E' impossibile. Ogni strega ha una propria scia magica che è come le impronta delle dita."
"Appunto. Chiunque sia entrato in quella cella ha nascosto la propria scia per non essere identificato."
Ad un certo punto le voci si fecero lontane e indistinte. Klaus aveva acuito l'udito e sentiva che in strada qualcuno stava gridando.
"Sta succedendo qualcosa fuori."
Marcel fu travolto dalla folla di turisti che invadeva Bourbon Street. La musica era coperta dalle migliaia di voci che cantavano, parlavano e ridevano. L'odore di sangue era corrotto dall'alcol che scorreva nelle vene dei più giovani. Davanti al Rousseau vide Gabriel che faceva lo splendido con una turista.
"Aiuto! Aiuto!"
Nessuno aveva ascoltato quel grido, soltanto lui grazie all'udito sviluppato. La voce piangente proveniva dalle scale di Saint Anne, la chiesa che un tempo era appartenuta a Kieran. Corse in quella direzione quando intravide la testa bionda di Rebekah.
"Rebekah!"
La vampira non lo aveva sentito, anzi adesso camminava verso la chiesa insieme ai Mikaelson, Artemis e Vincent.
"Marcel, lo senti anche tu?"
Gabriel si era materializzato alle sue spalle con il drink ancora in mano, l'ombrellino che sbucava oltre il bordo.
"C'è odore di sangue dappertutto. Viene dalla chiesa."
Sopraggiunsero davanti alla chiesa con grande difficoltà, la gente era troppa e la super velocità avrebbe dato nell'occhio. Individuò Rebekah e l'afferrò per la spalla.
"Marcel! Hai sentito anche tu?"
"Sì. Sangue e grida. La tua famiglia c'entra qualcosa?"
"Stranamente no." Disse Klaus, il solito ghigno sulle labbra.
Nel frattempo Artemis si era staccata dal gruppo per avvicinarsi alla chiesa. C'era una striscia di sangue che dalle aiuole lungo il marciapiede portava direttamente alle scale.
"Non ti conviene guardare." Disse Elijah dietro di lei.
"E' Nate?"
La paura si impossessò di lei per un attimo. Non conosceva bene Nathaniel, non lo considerava neanche suo fratello, ma era un bravo ragazzo e non meritava una fine atroce.
"No. E' uno sciamano che non conosco."
Una donna si spostò e purtroppo Artemis fu costretta a guardare le condizioni del cadavere. Il cadavere giaceva disteso sugli scalini della chiesa con la pelle ustionata e coperta di vesciche che emanavano cattivo odore. Ai piedi si raccoglieva una pozza di sangue che si stava asciugando e seccando.
"E' Simon, uno sciamano della congrega di Algiers." Disse Vincent.
"Da domani setacceremo tutta la città. Interrogheremo ogni strega e ogni sciamano. Se non vorranno collaborare, allora passeremo alle minacce. Ricaveremo le informazioni con le buone o con le cattive!"
Rebekah guardava Klaus con noia, i suoi deliri erano ormai storia vecchia. Andava sempre nel panico quando capitava qualcosa che sfuggiva al suo controllo.
"Le streghe non parleranno mai, soprattutto non con un ibrido Originale dal pessimo carattere."
Klaus la fulminò con gli occhi. Lui era il grande lupo cattivo, il vampiro spietato, e quelle creature si sarebbe sottomesse al suo volere.
"Con la mia mano stretta intorno al loro cuore parleranno di sicuro."
"Nik..."
"No! Non dire altro! Ci sono in gioco le vite di mia figlia, di mia sorella e della ragazza che... e di Artemis! La faccenda è diventata fin troppo seria."
Artemis, che si era appiattita contro la parete per origliare, si morse le labbra. Klaus stava mettendo a repentaglio la tregua con le streghe perché aveva paura per Hope e per Freya, ma anche perché provava qualcosa per lei. I sentimenti erano diventati una spada di Damocle in procinto di trafiggerla al primo passo falso.
"Artemis, puoi venire fuori. Lo so che sei lì." Disse Rebekah, ridendo.
La ragazza entrò nello studio con le guance rosse per la vergogna di essere stata beccata. Klaus stava seduto allo scrittoio con i palmi delle mani aperti sulla superficie e lo sguardo accesso dalla rabbia.
"E' morto qualcun altro negli ultimi venti minuti?"
"Per fortuna no. Volevo solo dirvi che ho un'idea."
"Parla pure, piccoletta." Disse Rebekah.
"Elijah mi ha detto che la Salvatore School ha una biblioteca ben fornita e che il preside conosce molto bene la letteratura magica. Potrei andare in visita e cercare la profezia di Joaquin."
"Profezia?" le fece eco Klaus.
"Vincent e Freya credono che si tratti di una profezia e non di una semplice filastrocca."
"Buona idea. Alaric è un vero esperto, malgrado sia un idiota." Disse Rebekah.
"Rebekah, per favore, lasciaci da soli."
Rebekah diede una pacca sulla spalla ad Artemis e lasciò la stanza con il rumore dei tacchi che riecheggiava nel corridoio.
"Siedi, Artemis."
Artemis prese posto con cautela, temeva una paternale dall'ibrido. Klaus aveva la brutta abitudine di sgridarla come fosse una bambina.
"Non andrò da sola a Mystic Falls, se è questo che ti preoccupa. Posso chiedere a Freya o a Gabriel di venire con me."
"Non lascerei mai la tua vita nelle mani di Gabriel. Non dire assurdità."
"Allora porterò Freya."
Klaus prese a giocare con una penna, toglieva e rimetteva il tappo come un tic nervoso.
"Ti accompagnerò io a Mystic Falls."
"Che?! No, no! Non è necessario!" si affrettò a dire Artemis.
Il pensiero di fare un viaggio con lui, di trascorrere ore e ore insieme, era insopportabile. Sarebbe stato difficile non toccarsi durante tutto il tempo assieme, e lei non poteva permettersi errori.
"Ho promesso a tua madre che ti avrei protetta, intendo onorare il voto in questa situazione di emergenza."
"Mia madre è morta. Non le devi più nulla."
"Io non ti abbandono, Artemis. Anche se tu mi respingi, anche se mi tieni lontano, io resto al tuo fianco. Nessuno ti farà del male e la passerà liscia fino a quando sarò in vita."
"Non fare promesse che non puoi mantenere." Ribatté Artemis.
Klaus si sfilò l'anello nero che portava all'indice e lo mise sullo scrittoio, poi lo fece scivolare verso di lei.
"E' un amuleto di protezione che Hope ha realizzato per me. Voglio che lo tenga tu per ricordarti che io sono sempre con te."
Artemis guardò l'anello e sentì un groppo alla gola. Era un gesto intimo e affettuoso, proprio ciò che non le serviva.
"Sei melenso, Mikaelson."
"Indossa l'anello, ti prego. Ti terrà al sicuro." Sussurrò Klaus.
"E' troppo grande per le mie dita, mi servirà una collana."
"Freya sarà lieta di donarti una delle sue centinaia di collane."
Artemis strinse l'anello fra le mani e fece un piccolo sorriso.
"Quando partiamo per Mystic Falls? Posso prenotare un volo adesso."
"Partiremo domani all'alba e andremo in macchina. Undici ore lontani da questa città è quello che ci serve. Almeno sarai una strega in meno sulla lista dell'assassino."
"Undici ore insieme suonano come una sentenza di morte." Disse Artemis.
Klaus le rivolse un sorriso malizioso, nei suoi occhi cristallini baluginava la stessa malizia.
"Mia cara, non sottovalutare il fascino della morte."Salve a tutti! 🥰💝
Le cose si fanno interessanti, e ora si torna a Mystic Falls!
Fatemi sapere cosa ne pensate.
Un bacio, alla prossima.
Ps. I libri che Artemis visiona alla Tulane sono reali e sono alla base di molti studi sui processi di Salem.
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BLOODY WAR 2 || Klaus Mikaelson
FanfictionArtemis Dumont ha scoperto di avere un potere unico ed eccezionale: è in grado di manipolare le emozioni degli altri con un solo tocco. È una abilità che non riesce ancora a gestire poiché un simile potere può essere un pericolo mortale. Intanto a N...