CAPITOLO 6

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Finito il semestre, i ragazzi si presero qualche giorno di meritato riposo: Robin si dedicò al quidditch per gli scout dato che la partita di quidditch era stata cancellata per maltempo e rimandata a data da destinarsi.
Non le pesava doversi allenare anche con un tempo atmosferico pessimo; avrebbe fatto di tutto pur di svagare la mente per un po'.
Ad assistere all'allenamento c'erano anche due ragazzi a lei sconosciuti. O meglio, il ragazzo lo aveva riconosciuto senza doverlo riguardate due volte.
Xenophilius Lovegood e la sua amica Pandora le avevano fatto visita.
Planò fino a raggiungere l'altezza degli spalti.
<Ciao, Robin.> esordì Xenophilius Lovegood con un sorriso sghembo. <Bel volo, sai?>
<Grazie.> disse Robin. <Tu devi essere Pandora.> si rivolse alla ragazza, bionda anch'ella. <Piacere.>
<Ma dove li vedi i gorgosprizzi?> chiese Pandora a Xenophilius. <Lei è a posto così com'è!>
Robin si allontanò di qualche metro dai due corvonero che avevano cominciato a discorrere animatamente.
Tra sé e sé si domandò se davvero valesse la pena cercare di comprendere Xenophilius e Pandora con i loro contorti discorsi che per giunta la riguardavano.
<Robin!>
La ragazza si girò e vide Gilderoy che la richiamava scuotendo la mano.
<Che ci fai con quei due?> chiese il corvonero guardando con un'aria un po' disgustata i due compagni di casa che bisiticciavano.
<Oh, non mi danno fastidio.> si affrettò a rispondere lei. <Piuttosto, parliamo di questo manico di scopa che fa schifo.> disse Robin indicando il legno ormai rovinato.
<Ci sarebbero ragazzi che farebbero a botte per averla.> commentò il ragazzo passando il dito sulla scopa e poi sul dorso della mano di Robin.
<Ah, sì?> disse lei afferrando il dito a Gilderoy. <E tu saresti uno di quelli?>
<Diciamo che io farei volentieri un incontro di boxe per la padrona. . .> rispose lui spargendosi verso Robin per provare a baciarla, ma lei si scostò rivolgendogli un sorrisetto beffardo.
<Forse dovresti tornare dentro,> disse lei indicando il cielo. <tra un po' pioverà a giudicare dai nuvoloni.>
<Mi devi un bacio, Robin.> ribatté il corvonero scendendo dalle gradinate. <Tienitelo bene a mente.>
<Sì, sì, come no. . .> lo prese in giro lei volteggiando con la scopa con grazia ed eleganza.

<. . . Che poi a me non interessa neppure di uscirci insieme, ecco. . . Oh, Robin, bentornata.>
Robin appoggiò l'attrezzatura del quidditch sotto al letto e si tolse il cappotto.
<Con chi non vorresti mai uscire, Lily?> domandò subito dopo sedendosi affianco a lei.
<Oh, nessuno in particolare. . .> rispose Lily diventando rossa come un pomodoro.
Marlene tirò la manica a Robin e le mimò un "Potter" senza che Lily riuscisse a capirlo.
Robin sapeva che Marlene glielo aveva detto semplicemente per non tenerla all'oscuro. Chissà perché Lily non voleva dirglielo. . .
<Perché esce con una ragazza più piccola, poi?!> esclamò Lily incrociando le braccia al petto. <Lui è al settimo anno, mentre lei al quinto. . . Io non so cosa pensare, davvero.>
<Perché James dovrebbe uscire con una del quindi anno?> chiese Robin. <E soprattutto, perché ti dà così tanto fastidio?>
Lily si soffiò il naso nella manica del maglioncino, facendo raddrizzare i capelli a Robin e Marlene, e poi fece un respiro profondo.
<Mi piace. . .> confessò infine sussurrandolo.
<Come prego?> domandò Robin appoggiando una mano dietro all'orecchio.
<Mi piace James Potter!> ripeté con enfasi Lily.

<Ed io sono rimasta un attimino così.> disse Robin inarcando il sopracciglio e incrociando le braccia al petto.
Marlene sorrise.
<Non dirmi che era così evidente. . .>
<Robin, avevi altri pensieri nella mente. È normale che non ti sia accorta.> la rassicurò Marlene accarezzandole il braccio. <L'ho dovuto capire da sola! Lily non me ne ha mai parlato esplicitamente. . .>
<Io ero rimasta a loro due che si odiavano a morte.> disse Robin cercando di immaginarsi Lily mentre correva dietro a James, che a sua volta guardava altre ragazze. <Ma davvero era facile da intuire?>
<Ma no, Robin!> la rassicurò Marlene. <Fidati, non è stato per nulla facile capirlo. . .>
Robin rimase in silenzio: si sentiva in colpa, sebbene non ne avesse, per non aver intuito cosa stava passando per la testa a Lily in quei giorni.
Era così concentrata nel quidditch che la vita intorno a lei continuava ad andare avanti senza che se ne accorgesse minimamente: chissà quante altre cose non aveva notato ma che dovevano essere importanti.
<Che amica orribile. . .> si lasciò scappare Robin mentre lei e Marlene ritornavano nella Sala Comune in rigoroso silenzio.
<Dai, Robin, non dire così!> la ammonì la sua amica. <Ti proibisco di incolparti per ogni sciocchezza.>

La Stella PerdutaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora