CAPITOLO 1

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La sera, non appena arrivati a Hogwarts, Robin fu accolta con grande calore dai grifondoro e da moltissimi altri studenti.
Finita la cena, però, dovette già cominciare a fronteggiare qualche serpeverde. Monica, infatti, le si avvicinò a la tirò in disparte.
<Lo hai ucciso tu?> le chiese guardandola dritta negli occhi.
<Chi?> ribatté Robin, anche se sapeva perfettamente a chi si stava riferendo Monica.
<Theseus Burke.>
<A quanto mi risulta, Koll lo ha fatto.>
<Io non ti credo, Robin.> disse la serpeverde con rabbia. <E lo dimostrerò.>
<Mi stai minacciando, Yaxley?>
Monica annuì.
<Vedremo chi delle due avrà ragione, Monica.> disse Robin appoggiando la fronte su quella dell'altra ragazza.
<Sono brava ad aspettare, Crouch. Ma vedrò di fartela pagare in un modo o nell'altro.>
Robin rimase per qualche istante immobile sulle scale. Le era comparsa in volto un'espressione schifata; ma dopo pochi istanti la mutò immediatamente. Monica aveva perfettamente ragione, aveva ucciso lei Burke. E quel pensiero la tormentava in continuazione.
Si incamminò verso il dormitorio dei Grifondoro.
<Oh oh, piccola Crouch!> canticchiò Pix piazzandosi sopra Robin con un contenitore pieno di vernice rossa. <Oh oh, piccola Cruch! Oh oh oh. . .>
Rovesciò il vaso sulla testa di Robin, ma la ragazza, con un gesto furtivo della mano, afferrò la bacchetta e immobilizzò la colata di vernice.
Tirò un sospiro di sollievo.
Dopodiché indirizzò la vernice contro il poltergeist, il quale si sporcò di rosso.
<Ora sei più sveglia.> sentenziò Pix. <Sarà difficile fregarti.> aggiunse a bassa voce. <La nostra battaglia sarà leggendaria!>
Robin sorrise e avanzò con passo spedito verso il quadro della Signora Grassa.
<Parola d'ordine!> tuonò la donna.
<Coraggio.> rispose Robin.
La Signora Grassa spostò il quadro e la fece passare senza battere ciglio.
<Bentornata!> dissero alcuni dei ragazzi di Grifondoro.
<Robin, ma dove eri finita?> le domandò Lily, che l'attendeva assieme ai Malndrini e a Marlene seduta su uno dei divani della Sala Comune.
<Ho avuto un incontro con Pix.> rispose lei accomodandosi affianco a Sirius.
Decise di omettere la parte della serata in cui Monica l'aveva accusata di omicidio proprio per non dover parlare ancora di quella storia.
Non con i suoi amici perlomeno.
<Gli sei mancata in questi mesi. . .> disse Marlene mentre scartava una caramella al mou. <Trovava monotono il fatto che dovesse sempre attaccare Gazza.>
<Il Barone gli ha impedito di prendersela con gli studenti su volere della Johnson.> aggiunse James.
Robin rabbrividì all'udire il nome della professoressa: non si era affatto dimenticata di lei, ma aveva sperato tutta l'estate che Silente la licenziasse o che prendesse un provvedimento nei suoi confronti.
<Chissà come sarà quest'anno con lei come docente di difesa contro le arti oscure. . .> borbottò Peter. <È un vero peccato che Pelham si sia preso un anno sabbatico.>
Robin drizzò le orecchie.
<La Johnson insegnerà difesa contro le arti oscure?> domandò incredula.
<Ma, Robin, l'ha detto Silente all'inizio del banchetto!> esclamò Remus cercando di farle ricordare quel particolare.
Lei si grattò la fronte e poi fece le spallucce.
<Devo essermelo perso. . . Vabbé, dai, non sarà peggio d Greengrass.>
Era stata molto convincente, anche perché la sua compagnia cominciò a discutere riguardo alla materia e al fatto che nessun professore riusciva a tenersi la cattedra per più di un anno.
<Sicura di stare bene?> le chiese Remus mentre gli altri chiacchieravano.
<Certo.> rispose Robin. <Cosa non dovrebbe andare?>
<Non so, sembri preoccupata.>
Robin scosse la testa.
<No, no. Stamattina mi sono svegliata presto: in fondo è stata l'ultima volta in cui ho preso il treno al Binario. . . Ero molto emozionata.>
<Perdonami, Robin, se te lo dico.> disse Lunastorta. <Ma io penso che ci sia dell'altro.>
La ragazza deglutì: come faceva Remus Lupin a capire sempre quello che passava nella mente alle persone?!
O perlomeno, come faceva Lupin a capire chi stava male, chi aveva preoccupazioni, chi era felice chi. . .
<Oh, Remus, sei davvero fuori strada. . .> disse lei sorridendo. <Sono solo molto stanca.>
Fece per alzarsi, ma Remus le appoggiò una mano sull'avambraccio e la costrinse a rivedersi.
<Io non penso che sia solo questo.> insistette il ragazzo cercando di strapparle qualche informazione da utilizzare per aiutarla.
<Remus, per favore. . .> lo implorò Robin. <Stai diventando pesante.>
<Permettimi di darti una mano.>
<Magari non ne ho bisogno?>
<Talvolta devi farti aiutare dalle persone che ti amano.>
Robin serrò la mascella: quella mezza confessione di Remus non ci voleva affatto.
<Remus, ti prego. Ne abbiamo già parlato abbastanza.> sbottò lei a bassa voce per non farsi sentire da terzi. <E poi cerca di non mettere in mezzo questa storia, okay?>
<Robin, io ho sempre e solo ascoltato la tua versione. Non ho mai potuto dire la mia!>
<Se non c'è interesse da ambo i lati, Remus, penso sia inutile la tua insistenza!> ribatté lei. <E detto questo: buonanotte! Buonanotte anche a voi, ragazzi.>
Remus rimase immobile, con gli occhi umidi, a vedere la ragazza salire nel dormitorio e sparire dietro al muro di pietra.
Avrebbe tanto voluto raggiungerla, spaccare le pietre che li dividevano e confessarle che era ancora, nel profondo, innamorato di lei.
Aveva provato a fingere che non gli importasse il fatto che lei preferisse di gran lunga Gilderoy Allock a lui, ma non era semplice. Non lo era affatto.
Alla fine era esploso. Nel momento sbagliato, ma lo aveva fatto.
<Lunastorta, una parola in privato.> disse James facendogli un gesto della mano come per invitarlo a sedersi in un altro punto della Sala Comune.
<Penso che dovresti pensare ad altro, amico mio.>
Remus inarcò un sopracciglio.
<Prego?>
<Parlo di Robin, Lunastorta.> rispose James schioccandogli le dita davanti agli occhi. <Ad un certo punto devi metterti il cuore in pace: la vostra storia è finita, lei è innamorata di un altro che per giunta ricambia? Tu, se la ami davvero, devi cercare di farti da parte.>
<Detto da uno che ci prova con la stessa ragazza da anni, con scarsi risultati, vale molto come discorso. . .> disse il ragazzo roteando gli occhi.
<A me non interessa se a soffrire sono io.> ammise James incrociando le braccia al petto e dando una fugace occhiata a Lily. <Però non voglio che tu soffra inutilmente e che la nostra bellissima amicizia si rovini.>
<Capisco. . .>
<Buonanotte, Lunastorta.> disse infine James. <Mi auguro che penserai al discorso che ti ho fatto poco fa in più occasioni.>

La Stella PerdutaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora