Louis ha una birra in una mano e nessuno a fargli compagnia. Questo da solo dovrebbe essere sufficiente per indicare quanto stia male.
Alza gli occhi per incontrare il ragazzo che lo ha servito: sta ancora pulendo il bancone, una fila di bicchieri puliti disposti davanti a lui. Non ha smesso di strofinare da quando è entrato qui. Si guarda intorno prima di fissare di nuovo lo sguardo sulla sua birra: il pub è praticamente vuoto. A quanto pare, non molte persone bevono birra alle tre del pomeriggio di sabato.
Il suo collo protesta per il movimento e non può farci niente, quindi si limita a premere il punto con le dita, senza sapere ancora se questo peggiorerà le cose o no. Probabilmente sì. Il suo solito dolore alla base della nuca è in questo momento il peggiore che abbia mai avuto: addormentarsi sul divano non è stata una mossa intelligente, ma di certo non è stata presa consapevolmente.
Non ricorda molto dopo che Harry gli ha chiuso il telefono in faccia: solo lui che fissava il muro, i suoi pensieri che rimbalzavano nel cervello, soffocanti, finché non sono diventati troppo rumorosi e spaventosi. Ad un certo punto si è addormentato, intossicato dalle troppe sigarette, e poi si è svegliato in tarda mattinata con la luce che filtrava dalla finestra. Si è alzato di soprassalto, sicuro di essere in ritardo al lavoro, tutto il corpo che gli faceva male e il suo respiro ancora pesante.
Ha iniziato a lavorare alle sue e-mail nel momento in cui si è ricordato perché cazzo era sul divano invece che sul letto, nella folle speranza di riuscire in qualche modo a distrarsi dalla notte prima.
Disegna una faccina sorridente sulla condensa raccolta sulla sua pinta di birra, cercando di rallegrare il suo umore, ma non succede nulla. Ricorda quindi a sé stesso, con la paziente e la compostezza che solo un fratello maggiore sa padroneggiare, che dovrebbe darsi del tempo per adattarsi e accettare ciò che ha appreso nelle ultime ore.
Guarda le gocce d'acqua diventare troppo pesanti e scivolare giù dal vetro, rovinando il sorriso. È così ironicamente appropriato. Era troppo, è ancora troppo: è il motivo per cui è dovuto uscire da quelle quattro pareti spoglie, dopo che anche il mucchio di lavoro che ha dovuto fare non è riuscito a distrarlo dalla sera prima.
Questo, e perché in un momento di disperazione ha raggiunto il suo scotch prima di rendersi conto di quello che stava facendo e rimetterlo sullo scaffale. Ci è voluta tutta la sua forza di volontà per farlo, ma anche in un momento come quello conservava ancora la lucidità di sapere come l'avrebbe fatto sentire bere da solo prima ancora di pranzare in un paio d'ore.
Ecco perché adesso è qui, con un nuovo pacchetto di sigarette in tasca pronto per essere consumato in quello stesso pomeriggio; è seduto in un pub irlandese, ancora completamente solo, bevendo una pinta come se fosse limonata, ascoltando del buon rock classico e fissando un altro muro: almeno questo è decorato con oro e verde bosco. Ma con sua sorpresa, qui si sente a casa più di quanto si sia mai sentito da quando si è trasferito: sarebbe dovuto entrare prima in un pub irlandese, almeno l'accento del ragazzo che lo ha servito gli è familiare alle orecchie.
Tutto questo ancora non riesce a distrarlo dalla notte prima. Ci sono troppe cose nella sua mente: c'è Kai in un letto d'ospedale, il suo migliore amico che non lo vuole accanto a lui, Meli che è forse nel suo momento peggiore, la sua famiglia che non chiama da Dio solo sa quanto tempo, e Harry. Sempre Harry, ovviamente.
Quando ha controllato il suo telefono quella mattina, sperando di trovare qualcosa da Liam, ha visto i messaggi che il riccio gli ha mandato prima di chiamarlo: erano così adorabili e gli chiedeva dove fosse con troppe stelle e fiori; poi c'è escalation, i messaggi diventano sempre più incazzati fino all'ultimo, un freddo 'allora è così? Non puoi nemmeno mandarmi un messaggio di risposta?' Il suo ultimo accesso è stato oggi alle quattro del mattino.
Dio, Harry. Cosa ha fatto.
Sente questa urgenza nel suo petto. Vuole chiamare qualcuno e piangere al telefono, o anche magari farlo di persona, potete immaginarlo? È pieno fino all'orlo di disperazione; vuole solo un po' di sostegno, solo un po' di amore, qualcuno che possa confortarlo solo per un secondo, quanto basta per raccogliere i suoi pensieri e rendersi conto di cosa deve fare dopo. Non si è mai sentito tanto egoista prima d'ora.
Ha troppe cose per la testa, le sue mani non hanno smesso di tremare in tutte queste ore, ha solo trovato il modo di distrarsi: ma ora, da solo, davanti a questa birra, non ha nient'altro nella manica per distrarsi. L'obiettivo non era ubriacarsi, era cambiare ambiente abbastanza da far entrare delle nuove idee: ma queste non arrivano e la sua birra è quasi finita.
Vorrebbe chiamare di nuovo Liam per capire cosa è successo veramente, ma non ha intenzione di farlo: il suo amico chiaramente ha già troppo in testa, lo ha detto esplicitamente. Forse dovrebbe chiamare Lottie o Fizzy, per chiedere loro come stanno e se sanno qualcosa di Liam, ma... ma anche questo fa parte del problema. È quello che Louis fa da mesi, vero? Chiamare le persone, sfogarsi, riagganciare. Questo deve essere parte del motivo per cui Liam è arrabbiato con lui, o deluso, Louis non può nemmeno dirlo, perché il suo amico aveva delle cose molto più importanti in testa piuttosto che perdere tempo con lui. E questo è giusto, ovviamente lo è.
E per la parte persona... L'unica persona con cui ha parlato faccia a faccia di qualcosa che non ha funzionato in questi ultimi mesi è stato Harry. Ma dopo la telefonata che hanno avuto ieri, dubita che al riccio piacerebbe ascoltarlo del tutto. Ora dovrebbe scusarsi anche con lui, cristo, ma non ha idea di cosa dirgli, perché dopo 'Mi dispiace' dovrà dire 'Non posso farlo e non avrei mai dovuto lasciare casa, il mio posto non è qui,' e non è pronto a farlo.
Che cos'è? Codardia? È perché non è sicuro, perché non sa come, perché-
"...Signore?"
Una voce interrompe i suoi flussi di coscienza, e grazie a dio per questo. Louis sbatte le palpebre, sorpreso, e alza la testa il più velocemente possibile alla fonte del suono: lo stesso ragazzo che lo ha servito prima è di fronte a lui, le mani sui fianchi, piegato un po' verso di lui. Louis sospetta che il signore non sia stato il primo che ha detto questo ragazzo.
"... Sì?" Gracchia.
"Signore, ne vuole un'altra?" Il ragazzo indica il bicchiere vuoto con le sopracciglia inarcate; una ciocca di capelli castani getta un'ombra sul suo viso. Le sue mani sono rosse, probabilmente per tutto quello strofinamento e l'acqua calda che deve aver usato.
"Oh." Louis sbatte le palpebre di nuovo, guardando il suo bicchiere. Non dovrebbe bere di nuovo, si sente già stordito e molto più emotivo di quando è entrato; inoltre, ubriacarsi non era lo scopo dell'uscita di oggi. Ma poi di nuovo, non gliene frega un cazzo di trovare uno scopo in questo momento. "Sì, certo." Passa il bicchiere all'altro uomo. "Grazie," si ricorda di aggiungere prima di voltarsi.
Senza la sua birra davanti a lui, Louis si guarda intorno, osservando un altro uomo solo seduto nell'angolo opposto a lui: almeno è stato abbastanza intelligente da sedersi vicino a una finestra e non rimanere al bancone come ha fatto lui. Si chiede se è così che finirà: vecchio, triste, che beve da solo. Si sente subito uno stronzo per questo. È già così, a dire il vero, e forse dovrebbe cercare di essere una brava persona e andare a parlargli o qualcosa del genere, invece di chiedersi come sia la sua vita da lontano.
"... Signore?"
Louis volta di nuovo la testa verso il ragazzo e il suo collo si affretta a ricordargli chi è al comando tra loro. È proprio come ha detto Liam: è sempre così fottutamente distaccato. Farebbe qualsiasi cosa per recuperare la sua capacità di attenzione. L'uomo gli pone delicatamente davanti la pinta con un mezzo sorriso: Louis sospetta che sta trovando tutto questo piuttosto divertente.
"Oh, scusa. No, voglio dire, grazie," sospira. Da quando parlare è così difficile? "Sono solo... perso nei miei pensieri, sai?" Dice, offrendogli un debole sorriso e una mezza scusa. "E per favore, non chiamarmi signore, abbiamo la stessa età," aggiunge quando vede il barista che gli sorride. Almeno non si presenta come un vero e proprio strambo.
Il ragazzo alza le spalle come se non gliene importasse di meno, appoggiato alla mensola della bottiglia con le mani in tasca, come se stesse a casa sua più che al lavoro. "Qualunque cosa tu voglia, amico. E solo perché tu lo sappia, lo avevo capito. Hai fissato quel muro per mezz'ora." Lo indica con uno scatto della testa, i suoi occhi azzurri scintillano un po' nella luce calda.
"Ah, te l'ho detto," sospira Louis, bevendo un sorso di birra. È ghiacciata proprio come gli piace. "Sono uscito per schiarirmi le idee, ma non funziona davvero." C'è qualcosa in questo ragazzo che lo mette a suo agio: forse è il suo sorriso aperto e quanto sembra freddo in generale, o più probabilmente è l'accento familiare. Parla con un accento irlandese così forte che Louis sospetta che stia fingendo.
"Molto a cui pensare?" Chiede il ragazzo, voltandosi per mettere a posto una bottiglia di whisky dietro di lui. Sono già tutte perfettamente allineate e Louis sospetta che sia solo annoiato e che stia cercando disperatamente di trovare qualcosa da fare.
"Amico, è troppo," sospira Louis, bevendo di nuovo. Gli gira la testa, dolcemente, e lo trova più calmante che nauseabondo, almeno per ora. "Non so nemmeno perché pensavo che la birra potesse aiutare, sono perso come prima. Questo è un tale stereotipo," mormora a sé stesso. Il ragazzo solitario che beve da solo per conforto? L'apice dell'originalità, davvero.
"Oi, grazie a Dio per gli stereotipi," esclama l'altro, sorprendendo Louis. Smette di riorganizzare le cose e si volta di nuovo completamente verso di lui. "Sai quanto tempo mi ci è voluto per trovare questo lavoro? Un pomeriggio," aggiunge, senza dare a Louis tempo di meravigliarsi.
"... Davvero?"
"Certo, è stato molto facile. Sono andato in giro per i pub irlandesi e ho fatto due chiacchiere con il mio accento migliore. Il giorno dopo quasi tutti mi hanno richiamato. Ho solo preso quello con le ore ed il salario migliore ed eccomi qui," scrolla le spalle come se non fosse niente, ma un sorriso sfacciato sboccia sul suo viso.
Louis sbuffa: questo ragazzo è così calmo e tranquillo, può benissimo immaginare le cose che ha raccontato.
"All'inizio non conoscevo nemmeno una parola di olandese," continua. "Voglio dire, ne conosco alcune adesso, ma è ancora impossibile per me trovare un lavoro nel mio campo attuale. Ma lavorare in un pub irlandese? Non ho mai avuto niente così facilmente."
Louis appoggia i gomiti sul bancone. "Qual è il tuo campo?" Chiede, curioso di sapere quali passioni potrebbe avere un ragazzo come questo. Non glielo dirà, ma per quello che ha notato in questa conversazione di cinque minuti, lavorare in questo pub sembra fatto apposta per lui.
L'altro sospira come se fosse addolorato, un vero cipiglio arriccia le sue sopracciglia. "Sono un designer di interni-"
"Oh! Ma è fantastico!" Louis lo interrompe, incapace di stare zitto. Ad essere onesti non sa nulla di quel campo se non si contano le sue sessioni di The Sims quando aveva quattordici anni, ma il barista gli sorride con il doppio dell'energia adesso, quindi sa di aver fatto la cosa giusta.
"Sì!" Il ragazzo risponde con un sorriso sincero, apparentemente contento che abbia reagito così vivacemente. "Sì, è un lavoro fantastico, soprattutto se ti piacciono le cose belle. Voglio dire," aggiunge, indicando gli scaffali con le bottiglie allineate, divise per categoria. "E questo paese è così avanzato in questo, come il Nord Europa in generale, molto più dell'Irlanda. Ho incontrato così tanti designer solo andando alle convention, ho visto cose così interessanti... ma non ho ancora trovato una posizione unica per farlo."
"Deve essere una brutta posizione," commenta Louis empatico, pensando ad alcune conversazioni che ha avuto con Luuk mesi fa. Aspetta no, lui è un graphic designer, non un- oh, pazienza. Allontana il pensiero e continua, sicuro che ogni lavoro creativo condivide le stesse difficoltà: "hai un sacco di creatività e lavoro da fare ma non abbastanza richieste."
"Sì, quello," il ragazzo lo indica. "Esatto, questo è il problema."
"Allora... sei venuto qui per farlo, sì?" Chiede Louis, guardandolo al di sopra del bordo del vetro.
"Più o meno, sì," si passa la mano tra i capelli, spingendoli indietro. "Avevo anche bisogno di una pausa dalla mia routine. La mia città, direi."
Oh, quello sì che suona familiare. "Tipo...?" Insiste Louis, curioso di sapere quanto lui e questo ragazzo a caso possano avere in comune.
L'altro socchiude gli occhi, guardandolo, come se stesse soppesando le sue risposte. "Comprami una birra e forse un giorno te lo dirò," finisce per dire, scrollando le spalle.
Louis annuisce. "Sì, sì, mi sembra abbastanza giusto. Salute, amico," dice, alzando la sua birra verso di lui.
"A te," risponde, alzando una mano vuota verso di lui. "Ehi, a proposito, cosa ti succede?" Si appoggia contro lo scaffale delle bottiglie. Forse ha capito che Louis può distrarlo meglio rispetto al riorganizzare le bottiglie. "Se vuoi sfogarti, sono qui," aggiunge gesticolando, come se non fosse niente, come se Louis non stesse pregando esattamente per questo solo pochi minuti fa: deve battere le palpebre per convincersi che è reale.
Beve di nuovo, solo al pensiero di tutto ciò che ha nella sua mente. "Non è... non è roba interessante," cerca di dire, almeno per non mostrare quanto si sente disperato. "Inoltre, se inizio a parlare, non mi fermerò presto," lo avverte. Forse è la birra e mezzo che ha bevuto, ma è pronto ad attaccare quest'uomo innocente con suoi problemi di vita.
L'altro si guarda intorno: il pub è tranquillo come prima, i clienti sparsi bevono ancora le loro pinte e chiacchierano con gli amici. "Non ho niente da fare," dice, una volta terminata la sua ispezione. "E ho già pulito tutto," aggiunge, indicando il bancone luminoso con la testa. "Voglio dire, ehi, se vuoi, sono pronto. Ascoltare i problemi degli uomini ubriachi è il mio lavoro tanto quanto dar loro alcol, a questo punto," Louis sbuffa e il barista si rilassa ancora di più. "È un'ora lenta e non ho niente da fare, dai, intrattienimi."
"Con i miei problemi? Va bene," Louis apre la bocca, aspettando che da essa esca una valanga di parole, ma non succede nulla e rimane lì, come un pazzo. "Aspetta," cerca di riorganizzare i suoi pensieri. C'è un pasticcio nella sua testa. "Non so davvero da dove cominciare."
"Dall'inizio?" L'altro sta già sorridendo.
"Oh, questo sì che è utile, grazie amico," dice Louis, alzando una mano.
Si concede poi un vero momento per pensare: non vuole parlare di Liam e Kai, lo sa per certo. Sembra troppo spaventoso, troppo personale, troppo reale e, allo stesso tempo, sa che non è cosa sua da condividere. Non si tratta di te gli risuona ancora nelle orecchie, feroce, pieno di una malizia che Louis sa che Liam non ha pronunciato. Ci ha pensato così tante volte, aggiungendo ogni volta sempre più odio, talmente tanto che non ricorda nemmeno più come lo abbia pronunciato Liam in primo luogo. Questo lo spaventa; lo spaventa il fatto che ha modificato un ricordo a causa della sua paranoia e non ha alcun ricordo di quello originale.
Non sa da dove cominciare, ma sa che tutti i suoi problemi derivano dalla stessa origine: questa città stupida, brutta, cupa.
Sospira, chiedendosi come mettere tutto questo in parole. "Ok, il punto è che... non so perché cazzo sono qui," mormora sincero, cercando di disegnare un'altra faccina sorridente nella condensa.
Il ragazzo scoppia in una risata, una forte, e Louis non se lo aspettava affatto: alza la testa e indietreggia solo un po' e, con sua stessa sorpresa, si ritrova a sorridergli. È solo che sembra che l'abbia trovato veramente divertente e non che lo stesse prendendo in giro; la sua risata è così aperta e luminosa e non può infastidirsi per una cosa del genere.
"Oh, amico, questo è difficile," dice l'altro, la risata ancora chiara nel suo tono. "Forse dovresti iniziare da un po' prima? Tipo, qui dove? Nel mio pub?"
Louis alza gli occhi al cielo, consapevole di quanto debba apparire stupido. "No amico, qui ad Amsterdam, quando tutte le persone a cui tengo sono a casa in Inghilterra," è ancora vera questa cosa? Si chiede un secondo dopo. Gli fa male la testa, solo un pochino, e tutto è troppo confuso per essere analizzato e compreso. È così abituato a ripetere questa frase più e più volte che ha smesso di pensarci.
Come può ancora credere e dire che non c'è nessuno a cui tiene ad Amsterdam, quando è chiaro che non è vero? Almeno non più.
Il ragazzo si zittisce e si avvicina, appoggiando le mani sul bancone, interessato.
"Io... non so quanto valga la pena restare qui, quando sento che tutta la mia vita è ancora lì, sai?" Beh, questo è completamente vero, almeno. Toglie di nuovo la condensa dal bicchiere: forse è troppo educato ma ora ha smesso di bere, poiché sente che sarebbe strano per lui bere mentre l'altro ragazzo lo guarda e lo ascolta divagare.
Il giovane annuisce, come se stesse valutando quello che gli ha detto. "Sì, ti capisco. Voglio dire, mi trovo in una situazione simile, immagino. Non hai la possibilità di tornare indietro?"
"Sì- voglio dire, sì, ma io-" continua a inciampare nelle sue parole, ma è così complicato spiegare l'intera situazione, specialmente con tutto ciò che è successo la sera prima. "Non lo so, di recente sono successe molte cose e forse ho fatto un casino con un amico lì," finisce per dire. Finge un colpo di tosse per concedersi un attimo di respiro: ogni volta che ripensa a quello che gli ha detto Liam, vuole rannicchiarsi sul letto e nascondersi lì. Ogni volta che ricorda quello che gli ha fatto, vuole scappare via per il senso di colpa. Si asciuga le mani dalla condensa con un tovagliolo e cerca di continuare: "e anche..." raccoglie i suoi pensieri. Il ragazzo è ancora lì, ad ascoltarlo, e Louis approfitterà della sua noia per sfogarsi, perché sa fin troppo bene cos'altro lo sta divorando in questo momento. "Inoltre, c'è questo ragazzo qui, okay?"
"Ooooh," il ragazzo batte le mani. Sembra positivamente felice. Louis si chiede quanto debba essere annoiato per reagire in questo modo. "Abbiamo roba succosa qui!"
Il suo atteggiamento positivo è contagioso e divertente da guardare, e Louis riesce a sorridere di nuovo.
"Sì amico, esattamente, voglio dire-" si ferma. "Ehi, aspetta, come ti chiami? Ti ho chiamato amico tipo quattro volte ormai."
"Niall, e non distrarti," risponde Niall in un secondo.
"Woah, accidenti, okay," Louis alza le mani in segno di resa. "Sono Louis, comunque." Niall gli fa cenno di continuare, ma il castano ha bisogno di un sorso della sua birra per andare avanti.
"Quindi, la versione breve di questo è..." beh, la storia è breve. Sono passati due giorni, non è successo molto. Ma per capire tutti i suoi dubbi, oh Dio. Ci vorrà molto più tempo. Si appoggia allo schienale della sedia, gesticolando con le mani. "Allora, ho baciato questo ragazzo, okay? E forse non avrei dovuto, e ora sto pensando troppo e ripensando a tutto, e penso che dovrei dirgli che tra noi non funzionerà, ma allo stesso tempo non posso saperlo davvero, giusto? E il punto non è nemmeno sapere se funzionerà tra noi, è più tipo non dovrei farmi coinvolgere." Louis sospira di nuovo: dire ad alta voce non ha reso le cose più chiare per lui, le ha rese più reali. Spaventose. Le parole che sta dicendo non escono dalla sua bocca ma direttamente dal suo petto. "E avrei dovuto dirgli questo prima che accadesse qualcosa, ma ero troppo preso dal momento per fermarmi e dire 'ehi, ho altre priorità,' quindi forse ho già fatto un pasticcio? E non so se voglio davvero dirgli questo perché mi piace, e sto soppesando i pro ed i contro di tutto e non so se dovrei dire qualcosa, e se lo faccio,come dovrei dirlo, o se dovrei ignorare la situazione e sperare che si risolva magicamente da sola," conclude, alzando le mani in aria.
"Okay, beh... l'ultima opzione è una stronzata," dice prontamente Niall, una mano sul fianco e un'espressione seria sul viso, come se stesse considerando tutto ciò che gli ha detto
"Grazie amico, apprezzo l'onestà." Louis si avvicina al bancone e beve di nuovo. Fanculo la sua gentilezza.
"Prego amico, sembra che ne abbia bisogno," risponde Niall grattandosi la barba, lo sguardo perso come se stesse seriamente soppesando i problemi di Louis.
"Oh no, davvero," ammette Louis all'istante. "E... inoltre, non so nemmeno quale potrebbe essere la soluzione. Non credo che ci sia un'opzione in cui entrambi ottengono ciò che vogliono e non ce l'hanno più con l'altro, sai?" Rabbrividisce solo al pensiero. Non sopporta nemmeno il pensiero che Harry lo odi: aveva già litigato con il suo migliore amico. Ma cosa succede se Harry lo odia già, dopo quello che gli ha detto ieri? Avrebbe tutto il diritto, vero? Era già così incazzato con lui e ha già avuto la sua giusta quota con uomini orribili, e forse anche lui finirà nella stessa categoria. Louis ancora non sa niente. Non ha idea di quanto gli abbia fatto del male ieri.
Che casino.
"Mmmh, quali sono queste opzioni? E i pro e i contro?" Gli chiede Niall, serio. "Perché tipo, hai detto che volevi parlargli e che ti piace-"
"Mi piace," lo interrompe Louis. Non dovrebbe piacergli, ma è così e non sa cosa fare. "Forse troppo, considerando quanto poco ci conosciamo," mormora dopo, troppo onesto per i suoi gusti. Ma questa è la verità e questo è il problema. "Mi piace troppo, cazzo, cosa dovrei fare?"
"Cosa intendi con cosa dovresti fare, amico?" Niall è accigliato e Louis non riesce a spiegarsi. Questo potrebbe essere il riassunto di questi ultimi mesi. "Dovresti seguire il tuo cuore. Inoltre, per la questione del tempo: questo non significa niente. Se ti piace, buttati e basta." Commenta Niall, completamente sincero. Louis alza gli occhi al cielo, solo un po'. "Ma... qual è il vero problema qui? Perché per ora non c'è- voglio dire, non ne vedo uno. Anche lui ha una cotta per te?"
Louis sbuffa. Harry ha una cotta per lui? Da quel poco che ha visto, il riccio lo seguirà ciecamente ovunque. Harry, che gli ha preso la mano e lo ha seguito su quel tetto, e, allo stesso tempo, Harry che ancora non gli ha detto la verità completa sui suoi incubi. "Sai una cosa, penso che sia molto più cotto di me. Intendo-"
"E allora?" Niall è al culmine della confusione, ora. Louis non può biasimarlo.
"È- è solo che... non posso vivere qui. Non posso," ripete, per sottolineare il concetto, sperando che Niall capisca quanto sia importante per lui.
Ma il ragazzo si acciglia ancora un po', come se non fosse sicuro di aver sentito bene; ma prima che possa esprimere i suoi dubbi una coppia entra nel pub e deve lasciare Louis senza risposta, la loro conversazione interrotta a metà.
Rimasto solo con la sua seconda pinta già a metà, Louis ripensa a quel poco che ha detto fino ad ora: capisce che, dalla prospettiva di Niall, il problema non esiste. Se si piacciono, perché creare un problema quando non esiste?
Ma c'è molto di più dietro e lui non ha idea di come far funzionare questo puzzle: troppi pezzi non si adattano l'uno all'altro, ma allo stesso tempo, sente che lui e Harry, i due pezzi principali, potrebbero adattarsi perfettamente se data la possibilità.
Forse, in un altro momento della loro vita, questa avrebbe potuto essere una favola.
"Dove eravamo rimasti?" Niall quasi gli urla addosso, quasi spaventando Louis, una volta che ha finito di prendere l'ordine. "Che tu e questo ragazzo, come si chiama, a proposito?"
"Harry."
"Tu e Harry - okay, adorabile - non potete stare insieme perché non vuoi vivere qui? È così?"
"Voglio dire... più o meno, sì, ma si tratta di più-"
"Ma entrambi vi piacete?" Sottolinea Niall.
"Voglio dire... sì. Direi che ci piacciamo anche troppo- insomma, mi piace anche troppo e-"
"Allora perché non scopate e basta?" Niall lo interrompe, sincera angoscia sul viso.
Louis sbuffa e si sente sul punto di piangere. Pensa a come Liam gli avesse detto la stessa identica cosa un paio di settimane prima. Hanno ragione, ovviamente hanno ragione. Non potrebbero semplicemente scopare e smetterla di essere così paranoici su un futuro che ancora non esiste?
"Perché... ugh," sbuffa il castano. Come spieghi tutto questo? "Perché sono un eterno romantico e-"
"Noioso-" Niall lo interrompe ancora mentre alza gli occhi al cielo.
"Oh, come se non lo sapessi?" Louis risponde sarcastico. "Ma insomma, sto invecchiando e voglio una relazione seria, sai? E una famiglia. E non posso avere una famiglia così distante dalla mia famiglia." Chi sapeva che i pub potevano tenere sessioni di terapia?
"Ok se lo dici tu." Niall scrolla le spalle e non sembra convinto affatto. "Va bene, ma allora perché non puoi semplicemente seguire il flusso o qualsiasi altra cosa? Tipo, e se tutto questo accumulare non porta a nulla? E se," dal nulla, Niall inizia a ridere da solo, come se qualunque cosa stesse pensando fosse troppo divertente da dire. Louis si limita a fissarlo. Cosa c'è. "Tipo, e se lui- tu-" continua a ridacchiare e Louis, all'apice della sua maturità, gli lancia un tovagliolo. "E se scoprissi che gli piace l'ananas sulla pizza o qualche altra stronzata," alla fine ridacchia. Louis deve condividere una risata con lui, almeno per quanto il giovane sembri divertirsi da solo. "E poi rompi con lui e sarà finita e hai sprecato tutto questo tempo a preoccuparti di niente?"
"Mangia già l'avocado sul toast amico, non c'è qualcosa peggiore di quello," sospira Louis, il ricordo di Harry che cercava di spiegargli quanto fosse delizioso quel pezzo untuoso di erba bagnata ancora fresco nella sua mente. Fuori pioveva, come sempre, e aveva i capelli arruffati dall'umidità, i riccioli sparsi dappertutto ma in qualche modo riusciva ad apparire ancora meraviglioso. Louis ricorda come non riusciva a smettere di ammirarlo, cercando di rispondere alle sue battute, ma soprattutto chiedendosi come fosse stato così fortunato ad avere una creatura così straordinaria seduta sulle sue ginocchia a parlare di cazzate.
"Ew, cosa?" Niall fa una smorfia. Louis torna a concentrarsi su di lui: a quanto pare, lui e Niall condividono l'avversione per l'avocado. Bene, bene. "Okay, ma a parte... quello, il punto è: ti dà fastidio abbastanza da non parlargli mai più?"
"Beh, no." Niall alza le sopracciglia, come a dire e quindi? "Ma il punto non è solo questo! Te l'ho detto, voglio una cosa seria, non un'avventura o altro, e non voglio legarmi qui. Voglio tornare a casa e restare lì."
"Va bene." Niall incrocia le braccia, di nuovo serio. "E questo è abbastanza per non parlargli mai più?"
Louis deglutisce. Può smettere di parlare con Harry? Dicendogli semplicemente 'È finita'? Ci ha pensato, certo, ma farlo davvero? Non vuole perderlo, ma allo stesso tempo non può perdere tutto il resto solo per lui. Ha visto quello che solo pochi mesi di distanza dai suoi cari hanno fatto alla sua relazione e alla sua felicità in generale.
"... Io- non lo so," balbetta.
Niall sospira, sciogliendo le braccia. "Amico," inizia, mordendosi il labbro inferiore. "Se è così preso da te come hai detto... allora devi essere onesto con lui e dirgli... tutto questo."
"Io- io... voglio dire, lo so. Ma potrei aver già fatto un casino con lui ieri, e..." Louis indugia con le parole, non avendo idea di come finire.
"Va bene, e allora? È adulto come te. Quindi, sii onesto," ripete il ragazzo, serio come prima, facendo un gesto con la mano come se stesse dicendo 'ora vai, esci da questo pub e corri a parlare con lui.'
"Sì, dovrei." Louis beve di nuovo. La sua birra è quasi finita, ma non ne chiederà una terza. "Io... è solo che ci tengo a lui, sai? Molto di più di quanto credessi. Davvero non voglio fargli del male," confida, una volta rimesso il bicchiere sul bancone. Il dolce, dolcissimo Harry con le occhiaie sotto gli occhi, sempre pronto a condividere una risata, ad essere rumoroso ed essere al centro dell'attenzione; e poi- la stessa persona, lo stesso Harry, ma spaventato al punto da non riuscire a dormire, da non fidarsi delle persone fin troppo facilmente.
"Devi comunque trattarlo come un adulto," ripete Niall, questa volta più gentile. Louis non sa come spiegare quanto sia preoccupato di fare un pasticcio anche con lui, ma sembra che questo ragazzo avesse capito le sue incertezze.
"Lo so, lo so, ma- è..." neanche lui sa niente, questo è il punto. Ha troppo in testa per cercare di decifrare gli stati d'animo di Harry, le parole che non condividerà, e il risultato è che ora ha qualcosa di molto più grande e spaventoso tra le mani e non ha idea di come dirglielo. "Ci sono cose che non so," dice, alla fine. "Non credo che il mondo, o meglio alcune persone, siano state gentili con lui."
Niall fa una smorfia, una mano sul fianco e l'altra appoggiata sul bancone. Sta anche fissando il suo bicchiere mezzo vuoto, come se entrambi stessero cercando di interpretare i vortici nella birra di Louis come facevano i druidi nelle antiche civiltà.
"Va bene, ma cerca di vedere questo dal suo punto di vista," continua Niall quando i turbinii gli rispondono. "Ignorare il problema non peggiorerà le cose? Dovrebbe sapere che intenzioni hai con lui."
"Sì. Sì, hai ragione. Io solo... Non voglio farlo arrabbiare, capisci cosa intendo? Non voglio essere un coglione per lui."
"Vuoi rimanere nelle sue grazie in ogni caso," fornisce Niall, disponibile come lo è sempre stato in questa conversazione, uno sguardo consapevole e malinconico nei suoi occhi. Louis prende nota di comprargli presto quella birra e scambiare il favore di ascoltarlo. Sembra che anche lui abbia molto da dire.
Il castano annuisce prima di parlare. "...Sì. Io- non lo so, penso di aver visto uno scorcio, forse anche meno di quello, ma... non lo so. Non voglio- non posso causarne di più. È solo che..." Mi sento come se distruggessi tutto ciò che tocco, vorrebbe dire, ma è troppo per un pensiero pomeridiano con uno sconosciuto, anche se è carino. Sono andato via per cercare di rimettermi in sesto, ma invece ho ferito tutti quelli che amo. E ora sta per succedere di nuovo, i pensieri cattivi continuano e lui non può fare altro che ascoltarli.
"Niente," dice dopo quella pausa. È distaccato. Liam aveva ragione. "Sì, hai ragione, glielo dirò," conclude, perché tutto sommato lo deve a Harry. Niall ha ragione: Harry è un adulto tanto quanto lui e le cose possono andare in così tanti modi diversi a cui lui non può nemmeno pensare, ma deve dargli la possibilità di scegliere da solo, questo è il minimo indispensabile. Non può fingere che vada tutto bene e poi tornare a casa e cercare di rimanere lì.
Forse è un codardo, ma non è crudele.
"Va bene, ascolta." Niall rimette entrambe le mani sul bancone, facendo alzare di nuovo la testa a Louis per guardarlo. È rifornito di una nuova energia, apparentemente in missione per cercare di dargliene un po' a lui. "In ogni caso potresti finire per fargli del male. Potete farlo entrambi. Ma non puoi semplicemente sperare che una risposta discenda per te dal paradiso o qualsiasi altra cosa, perché non succederà. E non devi essere un coglione! Solo... digli tutto. Digli quello che hai detto a me."
"Che mi piace, ma che ho altre priorità." Louis ripete, lo sguardo perso da qualche parte dietro Niall. Questo è quello che ha detto, ma la prospettiva di dirlo a Harry lo pietrifica. Non vuole ferirlo, non vuole prendere le distanze da lui. Vorrebbe che ci fosse un modo per avere entrambe le cose.
"Sì," Niall lo incoraggia di nuovo. "Se è così che ti senti, dovresti dirgli proprio questo. Merita di sapere le tue intenzioni," ripete.
Louis annuisce a sé stesso un altro paio di volte. La porta del pub si apre di nuovo, ma questa volta entra un chiassoso gruppo di amici e Niall deve lasciare il posto di Louis nell'angolo senza nemmeno salutarlo. Lo guarda brevemente, osservando il modo in cui scherza facilmente con loro, mescolando un po' di olandese con il suo forte accento irlandese e ridendo di cuore per qualcosa che Louis ancora non capisce. Sono passati mesi e ha perso tutte le sue capacità di interazione umana, senza capire assolutamente nulla della lingua olandese.
Rimane lì, cullato dai rumori crescenti del pub e dalla musica rock in sottofondo, chiacchierando qua e là con Niall quando non è coperto di ordini finché il pub non si riempie completamente e un altro barista si unisce a Niall dietro il bancone.
Una coppia si siede accanto a lui: la ragazza bionda continua a muovere i capelli dietro la spalla e il suo ragazzo incastra sempre una delle sue ciocche dietro l'orecchio, ogni volta senza fallire. Sembra un rituale, una danza di accoppiamento in cui si muovono in punta di piedi l'un l'altro come se avessero paura, ma in fondo sanno che sono persi l'uno per l'altro.
Louis non capisce niente di quello che dicono ma riconosce le loro risate, la loro felicità, la loro intimità. Vuole odiarli per invidiarli, ma non può: l'unica cosa che può fare è finire la sua birra e mandare un messaggio a Harry, solo un veloce mi dispiace davvero di averti dato buca ieri. Pensi che ci possiamo incontrare presto? Devo parlarti x.
La x viene aggiunta nella futile speranza che il resto del messaggio non venga percepito in modo duro; ma onestamente, Louis spera solo che non risulti beffardo.
La confusione nel pub cresce sempre di più e Louis si mantiene ancorato alla realtà solo attraverso l'amore di qualcun altro. Lo vuole anche lui, gli manca troppo, è insopportabile, è esasperante.
In attesa di una risposta da Harry che non arriverà nelle prossime ore, si rende conto di non riuscire più a distinguere quanto vuole tutto questo da quanto lo vuole con Harry. Forse è troppo tardi per dividerli, per metterli da parte in diverse categorie, per pensare che potrebbero essere nuovamente distinti, perché forse Louis è andato troppo oltre e non c'è rimedio per tornare indietro, per non volere più Harry.
Forse non può più immaginare il suo futuro senza quel ragazzo riccio.
Non avrebbe potuto fermare quelle sensazioni nemmeno se ci avesse provato. Harry è l'unica costante nella sua vita ora come ora, ed è l'unica cosa buona che gli sia successa da quando si è trasferito qui- no aspetta, fanculo, è l'unica cosa buona che è successa nella sua vita da quando ha rotto con David. Il primo vero, importante legame che è riuscito a creare dopo aver avuto il cuore completamente distrutto. E tutto questo significa qualcosa, non può mentire a sé stesso e credere che non lo sia.
"Fammi sapere come va," è l'ultima cosa che Niall dice, o meglio, gli grida, quando si alza dal suo posto e inizia ad avvolgersi con i suoi vestiti pesanti.
Louis annuisce, un po' ostacolato dalla sciarpa, lo ringrazia un'ultima volta ed esce.
Finalmente sa cosa dire e parlerà con Harry.
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Amsterdam With You (Italian Translation)
FanfictionSecondo Louis, Amsterdam è molto sopravvalutata, e ora che si è trasferito qui può vedere tutti i suoi difetti: piove sempre (anche più che a Londra), è solo, e tutti quelli che incontra solo ostili e distanzi; ma soprattutto, gli manca la sua famig...