13. Colpo basso

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Mi sveglio alle 6 in punto, già pronta per il grande giorno.
Oggi andiamo in missione, quella vera.
Ieri sera è stata la giornata più pesante che io abbia mai trascorso qui: siccome nessuno era dell'umore per preparare da mangiare, abbiamo ordinato la pizza, ma durante la cena nessuno ha fiatato.
Eravamo io e Steve a cercare di ravvivare l'atmosfera, ma gli altri rispondevano a mala pena.
Per non parlare di Tony, che si è seduto dalla parte opposta del tavolo, lontano da tutti.
Più volte gli abbiamo chiesto se avesse bisogno di qualcosa, ma a tutto lui ha risposto con un secco e deciso "no", così poi ci abbiamo rinunciato.
Quando ho finito di mangiare, ho portato una pizza a Bucky, trovandolo riverso sul pavimento a scrivere qualcosa su una specie di quadernetto.
Appena si è reso conto della mia presenza, ho visto i suoi occhi illuminarsi tra le ciocche castane che gli ricadevano sul viso e, anche se per poco, mi sono sentita più leggera.
Non abbiamo parlato molto, ma lui mi è sembrato più tranquillo.

Mi alzo dal letto e mi fiondo subito verso il mio armadio, tirando fuori la divisa: la indosso in poco tempo, allacciando come al solito ogni cinturino e fissando le armi, infine metto le scarpe e lego i capelli nella solita treccia.
Alle 6.15 decido di andare in cucina per mangiare qualcosa, così esco dalla camera e mi avvio verso il salone, alla fine del quale trovo Steve già pronto che stava bevendo dell'acqua.
Sorrido per il fatto che io e lui eravamo sempre i più mattinieri, nonostante il mio problema con l'alzarmi dal letto, e poi lo raggiungo, salutandolo.
«Giorno»
«Ehi»
Prendo un bicchiere dalla credenza e poi apro il frigo, afferrando la bottiglia di succo e versandomene un po', quando sento altri passi dietro di me, così mi giro e noto che Natasha era entrata nella stanza.
«Ehi ragazzi»
«Ciao Nat»
Rispondo, bevendo un sorso di succo.
«Siete già pronti... come al solito»
Afferma con aria stanca e scrutandoci.
«Sai dov'è Tony?»
«No... ieri l'ho visto provato»
«Già, dobbiamo stargli vicino»
«Il problema è che non vuole nessuno accanto a lui»
«Lo so Steve, ma io voglio provare. Prima o poi riuscirà ad aprirsi»
«Visto che ti sei offerta volontaria, mi risparmio lo sforzo»
Ribatte Nat, facendomi alzare gli occhi al cielo.
«Sto scherzando, ti aiuto volentieri»
«Grazie, Romanoff»
«Prego, Pockan»
Le sorrido, ma poi torno seria, guardando il pavimento e pensando all'unica persona che vorrei fosse qui ma non c'è.
«Credete che possa far uscire Bucky?»
I due davanti a me si guardano, incerti sul da farsi, ma poi vedo che annuiscono lievemente e sembra che il mio corpo si rilassi davanti a quella risposta.

«Allora vado»
Non gli lascio il tempo di ribattere che mi affretto verso le celle, appoggio la mano sullo schermo per aprire la porta e poi entro, avvicinandomi al vetro della stanza di Bucky.
Lui era disteso sul letto, con le mani dietro la nuca, che fissava il soffitto, immerso nei suoi pensieri.
Mi schiarisco la gola, ma lui non si muove di un millimetro, così mi avvicino ancora un po' aspettando che lui mi vedesse.
«V-vuoi fare colazione?»
Chiedo con un po' di incertezza e finalmente lui si accorge della mia presenza, alzandosi in piedi.
«Cosa fai qui?»
Mi chiede con una voce tanto profonda che mi vengono i brividi, fissando i suoi occhi cristallini nei miei.
«Avrai fame, ti porto di sopra»
Gli spiego, alzando poi la mano verso lo schermetto accanto alla cella, per aprirla.
«Non farlo»
Mi interrompe lui alzandosi di colpo, così mi fermo e lo guardo confusa, chiedendomi cosa ci sia che non va.
«Non... aprire»
«Ma che stai dicendo?»
Lo guardo negli occhi per qualche secondo, ma poi capisco.
Quanto è testardo..
«Bucky, non farai del male a nessuno. Vieni a fare colazione»
«Puoi portarla qui..»
«Dovrai chiederlo a qualcun altro, perché non lo farò»
Un luccichio attraversa il suo sguardo mentre le sue labbra si contraggono e la sua espressione diventa contrariata.
«Elle, tu non capisci..»

«Lo so. Non capisco. Non so cosa tu abbia passato, cosa ti faccia paura, a cosa tu stia pensando.
Ma siamo tutti qui per aiutarti. Ti prego, vieni di sopra»
«Se succedesse qualcosa a qualcuno di voi, non me lo perdonerei mai»
«Non succederà»
Gli sorrido per incoraggiarlo, mentre continua a pensare a cosa fare, finché rialzo la mano e lo guardo, aspettando una sua reazione. Dopo qualche secondo lui annuisce, così tocco lo schermo e la cella si apre.
Istintivamente, allungo una mano, gliela porgo, e lui la fissa intensamente, come se non si sentisse degno di quel contatto, finché alza lo sguardo e fa un respiro profondo.
Dopo svariati secondi, con un po' di diffidenza la afferra, intrecciando le sue dita metalliche con le mie e guardandomi con uno sguardo indecifrabile.
«Andiamo?»
Alla fine annuisce, così inizio a camminare e lui mi segue al mio fianco, fino ad arrivare alla cucina.
Mi stacco da lui per prendergli un bicchiere d'acqua, mentre entriamo nella stanza dove c'erano ancora Steve e Nat, che stavano parlando.
Quando ci vedono arrivare, si ammutoliscono e ci guardano, forse perché non pensavamo che sarei riuscita a convincere Bucky.
Intanto io prendo un bicchiere dalla credenza e glielo porgo, versandoci un po' d'acqua.
Mi siedo e lo guardo, vedendo che non era sicuro se sedersi i meno, così sposto la sedia accanto alla mia e lui alla fine si accomoda.

Un'anima distrutta || Bucky Barnes ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora