prologo

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Quando la parola è stanca, ed è buona creanza masticare il vuoto, riempirlo d'aria; quando amare è sintesi, magra premura, bisognerebbe far cosa?

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Giugno 2021

«Oi Ale, a te capita mai di sentirti un po' compresso, tipo inscatolato?» È così che io mi sento, quando null'altro è contemplato e noi diventiamo routine, quando ho l'impressione di vederti scansare tutto, quasi fossimo l'ennesima precipitazione o uno scandalo da evitare.

«Sì, ma come ci penso passa pure», basta quel tono sufficiente, così lavativo perché ogni parentesi risulti evidente. Il tratto netto e marcato come grafia impone, come i nostri modi dettano.

Non è scirocco né malessere, non siamo nulla che trovi senso in fenomeni passeggeri - forse nel passaggio stesso, lì forse sì.

Ti guardo e un timore mi solletica, guardi tu in mia direzione e non trovo dubbi: ci vediamo attraverso, troppo in là, non più al centro. E dove non avviene scontro, quale incontro può esistere che non puzzi di abitudine?

"State insieme da quanto?" lo chiedono in tanti.

"abbastanza da non saperne il peso" è la risposta che io darei, ma siamo dispersi in due ed è così che ci troviamo ancora. Ai margini di vecchie pieghe, tra giorni antecedenti al sapore della polvere raccolta in questi anni, quelli prossimi; quelli di un futuro "nostro" per salto generazionale, desiderati un po' da tutti e mai giunti a ognuno in egual misura.

È lo stesso futuro che ci ha sfiorati, scrutati a fondo, mentre noi - poveri fessi - pensavamo a come studiare la sua circonferenza.

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Ruggine Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora