Le origini del male

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8. LE ORIGINI DEL MALE

"La magia è credere in se stessi: se riusciamo a farlo, allora possiamo far accadere qualsiasi cosa."
(Johann Wolfgang Goethe)

Artemis inciampò sulle scale e si mise a ridere, mentre Klaus la teneva per i fianchi per reggerla.
"Klaus, tu lo sai qual è il colmo per un cane?"
Klaus la trascinò in cima alla scalinata e l'aiutò a togliersi il cappotto, la sciarpa e il cappello.
"Qual è?"
"Incontrare un osso duro!"
La ragazza scoppiò di nuovo a ridere aggrappandosi al corrimano. Due birre al Rousseau erano state sufficienti per farla cadere in quello stato di euforia.
"E' la cosa meno divertente che io abbia sentito in mille anni."
Sebbene Klaus tentasse di rimanere serio, la risata di Artemis era così coinvolgente che si lasciò sfuggire un sorrisetto.
"Lo vedo che sorridi! E' divertente!"
Klaus la spinse nella camera che le avevano ceduto e chiuse la porta. Intanto lei si stava ancora sbellicando dalle risate.
"Shh, non urlare. Non vorrei svegliare la famiglia e spiegare che sei mezza ubriaca."
Artemis di colpo tornò seria. Un'ombra scura si era abbattuta su di lei come un velo nero.
"Non sono ubriaca. Sto solo per morire e ho voglia di ridere per cose stupide."
"Non morirai. Non finché ci sarò io."
La ragazza si buttò sul letto e si coprì gli occhi con le mani, era troppo sensibile alla luce. Klaus le prese una gamba e le tolse lo stivale, poi fece lo stesso con l'altra gamba.
"Sei diventato il mio babysitter?"
"Mi adatto alle circostanze." Replicò lui.
Artemis si mise seduta a quel punto, la frangia verde era sparata in tutte le direzioni come una tenda sbatacchiata dal vento.
"Secondo te rivedrò mia madre?"
Klaus sedette accanto a lei con espressione lugubre. Tutti quei discorsi sulla morte lo stavano angosciando.
"Tu non morirai. Troveremo un modo per uccidere il cacciatore. E se non dovessimo ucciderlo, allora troveremo un modo per imprigionarlo di nuovo."
"Klaus..."
L'Originale le riservò un'occhiata truce. Le prese la mano e fece incastrare le loro dita.
"Tu non vai da nessuna parte, milady."
Artemis ridacchiò, sebbene sentisse un peso soffocante sul petto. Che vivesse o morisse, il potere di plasmare le emozioni restava la sua condanna. Guardò il bracciale di Mabel, un sottile cerchio che tratteneva una magia potente e ingestibile. Era la sua occasione per godersi un po' di tempo senza quella sensazione tremenda.
"Ti va di restare a dormire qui?"
Klaus sollevò le sopracciglia in segno di sorpresa. Per mesi Artemis lo aveva tenuto a debita distanza, per mesi aveva agognato un semplice tocco che gli era sempre stato negato, e adesso quella proposta gli sembrava surreale.
"Stai forse cercando di sedurmi? Che bricconcella."
"Sei un imbecille millenario." Commentò Artemis.
Klaus emise una breve risata, poi assottigliò lo sguardo come un falco che ha individuato la preda.
"Hai osato offendere la creatura più pericolosa del mondo. Adesso devi pagarne le conseguenze!"
"No, Klaus! Non ci provare!"
Un secondo dopo Artemis si ritrovò a correre per tutta la stanza per sfuggire alle mani dell'ibrido. Si fronteggiavano ai lati del letto, lei con le mani sollevate e lui con le dita che si muovevano simulando il solletico.
"Chiedi perdono per avermi recato offesa."
"Smettila, per favore. Fai il serio." Disse Artemis.
Klaus si sdraiò sul letto a pancia in giù con un sospiro. Lei, invece, rimase in piedi a fissarsi le unghie.
"Pensi ancora che potresti morire?"
"Penso che la tua brutta faccia potrebbe mancarmi." Ammise lei.
Klaus batté la mano sul materasso e Artemis si sedette a gambe incrociate, gli occhi sempre puntati sulle proprie mani.
"Solo un paio di anni fa ho rischiato di perdere mia figlia. Non permetto a nessuno, neanche allo spirito di un cacciatore, di portare via anche te."
"Ma io non sono la principessa chiusa nella torre e tu non sei il principe azzurro."
"Perché non mi hai ancora visto in smoking. Sono un vero bocconcino!"
Artemis proruppe in una risata rumorosa, senza preoccuparsi degli altri abitanti del palazzo che potevano sentirla.
"Potresti indossarlo per il mio funerale."
Klaus mise la mano sul ginocchio della ragazza e lei lo guardò con quei suoi grandi occhi marroni che sembravano contenere il mondo intero.
"Rebekah e Marcel si sposeranno. Io voglio che tu mi accompagni al loro matrimonio."
"Che cosa smielata e ridicola." Disse lei.
"E' romantico." Ribatté Klaus.
"E' ridicolo."
"Come sei cinica!"
Artemis voleva mettere un punto a quella conversazione. La sua vita era in bilico, e forse anche quella dell'intero Quartiere, perciò perdersi in quelle stupide fantasie le impediva di concentrarsi sulla realtà. E la realtà dei fatti riguardava uno spirito vendicativo che voleva ammazzarla.
"Niklaus Mikaelson, ibrido meschino di mestiere e uomo romantico nel tempo libero."
Klaus fece uno dei suoi sorrisi magnetici, quelli che facevano cadere ai suoi piedi uomini e donne.
"Lascia che ti mostri quanto sono romantico."
Artemis si chinò e le loro labbra si incontrarono in un bacio dolce. Il contatto ben presto diventò più intenso, un fuoco che si alimentava di passione. Klaus le infilò la mano fra i capelli e gliela premette sulla nuca per avvicinarla. Grazie al monile di Mabel, toccarsi era sicuro ed era vero.
Artemis si tirò indietro, aveva gli occhi chiusi e la fronte corrugata. Klaus le accarezzò il mento invogliandola ad aprire lo sguardo.
"Scusami. Ho esagerato. Lo so che tu..."
Le parole furono troncate dalla bocca di Artemis che si avventava sulla sua. Questo era un bacio famelico, quasi selvaggio. Le mani della ragazza subito gli sbottonarono la camicia per toccargli le spalle, le dita che tracciavano il contorno della piuma tatuata.
"Regalami questa notte." Sussurrò lei.
Klaus rabbrividì e si affrettò ad annuire per non farsi scappare l'occasione. La spinse dolcemente sul letto e la liberò della salopette con una lentezza che faceva venire la pelle d'oca alla ragazza. Vestita solo con il maglione e gli slip, Artemis capovolse le posizioni per sedersi cavalcioni sulle gambe di Klaus e riprese a baciarlo.
"Artemis, io ti amo."
La ragazza si bloccò di colpo, la bocca semi-spalancata per lo shock. Klaus la guardava con adorazione, come se lei fosse la luna e le stelle e il cielo intero.
"Ho rovinato tutto?" bisbigliò Klaus, colpevole.
Artemis sbatté le palpebre per tornare alla realtà e scosse la testa, le parole facevano fatica a uscire.
"Non hai rovinato niente."
Klaus si sentiva come quando era ragazzino e diceva qualcosa che innervosiva il padre. Ma Artemis non era Mikael, la freddezza di lei dipendeva dall'impossibilità di lasciarsi andare.
"Non devi dire niente. Io so che provi qualcosa per me."
"Okay." Disse Artemis, incerta.
Klaus passò il pollice sulle labbra secche della ragazza e sorrise d'istinto. Più la guardava, più la baciava, e più si sentiva attratto da lei.
"Ti amo." Ripeté senza pensarci.
Artemis arrossì per la vergogna di non essere in grado di ricambiare. Aveva trattenuto così a lungo i sentimenti per lui che adesso tutto sembrava confuso. Gli prese il viso fra le mani e gli diede un bacio a stampo.
"Sei un maledetto stronzo."
"Mmh, dicono di me." Chiosò Klaus sorridendo.
Artemis lo baciò mentre sorrideva e di conseguenza sorrise anche lei. L'Originale fece scivolare le mani sull'orlo del maglioncino e glielo tolse con un gesto rapido. Si piegò a baciarle la porzione di seno rigonfia sulle coppe di stoffa rossa.
"Ti dispiace se ci fermiamo?" domandò Artemis.
Klaus smise di baciarle il collo e allontanò le mani dal bordo dei suoi slip. Artemis era stanca e anche triste, di certo lui non avrebbe peggiorato la situazione.
"Non mi dispiace. Posso restare a dormire con te?"
"Certo."
Artemis recuperò il maglioncino e si infilò sotto le coperte. Klaus, con addosso solo i pantaloni, la seguì e la coprì perché non prendesse freddo.
"Hai sonno?" chiese Klaus.
"No."
Artemis poggiò la testa sul suo petto marmoreo e Klaus la circondò con le braccia, le sue dita che le toccavano i capelli.
Il resto della notte trascorse fra baci, carezze e parole mormorate nel buio.

L'indomani Artemis si svegliò con un ronzio nella testa. Da quando indossava il bracciale sembrava che il suo potere si fosse nascosto ma che crepitasse in fondo alla sua anima. Era una sensazione fastidiosa ma sopportabile. Un forte senso di vertigine la colse quando provò ad alzarsi.
"Serve un controllo medico?" domandò Keelin.
La donna reggeva una tazza di caffè fumante e osservava Artemis con la tipica apprensione da medico.
"Credo sia colpa del bracciale. Bloccare la magia ha sempre un prezzo."
"Noi ti aspettiamo di sotto, tu fai con calma."
"Ti adoro, Keelin."
Artemis si trascinò in bagno per una doccia bollente che sciogliesse i muscoli indolenziti. Si lavò i denti, si vestì e si allacciò gli anfibi mentre scendeva.
I Mikaelson erano tutti lì, inclusi Marcel ed Hayley. Lo sguardo di Klaus saettò su Artemis non appena annusò il suo odore nell'aria.
"Buongiorno, mia cara. Per quanto tu sia sempre bella, hai una pessima cera."
Artemis si accasciò sul divano del salotto e si passò una mano fra i capelli. Sentiva un buco allo stomaco ma non aveva fame.
"Sono stata meglio. Il bracciale di Mabel ha degli effetti collaterali."
Freya le diede una tazza che emanava una fragranza di bergamotto, la porcellana era calda ma la bevanda era fredda. Era un intruglio magico per placare il suo malessere.
"Il trasferimento empatico è un potere intessuto nel tuo sangue, inibirlo comporta delle conseguenze."
"Grandioso." Borbottò Artemis fra sé.
Keelin entrò nella stanza con un piatto di biscotti ai cereali che Artemis rifiutò a causa di un conato di vomito.
"Non possiamo aiutarla?" domandò Klaus, innervosito.
"Purtroppo no. L'unica soluzione sarebbe togliere il bracciale." Disse Freya.
Artemis provò a sganciare il bracciale ma il metallo restava attaccato alla pelle come un tatuaggio.
"Non si toglie. Allo scadere delle quarantotto ore dovrebbe sganciarsi da solo. Nel frattempo abbiamo del lavoro da fare."
"Come abbiamo intenzione di agire?" chiese Elijah.
Artemis si alzò a fatica e Klaus la prese per il gomito in modo da sorreggerla. La ragazza gli rivolse un piccolo sorriso di gratitudine.
"Dobbiamo conoscere la storia di Noah. Se conosciamo le sue origini, se scopriamo qualche falla, magari possiamo sfruttarla a nostro vantaggio."
"Non possiamo imprigionarlo come ha fatto Mabel?" domandò Rebekah.
"L'incantesimo di Mabel si è spezzato quando Noah è stato evocato." Spiegò Freya.
"Dobbiamo anche capire chi ha evocato il cacciatore questa volta." Disse Artemis.
Klaus, seduto alla sua poltrona dietro lo scrittoio, sorseggiava bourbon e fissava un punto indefinito nella parete.
"Chi ha evocato il cacciatore ti odia con ferocia. Mia cara, hai forse dei nemici?"
Artemis ci pensò su ma non le venne in mente nulla. Si era davvero inserita nel mondo magico l'anno prima a New Orleans. Sua madre l'aveva sempre tenuta lontana dal sovrannaturale.
"Non che io sappia. Miriam mi odiava ma è morta, quindi è da escludere. Brenda è diventata nostra alleata. Nathaniel e io andiamo d'accordo."
"Per evocare uno spirito antico è necessario un sacrificio." Esordì Elijah.
"Come nel caso del Vuoto." Disse Hayley.
"Ci sono stati sacrifici di recente?" domandò Marcel.
Freya, che teneva sotto controllo le linee magiche e ogni possibile evento sovrannaturale, scosse la testa. Eppure c'era qualcosa che le frullava per la testa.
"C'è una cosa che devo verificare. Scusatemi."
La strega lasciò il salotto insieme a Keelin, che aveva notato il turbamento sul volto della moglie.
"Non capisco perché Mabel sia stata imprigionata. Ha salvato la città!" disse Rebekah.
Artemis si appoggiò allo scrittoio, sembrava che anche i muscoli delle gambe si fossero irrigiditi.
"Mabel ha confinato Noah nelle acque del Bayou. Un incantesimo del genere richiedere una grande fonte di potere e per questo ha dovuto compiere un sacrificio."
"Me lo ricordo: ha ucciso tre lupi durante la luna piena." Disse Marcel.
"Esatto." Convenne Artemis.
"Le congreghe pensavano che fosse diventata una minaccia per il Quartiere e l'hanno spedita nel mondo prigione."
"Artemis dovrà uccidere qualcuno per sconfiggere Noah?" fece Hayley, preoccupata.
Klaus intanto si era piazzato affianco ad Artemis, le loro spalle e le ginocchia si toccavano.
"Niente affatto. Può anche incanalare il potere di un Originale, meglio se è ibrido."
"Ci occuperemo di questo più in là. Ora devo fare una cosa." Disse Artemis.
"Cosa?"
"Voglio parlare con Brenda. E prima che tu possa seguirmi, ti dico che vado da sola."

La tomba della famiglia Cooper era la stessa dall'ultima volta che Artemis ci era stata. Se prima era stata ripulita per ospitare la salma di Miriam, adesso una spessa coltre di polvere ricopriva ogni superficie.
Brenda era inginocchiata davanti ad un cerchio di candele e pronunciava una qualche formula magica.
"Disturbo?"
La donna aprì gli occhi con uno sbuffo di impazienza. Passò la mano sopra le candele per spegnere le fiammelle.
"Sì, come al solito. Hai scoperto qualcosa?"
Artemis si guardò intorno e per un soffio scansò una fitta ragnatela. La lapide di Miriam era lucida, una colomba era stata incisa nel marmo in segno di vita eterna.
"Sono qui per un'altra questione. Mabel ha ucciso tre lupi per assorbire la forza necessaria a incatenare il cacciatore, giusto?"
"Giusto. Sei qui per sapere quale fonte usare?" domandò Brenda.
"Sì. Klaus si è proposto come catalizzatore, però io non sono d'accordo."
Brenda si prese qualche secondo per osservare la ragazza. Aveva il naso all'insù tipico dei Cooper, eppure nei suoi occhi marroni luccicava la determinazione di Yvette.
"Tu hai qualche brutta idea in mente, te lo leggo negli occhi."
Artemis, le mani in tasca e il mento affondato nella sciarpa, fece spallucce.
"Ho una bruttissima idea. La peggiore che abbia mai avuto. Mi aiuterai?"
"Come? Uccidere un cacciatore del genere richiede un potere immenso. Neanche gli Originali messi insieme sarebbero tanto potenti."
"Per questo userò il mio potere. Il trasferimento empatico è così forte da disintegrare quel bastardo?"
Brenda sbarrò gli occhi per l'orrore di quella affermazione. Artemis era ingenua a credere che quella fosse la giusta soluzione.
"Tu non capisci. E' pericoloso."
"Non pensavo ti importasse di me." Replicò Artemis.
"Artemis, ascoltami bene. Se userai il tuo potere contro il cacciatore non resterà nulla dentro di te."
"In che senso?"
"Perderai la tua umanità."

"Insomma? Dì qualcosa!" sbottò Keelin.
Freya fissava un articolo di giornale come se fosse una reliquia. In particolare era concentrata su un trafiletto che riportava la notizia di un omicidio.
"Mesi fa ad Amite City è stato trovato un cadavere con strani simboli incisi sul corpo."
"E cosa c'entra con noi?"
"La pelle del cadavere riportava una serie di tagli su tutto il corpo. Non sono semplici ferite, bensì sono rune di magia nera."
"Un sacrificio." Mormorò Keelin.
"Il sacrificio che ha fatto risorgere il cacciatore." Sottolineò Freya.
"Continuo a non capire, Freya."
"In quel periodo Oscar Cooper era ad Amite City. E' lì che io e Rebekah lo abbiamo preso."
La porta della camera da letto si spalancò e Klaus comparve sulla soglia con la mascella serrata.
"Ebbene? Suppongo che abbiate delle novità per me."
"E' stato Oscar a evocare il cacciatore. Non abbiamo trovato nessuna scia magica perché il cacciatore è uno spirito e non dissemina tracce."
Klaus non era affatto sorpreso. Aveva sempre sospettato che Oscar sapesse più di quanto dicesse. Ciò che gli sfuggiva era la motivazione.
"Perché vuole uccidere Artemis? Questa è la domanda attorno a cui ruota la faccenda."

Elijah notò che Hayley era troppo silenziosa. Seduti nello studio di Klaus, stavano sfogliando alcuni vecchi libri di Freya per cercare informazioni sulle streghe uccise nei secoli precedenti.
"Hayley, va tutto bene? Se sei stanca, posso proseguire da solo."
La donna gli regalò un meraviglioso sorriso che scaldò il suo freddo cuore da vampiro.
"Stavo riflettendo. Non capisco perché il cacciatore dia la caccia proprio alle streghe che possiedono il potere di Artemis. Deve esserci una ragione valida."
"Sappiamo che Artemis è la discendente di Ginevra, Viveka, Mary e Mabel. Sappiamo che tutte sono figlie di due congreghe diverse."
Hayley inclinò la testa di lato come se avesse appena scorto un dettaglio importante.
"E se fosse questo? I genitori di queste streghe facevano parte di gruppi diversi che erano in lotta fra di loro."
"Può essere un collegamento." Disse Elijah.
Hayley raccattò da terra un pesante volume che riguardava le discendenze delle streghe con le date, i luoghi e i nomi. Aprì il libro e mostrò ad Elijah una pagina in particolare.
"Guarda: Ginevra, Viveka, Mary, Mabel e Artemis sono per metà membri della Congrega Corvi e per metà della Congrega Lyra."
Elijah passò il dito su ciascuna riga della pagina. Era un attento osservatore e questa capacità si rivelò utile quando individuò una nota a margine.
"Ginevra aveva un fratello: Noè Beccarini. E' nato senza magia e per questo è stato allontanato dalla comunità sovrannaturale. Dopo l'esilio si perdono le sue tracce."
"Noè è la versione italiana di Noah." Disse Hayley.
"Il cacciatore è il fratello della prima strega uccisa."

Il taxi si fermò all'imbocco di Black Pearl. Artemis pagò la corsa e scese nella fredda aria di New Orleans. Sembrava che in quel quartiere il vento fosse più gelido, oppure era solo colpa della presenza di Claire Shepard.
Mentre si dirigeva verso la villa degli orrori, la stessa dove si era tenuta la festa qualche giorno prima, incominciò a piovere. Artemis si aggiustò il cappello e corse verso la casa. La porta ovviamente non era chiusa a chiave, dunque le bastò spingerla un poco per entrare.
Dentro la temperatura era glaciale, le tendine stracciate del soggiorno svolazzavano sospinte dal vento e dalla pioggia.
"Claire? Sei qui?"
Un fruscio le fece rizzare i peli sulle braccia. Un debole gorgoglio anticipò la comparsa di Claire.
"Sono sempre qui."
La ragazza si spostava attraverso i muri e aleggiava nelle stanze, ma quella volta decise di camminare come un essere vivente. Malgrado questo, il suo aspetto era semitrasparente proprio come quello di uno spettro.
"Ciao, Claire. Hai tenuto d'occhio il vampiro?"
"Sì. E' ancora bloccato in giardino. Si sta essiccando, credo."
Artemis si spostò in giardino con lo spettro che la guidava verso la fontana. Le erbacce scricchiolavano sotto gli anfibi, un suono pari a quello delle ossa rotte.
Gabriel era ancora lì, confinato nel cerchio di sale. Era seduto a terra con le ginocchia al petto e la testa penzoloni.
"Ehilà?"
Gabriel sollevò gli occhi rossi su di lei ed emise un sospiro stanco. La sua pelle, di norma color caramello, era grigia e si stava seccando.
"Sei venuta a uccidermi?"
"Sono venuta a proporti un accordo."
Artemis sentiva le gambe molli, il bracciale stava amplificando il malessere fisico, e dovette sedersi sul bordo della fontana. Per fortuna la statua di una palma la riparava dalla pioggia.
"Quale tipo di accordo? Scommetto che papino non ne sa niente." Rise Gabriel.
"Sono venuta da te proprio per salvare Klaus. Vuole immolarsi per me."
"El amor es una maldición."
Artemis lo sapeva bene che l'amore era una maledizione. Aveva amato sua madre e lei era morta. Stava amando Klaus e lui rischiava di morire.
"A parte le tue perle di saggezza in spagnolo, non hai molte speranze di restare vigile ancora a lungo. L'essiccazione è iniziata e sarà veloce."
"Mi liberi se accetto l'accordo?"
"Sì."
Gabriel sorrise e i canini parvero perle bianche appuntite.
"Dimmi tutto, chica."
Il cellulare di Artemis vibrò un paio di volte per segnalare l'arrivo di un messaggio. Il mittente era Klaus e in breve le scriveva che Oscar c'entrava qualcosa con il cacciatore.
"Adesso devo andare. Tornerò stasera con una sacca di sangue per rimetterti in forze."
"Grazie a te sono costretto ad aspettarti qua." Disse Gabriel, sprezzante.

Klaus trascinò Rebekah sulla terrazza per parlare in privato. Doveva chiederle un favore e si fidava soltanto di lei.
"Affari loschi, Nik?" lo canzonò la sorella.
"Devi farmi un enorme favore. Ti costerà lasciare la città per un po'."
Rebekah inarcò il sopracciglio, ogni volta che la famiglia aveva bisogno di lei finiva in qualche guaio. Eppure avrebbe dato la vita per loro.
"Che ti serve?"
"Devi andare a Chicago e recuperare la bara di Yvette. Devi riportare qui i suoi resti e consacrarli nel cimitero della sua congrega."
"Come faccio a consacrarla? C'è bisogno di una strega." Obiettò la bionda.
"Di questo se ne occuperà Nathaniel. L'importante è recuperare quei resti prima che sia troppo tardi."
Klaus era visibilmente agitato. Si gettava continue occhiate avanti e dietro, come se aspettasse di essere attaccato dalle tenebre da un momento all'altro.
"Perché vuoi consacrare Yvette? E' fuggita da questa città."
"Perché questo è il fulcro della sua magia. E' qui che deve essere sepolta."
"Nik, non mi stai dicendo tutto. Mi nascondi una parte della storia."
"Lo faccio per Artemis."
Rebekah non ebbe nulla da replicare. Quando Klaus si affezionava a qualcuno era capace di fare anche l'impossibile. Ed era chiaro che quella ragazza avesse fatto breccia nel suo cuore di pietra.
"Io e Marcel partiremo per Chicago stanotte."
Klaus le mise le mani sulle spalle e le baciò una guancia.
"Grazie, sorella."

"Hai capito tutto?" domandò Freya.
Artemis si grattò il mento mentre cercava di elaborare la mole di informazione che i Mikaelson avevano reperito in quelle ore.
"Oscar ha ucciso una persona, ha inciso rune malefiche sul corpo e lo ha usato come sacrificio per risvegliare lo spirito di un cacciatore. Il suddetto cacciatore è il fratello di Ginevra Beccarini, è nato senza magia e per questo la sua congrega lo ha esiliato."
"Poi ha iniziato a dare la caccia e a uccidere le streghe per vendicarsi." Concluse Keelin.
Artemis annuì, sebbene il suo cervello fosse sull'orlo di una esplosione di neuroni.
"Noah mira alle streghe che hanno il mio potere perché sua sorella Ginevra è stata la prima a possederlo."
"Streghe i cui genitori appartengono alla congrega Lyra e alla congrega Corvi." Specificò Elijah.
"Ma allora perché uccide anche gli altri? Miriam, Emilie e Simon non possiedono la mia abilità e i loro genitori sono membri della medesima congrega."
"Uccide gli altri per spaventare la vera prenda." disse Freya in tono affranto.
"E' un cacciatore, si diverte a cacciare." Disse Hayley.
"Avverte la preda che sta arrivando. Gioca con essa, la getta nel terrore." Continuò Elijah.
"Noah si è divertito a fingersi mio amico per mesi."
Artemis stentava ancora a realizzare che il nemico fosse Noah. Il ragazzo dai riccioli rossi, il sorriso impacciato e la voce calma.
"Ti spiava. Studiava le tue abitudini." Disse Klaus.
Lui e Rebekah si unirono al gruppo in salotto. Elijah lanciò un'occhiata interrogativa a Rebekah, ma lei lo ignorò apposta.
"Dobbiamo scrivere un incantesimo prima del prossimo tramonto." Disse Freya.
Ventiquattro ore. Entro quell'arco di tempo Artemis doveva creare un incantesimo, attuarlo e sconfiggere un fantasma centenario. Ma doveva anche trovare il tempo per dire addio.
"Dovete prima riposare. Un tale incantesimo richiede grande sforzo." Disse Keelin.
Artemis si alzò e un capogiro le fece piegare le ginocchia. Klaus l'afferrò prima che cadesse.
"Hai bisogno di stenderti."
"Ci vediamo tutti all'alba al Bayou." Ordinò Elijah.

Artemis si svegliò un paio di ore dopo. Si sentiva frastornata come se avesse preso una botta in testa. Si mosse e capì di trovarsi a letto, considerate le coperte avvolte intorno alle gambe.
"Ben svegliata."
Klaus era seduto sulla poltrona all'angolo della camera e leggeva sotto la tiepida luce dell'abatjour. Ad un secondo sguardo, Artemis si accorse di essere nella camera da letto dell'ibrido.
"Sono svenuta?"
"Sì. Il tuo bracciale..." disse Klaus indicando il monile.
Artemis vide che il metallo si era annerito, segno che la libertà stava per scadere. La pelle del polso si era arrossata, ustionata dal bracciale che si arrugginiva di ora in ora.
"Maledetto bracciale. Mabel non mi aveva parlato di effetti collaterali."
Klaus richiuse il libro e si avvicinò a lei per aiutarla a mettersi seduta. Le accarezzò la fronte per accertarsi che non avesse la febbre.
"Come ti senti? Avverti nausea o altri sintomi?"
"Adesso no. Mi sento solo un po' assonnata."
"Meglio così. Hai fame? Sete? Posso prenotare da mangiare o prepararti una tisana."
Artemis sorrise per la gentilezza di Klaus. Sapeva essere la persona più premurosa del mondo quando abbandonava i suoi intenti sanguinari.
"Un bicchiere di vino è eccessivo?"
"Ho quello che fa per te. Torno tra un attimo."
Dopo che Klaus si fu dileguato, Artemis si slacciò le bretelle della salopette e si tolse il maglione restano in canottiera. Il camino nella stanza ardeva riscaldando fin troppo l'ambiente. Poggiò i piedi sul pavimento per trarre fresco dal marmo.
"Ti sei messa comoda, mi fa piacere."
L'ibrido era già tornato. In mano reggeva una bottiglia di vino e due calici.
"Che servizio eccellente. Lo farò sapere alla direzione." Scherzò Artemis.
Klaus sorrise, stappò la bottiglia e versò il liquido rosso nei bicchieri.
"Mia cara, tratto bene i miei ospiti. Soprattutto una bella donna nel mio letto."
"Ecco Niklaus Mikaelson che fa sfoggio del suo famoso charme."
"Dunque riconosci il mio charme?" la rimbeccò Klaus.
"Negarlo è inutile." Rispose lei sorridendo.
Artemis accettò il calice e annusò il vino prima di berne un sorso. Il sapore le fece vibrare le papille gustative per quanto era buono.
"E' delizioso. Che vino è?"
"E' un Clos de Vougeot prodotto nella Borgogna francese. Questa bottiglia risale al 1990, l'ultima volta che ho visitato la cantina di Domaine Faiveley."
Artemis bevve ancora permettendo al vino pregiato di scaldarla. Il liquido rossastro pareva sangue ma era dolce come zucchero.
"La Borgogna è uno dei posti che vorrei visitare. E' ricco di storia."
Klaus prese posto accanto a lei sul letto, le lenzuola avevano il suo odore. Le regalò un sorriso malizioso.
"Ti ci posso portare. C'è un pittoresco hotel che ti piacerebbe. Potremmo assaggiare diverse qualità di vini, passeggiare al chiaro di luna, fare l'amore al buio."
"Niklaus!" esclamò lei tirandogli uno schiaffo sul braccio.
"Che c'è? Stavo illustrando le attività che potremmo svolgere in Borgogna. Anche se l'ultima potrebbe anche essere svolta in qualunque posto."
Klaus rise per l'espressione indispettita di Artemis, sebbene stesse ridendo sotto i baffi.
"E' il tuo modo per conquistare le donzelle?"
L'Originale si chinò per parlarle all'orecchio, sfiorandole il lobo con le labbra.
"E' il mio modo per dirti che voglio fare l'amore con te."

Salve a tutti! 🥰💝
Come al solito Artemis ha avuto una pessima idea. Chissà come andrà a finire!
Fatemi sapere cosa ne pensate.
Alla prossima, un bacio.

BLOODY WAR 2 || Klaus Mikaelson Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora