3.【第三章】

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Fu a partire dal suo primo giorno di lavoro che la vita di Yoora iniziò a essere movimentata.

Aveva trovato questo lavoro perché aveva bisogno di mettere qualcosa da parte dato che i soldi della borsa di studio non le sarebbero bastati a lungo. Si era ricordata di quel locale notturno che cercava da tempo una cameriera. Era l'unico posto in cui avrebbe potuto lavorare senza far coincidere le lezioni universitarie;

Non era la prima volta che lavorava in posti del genere, aveva avuto a che fare con ogni tipo di cliente: quelli ubriachi, quelli che ti raccontano la loro vita, quelli che vogliono sempre avere ragione.

Il suo capo, il Signor Park, le aveva spiegato che non era un lavoro facile e che molte se ne andavano dopo le prime settimane, dato che qui ci veniva gente di tutti i tipi, e purtroppo, pur di mantenere il buon nome del posto, si doveva tollerare tutto, dai fischi alle lamentele. A lei non importava, voleva solo racimolare qualcosa. Molti studenti lavorano e studiano, e sì, non sarebbe stato facile, ma nemmeno impossibile.

Con tutti questi pensieri per la testa, Yoora si diresse verso il locale pochi minuti prima di iniziare il turno. Per entrare, dovette passare davanti a un breve corridoio.

Quando arrivò, i dipendenti stavano sistemando per l'apertura della grande sala. Il Signor Park accolse la ragazza con un sorriso.

L'edificio disponeva di tre piani, l'ultimo con gli spogliatoi per i lavoratori. Yoora salì in fretta le scale e quando aprì la stanza trovò due ragazze che si sistemavano. Una aveva la carnagione abbronzata, i capelli ricci e biondi, si presentò con il nome di Isabella. Yoora ipotizzò di origini latino-americane, ma non ne era certa. L'altra, che si specchiò e sistemò i suoi capelli lunghi in una coda ordinata, si chiamava Kuan-lin: Taiwanese.

Yoora poggiò le sue cose dentro l'armadietto. Anche lei decise di dare una rapida sistemata ai suoi capelli color miele. Guardandosi allo specchio, pensò proprio che doveva coprire quella lunga ricrescita che le era spuntata.

«Primo giorno?» chiese Kuan-lin. Yoora annuì, spiegando che era ancora in prova per una settimana.

La taiwanese rise, augurandole buona fortuna

«Non sarà facile, ma se dovessi aver bisogno, chiedi pure, ormai sia io che Isabella conosciamo bene i trucchi del mestiere». Era grata della loro gentilezza, e si ritenne fortunata di dover lavorare con loro.

Le prime ore di lavoro passarono molto in fretta, tra servizio ai tavoli e tentativi di sorridere ad ogni cliente, cercando di fare una buona impressione sul Signor Park.

Yoora era poggiata al bancone, in attesa. Si guardò intorno.

Le luci erano soffuse come quelle di un qualunque locale notturno, la musica non troppo forte. L'atmosfera aveva un che di intimo ma credo sia perché Yoora vide le cose dalla prospettiva di chi ci lavora: Un panorama completo di quello spiraglio che nessuno mostra. Si veniva qui per fuggire dalla monotonia lavorativa, per mettere da parte il razioncino solo per qualche ora, o per strappare le viscere perché i problemi lì fuori sarebbero poi rimasti gli stessi. Ma qui dentro sembrò quasi che quei problemi scomparissero, almeno per un po'.

Isabella preparò gli ennesimi drink che Yoora avrebbe dovuto servire.

«Ehi, porta questi due al tavolo 10, e quest'altro al tavolo 28» disse lei, mettendo l'ultimo bicchiere nel vassoio. «Dov'è il tavolo 28? Non mi sembra aver visto questo numero», chiese la ragazza.

«Tutti i numeri dal 20 in poi sono, laggiù», indicò il piano rialzato posto alla fine del locale, che comprendeva altri tavoli. Con la grandezza del posto, non si era nemmeno accorta di quella parte.

«Ah, sì, Khuan-lin sembra indaffarata. Ti dispiacerebbe portare anche questo al salotto 3?», chiese poggiando un altro bicchiere nel vassoio «Però non farti vedere dal Signor Park, vuole che solo chi ha una certa esperienza serva presso i salotti, sai, la clientela spende di più e quindi è molto esigente e pignola, a volte diventano ingestibili.»

«Salotto 3?»

«Ah, sì, scusa, sei nuova. Il secondo piano è destinato alle sale private, per gli abbonati o per chi per un giorno vuole godere di un po' di tranquillità»

Yoora annuì per farle capire di aver compreso. Prese il vassoio «ma poi, chi prenderebbe mai del whisky liscio senza ghiaccio? certo che la gente è strana», rise, fissando l'unico triste bicchiere in mezzo alle altre complicate miscele dai colori strani.

«Beh, di gente strana ne vedrai molta», risero insieme. La ragazza salì le scale per portare l'ultimo bicchiere.

La sala era più o meno la stessa, solo che erano divide da dei paraventi e numerati. Luci sempre molto basse, ma sui toni viola-blu. Mentre attraversava la stanza, intravedeva dai paraventi le persone che sedevano ai divanetti.

Khuan-lin in realtà era lì, seduta in uno dei divanetti. Rideva e sembrava stesse intrattenendo un uomo di mezza età. Yoora potè immaginare cosa stava per accadere ma non se ne meravigliò: c'era da aspettarsi che chi lavora qui dentro potrebbe anche approfittare del proprio fascino per secondi fini.

Magari stava solo vagando con la mente.

Non fece nemmeno in tempo ad arrivare verso la sua destinazione che il suo cuore perse un colpo.

Kim Namjoon, era seduto lì, nel salotto numero 3, in attesa del suo drink. Gli occhi già puntati su di lei. Il suo sensei, così come venivano chiamati i professori in Giappone.

Ukiyo 浮世 | k.njDove le storie prendono vita. Scoprilo ora