Tutti conoscono il Moulin Rouge: il locale notturno più famoso di tutta Monmartre, sotto il comando dell'estroso Harold Zidler; un regno di piaceri notturni, in cui i ricchi e i potenti venivano a divertirsi con giovani e belle creature di malaffare.
Io ho avuto la fortuna di imbattermi nella figlia illegittima di Zidler, Julianne Pigalle: per farla stare buona, il padre le ha dato una consistente quantità di denaro, e che lei ha in seguito investito nella creazione di un locale attiguo al Moulin Rouge.
Questa è la storia del Folies Berges.
Questa è la storia di un amore segreto, proibito e ostacolato fino alla fine.
Questa è la nostra storia. Mia e di Victor.
INTRODUZIONE
Sono Lilian Marianne Truman, sono nata a Londra ma ho vissuto a Parigi dall'età di sette anni. Mia nonna si prese cura di me quando mia madre morì, lasciandomi sola al mondo e con nient'altro che un baule striminzito riempito da pochi strati di stoffa malandata.
Mia madre, Marianne Delacroix era francese e seguì mio padre a Londra per sposarlo: lui era inglese di nascita, si chiamava Terrence Truman e s'innamorò di Marianne durante uno dei suoi viaggi a Parigi.
Da quel che mi raccontava sempre mia nonna, si dice che sia stato un colpo di fulmine ("e un colpo al cuore per me" brontolava successivamente): Marianne e Terrence fuggirono in Inghilterra perché la loro unione era ostacolata dalle rispettive famiglie di entrambi; una volta lì si sposarono e si trasferirono a Londra. Visto che le famiglie avevano tagliato ad entrambi i viveri, mio padre andò a lavorare in miniera, mentre mia madre alternava la cura della casa alla pittura, cercando di vendere i suoi quadri.
Mia madre era incinta di sette mesi quando mio padre morì in un'incidente in miniera. Mi crebbe fino all'età di sette anni, fino a quando non mi portò a Parigi.
Era malata di tubercolosi e, sapendo perfettamente che non sarebbe sopravvissuta, si riappacificò con sua madre in tempo per farmi trasferire da lei.
Morì una notte di maggio, quando le rose sul suo davanzale erano sbocciate e splendevano per la rugiada mattutina.
Da quel momento, mia nonna prese il posto di mia madre.
Non era ricchissima, ma la sua casa possedeva una grande biblioteca entro la quale trascorrevo la maggior parte del mio tempo: sapevo già leggere, ma la nonna mi ha trasmesso l'amore profondo per la lettura e persino la scrittura.
Mi amava moltissimo, nonostante i trascorsi con mia madre e malgrado la grande sofferenza che la sua partenza a Londra le aveva inflitto.
Si chiamava Delphine Maxime Delacroix, e si prese cura di me fino alla fine dei suoi giorni.
Aveva una grande amica, Francois Jean Belleville e anche lei aveva una nipote: Camille LeBouf, con cui giocavo sempre.
Crescendo, Camille diventò sempre più altezzosa e viziata: parlava in continuazione, e non si faceva scrupoli nel presentare la propria opinione su ogni cosa, indipendentemente dal contesto o dall'uditorio.
Io invece sono sempre stata una persona molto silenziosa e riflessiva: non mi esponevo e mi esprimevo liberamente solo in presenza della nonna. I miei compagni fidati erano i libri e le storie che racchiudevano; la carta e la penna gli strumenti attraverso cui davo corpo ai miei pensieri e alla mia voce interiore.
È stata la nonna ad incoraggiarmi a coltivare il sogno di diventare scrittrice, facendomi scoprire autrici che nonostante tutto erano riuscite a prendere in mano il proprio destino impugnando una penna e lasciando fluire attraverso di essa tutto il loro potenziale: Mary Shelley era la sua preferita, e mi leggeva le sue opere ad alta voce ogni volta che poteva.
Delphine Maxime Delacroix si spense all'età di settant'anni a causa di una febbre infettiva: sono rimasta al suo fianco per tutto il tempo, leggendole alcuni passi dei suoi libri preferiti per calmarla e per rassicurarla che io ero lì.
Non me ne sarei andata per niente al mondo, e osservandola mentre spirava mi ha fatto riflettere su quanto la morte in sé sia un atto liberatorio: il corpo rilascia l'ultimo soffio di vita, rilasciando tutto il dolore e la pena. Per questo sembra quasi che la persona stia dormendo: perché finalmente è in pace, niente può più ferirla o oltraggiarla in alcun modo.
Nella morte c'è serenità, c'è pace.
Il caos del dolore appartiene ai vivi, così come anche la paura della morte.
Vorrei averlo tenuto a mente quando mi sono innamorata di Victor, e l'ho visto scivolare via da me.
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MY HEART IS OPEN (Moulin Rouge inspired fanfiction)
FanfictionATTENZIONE: STORIA ATTUALMENTE IN REVISIONE, gli aggiornamenti potrebbero slittare di alcuni mesi. Parigi, 1900. Una giovane scrittrice onora la promessa fatta al suo amato: raccontare la loro storia d'amore. Si parte dal 1899, quando la giovane boh...