22. Capolinea

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La mia schiena tocca di nuovo il pavimento, freddo contro la mia giacca, e fisso per qualche istante il soffitto, cercando di riprendere fiato e contrastare il senso di nausea che mi stava provocando il dolore.
Mi giro sul fianco e poi a pancia in giù, così appoggio gli avambracci sul pavimento e mi faccio forza, iniziando a sollevarmi.
Stringo i denti e alla fine riesco a mettermi seduta, con la testa pulsante e il collo che mi bruciava, ma nonostante ciò apro e chiudo gli occhi per l'ultima volta, finché mi decido ad alzarmi.
Faccio un respiro profondo e dapprima punto un piede a terra, poi mi tiro su fino ad alzarmi completamente: barcollo un po' a causa di un giramento di testa, ma alla fine sono in piedi.
Con il respiro tremolante, alzo la testa e mi guardo intorno, vedendo Pierce a terra e tutte le ampolle rotte attorno a lui, che avevano rovesciato il siero per terra.
Sospiro e poi fisso dritto davanti a me lo spiazzo dove ancora i ragazzi stavano combattendo, intenzionata a raggiungerli.

Mettendo un piede davanti all'altro, inizio ad avanzare, così afferro la pistola che avevo rimesso nel fodero e la alzo, pronta a sparare.
Riacquisto dopo qualche istante un po' di lucidità
e mi metto con la schiena contro la parete, per poi sporgermi e vedere cosa stava succedendo.
Gli uomini dell'Hydra erano accerchiati dai ragazzi, così esco e subito li raggiungo, attirando i loro sguardi.
Mi metto accanto a James, che subito mi viene incontro, mettendomi un braccio attorno alla vita per sorreggermi.
«Ero tentato di venirti a prendere»
«Ti avrei ucciso se lo avessi fatto»
«È proprio quello che mi ha detto Steve»
Risponde lui, facendomi sorridere.
«Arrendetevi, non vogliamo farvi del male»
Dice Tony riportandomi sull'attenti e puntando verso di loro il proprio raggio laser, ma questi non sembravano intenzionati a posare le armi.
«Mai!»
«Pierce è morto!»
Grido io, avvicinandomi un po' e attirando la loro attenzione.
«Non avete più nulla, né lui, né il siero. È finita»
Cerco di convincerli e il loro sguardo li tradisce per un attimo, esprimendo titubanza, anche se poi sembrano ritornare in loro stessi.

«L'Hydra non cesserà mai di esistere»
Afferma uno dei soldati e, presi dall'esasperazione, riaprono il fuoco, così mi accascio a terra e prendo la testa tra le mani, sperando che il tutto finisca il prima possibile.
Dopo qualche secondo però sento un rumore strano provenire da dietro di me e all'improvviso la sparatoria cessa, così alzo la testa e noto che i soldati erano a terra forse svenuti, mentre Thor stava rimettendo a posto il suo martello.
Subito cerco con lo sguardo James e lo trovo a fissarmi, come se ci fossimo letti nel pensiero: stavamo entrambi bene.
Respirando un po' affannosamente, mi rialzo in piedi e mi guardo un po' intorno nel silenzio tombale, fin quando riesco ad individuare mia madre.
Un timido sorriso piega le mie labbra e inizio a camminare verso di lei zoppicando un po', ma poi l'espressione sul suo viso cambia e la vedo abbassare lo sguardo verso la sua pancia, per poi riguardarmi.
Seguo il suo sguardo e mi rendo conto di una macchia rossiccia a livello del suo stomaco, mentre lei cade sulle sue ginocchia.
«Mamma!»
Il mio cuore perde un battito e per un secondo resto immobile, ma poi le mie gambe iniziano a muoversi da sole e corro verso di lei, inginocchiandomi velocemente e fissando la sua ferita, per poi premere con un po' di forza.
«No! No, no, no, no... resisti mamma, resisti. È finita, ti prego resisti»
Inizio a piagnucolare, non riuscendo più a trattenere le mie emozioni, mentre lei si lascia cadere al suolo.

Faccio passare un braccio dietro al suo collo per tirarla un po' a me e alzo di nuovo lo sguardo, cercando un aiuto nelle vicinanze ma non trovando nessuno.
«Mamma ti porto via ok? Resisti... resisti»
«Figlia mia..»
«NO! Mamma stai bene.. non è niente»
«Sono questi i ragazzi che si sono presi cura di te?»
Mi chiede lei, spezzandomi il cuore al sentire la sua voce flebile, come se la vita stesse piano piano scivolando dal suo corpo.
Annuisco, non riuscendo a parlare tra lacrime e dolore.
«Allora hanno fatto ciò che... che io non s-sono riuscita a fare»
«Non è vero. Mamma..»
«In tutti questi anni, non ti ho mai detto quanto eri importante per me»
«Me lo dirai domani, devo raccontarti un sacco di cose e voglio farti conoscere i miei amici» le spiego, voltandomi poi verso di loro «Dobbiamo portarla via di qua!»
«Mi piacerebbe tesoro, ma temo non avremo il tempo»
«Lo avremo, abbiamo un sacco di tempo... andiamo in-in ospedale, guarirai e-»
«Elle..»
Le accarezzo la guancia mentre una lacrima la attraversa e quasi faccio fatica a guardarla, schiacciata dal peso del dolore.
«Mi dispiace»
Le sue palpebre si chiudono e le sento abbandonarsi tra le mie braccia, così provo a scuoterla un pochino e chiamarla, ma lei non sembra sentirmi.
«Mamma!»

Un'anima distrutta || Bucky Barnes ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora