- Capitolo 5 -

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Probabilmente era circa mezzanotte.

La cella di Bokuto era illuminata da un fascio di luce lunare che disegnava perfettamente sul pavimento (sorprendentemente pulito) la forma della finestrella sbarrata. Regnava un silenzio assoluto, a malapena si sentivano i sospiri dei carcerati dormienti in lontananza, che creavano un’atmosfera viva anche se silenziosa.

Akaashi trovava tutto ciò fantastico dopo tutto il trambusto della prima giornata in prigione, un po’ di riposo era tutto ciò che gli serviva. Non sentiva appetito, forse per il sonno, e quei momenti di estrema pace gli diedero l’occasione per riflettere ancora, che lui ignorò per permettere alla sua mente di riposare un po’.

Osservava la stanza con un grosso vuoto silenzioso al posto del cervello, ma in tutta quella tranquillità, doveva ancora capire se il risveglio tra le braccia di Bokuto lo aveva reso, oltre che molto sorpreso, tranquillo o irrequieto.

Non sapeva come si fosse cacciato in quella situazione, semplicemente aveva sentito un calore insolito circondarlo, un calore che gli piaceva molto, e scambiandolo per quello di una coperta si rannicchiò ancora di più al suo interno, per poi rendersi conto che quello che stava toccando era l’avambraccio possente di Koutaro. 
Quando Keiji comprese la situazione, la prima cosa che fece fu provare a dimenarsi, o comunque sgusciare via dalla presa del “gufo” in una qualsiasi maniera, ma facendo così peggiorò solo la situazione, visto che ad ogni movimento che faceva, il maggiore stringeva sempre di più la presa sui suoi fianchi snelli.
Alla fine il nostro protagonista si rassegnò.

Più che altro, in quel momento, pensò ad approfittarne: il calore di Bokuto sprigionava una sensazione di sicurezza che per lui era quasi sconosciuta. Non si sentiva semplicemente abbandonato a se stesso per la prima volta, quasi come se quella situazione fosse stata creata per dimostrargli che in quella prima giornata vissuta in prigione, aveva trovato una persona che in un modo o nell’altro non lo avrebbe lasciato solo all’improvviso, come successe con la sua ex.

No, Bokuto non avrebbe mai potuto, gli si legge in faccia.

Akaashi sapeva che la sua bontà e la sua gentilezza gli si sarebbero ritorti contro, portandolo ad avere le stesse paranoie e gli stessi pensieri di Keiji.

Lui voleva avvertirlo, voleva dirgli di smettere di essere così ingenuo e di aprire gli occhi sul mondo prima che quest’ultimo lo ferisca, ma c’era qualcosa che non lo convinceva per niente.

Koutaro, anche se molto improbabile, poteva star solo cercando di manipolarlo. Avrebbe potuto fargli giocare una sottospecie di gioco contorto, dove Akaashi non conosceva le regole, e non sapeva nemmeno se effettivamente stesse giocando.
Keiji non voleva dubitare dell’unica persona che reputava vicina a lui, ma non ne poteva fare a meno.

Diede la colpa alla sua mente, ai suoi pensieri malati quanto numerosi, e si concentrò di nuovo sul suo corpo che aderiva perfettamente a quello leggermente più grande di Bokuto.

Gli piaceva, tutto ciò.

Gli piaceva il calore, il contatto, la presa quasi gelosa di Koutaro che si rifiutava di lasciarlo andare.
Anche con il pensiero che Bokuto lo stesse solo manipolando, Akaashi voleva continuare a sentirlo, stargli vicino, e bearsi di quella dolce energia.

Keiji alla fine si addormentò, sprofondando tra le coperte e le braccia di Bokuto, ma la mattina dopo non fu tanto tranquilla…

<<Kuroo, no>>

<<Ti prego, ho troppo bisogno di far loro una foto!>> disse una voce conosciuta, apparentemente trattenendo un urlo o una risata.
<<No.>>
<<Gattino ti sto implorando!>>
<<Va bene, ok, ma fai piano, non svegliarli.>>

𝖱𝖤𝖬𝖮𝖱𝖲 - |𝖡𝗈𝗄𝗎𝖺𝗄𝖺|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora