CAPITOLO 4

65 4 0
                                    

<E lui mi ha baciata!> disse Robin tutta entusiasta a Moody, il quale avanzava con aria perplessa.
<Mi hai raccontato tutta la tua giornata per poi arrivare al clue della storia solo nel finale?> chiese lui girandosi verso la ragazza, la quale batté le mani eccitata.
<È risultato troppo noioso? Hai perso passaggi?>
<No, piccoletta,> disse Alastor ridendo. <ti assicuro era molto dettagliato il discorso. Anche carino. Mi è piaciuta molto soprattutto la parte in cui le vostre lingue danzano.>
Robin diventò rossa e gridò: <Ehi! Io questo non l'ho mai detto!>
L'auror si trattenne dal non riderle in faccia.
<Ora basta, però.> disse lui tornando serio. <Le missioni dell'Ordine non sono certo delle passeggiate!>
<Sì, scusa.>
Robin cercò di concentrarsi sulla missione, ma la sua testa andava da tutt'altra parte: si era sentita in colpa quando aveva dovuto dare buca sia ai Malandrini che a Gilderoy per Hogsmeade. Ma non le andava di lasciare da solo Alastor per quella missione che, secondo Silente, era fin troppo importante.
<Mi ricordi quello che stiamo facendo?>
<Stiamo cercando una pista.> rispose lui accovacciandosi a fatica per tastare il terreno con le dita. <Siamo sulla strada giusta.>
<Come fai ad esserne così sicuro?>
Alastor sorrise compiaciuto e si rialzò, grazie al suo bastone e a Robin, da terra.
<Sono un auror, piccoletta. Certe cose te le insegnano solo ai corsi di aggiornamento.>
<Allora non è un buon momento per chiederti di insegnarmelo dato che non farò l'auror.>
L'auror scrollò le spalle ma non rispose; sapeva che Robin non avrebbe mai intrapreso la sua stessa carriera, ma un piccola parte di lui sperava che ella cambiasse idea.
<La prossima settimana vengono alcuni scout a vedermi.>
<Allora vedi di non farti male oggi, altrimenti non sarai in forma per sabato.> disse Alastor con un entusiasmo che neppure Robin si sarebbe mai aspettata da lui.
<Verrai a vedermi?>
<Venire a Hogwarts così, senza un motivo preciso?>
<Il motivo, Alastor Moody, ce l'hai eccome.>
Robin stava per aggiungere dell'altro, ma un tonfo la ammutolì all'istante.
Si avvicinò al mago e prese la bacchetta, tenendola stretta tra le mani.
Anche Alastor afferrò la sua e sussurrò "Lumos" per illuminare il sentiero.
Non pareva esserci anima viva intorno, così i due avanzarono con cautela fino ad arrivare in prossimità di un insediamento di maghi.
<Mi ricorda Hogsmeade. . .> commentò Robin guardando le casette in pietra dallo stile rétro.
<Metti via la bacchetta.>
<Perché?>
<Perché potrebbero esserci babbani in giro.>
<E la tua ossessione per la sicurezza?>
Alastor le abbassò l'arma e portò l'indice alle labbra.
<Io ho detto di metterla via, non di farla sparire.>
<Io non ti capisco quando fai così.> ammise la ragazza. <E onestamente mi fai anche paura.>
Ripresero a camminare guardandosi attorno con aria sospetta.
Non doveva essere un villaggio grande; le abitazioni che si riuscivano a intravedere erano davvero poche ma di modesta grandezza. Tutte in pietra con i tetti di coppi, spesso rovinati dalle intemperie e dal tempo.
Robin sentì un brivido sulla pelle e i peli sulle braccia drizzarsi dopo essersi spaventata per un miagolio di un gatto rachitico. L'animale zampettava in mezzo alla strada girandosi a guardare talvolta i due sconosciuti.
Robin deglutì.
<Piccoletta, ci sei?>
<Sei sicuro che questo posto sia abitato?>
<No, in realtà non lo sono affatto. Però se quelle tracce ci hanno portato qui, significa che stiamo seguendo la pista giusta.>
<Ah, perché c'è una pista?!> borbottò Robin fissando il profilo dell'auror.
<Chi siete?>
Un'anziana signora fece sobbalzare entrambi: era talmente silenzioso il paesello che la voce della donna rimbombò in mezzo alla piazzetta tempestata di foglie rinsecchite.
<Buongiorno.> rispose Alastor facendosi avanti con il bastone come supporto. <Ci siamo persi.>
<Chi siete?!> ripeté con una certa insistenza la vecchietta.
<Ci siamo persi, signora. Vorremmo ritrovare la strada principale.> insistette Moody.
<Chi siete!> gridò la signora. La sua voce sembrava amplificata da un megafono, così Robin non si fece pregare ed estrasse la bacchetta puntandogliela addosso.
<Maghi!> urlò la vecchina. <Altri maghi!>
<Potrebbe essere una maganò.> azzardò Robin. <Sono sicura che anche Gazza avrebbe reagito allo stesso modo.>
<E allora abbassa l'arma.> disse Alastor.
<Ho detto che potrebbe essere una maganò, non che non sia pericolosa.>
L'auror serrò la mascella.
<Vorrei tanto che tu non avessi ragione, ma a guardarla meglio. . .> lasciò la frase in sospeso. Non c'era granché da aggiungere se non che Robin avesse pienamente ragione.
Uno stormo di pipistrelli uscì dalla bocca della vecchietta costringendo i due a invocare incantesimi di protezione e fatture per allontanare i volatili.
<Per la barba di Merlino, ma che diamine era?!> esclamò Robin ancora spaventata.
<Questo posto non è per nulla normale, piccoletta. . . Dobbiamo andarcene assolutamente.>
Robin afferrò il gomito di Alastor che provvide a smaterializzarsi all'istante per poi comparire nei pressi della Tana.
<Perché siamo qui?> domandò Robin guardando la casa dall'aspetto particolare che stava su quasi per miracolo.
<È il luogo più sicuro.>
Dalla Tana fuoriuscivano schiamazzi femminili.
<No, aspetta, non possiamo. . .> disse Robin. <Non è carino entrare senza preavviso.>
Moody afferrò per il colletto Robin e la trascinò con sé finché non giunsero in prossimità della porta. Poi bussò.

La Stella PerdutaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora