Parte 9

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Ascoltare le sue parole che narravano anni intensi di un dolore inestinguibile, gli fecero male.

Quel suo attaccamento morboso a lui, al loro rapporto, alla loro quotidianità fatta di piccole cose felici, non gli piacque neanche un po'. Quanto poteva essere sano consumarsi in favore di giorni lontani? Quale mente malata continua coscienziosamente ad autodistruggersi?

Perché un animo tanto buono come quello di Izuku aveva scelto di autoflagellarsi così duramente?

Se lo meritava? Affatto. Izuku come ogni persona sulla faccia della terra, meritava una cazzo di vita serena e quanto più felice possibile.

Avrebbe preferito che andasse avanti? Egoisticamente no. Per niente. E forse era crudele da dire, ma proprio ciò che lo turbava un po', il suo attaccamento al passato, era ciò che in realtà aveva tenuta viva la speranza della loro riconciliazione. Ma era giusto premiare una cosa così malata? Era giusto continuare ad alimentare un fuoco che Izuku si era adoperato per non far spegnere nonostante lo stesse ardendo vivo?

Non lo sapeva. Katsuki non ne aveva idea di cosa fare né tantomeno di quale fosse la cosa giusta sia per loro che per Ethel.

Lungo il cammino per tornare alla moto, mille e più domande affollavano la sua mente, si sovrapponevano fra loro, offuscavano i pochi pensieri rimasti lucidi e razionali e sublimavano ogni sua speranza di una bella uscita rilassante.

Di fatto, era teso e nevrotico più del necessario, caricato eccessivamente di un fardello di responsabilità davvero impossibile da ignorare.

Ora, dopo aver affrontato la questione di Ethel, c'era anche Izuku a fargli pressione. Involontariamente e del tutto ignaro della cosa, ma Katsuki continuava a sentire una certa responsabilità anche nei suoi confronti.

Provarci sarebbe stata la cosa giusta? E se poi non fosse andata? Quanto ne avrebbe sofferto stavolta? La fiamma che lo ardeva vivo, avrebbe avuto la meglio o sarebbe stata finalmente spenta?

Fu in un momento di caos nel traffico dei suoi pensieri che non si accorse della mano di Izuku che stringeva la sua. O meglio, non era proprio una novità... dopotutto era tutto il giorno che si tenevano amabilmente per mano.

Ma in quel momento si accorse di qualcosa di diverso. Di spiacevole. Aveva la mano sudata. La stringeva ossessionante nella sua tanto da distrarlo dal suo fiume di pensieri.

Katsuki si volse nella sua direzione e lo scrutò di sottecchi.

Era davvero bello. Il suo viso sembrava scolpito nel marmo dalle mani più abili del pianeta.

Una bellissima faccia da poker.

E forse volle fidarsi del suo istinto o di quella naturalezza sconosciuta che risultava familiare in sua presenza, quando ad un tratto, senza pensarci due volte, lo attirò a sé con uno strattone e lo baciò rudemente sulle labbra. Non fu romantico. Non fu delicato o dolce. Fu veloce e deciso quasi come uno schiaffo.

Izuku lo guardò confuso e stupefatto al tempo stesso senza realmente capire cosa fosse appena successo.

"Kacchan?"

"Sentivo gli ingranaggi del tuo cervello che lavoravano." Commentò a mo' di spiegazione.

"Cosa? Aspetta, non capisco..."

"Ci stavi pensando troppo. Avevamo detto 'niente pensieri e niente pressioni', ricordi?" Domandò ammiccando complice, ignorando bellamente il fatto che lui stesso fosse in realtà caduto vittima sia delle pressioni che dei pensieri.

"Giusto... hai ragione. L'avevo scordato."

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