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Il suono della sua mano contro la mia faccia si faceva sentire più del dolore che stavo provando. Ciaff.

La nanerottola, con un ghigno sul volto, mi reggeva la testa per non concedermi di evitare almeno una delle grandi e pesanti sberle che Christiani mi stava regalando.

"Te lo ripeterò ancora una volta. Dove è Tyler?"

"Non lo so..." dissi con il sangue alla bocca.

Christian si fermò, sbuffò e se ne andò.

"Che gran bel culo! Ti sei tenuto in allenamento in Paradiso?" sghignazzai.

Non si voltò nemmeno, semplicemente prese e se ne andò.

Rimasi sola. Anche la nanerottola aveva deciso di fare per una volta la cosa giusta, ovvero andarsene.

Restai lì, seduta, mentre il sangue gocciolava lento e indisturbato dal naso e dalla bocca dandomi una sensazione di sporco. Si, mi sentivo sporca, sporca di tutto, per le scelte che avevo fatto, per quello che avevo subito in quell'ultimo periodo e perché mi trovavo lì. Ero un peccato vivente e se prima pensavo di aver fatto le scelte giuste, ora sentivo che l'unico modo per liberarmi da quella storia era andare dalla polizia.

Che merda che sono i sensi di colpa.

Guardare quel sangue che colava dal mio viso mi fece capire che persona ero stata. Ho ucciso dei mostri, è vero, ma non era  mio diritto. Per quanto non  meritassero di vivere, non era mio dovere torcergli i capelli, ma sarebbe stata una vendetta più bella se fossero crepati in prigione.

Era come se il sangue mi stesse parlando:" Marta... So che sei arrabbiata con il mondo intero per averti lasciata in mano a quelle bestie di Satana, ma tu sei una ragazza gentile, educata, piena di spirito, hai un'anima dolce e anche combattiva, ma non dimostri la tua forza prendendo la vita di qualcun altro." mi diceva il sangue mentre moriva nel piccolo laghetto rosso che si era creato per terra." Hai ragione sangue" facevo io.

Alzai il capo e sospirai con un dolore immenso, ma avevo bisogno di tirare fuori l'aria maledetta dal mio corpo.

-—-------

I giorni passavano. Lo capivo guardando da una fessura sul muro, da cui intravedevo la luce del giorno e le ombre di notte.

Ogni tanto veniva a trovarmi la nanerottola, ma di Christian nemmeno l'ombra. Mi stava mancando un po'.

Un giorno però, decise di rallegrarmi con la sua enorme statura.

"Il bel culo è tornato." disse serio.

"Non ne potevo più di guardare culi bassi." risposi pensando alla nanerottola: "Non so dov'è Tyler."

"Non sono venuto a chiederti dov'è Tyler, per tua fortuna."

"Allora che cosa sei venuto a fare? Hai disturbato il nostro discorso."

"Il nostro di chi?"

"Dei muri, la sedia, la cella e me."

"Oh, mi dispiace tanto. Peccato che un tempo noi due amavamo tanto parlare e stare assieme."

"Si, a letto." ringhiai.

"A me sembrava proprio che ti piacesse." mi sospirò guardandomi negli occhi.

"Un bastardo eri e un bastardo sei rimasto."

"Mi piace essere così."

"Quanto ti odio, Christian."

"Ti adoro anche io Marta."

Poi cambiando tono di voce, disse in modo serio e autoritario: "Se solo provi a scappare ti faccio saltare la testa in aria." mi slegò dalla sedia.

"Non mi dispiacerebbe." dissi con in volto il buio.

"Lo so, ma io non ti voglio morta."

Mi aiutò ad alzare. Le gambe non mi reggevano più. Anche se lo odiavo, il suo modo di tenermi mi piaceva ancora. Forse era per la sua forza o per la sua sicurezza, non so, ma adoravo quando mi teneva stretta.

Il Silenzio Che Avanza 4thDove le storie prendono vita. Scoprilo ora