6. LA FESTA DEI FANTASMI
"Voglio credere alla magia di questo ardente e stupefacente universo, al significato e al potere dei simboli."
(Dylan Thomas)
Il giorno dopo, New Orleans
Freya fissava il cancello con insistenza. Non aveva dormito molto, si era svegliata all'alba e si era seduta in cortile ad aspettare. Klaus e Artemis stavano tornando da Mystic Falls, la ragazza era stata costretta a riposare prima di ripartire.
"Smettila di muovere la gamba." Disse Keelin.
Freya non si era neanche accorta che la sua gamba sinistra si alzava e si abbassava in preda all'agitazione. Premette la mano sul ginocchio per impedire altri spasmi nervosi.
"Sono preoccupata per Artemis. Quello che è successo stava per ucciderla."
"Dunque hai capito cosa le è successo?" domandò Elijah.
Il vampiro stava bevendo sangue fresco in una graziosa tazza di porcellana i cui bordi bianchi si erano macchiati di rosso.
"Era una specie di sogno. La magia onirica può condurre la coscienza in infinte dimensioni."
"La magia dei sogni è potente, bisogna fare attenzione." Osservò Keelin.
"Chi ha lanciato l'incantesimo è una strega esperta. Potrebbe essere stata Brenda Cooper?"
Elijah arricciò il naso e lasciò la tazza sul tavolino, non aveva più fame.
"Brenda Cooper ha validi motivi per odiare Artemis e volerla morta, eppure c'è qualcosa che non mi convince. Quando una strega come Brenda vuole ucciderti, lo fa senza perdere tempo."
"Invece con Artemis ha allungato la tortura." Disse Freya.
"Forse voleva prolungare la sua sofferenza e godersi lo spettacolo?" tentò Keelin.
"Oppure ucciderla non era la vera intenzione." Disse Elijah, sospettoso.
La conversazione fu troncata da un rombo di motore. Freya si precipitò fuori dal palazzo e Keelin la seguì a ruota.
Dall'auto parcheggiata nel viale scese Klaus che fece il giro per aprire lo sportello ad Artemis e aiutarla come un vero gentiluomo.
"E mi è colata la ceralacca sulla mano." Stava dicendo lui.
"Hai fatto una figuraccia davanti alla regina di Spagna, vergognati!" scherzò Artemis.
"Artemis!" la richiamò Freya.
La ragazza le andò incontro e l'abbracciò, dopodiché abbracciò anche Keelin. Sorrise quando Elijah le passò accanto e le toccò gentilmente la spalla.
"Lieto di rivederti, Artemis."
"Lieta di essere tornata viva." Replicò lei.
Mentre Elijah si avvicinò al fratello per confabulare, Freya e Keelin portarono Artemis dentro. L'odore di bourbon si mescolava a quello del ferro e lei ebbe la sensazione di trovarsi davvero a casa.
"Come stai? Keelin dovrebbe visitarti." Disse Freya.
Artemis fu obbligata a sedersi sul divano e Freya le offrì una tazza di tè al bergamotto. Bevve un sorso e si scottò la lingua.
"Sto bene. Alla Salvatore School hanno fatto tutti i controlli. Inoltre, Klaus ha voluto che Elena Salvatore mi visitasse. E' tutto apposto."
"Ma certo che stai bene. E' solo che Freya si sta agitando troppo." Disse Keelin.
"Faccio bene ad agitarmi. Qualcuno ha mandato la sua coscienza in una dimensione passata!"
Artemis rise e bevve altro tè, il calore si diffondeva piacevolmente in bocca e inumidiva la gola secca.
"Però prima di farmi un bel viaggetto ho scoperto qualcosa."
"Ah, sì?" fece Keelin, sorpresa.
"Ho appuntato tutto sul taccuino che è stato rubato. Nel Malleus Maleficarum ho trovato la profezia annunciata da Joaquin. La profezia risale al '400 ed era stata profetizzata da una strega italiana bruciata sul rogo a Firenze."
"Cosa c'entra questo con noi?" domandò Freya.
Artemis finì la bevanda e tirò fuori dalla tracolla il cellulare per mostrare loro le foto di tre dipinti di donne.
"La profezia compare più volte nella storia: nel 1457 in Italia, nel 1591 in Germania, nel 1692 a Salem e pochi giorni fa qui a New Orleans. Le donne dei tre dipinti sono le streghe bruciate sul rogo in quelle date."
Freya studiò le donne, avevano acconciature e abiti diversi, erano anche diverse per età e colore della pelle.
"Conosci i loro nomi?"
"Sì. I nomi delle donne uccise durante i processi erano registrati. Loro sono Ginevra Beccarini, Viveka Schulz e Mary Walcott che tutti noi conosciamo."
"Manca la quarta strega di New Orleans." Disse Keelin.
"Questo è un problema. A New Orleans sono state uccise due streghe e uno sciamano, però non possiamo sapere chi di loro sia effettivamente la vera vittima."
"Oppure la vera vittima non è ancora stata uccisa." Disse Freya.
Artemis si infilò il cellulare in tasca e prese una lista di nomi che per fortuna non era stata rubata.
"Questi sono i nomi di tutte le streghe e gli sciamani di New Orleans. Me l'ha inviata Vincent ieri sera. Forse una di queste persone è la vera vittima."
Freya passò in rassegna i nomi ma non aveva idea di qualche fosse una presunta vittima.
"Eventi celesti bizzarri, una profezia che collega quattro donne nei secoli e una caccia alle streghe nel Quartiere Francese. Non ha molto senso."
"Tutto porta alla comunità delle streghe. E' da lì che dobbiamo partire." Disse Artemis.
Artemis smise di scrivere sul suo grimorio, quello regalatole da Klaus, non appena udì un fruscio. Sulla soglia della sua camera apparve Gabriel con uno dei suoi sorrisi maliziosi.
"Hola, chica."
"Sei vivo? Klaus ti sta cercando per tutto il Quartiere."
"Ogni tanto bisogna prendersi una pausa dai Mikaelson. Sei d'accordo?"
Artemis chiuse il grimorio e lo ripose nel cassetto, poi lo sigillò con un incantesimo perché nessuno lo trafugasse. Perdere il taccuino era già stato un grosso danno, non era necessario perdere anche il proprio diario.
"Che vuoi, Gabriel? Sono sicura che ti serva qualcosa."
Il vampiro si dondolò sui piedi e si infilò le mani in tasca, ma Artemis aveva colto il leggero tremolio delle dita. Non era da lui era così nervoso.
"Stasera c'è una festa a Black Pearl, un quartiere di periferia. C'è una grande villa abbandonata dove ogni anno le creature sovrannaturali vanno a festeggiare prima di Mardi Gras."
Quell'anno il martedì grasso cadeva il cinque marzo, dunque mancavano due settimane alla grande celebrazione che avrebbe chiuso il Carnevale.
"E chi partecipa a questa festa?"
"Streghe, vampiri, lupi, folletti e gnomi da giardino. Insomma, più siamo e meglio è!"
Artemis storse la bocca, un luogo abbandonato che diventa il fulcro per una festa soprannaturale non ispirava fiducia.
"Le streghe e i lupi odiano i vampiri. Come mai si riuniscono?"
"La festa del Black Pearl è l'unica capace di riunire le tre fazioni. Solo gli umani sono esclusi. Non tutti seguono la regola secondo cui non devono esserci contatti fra le specie."
"Come siete progressisti e festaioli, voi gente di New Orleans."
Gabriel si sedette alla toilette e si tolse la giacca di jeans per sistemarla sullo sgabello. Dalla stoffa proveniva un intenso odore di mirra che fece starnutire Artemis.
"Salute! Allora, vieni o no alla festa? Serve anche a te una pausa dai Mikaelson."
"Ci vengo." Disse lei con un sorriso.
"Ti vengo a prendere alle otto. Non farti beccare da Klaus, altrimenti ti rinchiuderà nei sotterranei."
Gabriel arrivò in anticipo. Artemis aveva intenzione di indossare qualcosa di carino per la festa, ma per la fretta aveva optato per la solita salopette nera e un maglioncino beige. Si era allacciata gli anfibi alla rinfusa, si era pettinata i capelli e si era infilata al volo il cappotto. Sulla testa si era calata un cappello nero con la scritta 'bad hair today'.
"Fai bene a nascondere la frangetta col cappello, quella tinta verde è indecente."
"Nessuno ha chiesto la tua opinione." Ribatté Artemis.
Gabriel rise e le fece l'occhiolino. Camminarono a piedi fino a Jackson Square e da lì proseguirono sulla decappottabile rossa che il giovane vampiro aveva acquistato subito dopo la trasformazione. L'auto frecciava talmente veloce che Artemis sentiva la cena che le risaliva lungo l'esofago; dovette faticare per non vomitare sui costosi tappetini.
Dopo una ventina di minuti - e dopo aver infranto l'intero codice stradale - Gabriel con una sgommata parcheggiò nei pressi della chiesa di Mount Moriah Baptist.
"Che la festa abbia inizio!" esclamò Gabriel.
Artemis trattene un conato di vomito. Si guardò intorno scoprendo quel quartiere per la prima volta. La strada era illuminata dai lampioni ed era costeggiata da una serie di villette, alcune erano ridotte in pessime condizioni. Anche il tetto della chiesa sembrava sul punto di cedere. Da una casa scaturivano luci colorate che variavano dal viola al blu, dal rosso al giallo. La musica tecno rimbombava in tutto l'isolato.
"C'è tutto il Quartiere Francese là dentro?" domandò Artemis, scettica.
"Vieni a vedere."
Gabriel aprì la porta e una folata di alcol e sudore diede loro il benvenuto. Artemis si accorse che i vampiri entravano senza essere invitati, perciò la casa non aveva proprietari in vita. L'interno era stracolmo di gente che beveva, rideva e ballava dove trovava posto. La villa contava tre piani, i primi due era destinati alla festa mentre il terzo era chiuso a chiave.
"Ehi, Gabe! Credevo non arrivassi più!" urlò un ragazzo.
Aveva lunghi capelli castani e una t-shirt che metteva in evidenza il tatuaggio di una luna nera sul petto.
"Sono arrivato in tempo per la birra. Ah, lei è la mia amica Artemis."
"Non sono sua amica ma mi chiamo Artemis."
"Mi piaci, ragazza. Io sono Drew, il braccio destro di Hayley Marshall." Spiegò il ragazzo.
"Sei un lupo mannaro che offre birra a un vampiro? Wow." Commentò Artemis.
Drew rise e il suo alito era tanto impregnato di rum che lei fece un passo indietro.
"Da quel che so anche tu frequenti i vampiri. Sono morti e petulanti, ma portano l'alcol migliore alle feste."
"A proposito, cosa desidera la strega?" domandò Gabriel.
Artemis non avrebbe bevuto nulla, sua madre le aveva insegnato a non accettare cibo e bevande dagli sconosciuti, soprattutto se a offrirli sono un vampiro e un licantropo.
"Portami una birra. Io intanto faccio un giro della casa."
"Ti accompagno io, sono una brava guida turistica." Si propose Drew.
Gabriel si allontanò e in cucina incontrò un altro amico con cui si fermò a chiacchierare. Artemis aveva la possibilità di ispezionare la villa senza intoppi.
"Bene, Drew, fammi strada."
"Nei mesi estivi in questa stanza si tengono le sedute spiritiche." Disse Drew.
Artemis entrò nella stanza e si accorse che c'era un tavolo rotondo al centro, vecchie candele sciolte e un mazzo di carte dei tarocchi.
"Le candele non bastano a invocare gli spiriti. Più che sedute spiritiche, io direi che sono delle vere truffe."
"Sei tu qui l'esperta di spettri." Rise Drew.
Artemis si avvicinò ad una parete e staccò un lembo della carta da parati. Accostò l'orecchio e sentì un ronzio basso e vibrante.
"Spiriti e spettri non sono la stessa cosa. Questa casa è infestata, vero?"
"Leggende locali narrano che in questa villa Claire Shepard abbia assassinato la sua famiglia."
"E' una balla. Le leggende sui fantasmi accusano sempre le donne, il che è inverosimile."
Drew rise e svuotò la lattina di birra in due sorsate. Fece un rutto e si pulì la bocca con la manica.
"Sei la paladina delle donne fantasma?"
Artemis posò i palmi aperti sul pavimento e provò una scossa che le fece il solletico. Lo spirito di quella casa la stava salutando.
"Claire Shepard non ha fatto niente di male."
"Te lo dicono le piastrelle del pavimento?" la derise Drew.
Il tavolo rotondo cigolò e le carte si sparsero per terra, creando un ventaglio di figure. Una sola carta era rivolta verso l'alto: gli amanti.
"Me lo sta dicendo Claire. Probabilmente suo marito ha ucciso lei e i tre figli."
"Il fantasma è qui? Adesso?"
Artemis si mise in piedi e nello specchio sporco di forma ovale intravide il viso sorridente di una donna. Ricambiò il sorriso.
"E' andata via. Giustizia è stata fatta."
Drew sobbalzò quando l'asse di legno del corridoio fece rumore. Sospirò nel vedere Gabriel che barcollava nella sua direzione.
"Sei ubriaco, Gabe? Sei stato via solo dieci minuti."
"Ho bevuto sangue contaminato da alcol. Sono brillo!" spiegò il vampiro.
Klaus rientrò a palazzo intorno alle dieci di sera. Era andato al Giardino per accertarsi che Oscar fosse ancora vivo e poi era passato in pasticceria per comprare una vaschetta di gelato per Artemis. Immaginava che la ragazza fosse rimasta in stanza a guardare qualche vecchio film al computer.
"Sono tornato. C'è qualcuno?"
Il suo udito non captava niente, non c'erano cuori che battevano al piano di sopra. Infatti, la stanza di Artemis era vuota e il letto era intatto. Klaus selezionò il numero di Freya dalla rubrica e fece partire la chiamata.
"Pronto?"
"Artemis è con te?"
"No. Io e Keelin siamo andate a cena fuori da sole. Elijah è al Bayou con Hayley."
Klaus sospirò per la frustrazione. I vestiti della ragazza erano ancora lì, anche il computer e un paio di libri, dunque non era scappata come al solito.
"Artemis non è a casa. Puoi localizzarla?"
"Klaus, sono in un ristorante e non ho sangue a disposizione per rintracciarla. Posso tornare a casa, se vuoi."
"Non fa niente. Tu e Keelin godetevi la serata."
Klaus decise di frugare nel computer di Artemis, di sicuro nella cronologia si era conservato qualcosa. Si accedeva al sistema per mezzo di una password che lui conosceva perché l'aveva spiata mentre la digitava. Scrisse 'themorticiandaughter' e attese qualche secondo prima che il desktop si sbloccasse.
"Vediamo un po' che cosa hai cercato."
Nella cronologia c'erano ricerche che risalivano a due ore prima e riguardavano tutte Claire Shepard. Klaus sapeva che, stando alle voci dell'epoca, a fine Ottocento Claire aveva sgozzato tutti i membri della sua famiglia e poi si era tolta la vita. Secondo le streghe, la casa degli Shepard a Black Pearl era infestata dal fantasma di Claire.
Il cellulare vibrò per segnalare l'arrivo di una notifica da parte di Freya: era una foto che ritraeva tre ragazzi mezzi ubriachi e sullo sfondo si vedeva una ragazza con la frangetta verde. Richiamò la sorella per avere una delucidazione.
"Da dove viene quella foto?"
"Keelin ha dei mezzi moderni di localizzazione. Ha trovato la foto su Instagram e la posizione indica che si trova ad una festa a Black Pearl."
La festa nel quartiere di Black Pearl era nota a tutti, persino Klaus negli anni Novanta aveva partecipato ma poi si era annoiato e non ci era più stato.
"Freya, è possibile contattare uno spirito? Credo che Artemis sia andata là per Claire Shepard."
"Claire non è un semplice spirito. Lei è uno spettro perché ha davvero ucciso la sua famiglia."
Klaus serrò i pugni per la rabbia. Artemis si era appena cacciata in un grosso guaio.
Artemis si era messa in disparte in un angolo del soggiorno con un bicchiere di tequila in mano. Aveva accettato il drink per non essere maleducata, ma non aveva toccato neanche un goccio.
"Guarda un po' chi si rivede. La mia assassina!"
Florie cinse le spalle di Artemis con un braccio, anche il suo alito sapeva di tequila mescolato a sangue.
"Scusami ancora per averti uccisa."
"Sto meglio da morta, non trovi?" scherzò Florie.
Artemis annuì e si scostò, non era il caso di stare appicciata ad una neo-vampira ubriaca.
"Florie, in questi giorni hai visto Gabriel? Klaus lo stava cercando."
"Gabriel non era qui. Due giorni fa è andato in Virginia, lo so perché gli ho prestato i soldi per comprare il biglietto. Secondo me c'è di mezzo una ragazza, o un ragazzo."
I dubbi di Artemis ebbero conferma. Gabriel era sparito dalla circolazione perché si trovava in Virginia, proprio dove anche lei e Klaus si erano diretti. Ormai le coincidenze erano troppe per credere che fosse tutto casuale.
"Vado a chiederglielo. E' divertente dargli fastidio."
Florie rise e accartocciò il bicchiere vuoto con sole due dita. Artemis capiva perché essere una non-morta avesse i suoi vantaggi.
"Dagli fastidio anche da parte mia. E divertiti, Artemis!"
Artemis dovette strisciare fra i corpi che ballavano per raggiungere la cucina. Gabriel e Drew stavano facendo una gara di bevute mentre un gruppo di lupi e vampiri battevano la mano.
"Ho vinto!" esultò Drew, le braccia in aria.
Gabriel si asciugò la birra colata sul mento e diede un pugno sulla spalla al licantropo.
"Hai vinto solo perché Artemis mi ha distratto."
"Beviti anche queste stupide lusinghe." Replicò Artemis.
Il gruppetto si mise a ridere e qualcuno fischiò. Gabriel rise e fece spallucce.
"Le piaccio, è solo che non vuole ammetterlo. Cadrà ai miei piedi molto presto."
Artemis avrebbe voluto stringere la mano e fargli esplodere le vene del cervello, invece alzò gli occhi al cielo e abbozzò un sorriso.
"Sei ubriaco marcio, andiamo a fare una passeggiata in giardino."
"Non fate troppo rumore!" gridò una vampira.
Artemis agguantò Gabriel per il colletto della giacca e lo spinse in veranda.
Klaus guardò con disgusto la villetta degli Shepard. La musica era così alta che non riusciva a distinguere le voci all'interno. Le sue narici annusavano alcol, sudore, sangue ed eccitazione. Era una festa sovrannaturale e immorale in tutti i sensi.
"Tu non sei il benvenuto qui." Disse uno sciamano.
Klaus sentì la collera vibrare dentro di lui. Avrebbe volentieri conficcato i canini nel collo del ragazzo, ma ciò avrebbe significato dichiarare guerra aperta alle congreghe. Scelse la via della diplomazia.
"Sto cercando una persona. E' una ragazza, alta circa un metro e settanta, capelli castani e frangetta verde. E' venuta qui con Gabriel Garcia."
"Non conosco nessun Gabriel Garcia e non ho visto la tua ragazza."
L'ibrido a quel punto abbandonò ogni speranza di comunicazione. A volte le cattive maniere erano le più efficaci.
"Impiegherò meno di un minuto a uccidere tutti i presenti alla festa se non mi dici dove si trova la mia ragazza. Lo sapete, non sono noto per la clemenza."
Alle spalle dello sciamano spuntò Florie, avvolta in cappotto di panno rosso che sembrava intinto nel sangue.
"Klaus, vogliamo solo divertirci. Artemis e Gabriel sono in giardino."
"Ecco, bastava la sincerità. Tornate alla vostra stupida festa."
Klaus sfruttò la supervelocità per raggiungere il giardino. Era un ammasso di erbacce secche, fiori morti e foglie ingiallite. C'era una fontana rotta e una serie di pesci rossi senza vita. Per sua fortuna l'odore di Artemis copriva il tanfo delle piante decedute. Seguì la fragranza imboccando il corridoio erboso che portava al labirinto.
Artemis con la coda dell'occhio vide Claire che fluttuava dietro di lei, un'ombra morta che seguiva un'anima viva. Aveva pianificato tutto nei minimi dettagli, incluso il rituale per attirare gli spettri. Gabriel non poteva sfuggire alla punizione.
"Mi porti nell'angolo più remoto del giardino per baciarmi? Pensavo ti piacesse Klaus."
Gabriel si appoggiò al tronco di un albero e scoccò un sorriso ammaliante.
"Lo sai che Claire ha ucciso il marito con un bacio avvelenato?"
"Avevi detto che Claire non era l'assassina."
Artemis sorrise e fece un giro su se stessa sotto lo sguardo terrorizzato di Gabriel.
"Ho mentito. Ma hai mentito anche tu."
"Artemis..."
Il vampiro arretrò ma Artemis lo artigliò per la spalla e gli prese la mano. Strinse le dita attorno all'anello solare e chiuse gli occhi.
"Phesmatos sul opraem chele kouzlo."
L'anello si sciolse e il metallo gocciolò sul terreno formando una piccola pozza argentata.
"Il mio anello! Morirò al sole senza!" si lagnò Gabriel.
"E' quello che ti meriti dopo avermi stordita e spedita in una dimensione magica."
Un rumore fece agitare Artemis, che allungò il braccio libero per difendersi da chiunque. Dal buio emerse la figura slanciata di Klaus, solo i ricci biondi spiccavano in mezzo al buio.
"Che cosa intendi, Artemis?" domandò l'ibrido.
I suoi occhi ardevano di rabbia cieca, avrebbe potuto dare alle fiamme il mondo intero.
"E' stato Gabriel ad aggredirci alla Salvatore School. Prima di svenire ho sentito odore di mirra. Quando oggi è venuto al palazzo per invitarmi alla festa ho sentito lo stesso identico odore."
"E hai capito che era stato lui." Aggiunse Klaus.
"Avevo il sospetto, ecco perché ho accettato l'invito. Poi Florie mi ha detto che ha prestato dei soldi a Gabriel per comprare un biglietto aereo per la Virginia. Lui si trovava in Virginia nei giorni in cui noi eravamo a Mystic Falls."
Klaus ebbe modo di congiungere i punti: Gabriel li aveva pedinati e poi aveva approfittato delle barriere magiche fuori uso per aggredire Artemis.
"Gabriel, chi ti ha ordinato di uccidere Artemis?"
"Non posso dirvelo." Mormorò Gabriel.
Artemis lasciò andare la mano di Gabriel e gli premette il pollice sulla fronte.
"Parla o ti faccio schizzare i neuroni, quei pochi che ti restano."
"Artemis, per favore, spostati." Disse Klaus con gentilezza.
La strega fece un passo indietro e insaccò le mani in tasca, altrimenti avrebbe staccato la testa di Gabriel a suon di magia.
"Klaus, no. Ti supplico!" piagnucolò Gabriel.
Klaus gli mise le mani al collo e lo spintonò contro il tronco dell'albero; una parte della corteccia si spaccò per l'impatto.
"Hai tentato di uccidere una persona che mi sta molto a cuore. Come posso avere pietà?"
"L'ho fatto per mia sorella! Lei la minacciava!"
"Lei chi?" intervenne Artemis.
"Non pos-..."
Il viso di Gabriel si contorse in una smorfia disumana. Klaus aveva ficcato la mano nel suo petto e gli stritolava il cuore.
"E' stata Brenda a darti l'ordine, vero? Parla e io ti concederò una morte rapida."
"V-ve-er-o."
L'ibrido ritrasse la mano e dalle sue dita trasudò sangue mischiato ad acqua e altri liquidi. Strofinò la mano sulla giacca di Gabriel con un sorriso soddisfatto, sembrava anche piuttosto divertito dalla tortura.
"Artemis, fai ciò che più ti aggrada."
Artemis tirò fuori dalla tasca del cappotto tre fiale di sale e lo versò sul terreno creando un cerchio intorno a Gabriel. Il sale si infiammò per un momento e poi restò solo il fumo bianco.
"Il cerchio di sale ti intrappola. Non puoi entrare e non puoi uscire." Disse lei.
"Morirò all'alba senza l'anello solare." Ribatté Gabriel.
"Reverto." Bisbigliò Artemis.
La pozza di metallo prese vita e si arrampicò lungo la gamba di Gabriel per strisciare fino alla mano. Si ancorò al pollice nella stessa forma di prima.
"Artemis ti sta risparmiando la vita. Dovresti ringraziarla." disse Klaus.
"Devo ringraziarla perché mi terrà inchiodato per sempre in questo cerchio di sale?"
"Non mi scuserò." Disse Artemis.
Gabriel le lanciò un'occhiata minacciosa che l'avrebbe potuta incenerire.
"E io non ti ringrazierò."
Klaus si mise fra di loro per interrompere qualsiasi contatto. Era finita. Mise una mano sulla spalla di Artemis e con la testa accennò in direzione della fontana.
"Usciamo da qui. La festa è finita."
Solo gli stivali di Artemis interrompevano il silenzio che era piombato fra di loro. Klaus l'aveva fatta salire in macchina ed erano tornati nel Quartiere Francese senza dirsi mezza parola.
Adesso l'ibrido si stava versando da bere con una calma serafica che metteva la ragazza in allarme. Klaus Mikaelson non era mai così tranquillo a meno che non stesse meditando su una strage di sangue.
"Okay, adesso basta. Non mi chiedi niente? Non mi fai la ramanzina? Non mi dici che sono la solita ragazzina infantile che si caccia nei guai?"
Klaus sollevò lo sguardo dal bicchiere e sbatté le palpebre, sembrava che quasi non l'avesse ascoltata. Poi sospirò.
"Niente ramanzina."
Artemis aggrottò le sopracciglia e si accasciò sulla poltrona con incredulità.
"Sul serio? Io faccio una cosa senza il tuo permesso e tu resti calmo?"
L'Originale bevve il bourbon con estrema lentezza, gustandosi il sapore ma anche l'espressione imbronciata della ragazza.
"Sei stata coraggiosa e intelligente. Hai smascherato Gabriel prima di me. Ti devo solo i miei complimenti."
Artemis rimase interdetta. Non era da Klaus quella placidità, non era da lui complimentarsi quando lei finiva in qualche situazione pericolosa. Affondò le unghie nei braccioli della poltrona.
"Ma io ho fatto tutto da sola!"
"Perché ci tieni tanto ad essere rimproverata? Se proprio vuoi, posso inventarmi una ramanzina su due piedi."
"Non voglio essere rimproverata!"
Klaus la guardò come se fosse pazza e avesse appena avuto un episodio allucinogeno.
"E allora che cosa vuoi? Sei stata in gamba, tutto qui. Sono fiero di te."
"Tu sei fiero?" ripeté Artemis, confusa.
"Artemis, io non posso comandarti. Non sono il tuo padrone e non intendo esserlo. Hai rischiato la vita partecipando ad una festa de genere? Sì. Ed è stato ancora più rischioso che tu abbia contattato lo spettro di Claire Shepard. Ma hai scelto tu per conto tuo."
Artemis si alzò e si mise le mani sui fianchi, la sua bocca era ancora tesa in un broncio.
"Ero convinta che ti arrabbiassi perché ho agito di testa mia."
"Sei come tua madre. Anche Yvette non sapeva stare al suo posto." Disse Klaus.
"Devo aver preso tutto da lei."
"Già."
La ragazza si sentì di colpo a disagio. Klaus continuava a bere e la ignorava.
"Io vado a dormire. Buonanotte."
"Sogni d'oro."
Artemis salì la scalinata con il cipiglio stampato in faccia. Sbatteva i piedi sugli scalini come una bambina offesa che non ha ottenuto il giocattolo che desiderava.
"Che stronzo." Sussurrò fra sé.
"Ti ho sentita." Disse Klaus dal cortile.
Artemis non ne poteva più, sentiva lo scherno nella voce dell'ibrido. Tornò di sotto a passo spedito e puntò il dito contro Klaus.
"Tu sei davvero irritante!"
"Non ho fatto niente per irritarti oggi."
"Appunto! Se tu non mi irriti..."
"Sì?" la incoraggiò Klaus.
Artemis si morse le labbra e abbassò lo sguardo. Era stata debole a lasciarsi coinvolgere da lui. Aveva ceduto ai sentimenti con una facilità che poteva ucciderlo.
"E' più facile starti lontano quando mi irriti. Quando sei carino e gentile, io ci casco come una stupida."
Klaus aprì la bocca per parlare ma Artemis lo bloccò alzando la mano. Aveva una marea di pensieri nella testa che voleva tirare fuori come una tempesta.
"Lasciami finire. C'è una cosa che non ti ho detto della dimensione in cui Gabriel mi ha mandata. Io stavo per morire perché volevo proteggerti da Mikael. Stavo per morire perché non volevo lasciarti da solo."
Gli occhi di Klaus diventarono lucidi, ora il colore verde-azzurro tendeva ad essere più luminoso.
"Non era reale. Stavi morendo per un Klaus che non era vero."
"Lo so... ma eri comunque tu. Io... io potevo starti vicino, potevo toccarti e potevo salvarti da tuo padre. Capisci? Io lì potevo stare con te come non posso fare qui nella realtà."
Klaus si alzò e lasciò il bicchiere, poi si avvicinò lentamente a lei per non spaventarla.
"Conosco il tuo segreto. So che non vuoi toccarmi perché hai paura di cambiare le mie emozioni."
Artemis stava tormentando l'anello di sua madre, stava quasi per staccare la pietra blu.
"Tutto quello che hai provato potrebbe essere falso. I baci, gli abbracci, quella notte a casa mia, potrebbero essere stati manipolati dal mio potere. Se io sono contenta di baciarti di conseguenza lo sei anche tu."
"Oh, Artemis." Sussurrò Klaus, afflitto.
"Magari tu credi di essere innamorato di me ma non è vero."
"E perché ti voglio anche quando siamo lontani? Perché provo qualcosa per te anche se non ti tocco da mesi? Spiegamelo."
"Non lo so... forse il mio potere si estende?"
Klaus ridacchiò e inclinò la testa di lato come quando Hope era piccola e pronunciava una parola buffa.
"Non essere sciocca, Artemis. Sai bene che il tuo potere funziona solo tramite il contatto, perciò cambi le emozioni solo quando tocchi qualcuno."
Artemis intanto si era stretta nelle spalle e si mordicchiava le labbra fino a spaccarle.
"Questo non cambia le cose fra di noi."
Klaus prese una ciocca castana e se la rigirò fra le dita, sorrideva e fissava la bocca screpolata della ragazza.
"Troverò un modo per far funzionare le cose. Se tu adesso dici che mi ami, che provi anche un misero straccio di sentimento per me, allora io troverò un modo."
Artemis era mossa da miriadi di emozioni. Era ansiosa, inquieta, ma anche affascinata. Stare con Klaus era come camminare sui carboni ardenti, scottarsi la pelle ma volerne sempre di più malgrado il dolore. Era quello l'amore? Caldo e freddo insieme, dolce e amaro, piacere e sofferenza.
"Artemis."
Klaus aveva il terrore dipinto negli occhi. Aveva sempre odiato mostrarsi vulnerabile, aprire il proprio cuore implicava una fiducia che lui non era stato capace di dare a nessuno. Ma con Artemis era diverso. Con lei riusciva ad essere se stesso senza maschere. Era Niklaus, un uomo innamorato dell'idea dell'amore ma che non l'aveva mai vissuto davvero.
"Artemis, parlami. Dimmi qualsiasi cosa. Mandami pure al diavolo."
Artemis deglutì e lui sentì l'eco del suo cuore veloce nelle orecchie. Osò sfiorarle la guancia con le nocche e, dato che lei non si spostava, azzardò una carezza sul mento.
"Parlami. Ti prego, Artemis. Sto impazzendo."
Artemis non poteva essere egoista. Non poteva confessargli tutto e aspettarsi che lui mantenesse le distanze. Non c'era una soluzione. Il suo potere era incontrollabile e spettava a lei imparare a gestirlo.
"Sì."
Klaus capì che quel semplice 'sì' significava 'anche io provo qualcosa', e questo gli bastò. Aveva imparato che forzare i sentimenti era controproducente, era meglio lasciare che si muovessero lenti ma costanti.
"Adesso lo so."
L'Originale non sopportava più quella distanza. Mise una mano sulla nuca di Artemis e la baciò. Fu un bacio a stampo, casto e rapido.
"Ti amo, Artemis."
Artemis si issò sulle punte e gli circondò il collo con le braccia. Le si mozzò il respiro all'idea di stargli praticamente addosso, ma era stanca di evitarlo ancora.
"Dovresti baciarmi a questo punto." Disse Klaus ghignando.
Artemis non indugiò oltre e fece scontrare le loro labbra in un bacio famelico. L'ibrido l'attirò a sé e la strinse forte, voleva ubriacarsi di lei e del suo odore. Nella foga del momento si ritrovarono avvinghiati l'uno all'altra. La schiena di Artemis finì contro il muro e Klaus intensificò il bacio. Le sue svelte mani da vampiro le stavano già slacciando la salopette per infilarsi sotto il maglione.
"Klaus! Artemis è viva?"
Artemis si staccò per prima e rise per la preoccupazione di Freya. La morte aveva messo piede in quel palazzo così tante volte che quasi ci avevano fatto l'abitudine.
"Sono viva!"
Klaus la liberò e insieme tornarono in cortile. Freya e Keelin sospirarono di sollievo nel costatare che la ragazza stava bene.
"Klaus ha comprato il gelato. Chi ne vuole?" domandò Artemis.
"Io!" si prenotò Freya.
"Anche io. Magari riesce a mitigare il vino che mi sta dando alla testa." Disse Keelin.
Mentre la coppia andava in cucina mano nella mano, Artemis si voltò a guardare Klaus che era rimasto in cima alle scale.
"Vuoi il gelato, Mikaelson?"
"Prima devo chiamare Hope. Me ne lasci un po' oppure tu e quelle due avete intenzione di spazzolare tutta la vaschetta?"
"Forse te ne lasceremo un po', ma non ti prometto niente."
Artemis rise, e Klaus sorrise per il suono cristallino che gli rimbombava nelle orecchie.Salve a tutti! 🥰❤
Tra fantasmi e baci siamo giunti ad una mezza confessione, meglio di niente!
Fatemi sapere cosa ne pensate.
Alla prossima, un bacio.
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BLOODY WAR 2 || Klaus Mikaelson
FanfictionArtemis Dumont ha scoperto di avere un potere unico ed eccezionale: è in grado di manipolare le emozioni degli altri con un solo tocco. È una abilità che non riesce ancora a gestire poiché un simile potere può essere un pericolo mortale. Intanto a N...